E' stata una scelta sofferta, perché su quella poltrona Silvio non poteva far sedere uno qualsiasi: in ballo, oltre alla crisi economica, ci sono il contratto con la RAI, il digitale terrestre, il rapporto RAI-Sky-Mediaset, col rischio della crisi di governo dietro l'angolo.
Ma, alla fine, ha trovato l'uomo giusto!
E' Paolo Romani, non è un parvenu dei media, e sarebbe sbagliato pensare che dietro le sue azioni ci sia soltanto quell’arretratezza culturale che caratterizza molti altri esponenti del centrodestra. Al contrario, l’uomo messo da Berlusconi al governo per difendere gli interessi di Mediaset in rapporto a ogni forma di concorrenza – da Sky al web – è un profondo conoscitore dei meccanismi economici che stanno dietro ogni modello di consumo audiovisivo, dall’audience alla pubblicità.
Non mi credete?
Prima di occuparsi di politica Romani è stato un 'brillante' editore di televisioni locali:
Nel 1974 installa TVL Radiotelevisione Libera (già Telelivorno con Marco Taradash), seconda emittente televisiva privata in Italia.
Dal 1976 al 1985 è direttore generale dell’emittente televisiva “ReteA” (già MilanoTv e Canale51) con l’editore Alberto Peruzzo;
Dopo l'esperienza di Millecanali, dal 1986 al 1990 è amministratore delegato di “Telelombardia”, chiamato da Salvatore Ligresti (quel “Salvatore Ligresti”.
Il mandato della proprietà è semplice: nella cosiddetta Milano da bere guidata dai socialisti – sulla quale Ligresti ha enormi interessi immobiliari – bisogna creare una televisione che pubblicizzi a ogni ora del giorno le realizzazioni in città del Psi di Paolo Pillitteri e del suo assessore all’urbanistica, Attilio Schemmari (anni dopo finiranno entrambi a San Vittore e verranno condannati per tangenti, mentre lo stesso Ligresti patteggerà due anni e quattro mesi per corruzione). Così in via Bordoni 2, dove ha sede l’emittente, Romani chiama due giovani giornalisti d’area socialista, Biagio Longo (direttore) e Dario Carelli (caporedattore): i telegiornali sono un’ode senza soluzioni di continuità per Craxi e i suoi uomini, le interviste a Pillitteri si alternano a quelle a Schemmari, senza tralasciare gli altri papaveri del garofano meneghino, da Walter Armanini al rampante Mario Chiesa, che ottiene servizi video di quattro o cinque minuti ogni volta che il suo Pio Albergo Trivulzio inaugura una nuova sala. Ma il ruolo di Romani non si esaurisce qui: tra i suoi compiti c’è anche quello di finanziare l’amante di Bettino Craxi, Anja Pieroni, a cui il segretario del Psi ha regalato una televisione locale a Roma, Gbr. Come funziona il meccanismo? Molto semplice: quando l’ex attrice ha bisogno di soldi li domanda a Bettino, che li chiede al suo amico Ligresti, il quale a sua volta ordina a Romani di acquistare un po’ di programmi prodotti da Gbr, non importa se belli o brutti, se interessanti o no per il pubblico di Milano e dintorni. Sicché gli spettatori milanesi o comaschi, attoniti, facendo zapping su Telelombardia trovano misteriosi approfondimenti sui nuovi negozi della Garbatella o sull’arrivo della primavera alla collina Fleming.
- Secondo la biografia ufficiale del Ministero, Romani "nello stesso periodo è anche corrispondente di guerra, in particolare seguendo la rivoluzione rumena del 1989, la guerra dell'ex-Jugoslavia ed i conflitti in Iran ed Iraq" … insomma, un ministro pronto per ogni battaglia!
Dal 1990 al 1994 Romani dirige Lombardia7, esperienza con cui si mette in proprio. Lombardia 7 si configura come tv privata dalla forte presenza di programmi porno. Il programma di maggior successo del canale era "Vizi privati e pubbliche virtù", condotto trans Maurizia Paradiso, e collegato alle hot line 144 e 166, definito "puro svago per adulti, con implicazioni economiche interessanti
È l’inizio di una brillante carriera che lo porterà alla presidenza della commissione Telecomunicazioni alla Camera e poi – nel 2008 – alla poltrona di viceministro dello Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni: dove, del tutto dimentico del suo passato di pornografo, arriverà a proporre l’istituzione di un sistema gestito dal ministero per avvisare i genitori via sms nel caso qualcuno in casa navighi in internet su siti a luci rosse.
Ma, sms a parte, è evidente che l’incarico alle Comunicazioni riveste un’importanza cruciale per gli interessi del capo: Romani deve occuparsi di tv in generale, di digitale terreste e ovviamente di rapporti con Sky. Un settore quest’ultimo in cui l’ex editore socialista offre per anni il meglio di sé, riducendo la pubblicità e aumentando le tasse al principale concorrente del Cavaliere, ritardando il più possibile il suo ingresso nel Dtt e imponendo alla Rai di oscurare molti eventi che prima mandava sul satellite per convincere con le buone o con le cattive i telespettatori a rinunciare alla padella in terrazzo e a preferire il decoder terrestre.
