Io fumo e Vi garantisco che un fumatore che si rispetti, che non viva sensi di colpa per l'ambiente e/o per gli altri e/o per se stesso odia sentirsi dire che il fumo fa male, soprattutto se a dirglielo è un ex fumatore.
Il fumatore lo sa, io lo so che il fumo fa male, per questo ho iniziato a selezionare i pacchetti: il primo da eliminare è quello che recita “Il fumo provoca il cancro”, troppo assolutista ed io sono un relativista.
Di solito fumo quello che dovrebbe allarmare le donne incinta: io non sono incinta! Ma non mi dispiacciono quelli che dovrebbero farmi preoccupare per le persone che ho intorno: hanno solo da allontanarsi!
La verità è che siamo una specie in via di estinzione ed andremmo tutelati come i panda, non possiamo fumare in ufficio, nei bar, nei pub, nei cinema, nei ristoranti, alla posta, in banca; negli Stati Uniti – in alcuni Stati – neppure si può fumare in casa propria.
Possiamo fumare solo nelle aree protette, pardon 'riservate', insomma, nelle riserve.
E' come andare dai minatori mentre stanno lavorando e dir loro “Ma lo sapete che ogni anno muoiono migliaia di minatori per esalazioni di gas, incendi, crolli?”.
Loro le sanno tutte queste cose, ma continuano a farlo e on vogliono sentirselo dire. Il fatto è che se Voi insistete a dirgliele, si armano di piccone e Vi picconano! Noi con un pacchetto di sigarette ben poco possiamo fare.
Siamo seri e cerchiamo di riequilibrare le cose: voglio veder scritto su tutti i prodotti al supermercato anche i conservanti provocano il cancro e svariate e non meglio precisate malattie ereditarie, sui cofani e sulle portiere di ogni auto che i gas di scarico, provocano smog, inquinano l'ambiente ed anche loro provocano il tumore (ndr. ben più delle sigarette); su ogni alcolico che provoca la cirrosi epatica e contribuisce alla precoce demenza senile.
Ed, invece, no, ci si accanisce solo contro noi fumatori.
Ho un'idea che devo elaborare e che potrebbe frami diventare ricco, ma che dico 'ricco'? … ricchissimo!
Voglio brevettare dei pacchetti di sigarette con scritto: “Cazzo vuoi che ti faccia una sigaretta ogni tanto?”, “Come fai a dire di no ad una sigaretta dopo il caffè?”, “Sei incinta? Dimmelo, sei incinta? E, allora, fuma tranquilla!”, “Ogni anno il tabagismo fa più vittime degli incidenti stradali? Allora, fuma guidando: meglio una sigaretta oggi che un incidente domani!”.
Probabilmente sono solo io che non capisco, perché quelli che conosco non si pongono tante domande e vivono benissimo, vivono alla grande.
Io leggo libri, giornali, pubblicità in buca, cartelloni stradali, parlo, mi confronto, ascolto programmi alla radio e vedo la tivvù: m'informo e cerco di capire, di trovare delle risposte.
Il fatto è che l'eccesso d'informazione diventa disinformazione.
L'eccesso d'informazione nel quale viviamo ci avvolge di luci, di colori, di stereofonie, di raggi ultravioleNti che ci sciamano intorno e scavano tunnel.
Viviamo in una società dove prima c'era un'informazione che negava la realtà, ora ne crea una parallela ed illusoria.
Una società dove la maggioranza introduce in un emendamento la legge patrimoniale, ma nega di averlo fatto (ndr. peccato che sia tutto nero su bianco); dove un Presidente del Consiglio accusa l'opposizione di voler proporre una legge patrimoniale e l'opposizione risponde “Ma chi cazzo l'ha mai proposta".
Una società dove la pubblicità promette che il profumo del maschio totale attira fotomodelle in calore e per questo lo spettatore medio ci fa il bagno dentro ed arrivava ad ingurgitarne litrare prima di uscire di casa pensando di essere l'unico cui non fa effetto.
Le immagini che ci investono, le parole che ci rintronano ci confondo e le parole, il loro messaggio perdono di significato: devo comprare i biscotti o il mulino, devo comprare le cialde di caffè o sto assistendo al promo dell'ultimo film di George Clooney? Perché Emilio Fede parla è il direttore di un telegiornale?
E se Gesù decidesse di ridiscendere tra di noi per mettere un po' d'ordine, quale talk-show sceglierebbe per lanciare il suo messaggio? Porta a Porta?
Me l'immagino il Vespone nazionale presentarlo: “E' un caso eccezionale, è nostro ospite in esclusiva, ci ha scritto una lettera e noi l'abbiamo invitatato: Signore e Signori … Gesù Cristo!”, e via la zoomata sul plastico del Golgota.
Sono quasi pentito di aver accettato questa cena da Massimo. Lui continua a santificare con tono da predicatore, dicendo che mi dovrei costruire una famiglia, ma io sono confuso: per il gelato, che scelgo, cioccolata e crema o fragola e limone?
Massimo continua a parlare e mia accorgo che anche lui è stato completamente assorbito, inghiottito in questa società dove se non tutto, gran parte delle cose ha perso il suo significato: il carré – mi trovo a domandarmi – è un tipo di pane, un taglio di carne o di capelli?
Ancora, perché i piccioni si posano sulle case e non sugli alberi? Perché il buon Dio quando ha creato i piccioni non ha creato anche i palazzi? Cos'hanno fatto i piccioni fino a quando non hanno creato la prima casa? Hanno volato in tondo trattenendosi fino a quando, edificata la prima casa non l'hanno coperta di merda?
Oggi tutto è apparenza, pensiamo di vivere nella realtà, ma siamo i protagonisti inconsapevoli di un reality. Eppure, vada bene per la forma, ma non dimentichiamoci che la forma, quando non è puro formalismo è anche sostanza e la sostanza è anche profondità, anche nelle parole.
Nel post precedente ho scritto dei profilattici: 'profilattico' non è un 'attico visto di profilo': dietro al profilattico c'è – o dovrebbe esserci – amore o, quanto meno, da una parte un uomo, dall'altra una donna (ndr. possono esservi delle varianti).
Ecco, io cerco i significati, le risposte.
Quindi, e mi avvio alla conclusione della domanda dalla quale ha principiato questo sproloquio, può un disoccupato, un precario messo di fronte all'incertezza del proprio futuro, costretto all'impossibilità di una progettualità del domani, che abbia – comunque – raggiunto un equilibrio stabile MA precario rischiare detto equilibrio per ricostruire una socializzazione, una vita in due?
La risposta è … NON LO SO !
Se è autolesionista ci si butterà ad occhi chiusi, se è prudente esiterà e non prenderà mai una decisione.
Forse ma forse vale la pena lasciare la porta aperta, questa - per minima che sia - è già una decisione; come scrissi neppure io ricordo più dove, mi trovo una vita il cui copione è andato perduto, ma tiro innanzi, improvvisando, perché sono curioso di vedere come andrà a finire e, una cosa è certa: nella disoccupazione, nel precariato non sono certo gli amici che mi sono mancati ...
Fine