giovedì 15 settembre 2011

179. Per non dimenticare


Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993.

La domanda è: qualche rete televisiva se ne ricorderà ?


179. Per non dimenticare ...

Padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993: quanti tiggi` se ne ricorderanno ?

venerdì 10 giugno 2011

178. AL VOTO, AL VOTO ...

"Odio gli indifferenti, Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani". Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non esserecittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L'indifferenza è il peso morto della storia, è la palla di piombo per chi vuole innovare, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perchè inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.

L'indifferenza opera potentemente nella storia.

Opera passivamente ma opera- E' la fatalità: è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costrutti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico può generare non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada può tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.





La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, dalle ambizioni e passioni personale di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa.

Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare, ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era attivo e chi era indifferente.





E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. lcuni piangono pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per veitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.

I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimento di ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. (...)

Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. (...)

Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."


Odio Gli indifferenti, Antonio Gramsci - 11 febbraio 1917






_________________________


"Noi (...) ci appelliamo alle nuove generazioni (...) Noi diciamo loro:ora tocca a voi, indignatevi! I responsabili politici, economici, intellettuali e la società non devono abdicare né lasciarsi intimidire dalla dittatura dei mercati finanziari che minaccia la pace e la democrazia.







Il mio augurio, a ciascuno di voi, è che abbiate un motivo per indignarvi. Quando qualcosa ci indigna allora diventiamo militanti, forti e impegnati. E' fondamentale. Abbracciamo un'evoluzione storica e il grande corso della storia continua grazie a ciascuno di noi. Ed è un corso orientato verso una maggiore giustizia, una maggiore libertà, ma non la libertà incontrollata come la volpe nel pollaio."

Stéphane Hessel, Indignatevi!


mercoledì 13 aprile 2011

177. Chi vi viene in mente ?

Caratteristiche dei Manipolatori : riconoscerle per difendersi.

Il Manipolatore è un individuo che agisce secondo almeno una decina delle caratteristiche elencate sotto. Se conoscete una persona con almeno 10 elementi nella sua personalità, comportamento, relazione con gli altri, modi di esprimersi, etc. la probabilità che si tratti di un “Manipolatore” è alta:

