Questa serata ho il piacere di condividere con Voi la 'serata libera' di Paolo.
Una cena a base di pizza presa al ristorante cinese sotto casa sua.
Avete notato come oramai praticamente tutti i ristoranti cinesi facciano anche la pizza? Io ero abituato a vederli lavorare a metter giù binari nei film di Sergio Leone, sfruttati da tremendi padroni bianchi: oggi mi immagino dei meschini napoletani lavorare 'come dei cinesi' nel retrobottega di un take-away cinese.
Comunque, dicevo, questa sera è la 'libera uscita' di Paolo, anche se, pantofolaio com'è diventato dopo una quindicina d'anni di matrimonio, preferisce passarla a casa, assolutamente padrone della casa, visto che Margherita, la moglie, ovvero la vera padrona di casa ovvero `colei che si fa obbedire` è al Bingo con le amiche.
Questa, almeno, è la versione ufficiale che io neppure oserei mettere in discussione, facendo osservare che la Margherita si fa venire a prendere da un ragazzo palestrato 5 anni più giovane del Paolo, con tanto di auto lavata, lucidata e stirata, completamente lampadato, tipo 'istruttore di palestra'.
Ma è anche e pur vero che il Paolo sarebbe lieto di poter dividere le gioie e, soprattutto, i dolori ed ancor più le fatiche del talamo: dopo la gioia e l'entusiasmo dei primi mesi, una nojosa routine, un lavoro forse anche più nojoso di quello in ufficio.
Abbiamo, ad ogni buon conto, da tempo terminato tutti gli argomenti di conversazione 'virile'.
In altri termini: donne ("Meglio un bel sedere o un bel paio di tette?"); una spruzzata di politica ("Hai sentito l'ultima del Silvio!?"), la crisi q.b. (ndr: quanto basta), il calcio ("Cassano deve giocare in Nazionale o no?", "Ciro [ndr. Ferrara] ... durerà o no?"), i programmi tivvì ...
Finito il primo giro, il Paolo riattacca a parlare di tivvì, calcio, donne ed io lo blocco subito: "Questa sera, basta parlare di Silvio, pliz!".
La serata volge al termine, anzi, a dire il vero, siamo quasi al mattino.
Sono passate ore da quando abbiano iniziato la nostra amena conversazione, ma, come si suol dire 'quando ci si diverte il tempo passa'.
Il Paolo avverte che la conversazione langue, ma dall'occhiata che mi lancia, credo abbia riservato per il gran finale i botti dell'artiglieria pesante.
Lungo la strada si vedono srotolarsi le prime luci delle auto che vanno al lavoro e, tra me e me, mi dico che mi sembra strano che ci sia gente che va al lavoro a quest'ora. Ad essere sinceri, dopo due anni, mi sembra quasi strano che ci siano persone che vanno a lavorare.
Mi viene da pensare che, molto probabilmente, chiusi nelle loro auto stanno smadonnando per essersi svegliati tanto presto e per i canali della radio che trasmettono notizie di inverosimili ingorghi in quel di incisa Val d'Arno: ad Incisa val d'Arno ci sono sempre ingorghi! Ma è sempre lo stesso ingorgo che non riescono a sgorgare o ogni giorno c'è un ingorgo nuovo? No perché, se fosse vera la seconda ipotesi, allora perché tutti si vanno a ingorgare proprio lì, tutte le mattina? Chi lo sa, forse tutte quelle persone che si ritrovano lì, ogni giorno, giorno dopo giorno, allo stesso ingorgo col passare del tempo avranno stretto amicizie, si faranno auguri di compleanno, si scambieranno regali per le ricorrenze consacrate… saranno nati Ammmori…
Ecco, lo sapevo, neppure avrei dovuto pensare la parola 'Ammmore', perché il Paolo torna alla carica.
“Romolè, sinceramente – eccolo che si mette a giocare la carta della sincerità: dev'essere alla frutta – non pensi mai al tuo futuro? Siamo onesti, ora che sei solo al mondo: chi penserà a te quando sarai vecchio?”
“O Pa', portami rispetto, non sono tanto vecchio e, poi, tu sei più vecchio di me! Non te lo dimenticare ...”.
“No, veramente – continua – non pensi di aver bisogno di qualcuno al tuo fianco? Non senti il bisogno, la mancanza di simpatici frugoletti da veder crescere e ai quali passare il testimone, trasmettere il tuo DNA?”.
