Ci sono state volte, e ci sono tuttora, in questi due anni di affannosa ricerca che mi lascio prendere da una qualche vaga nostalgia, un modo come un altro per tenermi compagnia.
Vedete, io ebbi l'avventura di scoprire la Toscana quando già ero avanti con gli anni (in età avanzata si possono fare nuove esperienze; per esempio a 32 anni ho scoperto il fumo, quello di sigarette, che avete capito; ma non distraiamoci, questa è un'altra storia), ottimista come sono e cercando di vedere qualcosa di positivo anche nelle situazioni negative (Dio solo sa quanto questa mia attitudine mi sia stata d'aiuto in questi mesi), debbo di ciò rendere grazie alla Giappichelli con la quale ebbi la sorte ('sorte' intesa proprio nell'accezione latina di 'avventura', 'caso fortuito') di lavorare per 3 luuuuuuuuuuuuuuuuuunghi anni.
A quei tempi ebbi in sorte di seguire come editoriale la Toscana.
All'inizio, per me, la Toscana fu una vera e propria scoperta, poi, divenne il mio rifugio.
Lavorare in Giappichelli aveva qualche lato positivo (che ancora dovrò scoprire, ma, l'ho detto, sono ottimista) e qualche chilata di lati negativi.
Insomma, e per farla breve, per sfuggire alle varie paranoie che vivere e lavorare in quell'ambiente inevitabilmente provocava, presi il vezzo di andare in trasferta - per l'appunto in Toscana - il lunedì (abbandonando l'assolutamente ed irrimediabilmente inutile riunione editoriale del suddetto lunedì), per fare ritorno il venerdì, possibilmente nel tardo pomeriggio.
Vedete, alcune malelingue arrivarono ad affermare che tali riunioni venissero indette per speculare su alcune agevolazioni fiscali di origine statale accordate alla formazione interna; ma io non arrivo ad azzardare tanto: più semplicemente creo che i capi indicano riunioni quando hanno nulla da fare, per convincere se stessi ed i propri collaboratori che sanno cosa fare, animati, quindi, da un puro e lodevole intendo pedagogico/educativo.
Che sia resa loro lode.
Permettetemi, al riguardo, di fare una citazione colta, appellandomi al buon Curzio, tanto perché non si pensi che abbia buttato al vento gli anni dedicati al liceo e per non dar credito, nel contento, a quanti riferendosi a me metaforicamente possano pensare 'braccia rubate all'agricoltura.
Nel suo libello meno noto 'Maledetti toscani', il Curzio esordiva con:
"E maggior fortuna sarebbe, se in Italia ci fossero più toscani e meno italiani.
Se è cosa difficile essere italiano, difficilissima cosa è l'esser toscano: molto più che abruzzese, lombardo, romano, piemontese, napoletano, o francese, tedesco, spagnolo, inglese.
E non già perché noi toscani siamo migliori o peggiori degli altri, italiani o stranieri, ma perché, grazie a Dio, siamo diversi da ogni altra nazione: per qualcosa che è in noi, nella nostra profonda natura, qualcosa di diverso da quel che gli altri hanno detto.
O forse perché, quando si tratta d'esser migliori o peggiori degli altri, ci basta di non essere come gli altri, ben sapendo quanto sia cosa facile, e senza gloria, esser migliore o peggiore di un altro".
(ndr: come vedete in queste pagine di Diario non si trascura la cultura!)
Perché vi dico tutto questo? abbiate fede e capirete.
Dunque, martedì 28 aprile, di buon mattino, tanto per impegnare il tempo me ne ero andato trullo trullo dal medico, quello della mutua, per farmi decifrare gli esami del sangue.
Ora, non si deve pensare che il bravo disoccupato debba trascurare òla propria salute, anzi.
Qualche anno fa, quando ancora lavoravo (mi sembra passata un'enormità di tempo), qualcuna mi diceva: "Non ti ammalare: non puoi perdere giornate di lavoro".
In questi tempi io ho adattato tale monito in : "Non mi posso ammalare: devo cercare lavoro!".
Non vi sfugga la sottile differenza.
Mi permetto di attirare la vostra attenzione sulla circostanza che il bravo disoccupato ha alcuni vantaggi: molto (forse troppo) tempo libero, possibilità di trovare nei mercati, mini-mercati e super-mercati la merce a miglior prezzo (quello che si dice fare di necessità virtù), ma anche medicine e visite mediche gratis.
Perché, dunque, non approfittarne? In fondo per anni ho pagato le tasse anch'io, senza profittare di quello che, neppure troppo in fondo, era un mio diritto.
Quindi, ripetendomi e concludendo: restare in buona salute, impegnare il tempo in modo utile, avvalersi ed esercitare un proprio diritto.
