Premessa
Quando nella nius 22. dichiarai che uno degli obiettivi del blog, di questo blog era di far sapere che non solo sto cercando un lavoro, ma che - in attesa di trovare il lavoro della mia vita - mi sarei accontentato di un qualsiasi lavoro, tanto per pagare le bollette e sopravvivere in attesa di tempi migliori, qualcuno, forse, non mi ha creduto ........
Introduzione
Si fa un gran parlare in termini socio-politico-etico-religiosi dello sfruttamento del e sul lavoro, ma il busillis [`busillis` è un termine che ha assunto il significato di "problema spinoso e di difficile soluzione", "punto dolente della questione". Deriva da un'errata sillabazione della frase latina in diebus illis (in quei giorni o a quel tempo). Da qui le espressioni "non venire a capo del busillis" o "qui sta il busillis"] che oggi Vi vorrei sottoporre e` bifronte: fronte uan, ha un senso parlare di dignita` sul lavoro?; ed ancora, fronte tu`, e` possibile affrontare qualsiasi lavoro mantenendo la propria dignita` e, gia` che ci siamo, la propria etica, salvaguardando il proprio amor proprio?
Ma, tanto per complicare le cose, e` possibile quanto sopra in un momento aggravato dal contesto economico attuale (dicono che non ci sia crisi, ma io inizio a nutrire qualche dubbio) e, tanto per ingarbugliare il tutto, in prossimita` delle feste del S.mo Natale (per chi ci crede)?
Questo il busillis!
Svolgimento
mercoledi` 2 dicembre 2009 a.d.
Ore 13.20 (piu` o meno) - meridiano di Greenwich
Me ne sto amenamente passeggiando tra gli scaffali del Lidl di via Carlo Alberto alla ricerca di sconti vari ed eventuali, quando ricevo una telefonata da un numero riservato e tento di rispondere: un po` mi secca ricevere telefonate anonime, ma si sa, per chi cerca lavoro non vale la pena fare troppo il difficile.
Peccato che all`interno dell`hard discount non ci sia campo, perche` la conversazione si spenge quasi subito.
Nuovo squillo, ma nulla da fare...
Mi decido ad uscire ed ecco che compare l`avviso di una telefonata in segreteria telefonica.
Se ero seccato prima, la cosa mi indispettisce ancor di piu` perche` mo` mi tocca pure pagare la telefonata.
E` tale don Vattelapesca di Nostra Signora del rosario spinoso di Sotomayor y Salsadipeperon che mi chiede di richiamarlo: oltre al danno la beffa: mi tocca pagare la chiamata alla segreteria e telefonare al din-don.
Telefono e, gia` che ci sono, mi presento.
"Ah, e` lei ... – esordisce garrulo il din-don che, poi, cercando di fare il simpa-simpatico continua -: ma parlare con Lei e` piu` difficile che parlare col Papa: l`ho cercata almeno 5 volte a casa, ma c`era la segreteria telefonica ...".
Non amo molto essere rimbrottato, non prima delle 16, almeno e sono tentato assai di rinfacciargli che sto pagando io l`amena conversazione, ma ripiego su un piu` condiscendente "E` per questo che ho il celluare, per quando sono fuori casa: ma, mi dicca, mi dicca ...".
"La cercavo perche` mi hanno chiesto se era disponibile per un`assistenza domiciliare""mi dice il din-don come se mi rivelasse un segreto.
Chiedo maggiori delucidazioni e, senza fare troppo il prezioso, confermo la disponilita` di cui sopra.
L`appuntamento con la famiglia de quo, la lam. La Fenice&Piccione, e` fissato per il giorno successivo alle 16.
Giovedi` 3 dicembre 2009 a.d.
Arrivo piu` che puntuale all`appuntamento - oramai mi dovreste conoscere - e mi accoglie una gentile signora che mi fa accomodare nel salotto su una seggiola sufficiente comoda e che mi illustra la situazione.
