venerdì 4 febbraio 2011

176. Oggi parliamo di sesso (12/12)

Io fumo e Vi garantisco che un fumatore che si rispetti, che non viva sensi di colpa per l'ambiente e/o per gli altri e/o per se stesso odia sentirsi dire che il fumo fa male, soprattutto se a dirglielo è un ex fumatore.

Il fumatore lo sa, io lo so che il fumo fa male, per questo ho iniziato a selezionare i pacchetti: il primo da eliminare è quello che recita “Il fumo provoca il cancro”, troppo assolutista ed io sono un relativista.

Di solito fumo quello che dovrebbe allarmare le donne incinta: io non sono incinta! Ma non mi dispiacciono quelli che dovrebbero farmi preoccupare per le persone che ho intorno: hanno solo da allontanarsi!

La verità è che siamo una specie in via di estinzione ed andremmo tutelati come i panda, non possiamo fumare in ufficio, nei bar, nei pub, nei cinema, nei ristoranti, alla posta, in banca; negli Stati Uniti – in alcuni Stati – neppure si può fumare in casa propria.

Possiamo fumare solo nelle aree protette, pardon 'riservate', insomma, nelle riserve.

E' come andare dai minatori mentre stanno lavorando e dir loro “Ma lo sapete che ogni anno muoiono migliaia di minatori per esalazioni di gas, incendi, crolli?”.

Loro le sanno tutte queste cose, ma continuano a farlo e on vogliono sentirselo dire. Il fatto è che se Voi insistete a dirgliele, si armano di piccone e Vi picconano! Noi con un pacchetto di sigarette ben poco possiamo fare.

Siamo seri e cerchiamo di riequilibrare le cose: voglio veder scritto su tutti i prodotti al supermercato anche i conservanti provocano il cancro e svariate e non meglio precisate malattie ereditarie, sui cofani e sulle portiere di ogni auto che i gas di scarico, provocano smog, inquinano l'ambiente ed anche loro provocano il tumore (ndr. ben più delle sigarette); su ogni alcolico che provoca la cirrosi epatica e contribuisce alla precoce demenza senile.

Ed, invece, no, ci si accanisce solo contro noi fumatori.

Ho un'idea che devo elaborare e che potrebbe frami diventare ricco, ma che dico 'ricco'? … ricchissimo!

Voglio brevettare dei pacchetti di sigarette con scritto: “Cazzo vuoi che ti faccia una sigaretta ogni tanto?”, “Come fai a dire di no ad una sigaretta dopo il caffè?”, “Sei incinta? Dimmelo, sei incinta? E, allora, fuma tranquilla!”, “Ogni anno il tabagismo fa più vittime degli incidenti stradali? Allora, fuma guidando: meglio una sigaretta oggi che un incidente domani!”.

Probabilmente sono solo io che non capisco, perché quelli che conosco non si pongono tante domande e vivono benissimo, vivono alla grande.

Io leggo libri, giornali, pubblicità in buca, cartelloni stradali, parlo, mi confronto, ascolto programmi alla radio e vedo la tivvù: m'informo e cerco di capire, di trovare delle risposte.

Il fatto è che l'eccesso d'informazione diventa disinformazione.

L'eccesso d'informazione nel quale viviamo ci avvolge di luci, di colori, di stereofonie, di raggi ultravioleNti che ci sciamano intorno e scavano tunnel.

Viviamo in una società dove prima c'era un'informazione che negava la realtà, ora ne crea una parallela ed illusoria.

Una società dove la maggioranza introduce in un emendamento la legge patrimoniale, ma nega di averlo fatto (ndr. peccato che sia tutto nero su bianco); dove un Presidente del Consiglio accusa l'opposizione di voler proporre una legge patrimoniale e l'opposizione risponde “Ma chi cazzo l'ha mai proposta".

Una società dove la pubblicità promette che il profumo del maschio totale attira fotomodelle in calore e per questo lo spettatore medio ci fa il bagno dentro ed arrivava ad ingurgitarne litrare prima di uscire di casa pensando di essere l'unico cui non fa effetto.

Le immagini che ci investono, le parole che ci rintronano ci confondo e le parole, il loro messaggio perdono di significato: devo comprare i biscotti o il mulino, devo comprare le cialde di caffè o sto assistendo al promo dell'ultimo film di George Clooney? Perché Emilio Fede parla è il direttore di un telegiornale?

E se Gesù decidesse di ridiscendere tra di noi per mettere un po' d'ordine, quale talk-show sceglierebbe per lanciare il suo messaggio? Porta a Porta?

Me l'immagino il Vespone nazionale presentarlo: “E' un caso eccezionale, è nostro ospite in esclusiva, ci ha scritto una lettera e noi l'abbiamo invitatato: Signore e Signori … Gesù Cristo!”, e via la zoomata sul plastico del Golgota.

Sono quasi pentito di aver accettato questa cena da Massimo. Lui continua a santificare con tono da predicatore, dicendo che mi dovrei costruire una famiglia, ma io sono confuso: per il gelato, che scelgo, cioccolata e crema o fragola e limone?

