
Uscendo dal colloquio con e-care non ho alcuna certezza che mi possano prendere.
Per fortuna mentre mi sto avviando alla fermata del pulman, vengo raggiunto da una telefonata.
"Buongiorno"
"Buongiorno" rispondo, cortese come sono che ogni tanto me ne stupisco.
"Abbiamo ricevuto il suo c.v., è ancora alla ricerca di un lavoro?".
Mi sembra sgarbato dire di sì, anche perché non sarebbe vero; potrei dire che sto valutando delle opportunità, ma quali opportunità?; e, poi, fare colloqui è pur sempre un modo per fare nuove conoscenze.
Quindi, ancor prima che la ragazza al telefono abbia finito la sua domanda, la blocco con un disponibile "Sì!".
La ragazza vorrebbe già spiegarmi qualcosa, ma le dico che ne avrà modo l'indomani.
E' mercoledì, l'appuntamento è per le 14 in via Arnaldo da Brescia.
Mi imbuto nella metropolitana, a porta Nuova mi imbarco clandestino sul 4 (la chiamano metropolitana leggera, anche se non ho mai capito cos'abbia di leggero) e, fiducioso, mi metto a leggere. Confido sulla mi innata memoria approssimativa, avendo una vaga idea di dove sia via da Brescia.
Arrivato all'altezza di corso Traiano (lo deduco dalla voce gracchiante che annuncia le fermate, volgo il mio sguardo a destra e vedo stagliarsi l'imponente entrata di Fiat Mirafiori.
Preso da un leggero dubbio, chiedo cortese ed affabile come solo in certi momenti so fare, ad un'anziana signora con le borse della spesa se ho già superato la mia fermata.
La signora si trattiene dal ridacchiare e dal darmi del ragazzino (a volte la grigia brizzolatura sulle tempie è di grande aiuto) e mi dice che devo risalire di 3-4 fermate.
Per fortuna mentre mi sto avviando alla fermata del pulman, vengo raggiunto da una telefonata.
"Buongiorno"
"Buongiorno" rispondo, cortese come sono che ogni tanto me ne stupisco.
"Abbiamo ricevuto il suo c.v., è ancora alla ricerca di un lavoro?".
Mi sembra sgarbato dire di sì, anche perché non sarebbe vero; potrei dire che sto valutando delle opportunità, ma quali opportunità?; e, poi, fare colloqui è pur sempre un modo per fare nuove conoscenze.
Quindi, ancor prima che la ragazza al telefono abbia finito la sua domanda, la blocco con un disponibile "Sì!".
La ragazza vorrebbe già spiegarmi qualcosa, ma le dico che ne avrà modo l'indomani.
E' mercoledì, l'appuntamento è per le 14 in via Arnaldo da Brescia.
Mi imbuto nella metropolitana, a porta Nuova mi imbarco clandestino sul 4 (la chiamano metropolitana leggera, anche se non ho mai capito cos'abbia di leggero) e, fiducioso, mi metto a leggere. Confido sulla mi innata memoria approssimativa, avendo una vaga idea di dove sia via da Brescia.
Arrivato all'altezza di corso Traiano (lo deduco dalla voce gracchiante che annuncia le fermate, volgo il mio sguardo a destra e vedo stagliarsi l'imponente entrata di Fiat Mirafiori.
Preso da un leggero dubbio, chiedo cortese ed affabile come solo in certi momenti so fare, ad un'anziana signora con le borse della spesa se ho già superato la mia fermata.
La signora si trattiene dal ridacchiare e dal darmi del ragazzino (a volte la grigia brizzolatura sulle tempie è di grande aiuto) e mi dice che devo risalire di 3-4 fermate.
Scendo al volo ed attraverso corso Unione piroettando atletico e felino piroetto, volteggio e dribblo tra le auto che sfrecciano (l'avreste mai sospettata tanta agilità nel vostro simpatico eroe?) per prendere al volo il 63.
Pur fiducioso nel mio innato senso dell'orientamento (anche se avessi fatto il boy scout ne sarei stato espulso per incapacità di orientarmi nei boschi) chiedo indicazioni all'autista. Effettivamente sono 3-4 fermate: la vecchietta non mi aveva gabbato, anche se la cosa le sarebbe stata facile, mandandomi chissà dove.
Scendo alla fermata dopo via Filadelfia e, per non incorrere in ulteriori errori, consulto l'enorme mappa alla pensilina della fermata. Mi aiuta una frecciona rossa che recita "Tu sei qui". Ne deduco che sono qui, lì.
