Care Lettrici, Cari Lettori,
ammettetelo, convenitene, se molti di Voi che, normalmente, con una scusa piuttosto che con un'altra, altre volte hanno trovato dei pretesti ('non ho tempo', l'acqua bolle', 'mi scade la sosta per il parcheggio', 'toh, squilla il telefono', 'mi sembra abbiano suonato alla porta', 'ho una marea di cose da fare', o, più onestamente, 'non ne ho voglia') per non leggere le nius del blog, mentre questa volta hanno trovato tempo, è anche se non soprattutto per il titolo.
Si chiama 'marketing'.
Ma non voglio deludervi, anche se la tentazione è forte.
Quindi, bando alla ciance e cominciamo dall'inizio (non fosse altro perché cominciare dalla fine sarebbe molto più complicato).
Credo di poter dire, senza tema di smentita, che il vero motore del mondo, del suo progresso – ma anche delle sue inquietudini e della sua infelicità - è l'accoppiata amore/sesso. Non necessariamente in quest'ordine, non necessariamente abbinati.
L'uomo e la donna si sono evoluti insieme, fianco a fianco. E questa semplice, elementare considerazione potrebbe spiegare, di per sé sola, che la femmina della razza umana è l'animale ad un tempo più coraggioso, ma anche più sconsiderato e sciocco che vi sia. L'unico essere che riesca a sopportare un uomo a fianco per tutta la vita! Un'esperienza talvolta, anzi, spesso terribile che nessun altro essere vivente sarebbe in grado di sopportare.
La donna è anche quella che, pur biasimandolo, ha fatto il maggior sforzo per avvicinarsi all'uomo (parità dei diritti, diritto di voto, parità sul lavoro, diritto di voto, diritto di togliersi il burka, diritto di parlare in presenza degli uomini, diritto di parlare di calcio…), commettendo, per altro, il suo errore storico maggiore.
Facciamo un semplice, banale esempio: se solo non si fossero intestardite nel pretendere l'assurdo diritto di guidare – come gli uomini – oggi il traffico sarebbe letteralmente dimezzato: nessun problema di parcheggio, fabbisogno di petrolio ridotto della metà, minori problemi di inquinamento, niente spauracchio per il buco d'ozono…
Se, invece, avesse cercato di far diventare l'uomo come lei, forse le cose sarebbero migliori o, comunque, sarebbero andate diversamente.
Nei tempi preistorici il globo terraqueo, si badi, l'intero globo terraqueo era indubitabilmente dominato dall'uomo: si parla del cercopiteco (non della 'cercopiteca'), dell'uomo di Neanderthal (non della 'donna di Neanderthal'), dell'homo erectus (non dell' 'homa erecta').
Il loro ideale di donna era la Venere di Willendorf e non c'è da stupirsi che si accoppiassero due o tre volte l'anno.
Erano tempi bui, gli uomini non sapevano ancora ridere, mangiavano carne cruda, morivano prima dei 28 anni, non esisteva il calcio e neppure la televisione (anche se ultimi ritrovamenti sembrerebbero smentire questo credenza).
Ma erano felici!
Solo alcuni millenni più tardi, con l'avvento dell'homo sapiens e della Donna Summer iniziò tra gli esseri umani una progressiva ma inesorabile ed inarrestabile differenziazione di generi ed abitudini.
Mi limito ad osservare che l'avvento di Michael Jackson ha non poco confuso le idee sulla catena evolutiva.
Col passare dei secoli le razze si sparsero su tutta la terra, evolvendosi sempre più e differenziandosi per usi, caratteristiche, colore della pelle. Ma le differenze più macroscopiche non sono tra razza e razza, bensì tra maschi e femmine della stessa razza. E, nonostante la scuola RadioElettra abbia organizzato dei corsi avanzati, dei veri e propri master per corrispondenza con in palio l'ambito diploma in “Comprensione tra i sessi”, per il maschio la donna è sempre e comunque un animale misterioso ed imperscrutabile e, come tutte le cose che non si conoscono, fa paura, divenendo, talvolta, oggetto di venerazione e culto.