Massimo continua a parlare e mia accorgo che anche lui è stato completamente assorbito, inghiottito in questa società dove se non tutto, gran parte delle cose ha perso il suo significato: il carré – mi trovo a domandarmi – è un tipo di pane, un taglio di carne o di capelli?

Ancora, perché i piccioni si posano sulle case e non sugli alberi? Perché il buon Dio quando ha creato i piccioni non ha creato anche i palazzi? Cos'hanno fatto i piccioni fino a quando non hanno creato la prima casa? Hanno volato in tondo trattenendosi fino a quando, edificata la prima casa non l'hanno coperta di merda?

Oggi tutto è apparenza, pensiamo di vivere nella realtà, ma siamo i protagonisti inconsapevoli di un reality. Eppure, vada bene per la forma, ma non dimentichiamoci che la forma, quando non è puro formalismo è anche sostanza e la sostanza è anche profondità, anche nelle parole.

Nel post precedente ho scritto dei profilattici: 'profilattico' non è un 'attico visto di profilo': dietro al profilattico c'è – o dovrebbe esserci – amore o, quanto meno, da una parte un uomo, dall'altra una donna (ndr. possono esservi delle varianti).

Ecco, io cerco i significati, le risposte.

Quindi, e mi avvio alla conclusione della domanda dalla quale ha principiato questo sproloquio, può un disoccupato, un precario messo di fronte all'incertezza del proprio futuro, costretto all'impossibilità di una progettualità del domani, che abbia – comunque – raggiunto un equilibrio stabile MA precario rischiare detto equilibrio per ricostruire una socializzazione, una vita in due?

La risposta è … NON LO SO !

Se è autolesionista ci si butterà ad occhi chiusi, se è prudente esiterà e non prenderà mai una decisione.

Forse ma forse vale la pena lasciare la porta aperta, questa - per minima che sia - è già una decisione; come scrissi neppure io ricordo più dove, mi trovo una vita il cui copione è andato perduto, ma tiro innanzi, improvvisando, perché sono curioso di vedere come andrà a finire e, una cosa è certa: nella disoccupazione, nel precariato non sono certo gli amici che mi sono mancati ...

Fine


mercoledì 2 febbraio 2011

175. Oggi parliamo di sesso (11/12)

NDR: Per chi avesse perso le puntate precedenti, si rinvia al post n.42, ottobre 2009 e ss.


Forse nel corso delle punatte precedenti avrete perso il filo del discorso, l'assunto che volevo dimostrare: Vostra disattenzione, mia incapacità di seguire un filo logico o abilità nel confonderVi e nel confondermi?

Insomma, tanto per tornare sui miei passi, quello che volevo cercare di far capire è che la disoccupazione, il precariato costringono a scelte drastiche, a dare alla propria vita delle priorità, a rinunciare a quello che per la maggior parte delle persone (ma sono ancora la maggior parte?) è la normalità: per risparmiare e tirare avanti si rinuncia alle uscite con gli amici, si rinuncia al cinema, ai libri, alla socializzazione, financo alle relazioni affettive.

E, poi, come Vi avevo detto, penso di aver raggiunto un equilibrio che è sì stabile, ma pur tuttavia precario.

Si sa, le relazioni sono una gran bella cosa, fintantoché, alla fine, lei vuole le coccole, mentre lui non vede l'ora di fumarsi una sigaretta. D'altra parte, qualcuno di Voi può affermare che una relazione sono tutte rose e fiori? Primo o poi ci sono le incomprensioni, nasce la gelosia, il fraintendimento … si litiga.

E che dire quando una relazione finisce? Si è contenti solo se dall'altra parte, dopo la classica frase “Perché non ci prendiamo un periodo di riflessione?” c'è già qualcun altro (o qualcun'altra). Ma uno dei due o tutt'e due soffrono come delle bestie!

Ed, allora, la domanda che io mi pongo, che io Vi pongo è: posso permettermi di mettere in giuoco un equilibrio che, punto, è sì stabile, ma, comunque, precario?

Ma, forse ma forse, sono io che non riesco a capire: ci sono troppe cose che io non riesco a capire.

Ci provo, mi sforzo, ma, alla fine, mi ritrovo con un gran mal di testa ed in casa non ho un Momendol.

Allora, decido di parlarne con gli amici, forse loro hanno una risposta, magari non la 'mia' risposta, ma almeno una risposta.

L'altra sera Massimo che il mondo è pieno di femmine e che io non posso ritirarmi dalla ricerca di una preda. Io lo lascio parlare, intanto io sono qui per scroccare una cena.

Mi spiega: “Il preservativo, devi usare il preservativo!”.

“Va bene, Massimo – gli rispondo – ma mi ci vorrebbe almeno una donna: da solo non mi serve!”.

Ma lui non ne vuole sapere, è partito per le sue dotte-medico-elucubrazioni … ed io mi maledico per averlo provocato.

Indulgente come solo io so essere quando sono gli altri ad offrirmi la cena sto al suo giuoco, gli lascio interpretare la parte che Massimo preferisce interpretare, quella educativo-sociologica.