“Sincerità per sincerità – gli ribatto mentre cerco di rollarmi una sigaretta – non ho alcuna smania di cambiare pannolini pieni di merda; passare notte insonni per i frignare di quelli che tu chiami 'simpatici frugoletti'; farmi prendere dall'ansia perché – una volta cresciuti – non rientrano a casa all'ora che ho detto loro; ringraziare perché si limitano a fumare delle comunissime e banalissime sigarette; litigare quando vorranno il motorino; se femmine, angosciarmi per il timore che restino incinta; se maschi, preoccuparmi che frequentino gente poco raccomandabile, che ne so: dei ciellini, dei leghisti o, dio non me ne voglia, dei berlusconiani!”. “No, guarda, una volta avevo paura che nascessero sotto un governo di Andreotti, ma oggi non mi darei pace se nascessero regnante Berlusconi!!!” “Questo – concludo enfaticamente – vuol essere il mio grande contributo all'umanità: mi auguro che qualcuno vorrà tenerne conto ...”.
La discussione, che sta per prendere una piega politica, viene bruscamente interrotta dallo sbattere della parta: è la Margherita che è rientrata e che, senza neppure salutare ma degnandoci solo di uno sguardo di disgusto misto a disprezzo (che si tengono compagnia come il gelato alla cioccolata e quello alla crema), biascicando qualcosa tira diritto verso la camera da letto.
Altra porta che sbatte in modo ostentato e si sente gracchiare: "Domattina la cucina deve essere tirata a lucido ed i piatti lavati, lazzaroni scansafatiche".
Per educazione, sperando di essere ancora in tempo, sussurro un timido "Uè, ciau, Margherita, bella serata al Bingo?".
Le mie pur brevi considerazioni, che a me, invero, paiono pregevoli e meritevoli di considerazioni, mi attirano una buona dose di critiche, le più benevole delle quali suonano come 'egoista', 'cinico', 'pensi solo a te stesso', e "lasci che siano solo gli extra-comunitari a mettere al mondo decine e decine di figli: quelli sono peggio dei conigli!”.
Quest'ultima osservazione mi fa un attimo sussultare: “O Pa', ti credevo di sinistra: cos'è questa deriva di destra? Da quando ti metti a fare discorsi leghisti?”.
“Lascia perdere – mi sento rispondere – si vede che tu non hai un figlio: tra qualche anno saranno ovunque e saremo noi a dover imparare il cinese o l'arabo. Ma già, tu ti senti superiore, ti sei ritirato in disparte, tanto a te che importa?”.
“ 'Azz, Pa', lascia che questa volta sia io sincero: tu mi preoccupi! ... e non poco” gli dico e sono sinceramente preoccupato per lui e, lo ammetto, anche per me. “Non è che ti si è di nuovo rotto il televisore e ti si è bloccato su Rete4? No perché, sai, a forza di sentire le stronzate di Fede, non sembra, ma alla fine uno le assorbe, così, senza volere. Credo la chiamino osmosi o messaggi subliminali, insomma qualcosa del genere: promettimi che andrai dal medico a farti prescrivere delle visite”. “Va bene, va bene, te lo prometto: Maria ed io siamo preoccupati per te, è ora che tu metta la testa a posto” Ma tu promettimi che penserai seriamente a questa cosa di trovarti una femmina!"
“Senti – gli propongo – facciamo un patto: io non mi preoccupo per questi tuoi strani discorsi velatamente razzisti (ma ti ricordi di quando si marciava per stronzate come l'uguaglianza, i diritti, degli esclusi, ..?) e tu, anzi, voi, non vi preoccupate per me!”.
“No dai, merda ... – il Paolo non molla la preda: è come un cane da trifule, un segugio delle Langhe; niente niente da ambientalista mi è diventato cacciatore? – devi pensarci: per quanto ancora pensi di avere delle cartucce da sparare? (non ci sono più dubbi: è diventato un cacciatore). Hai ancora poco tempo per cercarti una brava femmina, e poi, chi penserà a prepararti da mangiare in modo decente (dio mio, Romolè, vai avanti a scatolette ...), lavarti i panni, stirare, cucinare, tenere in ordine la casa? Chi si prenderà cura di te quando sarai ammalato?”.
Sinceramente, non so se mi dia più fastidio questo suo ostinarsi a preoccuparsi della mia vecchiaia, in fondo ho ancora 42 anni e portati una chiccheria), o questa storia delle cartucce: o è veramente diventato un cacciatore o gioca coi doppi sensi. Nell'uno o nell'altro caso inizia ad essere un po' irritante.
Il fatto è che le cose irritanti mi fanno venire da ridere. Senza contare che non riesco a capire se dice tutto ciò per me o a beneficio della Margherita che potrebbe sentire.
“Senti – mi sforzo di imbastire una replica – ricordati che chi non sa stirare di noi due sei tu; per lavare, ho ancora una lavatrice che funziona, non chiedermi come, ma funzione e dio gliene renda merito, cucinare me la cavo ancora: non cucino per te perché sarebbe una scusa per venirmi a trovare e non te ne andresti”.