Come il fulmine di cui l'uomo preistorico non sapeva darsi una ragione, ma che pure temeva per la feroce capacità distruttiva e – per tale ragione – prese a venerare nella speranza, vana, di ingraziarselo.
Ma veniamo a i nostri giorni.
L'uomo, il maschio ha capito che la ruota rotola, il baleno balena e la folgore folgora; ha creato opere d'arte insuperabili, ha domato il fuoco e l'elettricità, ha imbrigliato i fiumi, ha costruito edifici aaaaaaaltissssssimi. Si sussurra persino che a breve avrà la meglio sull'energia atomica: potrebbe trattarsi di una leggenda metropolitana, ma il solo parlarne dà l'idea che per il genio dell'uomo sembra non vi siano confini.
Eppure, per l'uomo la donna resta ancora un mistero: brancola al buio come un cieco bendato e con gli occhiali scuri!
Cercherò, allora, non già di dare una soluzione ai tanti dubbi che ancora obnubilano la mente dell'uomo nei confronti della femmina, quanto di fare un po' di ordine, di mettere dei punti fermi, degli spunti di riflessione per chi, dopo di me e meglio di me, vorrà/potrà cercare di proporre un'interpretazione e delle soluzioni per il più grande enigma cui l'uomo si trova di fronte: la donna!
Anzitutto, non esiste un solo genere di femmina: essa è suddivisa in tante sottospecie, tanto per confondere all'uomo le poche idee già confuse per conto loro.
Un tipo assai diffuso di donna è la 'femmina romantica'.
Il romanticismo è una caratteristica propria della femmina umana, ma è assolutamente destabilizzante – per non dire deleteria – per il maschio della specie.
Procediamo per approssimazioni successive e facciamo degli esempi.
Prendete un uomo ed una donna. Presi? Bravi, metteteli a letto, nello stesso letto. Fatto? Bene!
Aspettiamo ora che abbiano fatto l'amore. A questo punto nella stanza si è determinata una temperatura di 4.800 gradi farhenheit, ovunque rotoli di calze, mutande, lenzuola in ogni dove. Avete presente la gabbia di un criceto? Qualcosa del genere. L'uomo è sudato, ansimante come un asmatico.
Lei, la femmina romantica, con voce flautata e con occhi a fessura gli sussurra: “Mi fai le coccole?”.
È a questo punto che il romanticismo di lei innesca la follia di lui che proprio non riesce a dire di no (è uno degli stratagemmi che subdolamente la femmina della specie adotta – sfruttando un momento di debolezza del maschio – per averlo in suo potere e legarlo a sé): lei vuole dormire abbracciata tutta la notte, facendo venire allo sciocco, incosciente, sprovveduto tapino prima un insopportabile formicolio, quindi la sensazione di una ventina di sanguisughe che gli drenano il braccio, infine la sensazione che un laccio emostatico, strettissimo, gli abbia atrofizzato irrimediabilmente l'arto.
Ma, se anche l'uomo riesce a superare la notte, appena svegli, prima ancora che lui abbia finito di porsi la domanda “chi ha fatto entrare quest'estranea nel mio letto?”, lei lo vuole baciare: di prima mattina, appena svegli, momento in cui chiunque con una sola alitata sarebbe capace di ammazzare un cammello a sei metri di distanza, di far cagliare il latte ad una mucca prima ancora che venga munta!
La femmina romantica è, poi, capace di parlare per ore ed ore con una vocina infantile, e, chiocciando, gli sussurra “Amole, amole mio, mi vuoi bene? Quanto mi vuoi bene? E mi pensi? Quanto mi pensi?”: quella stessa voce che lui, prima di portarla, finalmente a letto, trovare a-d-o-r-a-b-i-l-e, ma che ora, il mattino dopo gli fa venire l'irrefrenabile impulso di afferrare il primo oggetto contundente per colpirla in mezzo agli occhi.