“Va bene, Massimo, hai perfettamente ragione: prendiamo in esame questo strumento di tortura, ma come si usa? Una volta aperto va srotolato, è scritto anche sulla confezione. Peccato non abbiano inventato quello con le freccette che indica in quale direzione: da premio Nobel!”.

Anni fa l'avevo scoperto, lo ammetto, per puro caso.

Vi do un suggerimento: non srotolatelo mai per intero o finirete per farvi delle paranoie assurde e Vi sentirete dei sottosviluppati.

Quando sono al supermercato, durante quelle estenuanti code alle casse (ndr. il Vostro ha la dis-avventura di scegliere sempre la cassa che, improvvisamente diventa la più lenta: la cassiera deve cambiare il rotolo degli scontrini, inizia a parlare con una cliente, deve andare a cambiare i soldi, viene sostituita, deve andare in bagno, il bancomat non ha linea …) mi trovo immancabilmente di fronte ad una sterminata offerta di preservativi: Hatù, Primex, Duex, Mollex, Permaflex, Sento, Vedo, Parlo, Tocco, Tanto, Poco, Stimola Lui, Stimola Lei, Non stimola ...

Sabato ne ho visto uno che non avevo mai visto prima: Passepartout!

Vado a casa, cerco sul vocabolario di francese che recita: 'Apre tutte le porte' … fooooorte!

Torno a casa e, per non avere nessuno con cui parlare cerco di dare una risposta all'interrogativo 'può chi vive un equilibrio stabile Ma precario rischiare e rimettersi in giuoco?'.

La verità è che il sesso è un casino, un gran casino, non credete a chi Vi dice il contrario.

Forse sarebbe meglio attaccarsi alla bottiglia e dimenticare.

Peccato che certi dispiaceri, certe preoccupazioni galleggino benissimo, peccato che oggi il vino venga fatto con sostanze chimiche pericolosissime, con adulteranti, con additivi.

Vedendo l a pubblicità del Tavernello sembra che questo vino in cartone sia anche migliore di un Barolo Mancardi Riserva Speciale del 1964 (Piemonte 0,75 l vino rosso italiano, 148 euro).

E, poi, sono astemio.

Viviamo in un mondo ad alto rischio, ad alto, altissimo livello di adulterazione: il pesce è al mercurio, manco fosse un termometro; le mozzarelle sono blu, viola o verdi.

Passi per le mozzarelle viola – è di tutta evidenza che vengono prodotte col latte della mucca Milka -, ma che dire di quelle verdi o blu?

Televisori, frigoriferi e cellulari emettono radiazioni: perché stupirsi se si realizzano vestiti di stoffa anti-elettricità?

Già, le radiazioni dei cellulari pare siano micidiali. Ho letto un articolo su una rivista scientifica, il quale avvertiva dei temutissimi pericoli di fare lunghe telefonate accostandolo all'orecchio o – peggio ancora – tenerlo nella tasca dei pantaloni: nel primo caso si rischia il tumore al cervello, nel secondo una drastica riduzione degli spermatozoii.

Visto che non ricevo né faccio telefonate, lo tengo consapevole degli effetti, nella tasca dei pantaloni: la mattina tasca destra, il pomeriggio tasca sinistra.

Ho la speranza che mi riduca i testicoli in acini di uva passa ed i primi effetti iniziano a manifestarsi.

L'altro giorno parlavo con una ragazza di filosofia, politica, astronomia. Poco dopo mi si avvicina Francesco e mi chiede chi fosse quella stupenda ragazza ed io gli ho risposto “Quale ragazza? Non mi sono accorto fosse una ragazza … aveva i capelli corti!”.

Anche i rapporti interpersonali si vanno adulterando: non erano granché prima della crisi, ma dopo sono andati peggiorando.

La crisi ha tirato fuori il meglio da poche persone, il peggio dai più: lo chiamano 'spirito di sopravvivenza'.

Perché tutto questo, perché non prevale uno spirito di solidarietà?

Siamo nella merda e quello che più dovremmo temere è l' “effetto onda”.

Cos'è l' “effetto onda”? Immaginate di essere immersi in una piscina di merda, siete in punta dei piedi e la merda vi arriva sotto il naso.

Quello che dovreste temere, oltre ad un crampo al polpaccio e che qualcun altro entri od esca dalla piscina … si creerebbe il temutissimo “effetto onda” e sareste costretti ad ingoiare un po' di merda!

Mentre Massimo continua a parlare-parlare-parlare-parlare gli chiedo cosa c'è di secondo, non lo ascolto e vado dietro ai miei pensieri.

Cerco risposte e trovo solo domande: cos'è che fa male? Cos'è che non va fatto?

Il fatto è che, ammettiamolo, in genere sappiamo cos'è che fa bene e cosa male, sappiamo cosa va fatto e cosa non va fatto e, se lo facciamo è proprio perché ci avete scassato, ce li avete disintegrati col dirci di non farlo!!! ... ed io lo faccio.

Vi fo' un esempio ...


(segue)