Attraverso sotto una pioggerellina fitta ed insistente (e ben sapete come può essere infida la pioggerellina quando prende confidenza e fiducia in se stessa) attraverso Piazzale S. Gabriele di Gorizia, confesso che neppure sapevo esistesse, pur continuando a fare sonni tranquillissimi, ed imbocco via da Brescia. Che sia via da Brescia lo deduco dalla targa inchiodata all'angolo di un palazzo.
Dall'altra parte della strada la facoltà di Economia, già facoltà di Economia e Commercio, già ospizio Poveri Vecchi. Insomma, una zona colta, dove l'intellighenzia pullula, anche se forse adesso si sta riparando anche lei dalla pioggia.
Ovvio, non dovrei neppure dirlo, che quando guardo i primi numeri di via da Brescia sono all’altezza del 30. Dovete sapere che la numerazione inizia in Piazzale S. Gabriele, al punto che mi domando dove sia esattamente il piazzale. Ma non ho tempo, perché la ricerca mi farebbe arrivare arrivate in ritardo ed io odio arrivare in ritardo: potrebbe dare l'impressione che mi sia perso.
Via da Brescia 7: ci sono.
Pur fiducioso nel mio innato senso dell'orientamento (anche se avessi fatto il boy scout ne sarei stato espulso per incapacità di orientarmi nei boschi) chiedo indicazioni all'autista. Effettivamente sono 3-4 fermate: la vecchietta non mi aveva gabbato, anche se la cosa le sarebbe stata facile, mandandomi chissà dove.

Attraverso sotto una pioggerellina fitta ed insistente (e ben sapete come può essere infida la pioggerellina quando prende confidenza e fiducia in se stessa) attraverso Piazzale S. Gabriele di Gorizia, confesso che neppure sapevo esistesse, pur continuando a fare sonni tranquillissimi, ed imbocco via da Brescia. Che sia via da Brescia lo deduco dalla targa inchiodata all'angolo di un palazzo.
Dall'altra parte della strada la facoltà di Economia, già facoltà di Economia e Commercio, già ospizio Poveri Vecchi. Insomma, una zona colta, dove l'intellighenzia pullula, anche se forse adesso si sta riparando anche lei dalla pioggia.
Ovvio, non dovrei neppure dirlo, che quando guardo i primi numeri di via da Brescia sono all’altezza del 30. Dovete sapere che la numerazione inizia in Piazzale S. Gabriele, al punto che mi domando dove sia esattamente il piazzale. Ma non ho tempo, perché la ricerca mi farebbe arrivare arrivate in ritardo ed io odio arrivare in ritardo: potrebbe dare l'impressione che mi sia perso.
Via da Brescia 7: ci sono.
Suono al citofono e salgo agile come una faina le scale. Per fortuna devo arrivare solo al 1° piano.
Mi apre la porta una signora oversize, che, stando sulle punte dei piedi potrebbe tranquillamente arrivare al metro e sessanta, dai capelli una volta tinti di biondo (improbabile), ma traditi da un 5 centimetri di ricrescita.
Penso sia la segretaria e mi presento.
La cosa né la turba, né le interessa.
Mi fa accomodare e torna nella sua stanza. Ne deduco che lavora alla call center: non telefona, mangia, ma si siede di fronte ad una postazione con tanto di piccì.
Buono e rilassato mi siedo.
Nell'attesa sono tentato di cedere alle lusinghe di un caffé. Mi alzo, leggo un cartellino che recita 'la macchina non dà il resto. Mi risiedo.
L'ufficio è ricavato da una vecchia abitazione. Le porte sono ridipinte di un raggelante grigio topo. La porta di fronte a dove sono seduto credo nasconda la toilette, lo credo perché 2-3 ragazzi, a turno, entrano, sento lo sciacquone e ne escono più sereni di come sono entrati
Alle spalle di dove sono seduto una sala molto ampia, senza le porte, che lascia intravedere una quarantina di postazioni, non più di 5 ragazzi che chiacchierano amenamente tra loro e due finestre che si affacciano su corso Unione.
Alle spalle di dove sono seduto una sala molto ampia, senza le porte, che lascia intravedere una quarantina di postazioni, non più di 5 ragazzi che chiacchierano amenamente tra loro e due finestre che si affacciano su corso Unione.
Aspetto paziente, mi guardo intorno. Si sente un solo ragazzo telefonare: all'inizio si presenta pacato e conciliante; via via la voce diventa più stridula ed aggressiva quando vuole sapere quanto la povera signora all'altra parte del telefono spende al mese in telefonate. La seconda telefonata è più rassegnata: l'interlocutore non spende più di dieci euro al mese, non ha e non è interessato ad avere internet, non guarda la televisione.