Ma il romanticismo non è l'unico motivo di incomprensione tra le due specie, tra maschio e femmina.
Un altro tipo di femmina piuttosto diffuso nella nostra società basata sulla bellezza fisica è la femmina insicura (mi permetto di precisare: subdolamente insicura), che – a sua volta – può essere 'insicura ottimista' ovvero 'insicura pessimista'.
Le prime, le insicure ottimiste, sono quelle che cercano, di essere rassicurate sul loro stato di grazia, con frasi tipo “Non ho molti peli, vero?”, “Mi sta bene questo nuovo taglio di capelli, vero?”, “Questi pantaloni non mi allargano i fianchi, vero?”, “Non ho le tette piatte come la tua nuova collega, vero?”, “Non sono ingrassata troppo, vero?”, e la temutissima “Non ho la cellulite, vero?”, mostrando una porzione di coscia che si differenzia dal Buondì Motta solo perché quest'ultimo non ha il reggicalze.
Questo genere di femmina crea uno stato ansioso-psicotico nel maschio della specie, ma mai quanto la femmina insicura pessimista.
La loro risposta ricorrente (a tradimento, per qualsiasi domanda, anche senza domanda) è, con voce sibilante, palesemente irritata, che preannuncia tempesta “Se dici che sono 'carina', vuol dire che per te sono un mostro!”.
Molti studiosi hanno cercato di capire quale sia la risposta migliore per uscire indenni da questa domanda a vicolo cieco, ma sembra che non vi sia alcuna risposta!
Un altro tipo di femmina che crea imbarazzo, disagio ed insicurezza sul maschio della specie è la femmina iperattiva, quella che, mentre è a letto con un uomo, prepara il caffè, lava i piatti, mette il bucato in lavatrice, chatta su internet con le amiche, risponde al cellulare mentre risponde agli essemmesse del gestore, legge il giornale … senza smettere di fare l'amore.
Una variante della femmina iperattiva è la femmina manager, quella che ha i minuti contati.
Quando il maschio è pronto, si sente pronto per ore ed ore di sesso (dopo settimane di astinenza, col testosterone a palla, forte anche di una tanto generosa quanto abbondante dose di Viagra), lei ha costantemente lo sguardo fisso sull'orologio e impugna tenacemente il cellulare in attesa di una telefonata cui deve assolutissimamente rispondere.
Se anche la telefonata non dovesse arrivare, dopo neppure un paio di minuti, prima ancora che lui abbia avuto il tempo di abbassare i pantaloni, lei correrà via dal languido abbraccio con un "Uh, come si è fatto tardi, faccio tardi: devo andare!”.
Un tipo di femmina meno diffuso, ma altrettanto destabilizzante e fonte di insuperabile insicurezza per il maschio è la femmina libidinosa.
Questo esemplare è di solito, ma non sempre, facilmente riconoscibile.
Prima che il maschio della specie abbia perso la sua già di per sé bassa capacità di intendere e volere, c'è un sicuro, chiaro, inequivocabile segno di riconoscimento per distinguere e riconoscere la femmina libidinosa: quando lei ha individuato il maschio-preda da lontano, socchiude un po' gli occhi (non è miopia: è per prendere meglio la mira, separare la preda dal branco), sguaina quei 30-35 cm di lingua, a mo' di cotoletta alla milanese e comincia dapprima ad umettarsi voluttuosamente le labbra, poi le guance, finendo col farsela schioccare generosamente e sonoramente sotto il lobo delle orecchie.
Sfodera, quindi, il possente torace per sfoggiare tutta la sua fisicità, sulla quale basa la sua seduzione.
A questo punto, il maschio-preda che ha puntato, lusingato ma perplesso, si volta per vedere se c'é qualcun altro dietro di sé, ma meglio farebbe a cercare una via di fuga. Lo sprovveduto, lusingato ma turbato e financo preoccupato, capisce che per lui non c'è scampo: è oramai la vittima designata della vedova nera, della mantide religiosa.
Oramai per il maschio della specie è troppo tardi.