“Quanto a malattia, invalidità permanente e/o momentanea e/o parziale e/o totale, mettiamocelo pure, tenere in ordine la casa, beh, potendo scegliere tra una 'regina del focolare' quarantacinquenne/cinquantenne e due ragazze carine di 25 anni, onestamente: tu chi sceglieresti?”.
E lo minaccio di brutto-brutto: "Se, poi, insisti, dico alla Margherita che stasera hai fumato, poi sono %&$£ tuoi".
Il Paolo si lascia cadere nella poltrona: si vede che è esausto, prossimo alla fine.
Eppure, si sa, sono proprio i colpi di coda ad essere più pericolosi: quando un animale si sente perso, vede vicina la fine, la capitolazione, gioca il tutto per tutto e, se preferite, le ultime carte. E, comunque, il Paolo non sopporta le minaccie: oramai per lui è diventata una questione personale!
“Romolè, Romolè – parte la filippica finale – proprio tu, con tutte le stronzate che hai combinato qualche anno fa per le femmine, possibile che non ti manchi la gioia, l'esaltazione dell'orgasmo?”.
Se il Paolo tira fuori un parolone come 'orgasmo' vuol proprio dire che è certo che la Margherita dorme già profondamente, da encefalo-piatto, altrimenti se ne sarebbe ben guardato.
“Vedi, o Paolo – mi è sempre piaciuto usare il vocativo: dà un senso di 'evocativo' al discorso, per banale che possa poi essere -, sii onesto con te stesso: quanto dura un orgasmo? Una frazione di secondo, via, te lo voglio concedere, un paio di secondi (se sei proprio bravo; ndr: non confondete l' 'orgasmo' con l' 'eccitazione'): tutto il resto dell'accoppiamento è ginnastica! E, se non ricordo male, o Paolo, tu neppure andavi troppo bene in ginnastica: eri sempre l'ultimo a venir scelto per formare le squadre e giocavi solo perché, prudentemente, portavi il pallone da casa.”.
“Comunque, scusami, non volevo entrare nel personale, ma la verità è che mentre una femmina della nostra specie può avere persino degli orgasmi multipli, per il maschio tra una cartuccia e l'altra – come diresti tu – occorre una seria pausa di riflessione e tanta, tanta fiducia”.
"Senza contare che loro possono fingere, noi no!" ... e, questo non è leale, care Lettrici.
“Insomma, ragiona con me: se è vero che su un piatto della bilancia sta questo piacere, per quanto sublime, ma che pure dura poco, pochissimo, cosa c'è sull'altro piatto della bilancia?”
“Certo chi ha avuto l'avventura di iniziare a convivere da giovane, si è abituato a condividere gli spazi; ma, giunti alla nostra età, la condivisione del territorio può avere esiti cruenti. So di amici che hanno segnato il proprio territorio all'interno delle mura domestiche orinando negli angoli!”.
“Prova a riflettere a cosa io posso mettere sul piatto della bilancia: mi preparo da mangiare quando voglio, se voglio e cosa voglio; giro per casa in boxer e t-shirt (libertà che tu neppure osi prendere quando tua moglie è al mare): tu, come vuole Margherita ti metti in giacca e cravatta anche per portare giù la spazzatura!".
“Se devo uscire per vedere degli amici, posso anche non farmi la barba : tu sai quanto la Margherita trovi incredibilmente 'maschile' e 'sexy' Brad Pitt, George Clooney con la barba di un paio di giorni; perché si lamenta a metà giornata della tua, cito, 'barba incolta' quando ti sei raso al mattino?”.
“E la televisione? Che mi dici della televisione? Io posso permettermi il lusso di guardare il programma che voglio, mentre tu, per evitare schermaglie per il controllo del telecomando, mi chiedi di registrarti la partita a casa mia e di non dirti nulla del risultato. E, intanto, ti guardi assurde soap opera e non resisti alla tentazione di chiuderti in bagno per telefonarmi ed essere sicuro che abbia caricato la registrazione. Non è che la Margherita, prima o poi, inizierà a pensare che hai un'amante? No perché considera anche che se ha il sospetto e ti dice nulla e perché lei un amante ce l'ha già!”.
“Ma parliamo di bagno: quand'è stata l'ultima volta che hai provato il brivido di lasciare il bagno schiuma senza tappo, la lussuria di non asciugare per terra quando esci dalla doccia, la perversione di strizzare il tubetto del dentifricio dal centro e non dal fondo?” “Ed il fumo – rincaro la dose – che mi dici del fumo? Fumavi prima che io fumassi, ricordo che dicevi che a Margherita piacevano quei tuoi baci dal sapore deciso, così maschio! Diceva che quella sigaretta tra le labbra ti dava un'aria così... virile: Pa', diceva che eri 'virile'!? Fumavi prima di conoscerla e, dopo nemmeno un mese, ti ha convinto (?) a smettere di fumare”.