Occhei? Andiamo avanti.
Ed, allora, eccomi lì, nella stanzetta, davanti al tavolino del buon medico della mutua.
E' lì da poco, quindi, come il Sordi nell'omonimo film, svolge il suo dovere con l'opportuna diligenza, un po' come faceva all'inizio la mia precedente medico della mutua. Negli ultimi anni le visite erano sempre più rapide e si concludevano con l'inevitabile offerta di una sigaretta.
Insomma gli esami vanno bene, fin troppo: io vorrei mi raccomandasse qualche esame supplementare, ma niente da fare.
Visto che è ancora nella fase coscienziosa andante, la visita si protrae ed è proprio allora che mi trilla, anzi mi ri-trilla il cellulare: vi avevo o non vi avevo detto che, quando si cerca lavoro, vale la pena portarselo dietro?
"Ah buongiorno, è il signor Griffero?" mi cantilena una vocina squillante, cinguettante.
Vorrei correggerla, dirle che sono il DOTT. Griffero, ma di questi tempi che vale un titolo?
Anzi, a dirla tutta, se mai dovessi avere un figlio (ma foss'anche una figlia) credo proprio che gli affibbierei come nome 'dottore' o, volendo esagerare 'ingegnere', con qualche variante tipo 'architetto', p.i.' (che si prestare sia come 'private investigator' - chi di noi non ricorda il Magnum p.i.?, o, più prosaicamente, 'perito industriale'); poi, libero di fare l'idraulico, il battilastra, l'elettricista, il meccanico, ..., sicuramente non si troverebbe disoccupato ed io un titolo glielo avrei assicurato.
"Ah, buongiorno - mi dice la cinguettante (ma ho imparato a non lasciar galoppare la fantasia spronato da una voce melodiosa: ricordo l'anziana segretaria di dove lavoravo o le ragazze intraviste nei colloqui per call center: fidatevi della mia parola: lasciate perdere) - sono Anna del gruppo Toscano, l'immobiliare".
L'immobiliare è il gruppo Toscano, non lei, ovviamente.
"Ah, ricorda di averci mandato un curriculum?"
Devo essere sincero, non ricordavo perfettamente di averlo inviato, ma Anna sa il mio nome, ha il mio numero di cellulare (altrimenti non mi avrebbe potuto chiamare): vado sulla fiducia (mai dare torto ad una donna) e le rispondo "Sì!, certo", chiedendo nel contempo indulgenza al medico.
Vedete, io ebbi l'avventura di scoprire la Toscana quando già ero avanti con gli anni (in età avanzata si possono fare nuove esperienze; per esempio a 32 anni ho scoperto il fumo, quello di sigarette, che avete capito; ma non distraiamoci, questa è un'altra storia), ottimista come sono e cercando di vedere qualcosa di positivo anche nelle situazioni negative (Dio solo sa quanto questa mia attitudine mi sia stata d'aiuto in questi mesi), debbo di ciò rendere grazie alla Giappichelli con la quale ebbi la sorte ('sorte' intesa proprio nell'accezione latina di 'avventura', 'caso fortuito') di lavorare per 3 luuuuuuuuuuuuuuuuuunghi anni.
A quei tempi ebbi in sorte di seguire come editoriale la Toscana.
All'inizio, per me, la Toscana fu una vera e propria scoperta, poi, divenne il mio rifugio.
Lavorare in Giappichelli aveva qualche lato positivo (che ancora dovrò scoprire, ma, l'ho detto, sono ottimista) e qualche chilata di lati negativi.
Insomma, e per farla breve, per sfuggire alle varie paranoie che vivere e lavorare in quell'ambiente inevitabilmente provocava, presi il vezzo di andare in trasferta - per l'appunto in Toscana - il lunedì (abbandonando l'assolutamente ed irrimediabilmente inutile riunione editoriale del suddetto lunedì), per fare ritorno il venerdì, possibilmente nel tardo pomeriggio.
Vedete, alcune malelingue arrivarono ad affermare che tali riunioni venissero indette per speculare su alcune agevolazioni fiscali di origine statale accordate alla formazione interna; ma io non arrivo ad azzardare tanto: più semplicemente creo che i capi indicano riunioni quando hanno nulla da fare, per convincere se stessi ed i propri collaboratori che sanno cosa fare, animati, quindi, da un puro e lodevole intendo pedagogico/educativo.
Che sia resa loro lode.
Permettetemi, al riguardo, di fare una citazione colta, appellandomi al buon Curzio, tanto perché non si pensi che abbia buttato al vento gli anni dedicati al liceo e per non dar credito, nel contento, a quanti riferendosi a me metaforicamente possano pensare 'braccia rubate all'agricoltura.