Personalmente mi presento abbigliato in `casual, ma non troppo`, non sapendo bene quale sia l`abbigliamento richiesto per un badante.
L`assistendo e` un 83enne, malato di parki e l`assistenza che mi viene richiesta e` full option, dalle 8 del sabato mattina alle 14 della domenica seguente, con possibile opzione per il periodo Natale und Capodanno.
La signora, che nel frattempo mi ha persino offerto un caffe` al quale non ho saputo dire di non (un po` per non essere scortese, un po` perche` spero mi serva ad restar desto) in tazzine di fine porcellana che evito di appoggiare sul tavolino che potrebbe persino (e non ho ragione di dubitarne) essere d`antiquariato.
Dopo un breve sospiro la signora da bianchi capelli, levati gli occhi al cielo, mi presenta il pedigree della famiglia: l`83enne e` stato uno stimato primario chirurgo, cosi` come lo sono due dei rampolli eredi di cotanto lignaggio, una figlia e` (para)psicologa in un noto ospedale della gia` capitale sabauda, la quarta archietta.
"Opperbacco", sono tentato di esclamare, ma prudentemente mi trattengo.
Certo, adesso Giovanni (id est, l`83enne) e` immobilizzato a letto, ma ancora quest`estate sguazzava allegramente nel mare sardo ai piedi della loro villa.
"Mecojoni" e` l`interiezione ("interiezione" è una parte invariabile del discorso che serve ad esprimere un'emozione, uno stato d'animo. Può essere anche l'imitazione di un suono. Interiezioni comuni sono `Ah!, che bello!`, `Puah!`, `Suvvia!`, `Magari!`) che soffoco sul nascere.
E, proprio quanto le starei persino per rispondere (sperando che Voi, malevoli come sapete talvolta essere, non abbiate pensato che mi sia dato a ben alre attivita`), la dama bianca aggiunge tosto e lesta (cito testualmente) "... no, perche` la mia commercialista – della quale mi fido ciecamente – mi ha detto che 60/80 euro vanno piu` che bene! Perche`, Lei prende di ...".
Faccio un rapido calcolo mentale (80 euro diviso 30 ore = 2.50 euro/h) e, temendo mi possa porre l`imbarazzante domanda "... di meno", mi appare come in una visione (da incubo) l`immagine del mio ultimo estratto conto che gemeva `400 euro`, indi ragion per cui la blocco: "Nonno`, vabbene ...".
Uscendo dall`udienza in camera caritatis cerco di pensare al bisogno che ho di quei soldi e mi sforzo di vedere il lato positivo, il bicchiere mezzo pieno: in fondo sono soldi che non mi aspettavo.
Peccato che nel mio bicchiere, per quanto mezzo pieno, sembri galleggiare una grossa e grassa mosca!
Sabato 5, Domenica 6 dicembre 2009 a.d.
Per essere puntuale alle 8 dall`altra parte della citta`, la `dannata` (e` il nickname della mia sveglietta) trilla alle 6, puntuale come una sveglia (lo ammetto, e` una battuta terribbbile!).
E` si` vero che da c.so Telesio devo giungere sino in fondo a c.so Massimo d`Azeglio in front of Molinette, ma, mi consol pensando che Torino non e`, tutto sommato, una citta` cosi` grande: volete mettere andare dall`atra parte di, che ne so, Tokio, Los Angeles, Pechino? Oramai sono un inguaribile ottimista (l`ho dovuto scrivere prima immaginando che tra Voi alcuni possano essere non particolarmente intuitivi)
Attraverso quel paesone che e` Torino alle 6.30 a.m., a cavallo della linea 13 che taglia la citta` nel buio da una parte a quell`altra, come fosse un panetto di burro.
I passeggeri che abbordano sono, invero, assai pochi: d`altra parte l`ora ed il giorno sono quelli che sono.