“Adesso guardati, dovresti vederti: dici che non ti dà fastidio che io fumi, ma ho il sospetto che tu mi permetta di fumare solo perché, mettendoti sottovento, sfrutti il fumo passivo”. “E del calcetto? Che mi dici del calcetto? Te ne devo rendere merito, col calcetto hai resistito più che col fumo: hai capitolato, dopo una strenua resistenza, dopo il terzo mese, al rientro dalle vacanze. Io continuo a giuocare!”.
Una cena a base di pizza presa al ristorante cinese sotto casa sua.
Avete notato come oramai praticamente tutti i ristoranti cinesi facciano anche la pizza? Io ero abituato a vederli lavorare a metter giù binari nei film di Sergio Leone, sfruttati da tremendi padroni bianchi: oggi mi immagino dei meschini napoletani lavorare 'come dei cinesi' nel retrobottega di un take-away cinese.
Comunque, dicevo, questa sera è la 'libera uscita' di Paolo, anche se, pantofolaio com'è diventato dopo una quindicina d'anni di matrimonio, preferisce passarla a casa, assolutamente padrone della casa, visto che Margherita, la moglie, ovvero la vera padrona di casa ovvero `colei che si fa obbedire` è al Bingo con le amiche.
Questa, almeno, è la versione ufficiale che io neppure oserei mettere in discussione, facendo osservare che la Margherita si fa venire a prendere da un ragazzo palestrato 5 anni più giovane del Paolo, con tanto di auto lavata, lucidata e stirata, completamente lampadato, tipo 'istruttore di palestra'.
Ma è anche e pur vero che il Paolo sarebbe lieto di poter dividere le gioie e, soprattutto, i dolori ed ancor più le fatiche del talamo: dopo la gioia e l'entusiasmo dei primi mesi, una nojosa routine, un lavoro forse anche più nojoso di quello in ufficio.
Abbiamo, ad ogni buon conto, da tempo terminato tutti gli argomenti di conversazione 'virile'.
In altri termini: donne ("Meglio un bel sedere o un bel paio di tette?"); una spruzzata di politica ("Hai sentito l'ultima del Silvio!?"), la crisi q.b. (ndr: quanto basta), il calcio ("Cassano deve giocare in Nazionale o no?", "Ciro [ndr. Ferrara] ... durerà o no?"), i programmi tivvì ...
Finito il primo giro, il Paolo riattacca a parlare di tivvì, calcio, donne ed io lo blocco subito: "Questa sera, basta parlare di Silvio, pliz!".
La serata volge al termine, anzi, a dire il vero, siamo quasi al mattino.
Sono passate ore da quando abbiano iniziato la nostra amena conversazione, ma, come si suol dire 'quando ci si diverte il tempo passa'.
Il Paolo avverte che la conversazione langue, ma dall'occhiata che mi lancia, credo abbia riservato per il gran finale i botti dell'artiglieria pesante.
Lungo la strada si vedono srotolarsi le prime luci delle auto che vanno al lavoro e, tra me e me, mi dico che mi sembra strano che ci sia gente che va al lavoro a quest'ora. Ad essere sinceri, dopo due anni, mi sembra quasi strano che ci siano persone che vanno a lavorare.
Mi viene da pensare che, molto probabilmente, chiusi nelle loro auto stanno smadonnando per essersi svegliati tanto presto e per i canali della radio che trasmettono notizie di inverosimili ingorghi in quel di incisa Val d'Arno: ad Incisa val d'Arno ci sono sempre ingorghi! Ma è sempre lo stesso ingorgo che non riescono a sgorgare o ogni giorno c'è un ingorgo nuovo? No perché, se fosse vera la seconda ipotesi, allora perché tutti si vanno a ingorgare proprio lì, tutte le mattina? Chi lo sa, forse tutte quelle persone che si ritrovano lì, ogni giorno, giorno dopo giorno, allo stesso ingorgo col passare del tempo avranno stretto amicizie, si faranno auguri di compleanno, si scambieranno regali per le ricorrenze consacrate… saranno nati Ammmori…
Ecco, lo sapevo, neppure avrei dovuto pensare la parola 'Ammmore', perché il Paolo torna alla carica.
“Romolè, sinceramente – eccolo che si mette a giocare la carta della sincerità: dev'essere alla frutta – non pensi mai al tuo futuro? Siamo onesti, ora che sei solo al mondo: chi penserà a te quando sarai vecchio?”
“O Pa', portami rispetto, non sono tanto vecchio e, poi, tu sei più vecchio di me! Non te lo dimenticare ...”.
“No, veramente – continua – non pensi di aver bisogno di qualcuno al tuo fianco? Non senti il bisogno, la mancanza di simpatici frugoletti da veder crescere e ai quali passare il testimone, trasmettere il tuo DNA?”.