1. È Egocentrico e autoritario. Può essere vanitoso.
2. Non tiene mai conto delle esigenze altrui, né dei familiari, né dei collaboratori o di amici (difficilmente i manipolatori ne hanno).
3. Si serve di principi morali per spingere le persone a fare o non fare determinate cose.
4. Raggiunge i propri scopi a spese della vittima. Le sue richieste non sono mai chiare. Se può, non mette nulla per iscritto.
5. Si serve di un ragionamento logico per mascherare il proprio bisogno personale
6. Usa la menzogna.
7. Colpevolizza sempre gli altri, svaluta le persone, tende a screditare.
8. Dichiara sempre la sua estraneità a fatti con esito negativo pur essendo stato la mente
9. Responsabilizza l’altro a sua insaputa.
10. Predica il falso per sapere il vero.
11. Cambia spesso le proprie decisioni, comportamento, sentimento a seconda delle situazioni.
12. Può fare la vittima o dichiarare malesseri per inculcare un senso di colpa nell’altro e indurlo ad una azione.
13. Può assumere la maschera del simpatico per fare scendere le difese dell’altro.
14. Fa discorsi compassionevole una volta che lo scopo e stato raggiunto.
15. Può non mantenere le proprie promesse con diverse motivazioni.
16. Per spaventare scegli a volte parole allarmanti.
17. Sfrutta i principi morali per fare agire o fare adottare le proprie decisioni. (ovviamente il Manipolatore non rispetta i principi morali).
18. Usa una falsa logica di necessità.
19. Quando mentono possono non guardar in faccia l’interlocutore, ma possono essere nello stadio avanzato quindi mentire spudoratamente pur guardando in faccia l’interlocutore.
20. Usa il ricatto come arma di persuasione.
21. Fa la vittima, responsabilizza, generalizza, colpevolizza.
22. Cambiamento di discorso in funzione delle situazioni.
23. Rimane spesso sul vago.
24. Non tiene conto degli altri.
25. Parlano di coscienza, di morale, di amore, ect, di sacrifici fatti, ma sono solo tentativi per indurre la vittima a fare una azione di loro interesse, ad approvare una loro idea o progetto. (la vittima non ci guadagna nulla o comunque non avrà né potere né controllo).
26. Domanda poco chiare e illegittime. Fa domanda vaghe.
27. Esagera un falso problema.
28. Cambia il vero oggetto di disappunto.
29. Usa pretesti per attaccare una persona.
30. Si dichiara vittima di avvenimenti secondo lui non prevedibili.
31. Fa della falsità un suo strumento principe.
32. Crea disagio. Semina zizzania. Si impossessa dello spazio altrui e di altro cercando di giustificarlo con motivazioni razionali ma che sfiorano illeggitimità, la morale, la deontologia.
33. Non informa chiaramente. Spesso usa un Intermediario in modo che puo negare successivamente cio che l’intermediario ha detto per suo conto.
34. Minimizza l'importanza di avvenimenti o li esagera.
35. Non prende decisioni chiare.
36. Discorsi contraddittori.
37. Cambia le proprie opinioni in funzione delle situazioni o delle persone.
38. Sottovaluta.
39. Critica: trasferisce l'errore sull'altro.
40. Quando ha bisogno di qualcosa per i suoi scopi (e a danno della vittima) aspetta l'ultimo momento per richiederla, mette fretta e fa richieste apparentemente semplici e in luoghi informali.
41. Può fare complimenti per fare agire la vittima o insinuare sensi di colpa nella vittima per farla continuare ad agire.
42. Cambia l'accordo all'ultimo momento.
43. Usa il ricatto.
44. Interpreta a proprio vantaggio.
45. Durante i colloqui devia spesso vero argomento, depista, cerca di distrarre l’interlocutore.
46. Invoca ragioni logiche per dissimulare le proprie.
47. Usa una falsa logica.
48. Decide ciò che va bene per l'altro a sua insaputa.
49. Fa credere agli altri che devono essere perfetti. devo sapere tutto e rispondere alle richieste o domande immediatamente in modo che la vittima non ha tempo per riflettere.
50. Mette in dubbio la qualità, competenze degli altri. Critica, umilia, giudica senza darlo a vedere e spesso dietro le spalle della vittima.
51. Comunica i propri messaggi attraverso intermediari.
52. Crea sospetti in modo da screditare la vittima.
53. E' capace di fare la vittima per farsi commiserare.
54. Spesso ignora le richieste dell'altro.
55. Minaccia in modo velato o ricatta apertamente.
56. Evita appuntamenti, riunioni, o di mettere per iscritto decisioni.
57. Sì circonda di persone bisognose, di cultura bassa, per sentirsi superiore o far credere la propria superiorità.
58. Deforma, interpreta.
59. Può essere geloso.
60. Non sopporta le critiche, nega spesso l'evidenza.
61. I suoi discorsi sembrano logici ma le azioni e il suo stile di vita e al contrario.
62. Si serve dei favori per piacere; fa regali per ottenere concessioni successivamente.
63. Non ama la democrazia. cerca di controllare tutto e tutti, negando libertà espressione di pensiero.
64. Fa fare cose che la vittima non avrebbe fatto di sua spontanea volontà e comunque che ledono gli interessi della vittima.
65. E' oggetto di discussione tra le persone. non è conscio del giudizio negativo di cui è soggetto in quanto il suo obiettivo, modo di fare e tecniche manipolatorie sono alla fine sempre scoperte.
66. Il suo egocentrismo lo rende cieco quello che gli interessa davvero è la propria persona, minacciando così la stabilità familiare, lavorativa, le relazioni di amicizia.
67. Agisce all'ultimo momento per impedire qualunque opposizione.

venerdì 4 febbraio 2011

176. Oggi parliamo di sesso (12/12)

Io fumo e Vi garantisco che un fumatore che si rispetti, che non viva sensi di colpa per l'ambiente e/o per gli altri e/o per se stesso odia sentirsi dire che il fumo fa male, soprattutto se a dirglielo è un ex fumatore.

Il fumatore lo sa, io lo so che il fumo fa male, per questo ho iniziato a selezionare i pacchetti: il primo da eliminare è quello che recita “Il fumo provoca il cancro”, troppo assolutista ed io sono un relativista.

Di solito fumo quello che dovrebbe allarmare le donne incinta: io non sono incinta! Ma non mi dispiacciono quelli che dovrebbero farmi preoccupare per le persone che ho intorno: hanno solo da allontanarsi!

La verità è che siamo una specie in via di estinzione ed andremmo tutelati come i panda, non possiamo fumare in ufficio, nei bar, nei pub, nei cinema, nei ristoranti, alla posta, in banca; negli Stati Uniti – in alcuni Stati – neppure si può fumare in casa propria.