Nel suo libello meno noto 'Maledetti toscani', il Curzio esordiva con:
"E maggior fortuna sarebbe, se in Italia ci fossero più toscani e meno italiani.
Se è cosa difficile essere italiano, difficilissima cosa è l'esser toscano: molto più che abruzzese, lombardo, romano, piemontese, napoletano, o francese, tedesco, spagnolo, inglese.
E non già perché noi toscani siamo migliori o peggiori degli altri, italiani o stranieri, ma perché, grazie a Dio, siamo diversi da ogni altra nazione: per qualcosa che è in noi, nella nostra profonda natura, qualcosa di diverso da quel che gli altri hanno detto.
O forse perché, quando si tratta d'esser migliori o peggiori degli altri, ci basta di non essere come gli altri, ben sapendo quanto sia cosa facile, e senza gloria, esser migliore o peggiore di un altro".
(ndr: come vedete in queste pagine di Diario non si trascura la cultura!)
Perché vi dico tutto questo? abbiate fede e capirete.
Dunque, martedì 28 aprile, di buon mattino, tanto per impegnare il tempo me ne ero andato trullo trullo dal medico, quello della mutua, per farmi decifrare gli esami del sangue.
Ora, non si deve pensare che il bravo disoccupato debba trascurare òla propria salute, anzi.
Qualche anno fa, quando ancora lavoravo (mi sembra passata un'enormità di tempo), qualcuna mi diceva: "Non ti ammalare: non puoi perdere giornate di lavoro".
In questi tempi io ho adattato tale monito in : "Non mi posso ammalare: devo cercare lavoro!".
Non vi sfugga la sottile differenza.
Mi permetto di attirare la vostra attenzione sulla circostanza che il bravo disoccupato ha alcuni vantaggi: molto (forse troppo) tempo libero, possibilità di trovare nei mercati, mini-mercati e super-mercati la merce a miglior prezzo (quello che si dice fare di necessità virtù), ma anche medicine e visite mediche gratis.
Perché, dunque, non approfittarne? In fondo per anni ho pagato le tasse anch'io, senza profittare di quello che, neppure troppo in fondo, era un mio diritto.
Quindi, ripetendomi e concludendo: restare in buona salute, impegnare il tempo in modo utile, avvalersi ed esercitare un proprio diritto.
Occhei? Andiamo avanti.
Ed, allora, eccomi lì, nella stanzetta, davanti al tavolino del buon medico della mutua.
E' lì da poco, quindi, come il Sordi nell'omonimo film, svolge il suo dovere con l'opportuna diligenza, un po' come faceva all'inizio la mia precedente medico della mutua. Negli ultimi anni le visite erano sempre più rapide e si concludevano con l'inevitabile offerta di una sigaretta.
Insomma gli esami vanno bene, fin troppo: io vorrei mi raccomandasse qualche esame supplementare, ma niente da fare.
Visto che è ancora nella fase coscienziosa andante, la visita si protrae ed è proprio allora che mi trilla, anzi mi ri-trilla il cellulare: vi avevo o non vi avevo detto che, quando si cerca lavoro, vale la pena portarselo dietro?
"Ah buongiorno, è il signor Griffero?" mi cantilena una vocina squillante, cinguettante.
Vorrei correggerla, dirle che sono il DOTT. Griffero, ma di questi tempi che vale un titolo?
Anzi, a dirla tutta, se mai dovessi avere un figlio (ma foss'anche una figlia) credo proprio che gli affibbierei come nome 'dottore' o, volendo esagerare 'ingegnere', con qualche variante tipo 'architetto', p.i.' (che si prestare sia come 'private investigator' - chi di noi non ricorda il Magnum p.i.?, o, più prosaicamente, 'perito industriale'); poi, libero di fare l'idraulico, il battilastra, l'elettricista, il meccanico, ..., sicuramente non si troverebbe disoccupato ed io un titolo glielo avrei assicurato.
"Ah, buongiorno - mi dice la cinguettante (ma ho imparato a non lasciar galoppare la fantasia spronato da una voce melodiosa: ricordo l'anziana segretaria di dove lavoravo o le ragazze intraviste nei colloqui per call center: fidatevi della mia parola: lasciate perdere) - sono Anna del gruppo Toscano, l'immobiliare".
L'immobiliare è il gruppo Toscano, non lei, ovviamente.
"Ah, ricorda di averci mandato un curriculum?"
Devo essere sincero, non ricordavo perfettamente di averlo inviato, ma Anna sa il mio nome, ha il mio numero di cellulare (altrimenti non mi avrebbe potuto chiamare): vado sulla fiducia (mai dare torto ad una donna) e le rispondo "Sì!, certo", chiedendo nel contempo indulgenza al medico.