Sinuosa, lei lo spinge e lo chiude tra le sue spire in un angolo buio; si apre la camicetta facendo saltare tutti i bottoni. Appena il maschio la sfiora, lei ulula come un licantropo. Quindi comincia la fase dei baci, il che per il maschio significa ritrovarsi i 30-35 cm di cotoletta alla milanese che gli sgorgano l'esofago.
In men che non si dica lei è a casa di lui (se non è libera la casa di lui, allora a casa di lei, ma qualsiasi pertugio è buono), nel letto, tra le lenzuola dove consumano un tot di botte al muro con quadri che cadono per terra, tric trac, ciuf ciuf, botti, raudi, petardi, bengala con grande paura degli anziani vicini i quali, a questo punto, chiamano la polizia.
Poi, alla fine, la calma totale. È il silenzio dopo la tempesta.
Lui si gode compiaciuto l'impresa, non vede l'ora di raccontare tutto agli amici, si trattiene a stento dall'accendersi una sigaretta e dal chiederle “Ti è piaciuto?”, ma la magia del momento è rotta solo dalle parole di lei “Egoista, hai pensato solo a te ...!”. Lui la guarda e con voce tremula, ma calda, ribatte, “Stai mentendo solo per farmi piacere ...” ed inizia a singhiozzare.
Tutti questi esempi portano alla stessa conclusione: l'incomprensione tra maschio e femmina della razza umana è quasi esclusivamente di tipo sessuale. Infatti, nonostante lo sviluppo culturale e tecnologico, nella maggior parte dei casi il maschio della specie è rimasto un animale. Ancora oggi, per molti uomini, donare gli uomini alla scienza significa andare a letto con la professoressa di biologia. Per l'uomo l'atto sessuale è come un concorso a premi, come vincere il prosciutto sull'albero della cuccagna alla festa dell'Unità.
L'uomo che si dedica a tale attività con eccesso di zelo, in maniera esagerata e smodata viene definito un lussurioso, il che non è – come i più potrebbero pensare – un complimento, in quanto la lussuria è pur sempre uno dei sette vizi capitali, insieme a Gola, Accidia (mai capito cosa sia), Brontolo, Eolo, Servio Tullio, Tullio Ostilio, Palatino, Esquilino e Quirinale.
Soci ad honorem della categoria dei lussuriosi sono Emilio Fede, Belpietro e Feltri per la loro infaticabile attività di leccaculi.
Ma parlare di politica non è mia intenzione.
È, semmai, curioso che la Chiesa cattolica contempli la lussuria tra i vizi per i quali il genere umano rischia il castigo eterno, mentre non faccia cenno al traffico d'armi, al sequestro di persona, alla corruzione, al falso in bilancio, all'eccidio, a rete4.
Questo sembrerebbe avvalorare il sospetto che la Chiesa abbia sempre avuto una particolare idiosincrasia per il sesso (se si esclude il sin troppo vituperato Alessandro VI): infatti non c'è stato Papa che non abbia scritto volumi ed encicliche contro le pratiche sessuali.
Sorge, allora e però, spontaneo un dubbio legittimo: ma come fanno i Pontefici a sapere tutte queste cose sul sesso se non lo hanno mai fatto? Io ho paura del fuoco da quando mi sono bruciato.
Sarebbe come se Gandhi avesse scritto un libro di ricette, Totò Riina scrivesse un libro di educazione civica, Bossi un libro sulla Costituzione, Sgarbi un libro d'arte, Buttiglione un libro di filosofia, Berlusconi un libro di buone maniere, Valeria Marini un libro, un libro qualsiasi …
Ordunque, e quivi vengo alla conclusione di questa parte 1, se è vero quanto ho sinora sostenuto, ne deriva che il sesso è la causa fondamentale della grande incomprensione tra maschio e femmina della razza umana e, quindi, è per il maschio della specie possibile fonte di indicibile dolore, sofferenza et preoccupazione.