Possiamo fumare solo nelle aree protette, pardon 'riservate', insomma, nelle riserve.

E' come andare dai minatori mentre stanno lavorando e dir loro “Ma lo sapete che ogni anno muoiono migliaia di minatori per esalazioni di gas, incendi, crolli?”.

Loro le sanno tutte queste cose, ma continuano a farlo e on vogliono sentirselo dire. Il fatto è che se Voi insistete a dirgliele, si armano di piccone e Vi picconano! Noi con un pacchetto di sigarette ben poco possiamo fare.

Siamo seri e cerchiamo di riequilibrare le cose: voglio veder scritto su tutti i prodotti al supermercato anche i conservanti provocano il cancro e svariate e non meglio precisate malattie ereditarie, sui cofani e sulle portiere di ogni auto che i gas di scarico, provocano smog, inquinano l'ambiente ed anche loro provocano il tumore (ndr. ben più delle sigarette); su ogni alcolico che provoca la cirrosi epatica e contribuisce alla precoce demenza senile.

Ed, invece, no, ci si accanisce solo contro noi fumatori.

Ho un'idea che devo elaborare e che potrebbe frami diventare ricco, ma che dico 'ricco'? … ricchissimo!

Voglio brevettare dei pacchetti di sigarette con scritto: “Cazzo vuoi che ti faccia una sigaretta ogni tanto?”, “Come fai a dire di no ad una sigaretta dopo il caffè?”, “Sei incinta? Dimmelo, sei incinta? E, allora, fuma tranquilla!”, “Ogni anno il tabagismo fa più vittime degli incidenti stradali? Allora, fuma guidando: meglio una sigaretta oggi che un incidente domani!”.

Probabilmente sono solo io che non capisco, perché quelli che conosco non si pongono tante domande e vivono benissimo, vivono alla grande.

Io leggo libri, giornali, pubblicità in buca, cartelloni stradali, parlo, mi confronto, ascolto programmi alla radio e vedo la tivvù: m'informo e cerco di capire, di trovare delle risposte.

Il fatto è che l'eccesso d'informazione diventa disinformazione.

L'eccesso d'informazione nel quale viviamo ci avvolge di luci, di colori, di stereofonie, di raggi ultravioleNti che ci sciamano intorno e scavano tunnel.

Viviamo in una società dove prima c'era un'informazione che negava la realtà, ora ne crea una parallela ed illusoria.

Una società dove la maggioranza introduce in un emendamento la legge patrimoniale, ma nega di averlo fatto (ndr. peccato che sia tutto nero su bianco); dove un Presidente del Consiglio accusa l'opposizione di voler proporre una legge patrimoniale e l'opposizione risponde “Ma chi cazzo l'ha mai proposta".

Una società dove la pubblicità promette che il profumo del maschio totale attira fotomodelle in calore e per questo lo spettatore medio ci fa il bagno dentro ed arrivava ad ingurgitarne litrare prima di uscire di casa pensando di essere l'unico cui non fa effetto.

Le immagini che ci investono, le parole che ci rintronano ci confondo e le parole, il loro messaggio perdono di significato: devo comprare i biscotti o il mulino, devo comprare le cialde di caffè o sto assistendo al promo dell'ultimo film di George Clooney? Perché Emilio Fede parla è il direttore di un telegiornale?

E se Gesù decidesse di ridiscendere tra di noi per mettere un po' d'ordine, quale talk-show sceglierebbe per lanciare il suo messaggio? Porta a Porta?

Me l'immagino il Vespone nazionale presentarlo: “E' un caso eccezionale, è nostro ospite in esclusiva, ci ha scritto una lettera e noi l'abbiamo invitatato: Signore e Signori … Gesù Cristo!”, e via la zoomata sul plastico del Golgota.

Sono quasi pentito di aver accettato questa cena da Massimo. Lui continua a santificare con tono da predicatore, dicendo che mi dovrei costruire una famiglia, ma io sono confuso: per il gelato, che scelgo, cioccolata e crema o fragola e limone?

Massimo continua a parlare e mia accorgo che anche lui è stato completamente assorbito, inghiottito in questa società dove se non tutto, gran parte delle cose ha perso il suo significato: il carré – mi trovo a domandarmi – è un tipo di pane, un taglio di carne o di capelli?