“Sincerità per sincerità – gli ribatto mentre cerco di rollarmi una sigaretta – non ho alcuna smania di cambiare pannolini pieni di merda; passare notte insonni per i frignare di quelli che tu chiami 'simpatici frugoletti'; farmi prendere dall'ansia perché – una volta cresciuti – non rientrano a casa all'ora che ho detto loro; ringraziare perché si limitano a fumare delle comunissime e banalissime sigarette; litigare quando vorranno il motorino; se femmine, angosciarmi per il timore che restino incinta; se maschi, preoccuparmi che frequentino gente poco raccomandabile, che ne so: dei ciellini, dei leghisti o, dio non me ne voglia, dei berlusconiani!”. “No, guarda, una volta avevo paura che nascessero sotto un governo di Andreotti, ma oggi non mi darei pace se nascessero regnante Berlusconi!!!” “Questo – concludo enfaticamente – vuol essere il mio grande contributo all'umanità: mi auguro che qualcuno vorrà tenerne conto ...”.
La discussione, che sta per prendere una piega politica, viene bruscamente interrotta dallo sbattere della parta: è la Margherita che è rientrata e che, senza neppure salutare ma degnandoci solo di uno sguardo di disgusto misto a disprezzo (che si tengono compagnia come il gelato alla cioccolata e quello alla crema), biascicando qualcosa tira diritto verso la camera da letto.
Altra porta che sbatte in modo ostentato e si sente gracchiare: "Domattina la cucina deve essere tirata a lucido ed i piatti lavati, lazzaroni scansafatiche".
Per educazione, sperando di essere ancora in tempo, sussurro un timido "Uè, ciau, Margherita, bella serata al Bingo?".
Le mie pur brevi considerazioni, che a me, invero, paiono pregevoli e meritevoli di considerazioni, mi attirano una buona dose di critiche, le più benevole delle quali suonano come 'egoista', 'cinico', 'pensi solo a te stesso', e "lasci che siano solo gli extra-comunitari a mettere al mondo decine e decine di figli: quelli sono peggio dei conigli!”.
Quest'ultima osservazione mi fa un attimo sussultare: “O Pa', ti credevo di sinistra: cos'è questa deriva di destra? Da quando ti metti a fare discorsi leghisti?”.
“Lascia perdere – mi sento rispondere – si vede che tu non hai un figlio: tra qualche anno saranno ovunque e saremo noi a dover imparare il cinese o l'arabo. Ma già, tu ti senti superiore, ti sei ritirato in disparte, tanto a te che importa?”.
“ 'Azz, Pa', lascia che questa volta sia io sincero: tu mi preoccupi! ... e non poco” gli dico e sono sinceramente preoccupato per lui e, lo ammetto, anche per me. “Non è che ti si è di nuovo rotto il televisore e ti si è bloccato su Rete4? No perché, sai, a forza di sentire le stronzate di Fede, non sembra, ma alla fine uno le assorbe, così, senza volere. Credo la chiamino osmosi o messaggi subliminali, insomma qualcosa del genere: promettimi che andrai dal medico a farti prescrivere delle visite”. “Va bene, va bene, te lo prometto: Maria ed io siamo preoccupati per te, è ora che tu metta la testa a posto” Ma tu promettimi che penserai seriamente a questa cosa di trovarti una femmina!"
“Senti – gli propongo – facciamo un patto: io non mi preoccupo per questi tuoi strani discorsi velatamente razzisti (ma ti ricordi di quando si marciava per stronzate come l'uguaglianza, i diritti, degli esclusi, ..?) e tu, anzi, voi, non vi preoccupate per me!”.
“No dai, merda ... – il Paolo non molla la preda: è come un cane da trifule, un segugio delle Langhe; niente niente da ambientalista mi è diventato cacciatore? – devi pensarci: per quanto ancora pensi di avere delle cartucce da sparare? (non ci sono più dubbi: è diventato un cacciatore). Hai ancora poco tempo per cercarti una brava femmina, e poi, chi penserà a prepararti da mangiare in modo decente (dio mio, Romolè, vai avanti a scatolette ...), lavarti i panni, stirare, cucinare, tenere in ordine la casa? Chi si prenderà cura di te quando sarai ammalato?”.
Sinceramente, non so se mi dia più fastidio questo suo ostinarsi a preoccuparsi della mia vecchiaia, in fondo ho ancora 42 anni e portati una chiccheria), o questa storia delle cartucce: o è veramente diventato un cacciatore o gioca coi doppi sensi. Nell'uno o nell'altro caso inizia ad essere un po' irritante.
Il fatto è che le cose irritanti mi fanno venire da ridere. Senza contare che non riesco a capire se dice tutto ciò per me o a beneficio della Margherita che potrebbe sentire.
“Senti – mi sforzo di imbastire una replica – ricordati che chi non sa stirare di noi due sei tu; per lavare, ho ancora una lavatrice che funziona, non chiedermi come, ma funzione e dio gliene renda merito, cucinare me la cavo ancora: non cucino per te perché sarebbe una scusa per venirmi a trovare e non te ne andresti”.