(segue ...)
ammettetelo, convenitene, se molti di Voi che, normalmente, con una scusa piuttosto che con un'altra, altre volte hanno trovato dei pretesti ('non ho tempo', l'acqua bolle', 'mi scade la sosta per il parcheggio', 'toh, squilla il telefono', 'mi sembra abbiano suonato alla porta', 'ho una marea di cose da fare', o, più onestamente, 'non ne ho voglia') per non leggere le nius del blog, mentre questa volta hanno trovato tempo, è anche se non soprattutto per il titolo.
Si chiama 'marketing'.
Ma non voglio deludervi, anche se la tentazione è forte.
Quindi, bando alla ciance e cominciamo dall'inizio (non fosse altro perché cominciare dalla fine sarebbe molto più complicato).
Credo di poter dire, senza tema di smentita, che il vero motore del mondo, del suo progresso – ma anche delle sue inquietudini e della sua infelicità - è l'accoppiata amore/sesso. Non necessariamente in quest'ordine, non necessariamente abbinati.
L'uomo e la donna si sono evoluti insieme, fianco a fianco. E questa semplice, elementare considerazione potrebbe spiegare, di per sé sola, che la femmina della razza umana è l'animale ad un tempo più coraggioso, ma anche più sconsiderato e sciocco che vi sia. L'unico essere che riesca a sopportare un uomo a fianco per tutta la vita! Un'esperienza talvolta, anzi, spesso terribile che nessun altro essere vivente sarebbe in grado di sopportare.
La donna è anche quella che, pur biasimandolo, ha fatto il maggior sforzo per avvicinarsi all'uomo (parità dei diritti, diritto di voto, parità sul lavoro, diritto di voto, diritto di togliersi il burka, diritto di parlare in presenza degli uomini, diritto di parlare di calcio…), commettendo, per altro, il suo errore storico maggiore.
Facciamo un semplice, banale esempio: se solo non si fossero intestardite nel pretendere l'assurdo diritto di guidare – come gli uomini – oggi il traffico sarebbe letteralmente dimezzato: nessun problema di parcheggio, fabbisogno di petrolio ridotto della metà, minori problemi di inquinamento, niente spauracchio per il buco d'ozono…
Se, invece, avesse cercato di far diventare l'uomo come lei, forse le cose sarebbero migliori o, comunque, sarebbero andate diversamente.
Nei tempi preistorici il globo terraqueo, si badi, l'intero globo terraqueo era indubitabilmente dominato dall'uomo: si parla del cercopiteco (non della 'cercopiteca'), dell'uomo di Neanderthal (non della 'donna di Neanderthal'), dell'homo erectus (non dell' 'homa erecta').
Il loro ideale di donna era la Venere di Willendorf e non c'è da stupirsi che si accoppiassero due o tre volte l'anno.
Erano tempi bui, gli uomini non sapevano ancora ridere, mangiavano carne cruda, morivano prima dei 28 anni, non esisteva il calcio e neppure la televisione (anche se ultimi ritrovamenti sembrerebbero smentire questo credenza).
Ma erano felici!
Solo alcuni millenni più tardi, con l'avvento dell'homo sapiens e della Donna Summer iniziò tra gli esseri umani una progressiva ma inesorabile ed inarrestabile differenziazione di generi ed abitudini.
Mi limito ad osservare che l'avvento di Michael Jackson ha non poco confuso le idee sulla catena evolutiva.
Col passare dei secoli le razze si sparsero su tutta la terra, evolvendosi sempre più e differenziandosi per usi, caratteristiche, colore della pelle. Ma le differenze più macroscopiche non sono tra razza e razza, bensì tra maschi e femmine della stessa razza. E, nonostante la scuola RadioElettra abbia organizzato dei corsi avanzati, dei veri e propri master per corrispondenza con in palio l'ambito diploma in “Comprensione tra i sessi”, per il maschio la donna è sempre e comunque un animale misterioso ed imperscrutabile e, come tutte le cose che non si conoscono, fa paura, divenendo, talvolta, oggetto di venerazione e culto.