Ancora, perché i piccioni si posano sulle case e non sugli alberi? Perché il buon Dio quando ha creato i piccioni non ha creato anche i palazzi? Cos'hanno fatto i piccioni fino a quando non hanno creato la prima casa? Hanno volato in tondo trattenendosi fino a quando, edificata la prima casa non l'hanno coperta di merda?

Oggi tutto è apparenza, pensiamo di vivere nella realtà, ma siamo i protagonisti inconsapevoli di un reality. Eppure, vada bene per la forma, ma non dimentichiamoci che la forma, quando non è puro formalismo è anche sostanza e la sostanza è anche profondità, anche nelle parole.

Nel post precedente ho scritto dei profilattici: 'profilattico' non è un 'attico visto di profilo': dietro al profilattico c'è – o dovrebbe esserci – amore o, quanto meno, da una parte un uomo, dall'altra una donna (ndr. possono esservi delle varianti).

Ecco, io cerco i significati, le risposte.

Quindi, e mi avvio alla conclusione della domanda dalla quale ha principiato questo sproloquio, può un disoccupato, un precario messo di fronte all'incertezza del proprio futuro, costretto all'impossibilità di una progettualità del domani, che abbia – comunque – raggiunto un equilibrio stabile MA precario rischiare detto equilibrio per ricostruire una socializzazione, una vita in due?

La risposta è … NON LO SO !

Se è autolesionista ci si butterà ad occhi chiusi, se è prudente esiterà e non prenderà mai una decisione.

Forse ma forse vale la pena lasciare la porta aperta, questa - per minima che sia - è già una decisione; come scrissi neppure io ricordo più dove, mi trovo una vita il cui copione è andato perduto, ma tiro innanzi, improvvisando, perché sono curioso di vedere come andrà a finire e, una cosa è certa: nella disoccupazione, nel precariato non sono certo gli amici che mi sono mancati ...

Fine


mercoledì 2 febbraio 2011

175. Oggi parliamo di sesso (11/12)

NDR: Per chi avesse perso le puntate precedenti, si rinvia al post n.42, ottobre 2009 e ss.


Forse nel corso delle punatte precedenti avrete perso il filo del discorso, l'assunto che volevo dimostrare: Vostra disattenzione, mia incapacità di seguire un filo logico o abilità nel confonderVi e nel confondermi?

Insomma, tanto per tornare sui miei passi, quello che volevo cercare di far capire è che la disoccupazione, il precariato costringono a scelte drastiche, a dare alla propria vita delle priorità, a rinunciare a quello che per la maggior parte delle persone (ma sono ancora la maggior parte?) è la normalità: per risparmiare e tirare avanti si rinuncia alle uscite con gli amici, si rinuncia al cinema, ai libri, alla socializzazione, financo alle relazioni affettive.

E, poi, come Vi avevo detto, penso di aver raggiunto un equilibrio che è sì stabile, ma pur tuttavia precario.

Si sa, le relazioni sono una gran bella cosa, fintantoché, alla fine, lei vuole le coccole, mentre lui non vede l'ora di fumarsi una sigaretta. D'altra parte, qualcuno di Voi può affermare che una relazione sono tutte rose e fiori? Primo o poi ci sono le incomprensioni, nasce la gelosia, il fraintendimento … si litiga.

E che dire quando una relazione finisce? Si è contenti solo se dall'altra parte, dopo la classica frase “Perché non ci prendiamo un periodo di riflessione?” c'è già qualcun altro (o qualcun'altra). Ma uno dei due o tutt'e due soffrono come delle bestie!

Ed, allora, la domanda che io mi pongo, che io Vi pongo è: posso permettermi di mettere in giuoco un equilibrio che, punto, è sì stabile, ma, comunque, precario?

Ma, forse ma forse, sono io che non riesco a capire: ci sono troppe cose che io non riesco a capire.

Ci provo, mi sforzo, ma, alla fine, mi ritrovo con un gran mal di testa ed in casa non ho un Momendol.

Allora, decido di parlarne con gli amici, forse loro hanno una risposta, magari non la 'mia' risposta, ma almeno una risposta.

L'altra sera Massimo che il mondo è pieno di femmine e che io non posso ritirarmi dalla ricerca di una preda. Io lo lascio parlare, intanto io sono qui per scroccare una cena.

Mi spiega: “Il preservativo, devi usare il preservativo!”.

“Va bene, Massimo – gli rispondo – ma mi ci vorrebbe almeno una donna: da solo non mi serve!”.