Dalla porta alla mia destra esce un ragazzotto con eskimo e tascapane (probabilmente un residuato bellico del '68) ed una graziosa ragazza bionda mi fa entrare.
La prima domanda è imbarazzante: "Abbiamo messo un annuncio per il call center ed uno per agente: lei per quale ha risposto?".
Mi verrebbe da dire che speravo, m'immaginavo lo sapessero loro, sarei tentato di rispondere "agente": "Chi, da piccolo, non ha mai desiderato fare l'agente segreto?". Ma ripiego per un generico e meno impegnativo "Esattamente non ricordo, ne ho mandati diversi (dire 'tanti' mi sembrava eccessivo e non mi va di eccedere con una ragazza appena conosciuta), ma potrei essere interessato ad entrambi".
La ragazza dice che lei è incaricata di fare i colloqui per il call center e mi spiega in cosa consista l'attività di un call center. Non che ci voglia molta fantasia e non è richiesta neppure tanta immaginazione.
Il cliente è Fastweb, le collaborazioni sono solo part time di 4 ore a circa 6 euro lordi l'ora.
Dalla porta alla mia destra esce un ragazzotto con eskimo e tascapane (probabilmente un residuato bellico del '68) ed una graziosa ragazza bionda mi fa entrare.

Mi verrebbe da dire che speravo, m'immaginavo lo sapessero loro, sarei tentato di rispondere "agente": "Chi, da piccolo, non ha mai desiderato fare l'agente segreto?". Ma ripiego per un generico e meno impegnativo "Esattamente non ricordo, ne ho mandati diversi (dire 'tanti' mi sembrava eccessivo e non mi va di eccedere con una ragazza appena conosciuta), ma potrei essere interessato ad entrambi".
La ragazza dice che lei è incaricata di fare i colloqui per il call center e mi spiega in cosa consista l'attività di un call center. Non che ci voglia molta fantasia e non è richiesta neppure tanta immaginazione.
Il cliente è Fastweb, le collaborazioni sono solo part time di 4 ore a circa 6 euro lordi l'ora.
Le chiedo cosa intenda per 'circa', ma se la cava con un sorriso.
Le dico che potrei essere interessato, in fondo, penso, con una settimana di lavoro mi pago il mensile del bus e tutto il resto è guadagno: grasso che cola!
"Ma, visto il suo curriculum, potrebbe essere l'ideale per la posizione di agente".
E' sempre incoraggiante sentirsi dire da una ragazza carina che sei un tipo 'ideale', quindi, per non deluderla, le dico che potrei (per non sbilanciarmi ripiego su un elegante condizionale) essere interessato.
L'appuntamento per i colloquio da agente è per l'indomani e, di fatti, l'indomani alle 11 sono di nuovo in via da Brescia, per non sbagliarmi al 7.
La ragazza tarchiata mi riaccoglie, la ragazza carina (quella che mi ha detto che sono un tipo 'ideale') mi dice che la persona con la quale dovrò sostenere il colloquio è in ritardo e se ne scusa.
Mi viene da dirle che non si deve scusare: "Mi basta il suo sorriso ed il suo numero di telefono", ma mi decido per un più generico "Non si preoccupi, forse sono io in anticipo".
Mi guardo intorno: i soliti 5 ragazzi di ieri, una trentina di postazioni lavoro vuote, la solita pioggerellina incalzante fuori dalle finestre che si affacciano su una giornata d'autunno primaverile.
Mi accuccio nella sedia del giorno prima.
Dopo una ventina di minuti suonano al citofono, aprono ed entra un ragazzo con jeans strappato in più punti, macchie alla conegrina (o, forse, candeggina), piercing sul lobo dell'orecchio, capelli ricoperti da una generosa dose di gel.
Beh, mi dico, se questo è qui per un colloquio, me la giuoco alla grande, non fosse altro perché quel gel gli intaserebbe la cornetta.
Torna la ragazza bionda che mi fa accomodare in un sala col tavolo da colloquio.
Di fronte al me il ragazzo gelato: non è lì per un colloquio, ma per farmi il colloquio; non solo, si presenta come il titolare della società.
Le dico che potrei essere interessato, in fondo, penso, con una settimana di lavoro mi pago il mensile del bus e tutto il resto è guadagno: grasso che cola!
"Ma, visto il suo curriculum, potrebbe essere l'ideale per la posizione di agente".