“Quanto a malattia, invalidità permanente e/o momentanea e/o parziale e/o totale, mettiamocelo pure, tenere in ordine la casa, beh, potendo scegliere tra una 'regina del focolare' quarantacinquenne/cinquantenne e due ragazze carine di 25 anni, onestamente: tu chi sceglieresti?”.
E lo minaccio di brutto-brutto: "Se, poi, insisti, dico alla Margherita che stasera hai fumato, poi sono %&$£ tuoi".
Il Paolo si lascia cadere nella poltrona: si vede che è esausto, prossimo alla fine.
Eppure, si sa, sono proprio i colpi di coda ad essere più pericolosi: quando un animale si sente perso, vede vicina la fine, la capitolazione, gioca il tutto per tutto e, se preferite, le ultime carte. E, comunque, il Paolo non sopporta le minaccie: oramai per lui è diventata una questione personale!
“Romolè, Romolè – parte la filippica finale – proprio tu, con tutte le stronzate che hai combinato qualche anno fa per le femmine, possibile che non ti manchi la gioia, l'esaltazione dell'orgasmo?”.
Se il Paolo tira fuori un parolone come 'orgasmo' vuol proprio dire che è certo che la Margherita dorme già profondamente, da encefalo-piatto, altrimenti se ne sarebbe ben guardato.
“Vedi, o Paolo – mi è sempre piaciuto usare il vocativo: dà un senso di 'evocativo' al discorso, per banale che possa poi essere -, sii onesto con te stesso: quanto dura un orgasmo? Una frazione di secondo, via, te lo voglio concedere, un paio di secondi (se sei proprio bravo; ndr: non confondete l' 'orgasmo' con l' 'eccitazione'): tutto il resto dell'accoppiamento è ginnastica! E, se non ricordo male, o Paolo, tu neppure andavi troppo bene in ginnastica: eri sempre l'ultimo a venir scelto per formare le squadre e giocavi solo perché, prudentemente, portavi il pallone da casa.”.
“Comunque, scusami, non volevo entrare nel personale, ma la verità è che mentre una femmina della nostra specie può avere persino degli orgasmi multipli, per il maschio tra una cartuccia e l'altra – come diresti tu – occorre una seria pausa di riflessione e tanta, tanta fiducia”.
"Senza contare che loro possono fingere, noi no!" ... e, questo non è leale, care Lettrici.
“Insomma, ragiona con me: se è vero che su un piatto della bilancia sta questo piacere, per quanto sublime, ma che pure dura poco, pochissimo, cosa c'è sull'altro piatto della bilancia?”
“Certo chi ha avuto l'avventura di iniziare a convivere da giovane, si è abituato a condividere gli spazi; ma, giunti alla nostra età, la condivisione del territorio può avere esiti cruenti. So di amici che hanno segnato il proprio territorio all'interno delle mura domestiche orinando negli angoli!”.
“Prova a riflettere a cosa io posso mettere sul piatto della bilancia: mi preparo da mangiare quando voglio, se voglio e cosa voglio; giro per casa in boxer e t-shirt (libertà che tu neppure osi prendere quando tua moglie è al mare): tu, come vuole Margherita ti metti in giacca e cravatta anche per portare giù la spazzatura!".
“Se devo uscire per vedere degli amici, posso anche non farmi la barba : tu sai quanto la Margherita trovi incredibilmente 'maschile' e 'sexy' Brad Pitt, George Clooney con la barba di un paio di giorni; perché si lamenta a metà giornata della tua, cito, 'barba incolta' quando ti sei raso al mattino?”.
“E la televisione? Che mi dici della televisione? Io posso permettermi il lusso di guardare il programma che voglio, mentre tu, per evitare schermaglie per il controllo del telecomando, mi chiedi di registrarti la partita a casa mia e di non dirti nulla del risultato. E, intanto, ti guardi assurde soap opera e non resisti alla tentazione di chiuderti in bagno per telefonarmi ed essere sicuro che abbia caricato la registrazione. Non è che la Margherita, prima o poi, inizierà a pensare che hai un'amante? No perché considera anche che se ha il sospetto e ti dice nulla e perché lei un amante ce l'ha già!”.
“Ma parliamo di bagno: quand'è stata l'ultima volta che hai provato il brivido di lasciare il bagno schiuma senza tappo, la lussuria di non asciugare per terra quando esci dalla doccia, la perversione di strizzare il tubetto del dentifricio dal centro e non dal fondo?” “Ed il fumo – rincaro la dose – che mi dici del fumo? Fumavi prima che io fumassi, ricordo che dicevi che a Margherita piacevano quei tuoi baci dal sapore deciso, così maschio! Diceva che quella sigaretta tra le labbra ti dava un'aria così... virile: Pa', diceva che eri 'virile'!? Fumavi prima di conoscerla e, dopo nemmeno un mese, ti ha convinto (?) a smettere di fumare”.