"Ah, ecco - continua l'Anna - c'é una cosa che vorrei capire: lei è del '66, ha, quindi, più di 40 anni".
Per quanto mi spiaccia ammetterlo e non ne sia del tutto sicuro, pare che la matematica non sia un'opinione e, pertanto, ne convengo "Beh, sì, vado per i 43, ... ma a fine anno".
"Ah (a questo punto avrete capito che all'Anna piace iniziare ogni e qualsiasi frase di senso più o meno compiuto con un 'Ah...'), che peccato: il suo curriculum era di sicuro interesse (lo so, lo so che è una frase prestampata), ma purtroppo abbiamo ricevuto indicazioni dalla direzione di selezionare sono i candidati al di sotto dei 40 anni, ..."
Ora, l'istinto mi avrebbe detto di buttarla sulla incostituzionalità di una discriminazione (sono o non sono state anche le donne ammesse al voto? possono o non possono anche le donne guidare? non dico che sia giusto, ma possono farlo!), mentre la prudenza mi suggerisce di affrontare l'affronto con diplomazia.
"Senta, Ah Anna, perché non mi richiama? Mi richiede quanti anni ho, io le rispondo che sono del '76, che, quindi, ho 33 anni e la cosa si risolve: che ne dice?".
"Ah, signor Griffero (e ridaje col 'signor': sono 'dottore'), mi dispiace, ma non è possibile, anche perché poi, quando le dovessimo chiedere dei documenti, la verità salterebbe fuori. Però - continua - la voce sembrerebbe in effetti più giovane".
Cerco, allora, di giocarmela prima con la galanteria "Anche lei, Ah Anna, ha una voce molto piacevole", per, poi, arrivare al limite della corruzione "se mi richiama e fa passare la mia candidatura le offro un caffé".
Ah Anna ride e ri-dacchia, si scusa e si ri-scusa "Ah, le prometto che se arriveranno diverse indicazioni dalla direzione riprenderemo certamente in considerazione la sua candidatura".
Cerco di vedere anche in questa situazione il lato positivo: beh, non le devo offrire un caffé, quindi ho risparmiato.
Per quanto mi spiaccia ammetterlo e non ne sia del tutto sicuro, pare che la matematica non sia un'opinione e, pertanto, ne convengo "Beh, sì, vado per i 43, ... ma a fine anno".
"Ah (a questo punto avrete capito che all'Anna piace iniziare ogni e qualsiasi frase di senso più o meno compiuto con un 'Ah...'), che peccato: il suo curriculum era di sicuro interesse (lo so, lo so che è una frase prestampata), ma purtroppo abbiamo ricevuto indicazioni dalla direzione di selezionare sono i candidati al di sotto dei 40 anni, ..."
Ora, l'istinto mi avrebbe detto di buttarla sulla incostituzionalità di una discriminazione (sono o non sono state anche le donne ammesse al voto? possono o non possono anche le donne guidare? non dico che sia giusto, ma possono farlo!), mentre la prudenza mi suggerisce di affrontare l'affronto con diplomazia.
"Senta, Ah Anna, perché non mi richiama? Mi richiede quanti anni ho, io le rispondo che sono del '76, che, quindi, ho 33 anni e la cosa si risolve: che ne dice?".
"Ah, signor Griffero (e ridaje col 'signor': sono 'dottore'), mi dispiace, ma non è possibile, anche perché poi, quando le dovessimo chiedere dei documenti, la verità salterebbe fuori. Però - continua - la voce sembrerebbe in effetti più giovane".
Cerco, allora, di giocarmela prima con la galanteria "Anche lei, Ah Anna, ha una voce molto piacevole", per, poi, arrivare al limite della corruzione "se mi richiama e fa passare la mia candidatura le offro un caffé".
Ah Anna ride e ri-dacchia, si scusa e si ri-scusa "Ah, le prometto che se arriveranno diverse indicazioni dalla direzione riprenderemo certamente in considerazione la sua candidatura".
Cerco di vedere anche in questa situazione il lato positivo: beh, non le devo offrire un caffé, quindi ho risparmiato.
Quindi, dopo questa profonda riflessione che mi appaga e persino mi soddisfa, incorcio gli occhi del medico della mutua e sbotto in un: "Maledetto Toscano!".
E lui, di rimando "Vedo che ha letto Malaparte!"
"Lasciamo perdere, doc, alla prossima!"
NON E` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.
E lui, di rimando "Vedo che ha letto Malaparte!"
"Lasciamo perdere, doc, alla prossima!"
NON E` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.
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