Come il fulmine di cui l'uomo preistorico non sapeva darsi una ragione, ma che pure temeva per la feroce capacità distruttiva e – per tale ragione – prese a venerare nella speranza, vana, di ingraziarselo.
Ma veniamo a i nostri giorni.
L'uomo, il maschio ha capito che la ruota rotola, il baleno balena e la folgore folgora; ha creato opere d'arte insuperabili, ha domato il fuoco e l'elettricità, ha imbrigliato i fiumi, ha costruito edifici aaaaaaaltissssssimi. Si sussurra persino che a breve avrà la meglio sull'energia atomica: potrebbe trattarsi di una leggenda metropolitana, ma il solo parlarne dà l'idea che per il genio dell'uomo sembra non vi siano confini.
Eppure, per l'uomo la donna resta ancora un mistero: brancola al buio come un cieco bendato e con gli occhiali scuri!
Cercherò, allora, non già di dare una soluzione ai tanti dubbi che ancora obnubilano la mente dell'uomo nei confronti della femmina, quanto di fare un po' di ordine, di mettere dei punti fermi, degli spunti di riflessione per chi, dopo di me e meglio di me, vorrà/potrà cercare di proporre un'interpretazione e delle soluzioni per il più grande enigma cui l'uomo si trova di fronte: la donna!
Anzitutto, non esiste un solo genere di femmina: essa è suddivisa in tante sottospecie, tanto per confondere all'uomo le poche idee già confuse per conto loro.
Un tipo assai diffuso di donna è la 'femmina romantica'.
Il romanticismo è una caratteristica propria della femmina umana, ma è assolutamente destabilizzante – per non dire deleteria – per il maschio della specie.
Procediamo per approssimazioni successive e facciamo degli esempi.
Prendete un uomo ed una donna. Presi? Bravi, metteteli a letto, nello stesso letto. Fatto? Bene!
Aspettiamo ora che abbiano fatto l'amore. A questo punto nella stanza si è determinata una temperatura di 4.800 gradi farhenheit, ovunque rotoli di calze, mutande, lenzuola in ogni dove. Avete presente la gabbia di un criceto? Qualcosa del genere. L'uomo è sudato, ansimante come un asmatico.
Lei, la femmina romantica, con voce flautata e con occhi a fessura gli sussurra: “Mi fai le coccole?”.
È a questo punto che il romanticismo di lei innesca la follia di lui che proprio non riesce a dire di no (è uno degli stratagemmi che subdolamente la femmina della specie adotta – sfruttando un momento di debolezza del maschio – per averlo in suo potere e legarlo a sé): lei vuole dormire abbracciata tutta la notte, facendo venire allo sciocco, incosciente, sprovveduto tapino prima un insopportabile formicolio, quindi la sensazione di una ventina di sanguisughe che gli drenano il braccio, infine la sensazione che un laccio emostatico, strettissimo, gli abbia atrofizzato irrimediabilmente l'arto.
Ma, se anche l'uomo riesce a superare la notte, appena svegli, prima ancora che lui abbia finito di porsi la domanda “chi ha fatto entrare quest'estranea nel mio letto?”, lei lo vuole baciare: di prima mattina, appena svegli, momento in cui chiunque con una sola alitata sarebbe capace di ammazzare un cammello a sei metri di distanza, di far cagliare il latte ad una mucca prima ancora che venga munta!
La femmina romantica è, poi, capace di parlare per ore ed ore con una vocina infantile, e, chiocciando, gli sussurra “Amole, amole mio, mi vuoi bene? Quanto mi vuoi bene? E mi pensi? Quanto mi pensi?”: quella stessa voce che lui, prima di portarla, finalmente a letto, trovare a-d-o-r-a-b-i-l-e, ma che ora, il mattino dopo gli fa venire l'irrefrenabile impulso di afferrare il primo oggetto contundente per colpirla in mezzo agli occhi.
Ma il romanticismo non è l'unico motivo di incomprensione tra le due specie, tra maschio e femmina.
