Non ditemi come stanno realmente le cose, Ve ne prego: lasciatemi almeno l'illusione!
Ordune, ci eravamo lasciati, nel racconto, agli inizia di maggio e che ti leggo sui giornali il 4 maggio?
Inchiesta G8, Scajola si dimette:
"Lascio il governo per difendermi"
(vedi, per tutti, quel giornaletto comunista, La Repubblica, che strombazza ai quattro venti: “Inchiesta G8, Scajola si dimette ...”).
Da non crederci!
Ma la domanda che mi frulla per il cervello è “Scajola, Scajola … chi era costui?” ed una volta risposta alla domanda, trovare una risposta a quella che le vien dietro “Ma c'era tanto da stupirsi?”.
Già allora si sarebbe potuto intuire che sarebbe stato un giovane brillante!
Dopo aver frequentato il corso di laurea in giurisprudenza all'Università di Genova senza giungere, in quegli anni, alla laurea (la conseguirà nei primi anni del 2000 quando, guarda caso, sarà ministro in carica), lavorò come amministratore pubblico, dirigente INADEL. Nel 1975 si occupò dell'Ospedale regionale di Costarainera, in seguito passò alla presidenza dell'USL d'Imperia: una vita dedicata alla sofferenza degli altri! (ndr. s'invitano i gentili lettori a non fare facili ironie)
Nel 1980 venne eletto nel Consiglio Comunale d'Imperia.
Nell'ottobre 1982 ottenne l'incarico di sindaco in sostituzione del dimissionario Renato Pilade, travolto da uno scandalo familiare.
Fu il terzo membro della famiglia Scajola a ricoprire, in meno di tre decenni, il ruolo di sindaco di Imperia: oltre al già citato padre anche il fratello Alessandro, che diventò nel 1979 deputato Dc alla Camera, ricoprì la carica di primo cittadino per due mandati (1974-'75-1977-'79). Come il padre Ferdinando, che dovette dimettersi poiché sospettato di aver favorito il cognato per un posto di primario (quotidiano Il fatto del 25/04/2010, pag.6 ), dopo solo un anno di mandato, Claudio Scajola fu costretto a dimettersi a sua volta, per l'accusa di concussione.
Si direbbe che vi sia qualcosa di genetico in tutto ciò!
In quella vicenda, relativa all'appalto per la gestione del Casinò di Sanremo, Scajola venne inizialmente coinvolto nelle indagini per essere stato presente a un incontro segreto a Martigny (Svizzera) insieme all'allora sindaco di Sanremo Osvaldo Vento e ad una delle parti in gara (niente meno che il conte Giorgio Borletti), con l'accusa di tentata concussione aggravata (l'Unità del 13/12/1983, pag.1 ).
Venne perciò arrestato il 12 dicembre 1983 su disposizione del procuratore di Milano Piercamillo Davigo, ma alla fine fu prosciolto da ogni accusa di richiesta di tangenti nel 1988 perché considerato estraneo ai fatti. In pratica il giudice accolse la tesi difensiva che sosteneva che l'incontro avvenne soltanto per chiedere al conte Borletti, di cui sopra, un maggiore equilibrio politico nella gestione della casa da gioco (Il Fatto Quotidiano, 25 aprile 2010). A causa di quelle accuse fu recluso per 70 giorni in carcere a San Vittore (l'Unità del 13/10/2003, pag.8 ).
Dal 1990 al 1995 ricoprì nuovamente la carica di sindaco della città: l'ascesa continua!
Superando una iniziale diffidenza, aderì nel 1995 a Forza Italia. Ne ottenne inizialmente l'incarico di coordinatore provinciale e, quindi, nelle elezioni politiche del 1996 venne eletto deputato nel collegio uninominale d'Imperia della coalizione Polo delle Liberta, guidata dal Silvio Nazionale.
Nel settembre del 1996 Berlusconi lo nominò coordinatore organizzativo del suo partito (per rivivere questo commovente, ma non per questo meno significativo momento, si rinvia a “Berlusconi: Forza Italia cambia. Diventerà un partito della gente", Corriere della Sera, 5 settembre 1996) e gli affidò un incarico di assoluta fiducia: elaborare lo statuto.
In questi due anni si dedicò a volgere le caratteristiche del movimento berlusconiano verso l'assunzione di caratteri più propri di una organizzazione politica nazionale, con una struttura più definita e radicata nel territorio.
Poté così svolgersi nel 1998 il primo congresso nazionale del partito.
Alle elezioni politiche del 2001, nuovamente rieletto deputato nel Collegio uninominale di Imperia e nella quota proporzionale in Liguria, Marche e Puglia, fece parte dei governi della Casa delle Libertà guidati da Berlusconi.
Scajola viene nominato nientemeno che ministro dell'Interno
Ma riviviamo un altro momento di storia patria, il G8 del 2001 e, chi l'avrebbe mai detto, ritroviamo il nostro: non Silvio, ma Claudio (ndr. Altrimenti avremmo scritto 'nostro' con la 'N').
Sotto la sua gestione avvengono i Fatti del G8 di Genova del Luglio 2001 dove l'Italia viene messa sotto accusa per le violenze delle forze dell'ordine da Amnesty International e dal tribunale internazionale per i diritti dell'uomo.
Nel febbraio 2002, il ministro Scajola dichiarò in relazione all'organizzazione del G8 di avere autorizzato ad aprire il fuoco in caso di ingresso dei manifestanti nella zona rossa ("... Fui costretto a dare ordine di sparare se avessero sfondato la zona rossa") (http://www.rainews24.rai.it/notizia.asp?newsid=18160 ).
Tali dichiarazioni - ai più sembrerà strano - suscitarono sconcerto e vivaci polemiche.
Vittorio Agnoletto, portavoce del movimento no-global, chiese le dimissioni del ministro, sostenendo che le affermazioni di questi costituivano prova dell'esistenza di "un piano di repressione organizzato da governo, carabinieri e servizi segreti." (G8. Agnoletto: Cade ipotesi della legittima difesa del carabiniere. Scajola si dimetta, RaiNews24, 15 febbraio 2002).
In seguito Scajola ritrattò – ritrattare sembra essere un capitolo importante dello statuto del partito -, definendo "non del tutto propria sotto il profilo giuridico e approssimativa se estrapolata dal contesto" la dichiarazione da egli stesso rilasciata e affermando di non aver mai dato ordine alle forze dell'ordine di aprire il fuoco sui manifestanti (http://www.repubblica.it/online/politica/scajola/dichiarazioni/dichiarazioni.html ).
Ma, direbbe la Gabanelli, "com'è poi andata a finire?"
G8 Diaz, De Gennaro condannato 1 anno 4 mesi
dell'ex questore di Genova
GENOVA - Il prefetto Gianni De Gennaro è stato condannato ad un anno e quattro mesi. Lo hanno deciso i giudici della seconda sezione della Corte d'Appello di Genova nel processo di secondo grado per istigazione alla falsa testimonianza dell'ex questore di Genova. Il secondo imputato del processo per istigazione alla falsa testimonianza, l'ex capo della Digos e attualmente vicequestore vicario di Torino Spartaco Mortola è stato condannato ad un anno e due mesi. La richiesta del pg Pio Macchiavello era stata di due anni di reclusione per De Gennaro e di un anno e quattro mesi per Mortola. In primo grado, nel processo con rito abbreviato, entrambi erano stati assolti poiché "non c'erano prove sufficienti di colpevolezza"
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