“Adesso guardati, dovresti vederti: dici che non ti dà fastidio che io fumi, ma ho il sospetto che tu mi permetta di fumare solo perché, mettendoti sottovento, sfrutti il fumo passivo”. “E del calcetto? Che mi dici del calcetto? Te ne devo rendere merito, col calcetto hai resistito più che col fumo: hai capitolato, dopo una strenua resistenza, dopo il terzo mese, al rientro dalle vacanze. Io continuo a giuocare!”.
“Ed ancora, perché ieri sera hai lavato i piatti anche se non ne avevi voglia: non è che temevi il cazziatone della Margherita una volta rientrata a casa?”.
“E, poi, dimmi la verità – qui so di andare a colpire un nervo scoperto – cos'hai pensato quando ieri la Margherita non ha risposto subito quando le hai telefonato? Ti spiego: niente donna, niente gelosia!”.
Mi sento pronto per l'affondo finale: è in momenti come questi che rimpiango di non aver fatto l'avvocato penalista!
“Un'ultima, breve considerazione: un mese dura, in media 30 giorni, giusto?” gli domando.
Il Paolo ne conviene, non ha capito dove voglio arrivare, ma non osa darmi torto: “Giusto!”.
“Ora – proseguo nel ragionamento tenendolo per mano - , sei d'accordo che le femmine della nostra specie hanno a loro disposizione un tot di giorni dove tutto è concesso loro? Possono dire, fare, pensare quello che vogliono: godono dell'immunità più assoluta! Giusto?”.
"Giusto...!" mi risponde, anche se non sono del tutto certo che capisca: forse, parlo troppo in fretta, i concetti si susseguono con troppa rapidità per uno come il Paolo che si sente allo stretto quando nella testa gli frullano due pensieri nello stesso momento.
Cerco, allora, di aiutarmi con unaltro esempio: "Hai presente quei giorni quando qualunque cosa TU dica, faccia è sbagliata per il solo fatto che TU l'abbia detta o fatta?".
Il Paolo inizia a capire dove voglio andare a parare: si stringe le labbra, digrigna i denti, si stringe i pungi nelle tasche e mi risponde con gli occhi che si sono fatti due fessure strette strette: “Giusto!”.
“E poi – volgo alla conclusione pronto allo scroscio di applausi – quando pensi che tutto sia finito, dalla padella nella brace: inizia la menopausa! Giusto?”.
Gli occhi del Paolo si sono come illuminati, e sussurra un sibilante “Giusto!” e qualcosa che suona come “Ma che str....”, ma non riesco a capire cosa voglia aggiungere o, forse proprio perché sono un signore, non gli chiedo di ripetere.
Schivo per prontezza di riflessi l'abbraccio del mastodonte.
Pago del successo, mi sento magnanimo e non voglio infierire. Butto un occhio, già che ci sono tutt'e due all'orologio e sono pronto per un'elegante uscita di scena: “Oh, toh, guarda che ore si sono fatte: devo proprio andare!”.
“Lascia, lascia che ti accompagni: ti offro la colazione al bar, c'è una nuova cameriera carina, te la faccio conoscere” propone il Paolo. Chi sono io per dirgli di no?
“Ma – mi viene in mente - … e la Margherita?”
“Ma lasciala perdere, quando dorme non vuole essere svegliata – mi risponde garrulo -: questa mattina se la preparerà da sola la colazione... la stronza”.
"Allora prima avevo capito bene..." mi viene da pensare, ed, invece, dico: "Ma i piatti? Non li lavi?". "Ma lascia perdere i piatti" mi ribatte l'uomo che non sa cosa lo aspetterà quando tornerà a casaetta.
Facciamo colazione e lo lascio andare al lavoro.
Conclusione
Giro tutto il giorno, tanto per cambiare a cercare lavoro, sperando che sia il giorno buono in cui qualcuno mi chiamerà per un colloquio.
Si è fatta sera, venerdì sera. Il venerdì sera, lo ammetto, per i singles è un momento velato di una melanconica tristezza dalla quale ci lasciamo abbracciare. È in momenti come questi che, per quanto giuochiamo a fare gli autosufficienti, i sicuri di noi stessi, avremmo il piacere di avere qualcuno a casa che ci aspetti, qualche ragazza che ci telefoni, un abbraccio un bacio.
Sono alla fermata del pulman con questi pensieri.
Passa un'auto che rallenta prima delle strisce pedonali. Dentro un ragazzo ed una ragazza evidentemente pronti per la serata: sono tutt'e due in tiro.
Stanno litigando ad alta voce, al punto che tutti alla fermata non possono fare a meno di seguirli con lo sguardo.