Un altro tipo di femmina piuttosto diffuso nella nostra società basata sulla bellezza fisica è la femmina insicura (mi permetto di precisare: subdolamente insicura), che – a sua volta – può essere 'insicura ottimista' ovvero 'insicura pessimista'.
Le prime, le insicure ottimiste, sono quelle che cercano, di essere rassicurate sul loro stato di grazia, con frasi tipo “Non ho molti peli, vero?”, “Mi sta bene questo nuovo taglio di capelli, vero?”, “Questi pantaloni non mi allargano i fianchi, vero?”, “Non ho le tette piatte come la tua nuova collega, vero?”, “Non sono ingrassata troppo, vero?”, e la temutissima “Non ho la cellulite, vero?”, mostrando una porzione di coscia che si differenzia dal Buondì Motta solo perché quest'ultimo non ha il reggicalze.
Questo genere di femmina crea uno stato ansioso-psicotico nel maschio della specie, ma mai quanto la femmina insicura pessimista.
La loro risposta ricorrente (a tradimento, per qualsiasi domanda, anche senza domanda) è, con voce sibilante, palesemente irritata, che preannuncia tempesta “Se dici che sono 'carina', vuol dire che per te sono un mostro!”.
Molti studiosi hanno cercato di capire quale sia la risposta migliore per uscire indenni da questa domanda a vicolo cieco, ma sembra che non vi sia alcuna risposta!
Un altro tipo di femmina che crea imbarazzo, disagio ed insicurezza sul maschio della specie è la femmina iperattiva, quella che, mentre è a letto con un uomo, prepara il caffè, lava i piatti, mette il bucato in lavatrice, chatta su internet con le amiche, risponde al cellulare mentre risponde agli essemmesse del gestore, legge il giornale … senza smettere di fare l'amore.
Una variante della femmina iperattiva è la femmina manager, quella che ha i minuti contati.
Quando il maschio è pronto, si sente pronto per ore ed ore di sesso (dopo settimane di astinenza, col testosterone a palla, forte anche di una tanto generosa quanto abbondante dose di Viagra), lei ha costantemente lo sguardo fisso sull'orologio e impugna tenacemente il cellulare in attesa di una telefonata cui deve assolutissimamente rispondere.
Se anche la telefonata non dovesse arrivare, dopo neppure un paio di minuti, prima ancora che lui abbia avuto il tempo di abbassare i pantaloni, lei correrà via dal languido abbraccio con un "Uh, come si è fatto tardi, faccio tardi: devo andare!”.
Un tipo di femmina meno diffuso, ma altrettanto destabilizzante e fonte di insuperabile insicurezza per il maschio è la femmina libidinosa.
Questo esemplare è di solito, ma non sempre, facilmente riconoscibile.
Prima che il maschio della specie abbia perso la sua già di per sé bassa capacità di intendere e volere, c'è un sicuro, chiaro, inequivocabile segno di riconoscimento per distinguere e riconoscere la femmina libidinosa: quando lei ha individuato il maschio-preda da lontano, socchiude un po' gli occhi (non è miopia: è per prendere meglio la mira, separare la preda dal branco), sguaina quei 30-35 cm di lingua, a mo' di cotoletta alla milanese e comincia dapprima ad umettarsi voluttuosamente le labbra, poi le guance, finendo col farsela schioccare generosamente e sonoramente sotto il lobo delle orecchie.
Sfodera, quindi, il possente torace per sfoggiare tutta la sua fisicità, sulla quale basa la sua seduzione.
A questo punto, il maschio-preda che ha puntato, lusingato ma perplesso, si volta per vedere se c'é qualcun altro dietro di sé, ma meglio farebbe a cercare una via di fuga. Lo sprovveduto, lusingato ma turbato e financo preoccupato, capisce che per lui non c'è scampo: è oramai la vittima designata della vedova nera, della mantide religiosa.
Oramai per il maschio della specie è troppo tardi.