Ma lui non ne vuole sapere, è partito per le sue dotte-medico-elucubrazioni … ed io mi maledico per averlo provocato.

Indulgente come solo io so essere quando sono gli altri ad offrirmi la cena sto al suo giuoco, gli lascio interpretare la parte che Massimo preferisce interpretare, quella educativo-sociologica.

“Va bene, Massimo, hai perfettamente ragione: prendiamo in esame questo strumento di tortura, ma come si usa? Una volta aperto va srotolato, è scritto anche sulla confezione. Peccato non abbiano inventato quello con le freccette che indica in quale direzione: da premio Nobel!”.

Anni fa l'avevo scoperto, lo ammetto, per puro caso.

Vi do un suggerimento: non srotolatelo mai per intero o finirete per farvi delle paranoie assurde e Vi sentirete dei sottosviluppati.

Quando sono al supermercato, durante quelle estenuanti code alle casse (ndr. il Vostro ha la dis-avventura di scegliere sempre la cassa che, improvvisamente diventa la più lenta: la cassiera deve cambiare il rotolo degli scontrini, inizia a parlare con una cliente, deve andare a cambiare i soldi, viene sostituita, deve andare in bagno, il bancomat non ha linea …) mi trovo immancabilmente di fronte ad una sterminata offerta di preservativi: Hatù, Primex, Duex, Mollex, Permaflex, Sento, Vedo, Parlo, Tocco, Tanto, Poco, Stimola Lui, Stimola Lei, Non stimola ...

Sabato ne ho visto uno che non avevo mai visto prima: Passepartout!

Vado a casa, cerco sul vocabolario di francese che recita: 'Apre tutte le porte' … fooooorte!

Torno a casa e, per non avere nessuno con cui parlare cerco di dare una risposta all'interrogativo 'può chi vive un equilibrio stabile Ma precario rischiare e rimettersi in giuoco?'.

La verità è che il sesso è un casino, un gran casino, non credete a chi Vi dice il contrario.

Forse sarebbe meglio attaccarsi alla bottiglia e dimenticare.

Peccato che certi dispiaceri, certe preoccupazioni galleggino benissimo, peccato che oggi il vino venga fatto con sostanze chimiche pericolosissime, con adulteranti, con additivi.

Vedendo l a pubblicità del Tavernello sembra che questo vino in cartone sia anche migliore di un Barolo Mancardi Riserva Speciale del 1964 (Piemonte 0,75 l vino rosso italiano, 148 euro).

E, poi, sono astemio.

Viviamo in un mondo ad alto rischio, ad alto, altissimo livello di adulterazione: il pesce è al mercurio, manco fosse un termometro; le mozzarelle sono blu, viola o verdi.

Passi per le mozzarelle viola – è di tutta evidenza che vengono prodotte col latte della mucca Milka -, ma che dire di quelle verdi o blu?

Televisori, frigoriferi e cellulari emettono radiazioni: perché stupirsi se si realizzano vestiti di stoffa anti-elettricità?

Già, le radiazioni dei cellulari pare siano micidiali. Ho letto un articolo su una rivista scientifica, il quale avvertiva dei temutissimi pericoli di fare lunghe telefonate accostandolo all'orecchio o – peggio ancora – tenerlo nella tasca dei pantaloni: nel primo caso si rischia il tumore al cervello, nel secondo una drastica riduzione degli spermatozoii.

Visto che non ricevo né faccio telefonate, lo tengo consapevole degli effetti, nella tasca dei pantaloni: la mattina tasca destra, il pomeriggio tasca sinistra.

Ho la speranza che mi riduca i testicoli in acini di uva passa ed i primi effetti iniziano a manifestarsi.

L'altro giorno parlavo con una ragazza di filosofia, politica, astronomia. Poco dopo mi si avvicina Francesco e mi chiede chi fosse quella stupenda ragazza ed io gli ho risposto “Quale ragazza? Non mi sono accorto fosse una ragazza … aveva i capelli corti!”.

Anche i rapporti interpersonali si vanno adulterando: non erano granché prima della crisi, ma dopo sono andati peggiorando.

La crisi ha tirato fuori il meglio da poche persone, il peggio dai più: lo chiamano 'spirito di sopravvivenza'.

Perché tutto questo, perché non prevale uno spirito di solidarietà?

Siamo nella merda e quello che più dovremmo temere è l' “effetto onda”.

Cos'è l' “effetto onda”? Immaginate di essere immersi in una piscina di merda, siete in punta dei piedi e la merda vi arriva sotto il naso.

