venerdì 6 marzo 2009

6. Consulenza citofonica



Nella continua ricerca di un lavoro ho preso l'abitudine di guardare anche nelle vetrine dei negozi.
Quando vedo che cercano collaboratori prendo buona nota dell'indirizzo di posta elettronico e mando.
Se non c'é l'indirizzo non demordo: ho imparato a girare con una paccata di civvì; li imbusto e li imbuco.
Non mi sfuggono ristoranti che cercano lavapiatti (niente meno che il Cambio), pizzerie che cercano camerieri (giusto a due passi da casa), gelaterie che cercano stagionali.

Non potevano sfuggirmi le agenzie immobiliari.
In fondo il mercato immobiliare tiene più di quello di borsa. Chi aveva un mutuo che non può più pagare vende e chi ha soldi compra.


Tecnocasa pubblica una annuncio di ricerca di personale ed io non posso mancare: mi sembrerebbe di far loro un torto.

Venerdì pomeriggio.

La giornata sa di primavera.

Sono indeciso tra vestirmi in modo informale e serioso: mi decido per un serioso informale.
Con calma risalgo corso Telesio ed arrivo alla fermata del 36 di corso Francia.
Controllo di avere il biglietto. Ho il biglietto.
Affannosamente arriva il bus. Salgo e prendo posto.
Dovendo arrivare fino al capolinea di Rivoli ho tutto il tempo per rilassarmi e considero le informazioni che ho avuto su Tecnocasa.

Rivedo in vetrina l'annuncio, ad un tempo semplice, chiaro, diretto che recita:
"Se vuoi vedere lontanto sali sulle spalle dei giganti Tecnocasa".



Pagano a provvigioni, questo lo so. Ma voglio essere ottimista: può sempre darsi che ci sia uno straccio di fisso e, poi, ad un colloquio non si dice mai di no.
E' come chiedere la prima volta ad una ragazza di uscire: finché non si chiede non si sa se dirà di sì o di no.

Arrivo in tempo, come mio vezzo solito.

Non ero praticamente mai stato a Rivoli, l'ho sempre solo attraversata in auto.
L'impressione è abbastanza piacevole. Non ci sono case-casermoni, la piazzetta al centro del paese ha proprio l'aria di una paese. Ne deduco che Rivoli è un paesone. Sono sempre stato forte nelle deduzioni e me ne compiaccio.

Via dei Cavalieri di Vittorio Veneto, la trovo subito.

Altra piazzetta con ragazzi che mangiano gelati.
Arrivo con 5 minuti di anticipo, ma, mi dico, è sempre bene arrivare un po' prima, ma, soprattutto, non è che ci sia granché da vedere in attesa.

L'agenzia non è né grande, né piccola: proprio come ci si aspetta un'agenzia immobiliare.
Sono tutte uguali, non per nulla hanno inventato il franchising.
In queste settimane ho anche notato che non solo tutte le agenzie ‘immo’ si assomigliano, ma è immancabile in tutte la presenza di belle ragazze.

Anche qui la bella ragazza non manca. Forse, per i miei gusti un po' troppo appariscente, ma - mi dico- io sono qui per un lavoro. Non è ben chiaro quale sia il loro ruolo: non fanno vedere le case ai clienti, non credo - e, comunque, ne dubito - sappiano stenografare, immagino non sappianopreparare il caffé, ma sorridono, sorridono sempre, sorridono tanto.
E poi, diciamoci la verità, anche l'occhio vuole la sua parte!
Comunque, penso, farà parte dell'arredamento e, quindi, tanto meglio.

Mi presento ed anche il titolare dell'agenzia si presenta: "Piacere, Alessandro de F.". Sorriso cordiale ed un po' stereotipato, un classico per chi vende case.
"Piacere, Romolo Griffero".
Fin qui tutto bene, me lo sto cavando egregiamente, più che egregiamente.

Il de F. cerca qualcosa tra le carte sulla scrivania. Mi sembra appena appena in imbarazzo.
Mi chiede se ho il civvì, altrimenti - ma penso lo dica solo per rassicurarmi - si ripropone di scaricarlo dalla mail.
Capisco che, forse, il vero pratico di colloqui sono io e non voglio metterlo in difficoltà: "Non si preoccupi, ne ho uno con me" e glielo porgo.

Lo legge corrugando la fronte per dimostrare la concentrazione.
"Bene! - dice finita la lettura - quello che noi cerchiamo è un consulente: è finito il periodo degli agente, quello che noi vogliamo sono collaboratori che sappiano fare consulenza ai clienti".
Non so perché, ma questa storia del 'consulente' non mi è nuova.
de F. prosegue: "Le dico cosa facciamo".
Non voglio creare problemi, sarebbe abbastanza facile dirgli che immagino di sapere cosa fanno: preferisco un condiscendente "Mi dica".

Parte il pistolotto su Tecnocasa, leader nazionale nel mercato immobiliare etc., etc.
Mi mostro ad un tempo sorpreso ed interessato e, già che ci sono, compiaciuto.
Quando finisce la tiritera e prende fiato sembra per un momento perso e cala un luuuuuuuuuuuuuungo silenzio.
Oggi sono e mi sento particolarmente buono e cerco di soccorrerlo.
Ho tutto il pomeriggio libero e, tutto sommato, mi va di fare un po' di pubbliche relazioni.
Prendo in mano la situazione e parlo delle prospettive del mercato immobiliare nell'attuale crisi economica.


Mi sembra compiaciuto e me ne compiaccio.