Scendo in via Rossini dove un altro mattiniero raccatta un giornale da terra e se lo piazza sotto il maglione. La scena subito suscita in me un moto di malcelata disapprovazione, ma dopo 5 minuti al freddo non me la sento di dargli torto.
L`idea dopo altri 5 minuti mi sembra tutt`altro che malvagia e sono pronto ad imitarlo, quand`ecco che lungo la via Rossini di cui sopra risale affannosamente un 18.
Dopo una ventina di minuti che ben potrebbero essere stati anche una mezzorata (il gelo del primo mattino si` tonifica, ma congela anche le funzioni cerebrali essenziali ed e` saggio e prudente tenere le mani in tasca) arrivo alla mia meta con appena 5minuti5 di ritardo.
La gentile signora mi accoglie amichevolmente: "Ah, e` arrivato: credevo se ne fosse dimenticato".
Vorrei spiegarle un attimo, giusto un attimo, solo un attimo che a quell`ora di sabato mattina e` una fortuna aver trovato un paio di bus, ma mi affanno a seguirla lungo il corridoio, dove mi presenta singor Giovanni e, luce dei suoi occhi, il badante che devo sostituire per il fine settimana `: il peruviano Jesus!
Non certo di aver acpito bene il nome, me lo faccio ripetere.
La signora, condiscendente nei miei confronti come solo le vere signore sanno esserlo verso i duri di comprendonio, mi ripete `Jesus` ed io mi rendo conto che reggere il confronto con cotanto `Jesus` sara` un`impresa mica da ridere.
La signora dall`animo nobile mi spiega che, normalmente, durante il uik end c`era una ragazza romena - tornata a casa per le feste di fine anno -, avevano provato con una latro peruviano, ma, il meschino non capiva (ne` si puo` pretendere parlasse) una sola parola di italiano, quindi era stata costretta, letteralmente `costretta` a correre ai ripari e si augura io ne fossi all`altezza.
"Certochesi`, mai feir ledi!", le dico tanto per rassicurarla e scambio 2parole2 con Jesus consapevole che parlare nientemeno che con Jesus non e` cosa da tutti i giorni.
Ad essere sincero, ho come l`impressione che anche il buon Jesus abbia piu` di una difficolta` a parlare ecomprendere anche una sola favella della nostra nobile lingua, ma e`, comunque, prodigo di sorrisi ed ispira serenita`.
La biancocrinita accompagna Jesus a fare colazione ed io resto col Giovanni.
Tra noi sembra nascere subito una complicita`.
Confesso che quando mi avevano parlato di un 83enne con parki mi sarei aspettato una situazione ben diversa, mentre, invece, Giovanni, certo, e` bloccato a letto, ma e` lucido, cerca di fare quello che puo`, guarda la tivvi`, commenta le notizie, mi parla di se` e della sua famiglia, si fa leggere il giornale, riesce – per quanto gli e` possibile – di mangiare da solo, ...
E, poi, mi confida, e` lieto di parlare con qualcuno che capisca l`italiano.
"Ah – gli confesso – ma allora non mi sbagliavo ....".
Le ore passano, ma le cose non vanno cosi` male come avrei pensato: ovvio, si tratta di un`assistenza full options, fatta di pappagallo e di padella, di massaggi per superare i crampi e pulizia personale, ma tra noi nasce una buona intesa e passiamo la maggior parte del tempo a chiacchierare e Giovanni e` una persona che sa suscitare simpatia e rispetto, non certo commiserazione.
Confesso di aver accettato il lavoro per due motivi: il primo, non Ve lo nascondo e per questo lo dichiaro per primo, e` il bisogno di soldi, la veberanda ed esecrabile `auri sacra fames [la locuzione latina Quid non mortalia pectora cogis, | Auri sacra fames, è un verso di Virgilio (Eneide, 3. 56-7), ripreso da Seneca nella forma Quod non mortalia pectora coges, auri sacra fames, che significa "a cosa non spingi i petti mortali, miserabile cupidigia dell'oro"], ma, invero, ero spinto dal desiderio di vedere se alcune conclusioni cui giunsi quasi due anni fa (alcuni di Voi sanno a cosa alludo) furono il frutto di un processo di autodifesa ovvero il frutto di un percorso ben diverso e ben piu` profondo: so o posso capire che alcuni di Voi stentino a credere tutto cio`, ma il Vostro e` pieno di risorse insospettabili!