Dal giugno 2007 è assessore all'urbanistica presso il comune di Monza, dove viene criticato per favoritismo immobiliari nei confronti della famiglia … Berlusconi!
La sua attività da sottosegretario e viceministro è stata costellata da polemiche per la presunta collateralità rispetto a Mediaset.
Tra le azioni contestate:
lobbying (concertato con quella del presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri) per impedire a Sky di ottenere dalla Commissione Europea e dal suo commissario Joaquim Almunia una deroga per partecipare all'asta sulle vecchie e nuove frequenze. L'intervento di Romani e Confalonieri ha causato l'irritazione di Almunia.
progetto di una nuova rete telefonica superveloce, lanciata assieme a Vodafone e Wind e rimasto al palo. Secondo La Repubblica, l'obiettivo sarebbe dotare Mediaset di una rete propria, scorporando ed acquisendo la proprietà della rete Telecom. Romani avrebbe manovrato, senza successo, per sostituire Franco Bernabè con l'amico Stefano Parisi di Fastweb; quindi, avrebbe richiesto una consulenza a Francesco Caio, che concludeva con la raccomandazione di scorporare la rete e suddividerla tra tutti gli operatori. Romani avrebbe quindi pianificato l'azione assieme a Caio e Confalonieri, all'oscuro di Telecom, ma l'operazione venne bloccata.
le proposte originariamente contenute nel decreto Romani di inizio 2010 su cinema, web e televisioni, ed espunte dalla versione finale (il decreto aveva l'obiettivo di recepire una direttiva europea sugli audiovisivi). Tra queste, il cosiddetto bavaglio al web e le misure di "tutela dei minori", come l'sms che avrebbe avvisato i genitori che il figlio stava navigando un sito hard; Romani è stato criticato in questo caso anche per il suo passato di direttore del canale Lombardia 7.
l'autorizzazione a Mediaset ad occupare il canale 58 per il digitale ad alta definizione, considerata un regalo ad un privato (settembre 2010)
Da sottolineare che, come viceministro, Paolo Romani è infaticabile, perché trova il tempo di procurarsi anche una poltrona meno prestigiosa ma assai funzionale, quella di assessore all’Expo 2015 al comune di Monza.
C'è chi sussurra che la sua voglia di fare sia dettata dall'esigenza di sistemare un problema che sta molto a cuore al premier, cioè stabilire una «variante» che ha permesso il raddoppio del valore (da 40 a 90 milioni di euro) di una proprietà del fratello del Cavaliere, un’area di 500 mila metri quadri detta la Cascinazza. «Era una spina nel fianco di Berlusconi» ha spiegato serenamente il viceministro assessore.
Restano vacanti le poltrone di sottosegretario di Stato (predecessore Paolo Gaiaretta)e di viceministro (predecessore Sergio D'Antoni) allo sviluppo economico.
Giorgio Napolitano ha controfirmato la nomina di Paolo Romani a ministro dello sviluppo economico nel corso di una cerimonia al Quirinale che e' apparsa ai presenti fredda e sbrigativa. Le formalita', ridotte all'essenziale, sono durate pochi minuti, il tempo di leggere la formula del giuramento. Berlusconi si e' presentato puntuale e ha atteso in piedi insieme a Gianni Letta ed al candidato ministro.
Commenti alla nomina: Bisogna vedere se esiste ancora il ministero dello Sviluppo che in 5 mesi è stato fatto a pezzi nell'incuria generale insieme ai problemi veri che si chiamano lavoro, attività economiche e produttiva», ha commentato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani. «Vedremo se ci sarà un ministro che possa occuparsi di crisi aziendali». Ironico il commento di Pier Ferdinando Casini (Udc): «Avrei preferito Fedele Confalonieri - presidente di Mediaset, ndr - sia per la sua conoscenza del mondo dell'impresa, sia per la sua conoscenza del mondo televisivo». Per il capogruppo Idv alla Camera Massimo Donadi, «con Romani siamo al trionfo del conflitto d'interessi. Berlusconi non solo ci ha messo cinque mesi per nominare un nuovo ministro, ma ha scelto anche l'uomo che è stato il braccio armato di Mediaset nelle istituzioni. L'uomo al quale ha affidato la tutela dei suoi interessi nell'etere, ora si occuperà della banda larga e delle frequenze televisive». Umberto Bossi ha commentato che forse in luogo del vice ministro ex direttore della tv lombarda, sarebbe auspicabile alla guida di un Ministero "magari uno che dà certe garanzie, tipo...i posti di lavoro".
Avevo esordito dicendo che Silvio ha trovato l'uomo giusto, ma per chi?
PS: adesso c'é un ministro, peccato che in questi mesi il ministero è stato silenziosamente ma inesorabilmente smembrato:
- la manovra 2011 gli ha sottratto 900 milioni di fondi di dotazione,
- i fondi Ue e Fas sono stati trasferiti al ministro degli Affari regionali Raffaele Fitto,
- i circa 800 milioni di fondi per il turismo sono passati direttamente sotto la gestione di Michela Vittoria Brambilla,
- l'Istituto per la Promozione Industriale è stato soppresso.
ù
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