Io li guardo e penso tra me: “Ma posso io, disoccupato come sono, permettermi questo? Non dovrei prima avere un punto fermo, qualcosa di sicuro nella mia vita? Che ne so: ... un lavoro?”.
E questi pensieri lasciano il posto ad una domanda: “Chissà cosa c'è stasera alla tivvì?”. (manca l'epilogo, alla prossima puntata!)
“E, poi, dimmi la verità – qui so di andare a colpire un nervo scoperto – cos'hai pensato quando ieri la Margherita non ha risposto subito quando le hai telefonato? Ti spiego: niente donna, niente gelosia!”.
Mi sento pronto per l'affondo finale: è in momenti come questi che rimpiango di non aver fatto l'avvocato penalista!
“Un'ultima, breve considerazione: un mese dura, in media 30 giorni, giusto?” gli domando.
Il Paolo ne conviene, non ha capito dove voglio arrivare, ma non osa darmi torto: “Giusto!”.
“Ora – proseguo nel ragionamento tenendolo per mano - , sei d'accordo che le femmine della nostra specie hanno a loro disposizione un tot di giorni dove tutto è concesso loro? Possono dire, fare, pensare quello che vogliono: godono dell'immunità più assoluta! Giusto?”.
"Giusto...!" mi risponde, anche se non sono del tutto certo che capisca: forse, parlo troppo in fretta, i concetti si susseguono con troppa rapidità per uno come il Paolo che si sente allo stretto quando nella testa gli frullano due pensieri nello stesso momento.
Cerco, allora, di aiutarmi con unaltro esempio: "Hai presente quei giorni quando qualunque cosa TU dica, faccia è sbagliata per il solo fatto che TU l'abbia detta o fatta?".
Il Paolo inizia a capire dove voglio andare a parare: si stringe le labbra, digrigna i denti, si stringe i pungi nelle tasche e mi risponde con gli occhi che si sono fatti due fessure strette strette: “Giusto!”.
“E poi – volgo alla conclusione pronto allo scroscio di applausi – quando pensi che tutto sia finito, dalla padella nella brace: inizia la menopausa! Giusto?”.
Gli occhi del Paolo si sono come illuminati, e sussurra un sibilante “Giusto!” e qualcosa che suona come “Ma che str....”, ma non riesco a capire cosa voglia aggiungere o, forse proprio perché sono un signore, non gli chiedo di ripetere.
Schivo per prontezza di riflessi l'abbraccio del mastodonte.
Pago del successo, mi sento magnanimo e non voglio infierire. Butto un occhio, già che ci sono tutt'e due all'orologio e sono pronto per un'elegante uscita di scena: “Oh, toh, guarda che ore si sono fatte: devo proprio andare!”.
“Lascia, lascia che ti accompagni: ti offro la colazione al bar, c'è una nuova cameriera carina, te la faccio conoscere” propone il Paolo. Chi sono io per dirgli di no?
“Ma – mi viene in mente - … e la Margherita?”
“Ma lasciala perdere, quando dorme non vuole essere svegliata – mi risponde garrulo -: questa mattina se la preparerà da sola la colazione... la stronza”.
"Allora prima avevo capito bene..." mi viene da pensare, ed, invece, dico: "Ma i piatti? Non li lavi?". "Ma lascia perdere i piatti" mi ribatte l'uomo che non sa cosa lo aspetterà quando tornerà a casaetta.
Facciamo colazione e lo lascio andare al lavoro.
Conclusione
Giro tutto il giorno, tanto per cambiare a cercare lavoro, sperando che sia il giorno buono in cui qualcuno mi chiamerà per un colloquio.
Si è fatta sera, venerdì sera. Il venerdì sera, lo ammetto, per i singles è un momento velato di una melanconica tristezza dalla quale ci lasciamo abbracciare. È in momenti come questi che, per quanto giuochiamo a fare gli autosufficienti, i sicuri di noi stessi, avremmo il piacere di avere qualcuno a casa che ci aspetti, qualche ragazza che ci telefoni, un abbraccio un bacio.
Sono alla fermata del pulman con questi pensieri.
Passa un'auto che rallenta prima delle strisce pedonali. Dentro un ragazzo ed una ragazza evidentemente pronti per la serata: sono tutt'e due in tiro.
Stanno litigando ad alta voce, al punto che tutti alla fermata non possono fare a meno di seguirli con lo sguardo.
Io li guardo e penso tra me: “Ma posso io, disoccupato come sono, permettermi questo? Non dovrei prima avere un punto fermo, qualcosa di sicuro nella mia vita? Che ne so: ... un lavoro?”.
E questi pensieri lasciano il posto ad una domanda: “Chissà cosa c'è stasera alla tivvì?”. (manca l'epilogo, alla prossima puntata!)
(segue, ...)
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