Sono le 07.00 rigorosamente del mattino ed il caldo spacca già le pietre.
Puntuale com'è d'uso per un sabaudo, mi ritrovo in via Saluzzo e, sorprendentemente non intercetto il big Ale che 'piscia' Pongo.
Ne approfitto per vedere se in in un qualche bar riesco a trovare qualche litrata d'acqua, possibilmente ghiacciata, per lenire quel neppure troppo vago senso di arsura che mi attanaglia e che mi fa comprendere cosa s'intende con quel 'secchezza delle fauci' che si legge nei bugiardini dei medicinali.
Com'è logico che sia la macchinetta erogatrice bibite è rotta, probabilmente sfiancata dal gran caldo; potrei, è vero, optare per caffé, tè, cioccolata, cappuccino ovvero latte gentilmente offerti dall'unica altra macchinetta funzionante nel cubicolo, ma preferisco – la cosa Vi sorprende? - desistere.
Quando torno all'aria che, più che aperta, è soffocante e priva di ogni speranza di alitata d'aria, vedo il Francesco I raggiante per la vittoria dell'Inter e, in lontananza l'auto di Gianluca con a bordo Cecco e Massimo.
Fatte che si sono le 07.10, decidiamo di suonare, meglio, scampanellare lo s-campanello di big Ale, preoccupati per la sua assenza, ma, forse ed anche senza forse, timorosi che il big sia stato tramortito da una polenta alla pepata di cozze di cui ogni tanto mena vanto come una galuperia (*) che, di tanto in tanto, si concede.
Suoniano una prima volta e, quindi, una seconda. Niente.
Quando decidiamo sul da farsi – chiamare la polizia, i carabinieri od il 118 per una speriamo ancora possibile lavanda gastrica – ecco che sentiamo la voce di big che ci chiama dall'alto.
“O mio Dio – tuona Cecco – è già salito al cielo!”.
“Porca trota – si preoccupa Gianluca – una sola auto non basta per portarci tutti a Busca … e se chiedessimo le chiavi ai genitori?”.
Per fortuna c'è il Vostro a riportare ordine nella ciurma spaesata: “Ehi, raga, guardate che non è la voce del fu big Ale, ma è Egli in persona con tanto di canotta, barba di almeno una settimana e mutandoni affacciato al balcone che ci sta chiamando".
E, infatti, ecco il big mollemente appoggiato al balcone che esordisce con un suo classico del suo repertorio: “Ah, sentite … " e prosegue – e già che c'è conclude – con una nius che ci lascia a bocca aperta (ndr. il che considerando l'alito di Massimo ed il caldo asfissiante rischia di tramortirci e di far cagliare il latte in seno ad una puerpera nel raggio di un chilometro) “ … io ed Anna non veniamo!”.
Sgomenti ci guardiamo nelle palle (ndr. degli occhi) e ci domandiamo se il capo non ci voglia 'coglionare', perché delle due: 1. o, in realtà viene, ma ci sta facendo perdere tempo, 2. o, effettivamente viene, ma non sappiamo darcene una ragione.
Per la tensione il Massimo si sta squagliando, letteralmente squagliando come il cerone di un attore sotto un riflettore a 1.000 watts o, se preferite, come la di Michael (ndr. Jackson) quando Stevie Wonder inciampò e fece cadere su Jackson un riflettore.
Lo spettacolo, comunque, non è bello, credetemi!
La frase più garbata viene da Gianluca: “non fare il cogl#§%zzo e scendi, st%&§zone!”.
Per tutta risposta, big Ale scompare alla nostra vista e sentiamo – data la mole – i suoi passi che carapicollano lungo le scale (ndr. dove abita il boss non c'è l'ascensore o, come si vocifera, in realtà c'è, ma sempre rotto per trasporto di 'carico eccessivo').
Temiamo che si voglia mangiare in un sol boccone Gianlù (credetemi sulla parola: big Ale ne sarebbe capace, capacissimo) e ci si spacca in due fronti: chi vorrebbe consegnarlo senza discutere e chi gli suggerisce di scappare prima che si apra il portone e sulla soglia si stagli la ragguardevole figura del boss.
Da buoni italioti non riusciamo a prendere una decisione in tempo utile e, prima ancora che la ferrata porta si apra completamente, vigliaccamente spavaldo Fra' I blocca big Ale con un “Aaaaah, noi non c'entriamo, siamo appena arrivati: è stato Gianlu ad offenderti e mancarti di rispetto” e, volgendosi verso il tremebondo (ndr. Gianlu) “... così non si fa, nonnò, ci ri rivolge con rispetto al capo, ntz ntz …”.
Inutile dire che la successione rapida di tanti eventi, le forti emozioni hanno provocato un attacco di incontrollata tachicardia in Massimo che adesso respira a fatica, al limite del rantolo e la sudorazione ha creato una pozzanghera ai suoi piedi, sempre che non si tratti di altro: le forti emozioni possono provocare quest'effetto tanto nei bambini quanto negli anziani, soprattutto quando ci si ostina a non voler portare il pannolone.
Ecco, il Massimo dimostra tutta la sua vanità quando, alle molte insistenze da parte nostra di valersi di detto ingegno della tecnica (ndr. il pannolone) egli si schernisce, s'adombra e si giustifica “Non se ne parla nemmeno: m'ingrasserebbe!”.
Certo, certo, Voi sarete tra quelli che pensano che la verità talvolta vada taciuta quando è un ballo un bene superiore, tipo la vita di un essere umano, ma qui si tratta della vita di Gianlu, qualcosa che può ben essere sacrificato per un bene superiore, tipo la nostra vita: e se, non sazio, big Ale mangiasse anche noi?
Senza contare che per il big il cannibalismo è una forma di socializzazione!
(*) golosità - sost. femm.- galuperìa sost. femm. \ g&l[ue]peri& \. Al plurale galuperìe.
NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.
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