"Ma lasci che le parli della parte retributiva...nessuno lavora per nulla".
Bravo Alessandro, mi permetto di passare mentalmente dal 'lei' al 'tu': è bello avere a che fare con una persona concreta che viene al sodo.
Dunque, Tecno propone un fisso, che nei primi periodi è di 550 euro per poi diventare di 750.
Alessandro mi piace sempre di più.

Si interrompe nuovamente.

Capisco che ad Ale bisogna fare domande e ne approfitto, anche perché non so come uscirne se aspetto che se la cavi da solo.
Mi permetto di chiedere se e che tipo di formazione è prevista. Mica scherzo nel civvì quando scrivo che mi sono occupato di formazione per tanti anni.
"Giusto, la formazione. Allora per i nuovi arrivati in Tecnocasa sono previste due settimane in agenzia all'inizio, settimane che servono per imparare i rudimenti. Orario, dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 14:30 alle 20:00, dal lunedì al sabato".
Non mi scompongo di fronte agli orari.

Lui continua.

"Per queste due settimane non è previsto un contratto: servono a Lei per capire se il lavoro è quello che cerca ed a noi per dare una prima valutazione".
Vabbé, sono appena appena perplesso perché non c'é un contratto, indi nemmeno una retribuzione, ma oramai sono qui.
"Superato questo primo periodo è prevista una o due settimane di formazione in aula: l'anno scorso era una settimana, non so quest'anno se sono due".
Ale, Ale, ad un colloquio si dovrebbe arrivare preparati. Sono quasi tentato di dargli qualche minuto per prepararsi.
Comunque, considerando che ci vuole una decina di giorni prima che decidano chi sarà il nuovo fortunato collaboratore, due settimane aggartis in prova, 1 o 2 settimane di formazione, ergo se tutto dovesse andare bene non si vede una lira, pardon, un euro prima di maggio/giugno.
Sento che il mio conto in banca si mette a ridere ed a singhiozzare: d'altra parte non saprei come dirgli che se non potrò guadagnare una sfinzica non potrò pagare la prossima rata dell'assicurazione dell'auto.
E quando inizierà a piover, diluviare, grandinare, nevichiare, beh, quando iniziarà, inizierò a preoccuparmi
Massì, finché fa bel tempo...

"Ma parliamo delle provvigioni".
Bravo Ale, parliamo, anzi parlami di provvigioni.
"Dunque, sulla conclusione del contratto è prevista una provvigione del 10-12%, a meno che il contratto non arrivi dal portafoglio di un altro cliente: in questo caso è prevista una provvigione -ah, volevo ben dire - dell'1%".... 'Azz!!!
Chiedo maggiori lumi sulla differenza tra 10% e 12%.
La risposta di Ale, ma può essere un mio difetto, è tra il vago e dil lapidario: "Dipende dal contratto".
Mentalmente mi ripeto: "Piuttosto che dimostrare la mia stupidità parlando, meglio stare zitto e lasciare il dubbio".
Inizio a sentire che, forse ma forse, potrebbe esserci qualche difetto nella proposta che non vedo, miope come sono.
Una cosa è certa, certa perché è Ale a chiarirla: l'1% è nel caso di sostituzione di un agente che non possa essere fisicamente presente alla conclusione del contratto, quindi in caso di sostituzione.
Il 10-12% sui contratti di NUOVI clienti di portafoglio.
Ale sente di avere la situazione in pugno ed affonda: "Il primo anno, per l'apertura della partita IVA e per le altre pratiche amministrative vengono detratti a carico dell'agente 2.300 euro. Il secondo anno di meno"
"Certo, certo - rispondo, perché il secondo anno la partita IVA è gia stata aperta, ... ma io ho già la partita IVA: posso usare quella o devo aprirne una nuova?"
Ale sbanda appena appena: "Non so, non saprei, mi devo informare".



"Ale, Ale - mi viene da dirgli - ai colloqui di lavoro si arriva preparati", ma desisto ed abbozzo: oggi è una bella giornata, pare quasi primavera ed io mi sento buono.




Questa volta sono io che, probabilmente, ho bisogno di essere rassicurato.
Ale lo deve aver intuito ed il suo tono di voce si adegua, diventando calmo e paterno.
"D'altra parte Lei consideri che la mattina dell'agente, ops, del consulente viene passata 'dragando' tutta la zona che gli viene assegnata. Così si ha la possibilità di conoscere perfettamente la propria zona, conoscendo i negozianti e ... facendo consulenza citofonica".
'Citofonica' mi giunge nuova, mi faccio coraggio è chiedo delucidazione.
Ale sfodera un sorriso ammiccante, si guarda intorno, si sincera che la porta sia chiusa, sento che sta per succedere qualcosa ed io non sono tanto sicuro di voler sapere cosa stia per succedere.
Si allunga sulla scrivania e mi sussurra, come se parlasse ad un fidato complice, a qualcuno di cui sa di potersi fidare: "Noi presentiamo la nostra consulenza ANCHE al citofono": non Solo, ma ANCHE al citofono!

Non mi vengono altre parole che: "Geniale, semplicemente geniale!!!".

Lo ammetto, sono sorpreso, persino basito, cerco di assumere l'espressione di malcelata ammirazione.

Ale è soddisfatto della sua esposizione ed io sento di aver conquistato la sua fiducia: 10 minuti prima neppure ci conoscevamo, mentre ora mi rivela il segreto che manderà allo sbaraglio la concorrenza: la consulenza citofonica. "Ma perché - mi dico - a nessuno era mai venuta in mente?".

Ale si gigioneggia un attimo appena appena compiaciuto e mi domanda se penso che il lavoro mi possa interessare.
Chi sono io per deludere una persona che mi ha appena confidato un segreto dimostrandomi la sua stima ed amicizia?

"Certo, certo!", gli rispondo.

NON E` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.

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