Insomma, ne ebbi gia` una conferma a luglio (vedi dedica nius 39 e 40 `Non ti ricordi quel mese d`Aprile ...`), ma quest`esperienza ben avrebbe potuto esserne una conferma ovvero una smentita.
Ve lo ammetto, Ve lo confesso, Ve lo confido: al bravo badante suggeriscono di non lasciarsi troppo coinvolgere, di – al limite – provare per l`assistito della sana empatia, ma di non andare oltre.
Ma, sinceramente, come disse non ricordo piu` chi `io me ne frego`: Giovanni e` una gran brava persona e si crea un clima che, se non si puo` definire vera e propria amicizia, e` sano cameratismo.
In effetti la cosa che trovo sin dall`inizio curiosa e` che quando quando si chiacchiera amenamente tra noi, il Giovanni sembra stare abbastanza bene, non appena compare la moglie a mo` di apparizione, il Gio` inizia ad essere attanagliato da terribili crampi alla gamba destra che lo fanno ululare.
La cosa che, poi, non finira` di stupirmi nei giorni a seguire e` che la biancocrinita vanta una doppia laurea: non solo in pedagogia, ma pure – tanto per non farsi mancare nulla - in psicologia.
E` curioso come ella sembri essere passi avanti nell`applicazione di metodi psicoterapici di assoluta avanguardia, perche` alterna momenti di infinita dolcezza col marito ad altri in cui, immagino per sponarlo, adotta un metodo educativo assolutamente prussiano, per la seria `mafaunpocometipare`: quello che in ben altri tempi passo` sotto il nome di `bastone e carota`.
Ne` il mio rapporto con la signora e` dei piu` lusinghieri.
Di certo ella e` rimasta piu` che delusa dal fatto di aver scoperto che non sono immigrato: credo, infatti, che nelle signore per bene che animano tante parrocchie della nostra diocesi (ricordate o Ve lo devo ricordare io che arrivai alla magione tramite don Valttelapesca?), vi sia quello che potrei arditamente definire `vezzo` di fare carita` verso i poveri `immigrati`, diffondendo quello che potrebbe essere definito – provocatoriamente – una sorta di snobistico `razzismo a contrario`.
Certo, gia me la immagino arrivare in parrocchia avvolta da un`aura di santita`, da un alone di indulgenza plenaria quando confida di dare ospitalita` ad un povero peruviano, figurateVi, immaginateVi l`invidia che deve aver suscitate nelle dame di carita` quando avra` confidato loro che l`indio si chiama `Jesus`.
Mi sembra di sentire i loro squittii di ammirazione ed invidia.
E domani, domenica, con che faccia guardera` le compagne di inginocchiatio ammettendo di aver dovuto prendere, o, rectius, meglio che e` stata costretta suo malgrado a dare ospitalita` (nemmeno `a dare lavoro`) ad un italiano.
Insomma, considerando la ben misera, ma che dico `ben misera`, miserrima (= superlativo assoluto) che mi concede, la sconfortante riflessione che mi trovo a fare e` che e` talvolta proprio vero il luogo comune che vuole piu` `tirchie` le signore della buona borghesia, cattoliche, con l`aggravante di essere ... `di sinistra`.
Ah, si`, e` vero, non Ve l`avevo ancora detto, ma non per cattiveria, credetemi: la signora, oltre ad essere non di buona, ma di buonissima famiglia, cattolicissima e` pure ... di sinistra.
(segue ...)
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