E' sempre incoraggiante sentirsi dire da una ragazza carina che sei un tipo 'ideale', quindi, per non deluderla, le dico che potrei (per non sbilanciarmi ripiego su un elegante condizionale) essere interessato.
L'appuntamento per i colloquio da agente è per l'indomani e, di fatti, l'indomani alle 11 sono di nuovo in via da Brescia, per non sbagliarmi al 7.
La ragazza tarchiata mi riaccoglie, la ragazza carina (quella che mi ha detto che sono un tipo 'ideale') mi dice che la persona con la quale dovrò sostenere il colloquio è in ritardo e se ne scusa.
Mi viene da dirle che non si deve scusare: "Mi basta il suo sorriso ed il suo numero di telefono", ma mi decido per un più generico "Non si preoccupi, forse sono io in anticipo".
Mi guardo intorno: i soliti 5 ragazzi di ieri, una trentina di postazioni lavoro vuote, la solita pioggerellina incalzante fuori dalle finestre che si affacciano su una giornata d'autunno primaverile.
Mi accuccio nella sedia del giorno prima.

Beh, mi dico, se questo è qui per un colloquio, me la giuoco alla grande, non fosse altro perché quel gel gli intaserebbe la cornetta.
Torna la ragazza bionda che mi fa accomodare in un sala col tavolo da colloquio.
Di fronte al me il ragazzo gelato: non è lì per un colloquio, ma per farmi il colloquio; non solo, si presenta come il titolare della società.
'Azz!!!
Mi presenta brevemente ma con un certo entusiasmo la società: lavorano per Fastweb, l'impresa è in crescita, anche se da qualche mese alcuni soci se ne sono andati (credo, mi sembra, di sentire che gli scappi anche un 'bastardi!), nonostante la crisi il settore della telefonia non ne è stato toccato, anzi...
Gli agenti, al momento 3 o 4 (sembra che neppure lui ne sia così certo) operano in tutto il Piemonte, lavorano solo con clienti privati su appuntamenti che prende il call center.
Sarei tentato di domandargli 'quali appuntamenti?', visto che su una quarantina di postazioni ho visto solo 5 persone, una sola delle quali telefona e vista la concorrenza che anche, ma non solo, molti negozi di telefonia elettronica, ..., fanno, senza considerare che il contratto può essere concluso telefonicamente o via internet senza avere la seccatura di qualcuno che ti arrivi a casa.

E' così gentile che mi sento in dovere di fargli qualche domanda.
Mi permetto di chiedergli se pensa ci vogliano dei permessi per l'occupazione del suolo pubblico, ma mi rassicura rispondendomi che sta ancora lavorando ai dettagli del progetto.
Ad ogni buon conto, sulla base dell'esperienza maturato da quando è diventato imprenditore di se stesso, un agente che fa nulla guadagna mediamente 1.500 euro, basta darsi un po' da fare e si arriva tranquillamente a 2.500.
Mi chiede se ho l'auto e mi sembra troppo complicato dirgli che da aprile non posso più permettermi di pagare l'assicurazione e cha la batteria è scarica e che tale la lascio per evitare che me la rubino.
D'altra parte la domanda dava per scontata la risposta e mi sembra brutta cosa deluderlo. Quindi gli rispondo: "Certo che ho l'auto!".
Già che sono in vena di domande, esagero e gli chiedo se sono previsti dei benefit aziendali, tipo cellulare, telefono.
Mi accorgo di averlo preso in contropiede e quasi me ne dispiace.
Appena si riprende mi dice che non è previsto telefono aziendale, che ognuno usa il proprio; ma che si può avere il contratto Fastweb.
La cosa mi rassicura, perché almeno un contratto sarei sicuro di farlo sottoscrivere: il mio!
Mi dice anche per le trasferte sta pensando a qualcosa tipo Viacard, ma che dipenderebbe dal numero delle trasferte.
Mi accorgo e ne deduco che non è uno che pensa molto.
Restiamo intesi di risentirci e m'incammino sotto l'infida pioggerellina tormentato dalla solita domanda che mi pongo in questi casi: "Se gli dico che ho capito che mi sta prendendo in giro, sarebbe come dargli dello stupido; non dirglielo e continuare ad annuire, vuol dire che a passare per stupido sono io; ma se fosse vero quello che dice e promette, sono tutti degli stupidi a non crederci ed ancora di più sono stupidi quelli al call center che, pur potendo fare gli agenti e navigare nell'oro, si accontentano delle briciole!".
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