Quello che dovreste temere, oltre ad un crampo al polpaccio e che qualcun altro entri od esca dalla piscina … si creerebbe il temutissimo “effetto onda” e sareste costretti ad ingoiare un po' di merda!

Mentre Massimo continua a parlare-parlare-parlare-parlare gli chiedo cosa c'è di secondo, non lo ascolto e vado dietro ai miei pensieri.

Cerco risposte e trovo solo domande: cos'è che fa male? Cos'è che non va fatto?

Il fatto è che, ammettiamolo, in genere sappiamo cos'è che fa bene e cosa male, sappiamo cosa va fatto e cosa non va fatto e, se lo facciamo è proprio perché ci avete scassato, ce li avete disintegrati col dirci di non farlo!!! ... ed io lo faccio.

Vi fo' un esempio ...


(segue)

giovedì 11 novembre 2010

174. "Chi l'avrebbe mai detto ?!" (parte 5/5) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Per fortuna, come Vi avevo anticipato, ad organizzare la manifestazione è il gruppo dei toscani, il che, per noi, vuol dire che il momento più importante della giornata è quella, che questa volta sì, si può chiamare pausa pranzo.

Intanto non relegati, tenuti in disparte in un angolo del bar (ndr. se ci fosse un sottoscala, Lilia ci metterebbe a mangiare nel sottoscale, se ci fosse una cantina, ci metterebbe in cantina) come a Busca, ma addirittura al tavolo col l'equipe dei direttori di gare, trattati da paro a paro.

Ed il menù? Ad occuparsene è addirittura il catering di un risto e poi rante: agnolotti al burro, secondo con verdura fresca e carne preparata al momento, bibite in lattina a scelta, acqua naturale o gasata.

Timidamente, finita la prima bottiglia d'acqua, osiamo chiedere al direttore viareggino se, pagando naturalmente, possiamo ordinarne una seconda.









Pagando? – sbotta il concittadino del Marcello una volta osannato ed ora caduto in disgrazia (ndr. Lppi) – ahahah, pagando … ma stai scherzando? Qui è tutto offerto!”.

Così come quando domandando un altro dei direttori “Oh ragazzi, c'ho ancora un languorino … si ordina una pizza?”, Bimbo Gigi ringalluzzito da tanto opulenza si concede un “Seee, una pizza: perché non due?”.

E di pizze ne arrivano 3! E' vero, da dividere, ma ragazzi: questo è per noi il paese della cuccagna!

Tanto per non farsi mancare nulla, al tavolo si siede anche la ragazza che in costume (ndr. da bagno, siamo o non siamo a fine luglio?) accompagna con la bandiera per dare la sbandierata della partenza delle singole gare.

L'aspetto non tradisce le reali intenzioni della ragazza che, candidamente, dichiara: “IO sono di Bologna, la città delle tre T: torri, tortellini e ...”.

L'allupamento generale raggiunge livelli parossistici, con mia somma disapprovazione!

Certo è che, com'è giusto che sia per onorare la gerarchia che è fondamento di ogni ordinamento sociale e dal sapore vagamente dittatoriale, la precedenza viene data al direttore di gara ed a tutti è evidente che nel pomeriggio della seconda giornata della romagnola e del direttore si perdono le tracce.

Effettivamente, occorre ed è doveroso ammetterlo, l'organizzazione ha pensato a tutto: ci sono persino delle ragazze, come dire, ah sì 'intelligenti: peccato che abbiano una ventina danni, pardon, d'anni!

Ecco, allora che mi trovo a considerare come alla fine, almeno il più delle volte, si finisca col somigliare proprio alle persone che più si critica.

Mi ricordo quando avevo 20anni20 io (ndr. ebbene sì: anche il vostro ha avuto 20anni20!) e guardavo con disprezzo quei 40enni che, allora, a me sembravano vecchi decrepiti e li criticavo sino all'aperto disprezzo perché guardavano le allora mie coetanee ed ora io mi ritrovo al loro posto: sic transeat gloria mundi!

Una cosa è certa dopo codesta 2 giorni: contrariamente a quanto mi sarei aspettato e temevo a marzo, coi colleghi si è diventati gruppo, non solo con big Ale ed Anna, ma anche con Fra' I, Cecco, il Massimo e Bimbo Gigi e quasi mi dispiace che per le prossime settimane non ci siano più gare!

Chi l'avrebbe mai detto?

Fine