Sinuosa, lei lo spinge e lo chiude tra le sue spire in un angolo buio; si apre la camicetta facendo saltare tutti i bottoni. Appena il maschio la sfiora, lei ulula come un licantropo. Quindi comincia la fase dei baci, il che per il maschio significa ritrovarsi i 30-35 cm di cotoletta alla milanese che gli sgorgano l'esofago.
In men che non si dica lei è a casa di lui (se non è libera la casa di lui, allora a casa di lei, ma qualsiasi pertugio è buono), nel letto, tra le lenzuola dove consumano un tot di botte al muro con quadri che cadono per terra, tric trac, ciuf ciuf, botti, raudi, petardi, bengala con grande paura degli anziani vicini i quali, a questo punto, chiamano la polizia.
Poi, alla fine, la calma totale. È il silenzio dopo la tempesta.
Lui si gode compiaciuto l'impresa, non vede l'ora di raccontare tutto agli amici, si trattiene a stento dall'accendersi una sigaretta e dal chiederle “Ti è piaciuto?”, ma la magia del momento è rotta solo dalle parole di lei “Egoista, hai pensato solo a te ...!”. Lui la guarda e con voce tremula, ma calda, ribatte, “Stai mentendo solo per farmi piacere ...” ed inizia a singhiozzare.
Tutti questi esempi portano alla stessa conclusione: l'incomprensione tra maschio e femmina della razza umana è quasi esclusivamente di tipo sessuale. Infatti, nonostante lo sviluppo culturale e tecnologico, nella maggior parte dei casi il maschio della specie è rimasto un animale. Ancora oggi, per molti uomini, donare gli uomini alla scienza significa andare a letto con la professoressa di biologia. Per l'uomo l'atto sessuale è come un concorso a premi, come vincere il prosciutto sull'albero della cuccagna alla festa dell'Unità.
L'uomo che si dedica a tale attività con eccesso di zelo, in maniera esagerata e smodata viene definito un lussurioso, il che non è – come i più potrebbero pensare – un complimento, in quanto la lussuria è pur sempre uno dei sette vizi capitali, insieme a Gola, Accidia (mai capito cosa sia), Brontolo, Eolo, Servio Tullio, Tullio Ostilio, Palatino, Esquilino e Quirinale.
Soci ad honorem della categoria dei lussuriosi sono Emilio Fede, Belpietro e Feltri per la loro infaticabile attività di leccaculi.
Ma parlare di politica non è mia intenzione.
È, semmai, curioso che la Chiesa cattolica contempli la lussuria tra i vizi per i quali il genere umano rischia il castigo eterno, mentre non faccia cenno al traffico d'armi, al sequestro di persona, alla corruzione, al falso in bilancio, all'eccidio, a rete4.
Questo sembrerebbe avvalorare il sospetto che la Chiesa abbia sempre avuto una particolare idiosincrasia per il sesso (se si esclude il sin troppo vituperato Alessandro VI): infatti non c'è stato Papa che non abbia scritto volumi ed encicliche contro le pratiche sessuali.
Sorge, allora e però, spontaneo un dubbio legittimo: ma come fanno i Pontefici a sapere tutte queste cose sul sesso se non lo hanno mai fatto? Io ho paura del fuoco da quando mi sono bruciato.
Sarebbe come se Gandhi avesse scritto un libro di ricette, Totò Riina scrivesse un libro di educazione civica, Bossi un libro sulla Costituzione, Sgarbi un libro d'arte, Buttiglione un libro di filosofia, Berlusconi un libro di buone maniere, Valeria Marini un libro, un libro qualsiasi …
Ordunque, e quivi vengo alla conclusione di questa parte 1, se è vero quanto ho sinora sostenuto, ne deriva che il sesso è la causa fondamentale della grande incomprensione tra maschio e femmina della razza umana e, quindi, è per il maschio della specie possibile fonte di indicibile dolore, sofferenza et preoccupazione.
(segue ...)
A parte la manager, direi che io sono tutte le altre. 68 donne in una. E' grave? :-)
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