Come avevo previsto, o, se preferite una frase meno egocentrica (ma più dozzinale, più a buon mercato), 'come volevasi dimostrare', la vera crisi sta arrivando ed io, per confermare le mie previsioni degne di un novello Nostradamus e/o, meno beneaugurate per me, Cassandra (per antonomasia, si attribuisce l'appellativo di "Cassandra" alle persone che pur annunciando eventi sfavorevoli giustamente previsti, non vengono credute, e viene detta "sindrome di Cassandra" la condizione di chi formula ipotesi pessimistiche ma è convinto di non poter fare nulla per evitare che si realizzino) conservo le imeil con le profezie; un giorno potrò sempre dire: “Che vi avevo detto?”.
Fatto sta che diventa sempre più difficile trovare qualcosa che assomigli ad un lavoro, anche solo semplici offerte: si inizia a raschiare il fondo!
Insomma, mala tempora currunt, ma, per fortuna, tramite qualche amico mi arriva qualche opportunità di lavoro.
In fondo, questo blog dovrebbe anche servire a questo: ricordare che sto ancora cercando lavoro, che cerco qualunque lavoro.
Torino, lunedì 14 settembre 2009
Questa volta mi si prospetta un lavoro come badante.
Come alcuni, invero pochi, di Voi sanno, non si tratterebbe per me di un’assoluta novità, per cui vado all’incontro abbastanza di buon umore, speranzoso e curioso di vedere di cosa in concreto si tratta.
Parto col dovuto anticipo. Da buon piemontese (mezzo a dire la verità, e neppure sono convinto si tratti della parte migliore) con molto, molto anticipo: il piemontese arriva sempre in anticipo agli appuntamenti. Se la persona con la quale si ha appuntamento non è puntuale, il piemontese ne è indispettito; dopo un quarto d’ora di ritardo il piemontese è offeso; dopo trenta minuti si preoccupa!
Per farla breve, visto che l’appuntamento è in via Revello per le 21 punto zero-zero e non sapendo quanto tempo mi ci vorrà col 33 o col 42 dalla fermata di via Bardonecchia a piazza Sabotino esco con una quarantina di minuti di anticipo, non si sa mai.
Come in occasione di tutti gli altri colloqui, cerco di prefigurarmi cosa dovrebbe succedere se la cosa dovesse andare in porto: su quali pulman potrei fare affidamento (per scrupolo guardo sulla palina gli orari), in quali bar potrei fare colazione (vabbè, prendere un caffè), se ci sono vetrine da guardare nelle pause pranzo, etc. etc.
In altre parole, per la serie: pippe mentali.
Caso vuole che il bus arrivi quasi subito e che io arrivi in zona piazza Sabotino con molto, ma mooooooooooolto anticipo. Giusto una mezz'ora.
La strategia lascia il posto alla tattica e decido di scendere un paio di fermate dopo quella cui dovrei in realtà scendere.
Nonostante la stagione (l'autunno è appena iniziato), la serata è abbastanza frescolina e minaccia di cadere una fastidiosissima pioggerellina, di quelle insistenti, umide e bagnate. Mi consolo pensando che non è ancora la stagione dei temporali burrascosi, dei temporali che annunciano la fine della bella stagione in modo roboante e ne approfitto per scendere alla fermata successiva. Risalgo con calma corso Peschiera, faccio due passi in via Di Nanni e me la prendo comoda.
I negozi sono oramai chiusi, ma sono di buon umore perché so che in questo quartiere di giorno la vita è abbastanza frenetica e che il mercato nell’isola pedonale non è malaccio, con voci e colori che si rincorrono. Senza contare che la zona mi è abbastanza famigliare.
Mi sento ottimista, molto ma molto ottimista: aver nulla da perdere rendere audaci!
Alle 21 meno 5 sono al citofono e, già che ci sono, lo suono.
Una vocina stridula come sanno esserlo certe voci al citofono mi sibila “Al secondo piano, scala sinistra”, senza neppure darmi il tempo di dire chi sono.
Indeciso se prenderlo come un gesto di maleducazione o di fiducia per via della mia voce calda, profonda, diaframmatica, spalanco il pesante portone e mi dirigo nella scala di sinistra, non fosse altro perché non c’è una scala destra.
Niente ascensore.
Salgo le scale che odorano di muffa e mi domando come potrei fare a scarrozzare il vecchietto per quelle strade ripide dai gradini poco profondi di lucida pietra lissia-lissia. Preferisco non pensarci, un po’ perché non è ancora detto che ottenga il lavoro, un po’ perché mi dico che se il vecchietto dovesse essere ... come dire ... non particolarmente simpatico (lo ammetto, è un eufemismo) basterebbe un attimo per … oooplà.
E già, ma, poi, dovesse essere pesante, una XXXL, come farei a tirarlo su? prostata debole e reumatismi iniziano a voler avere voce in capitolo.
Non faccio in tempo a finire coi miei propositi cristiani che arrivo al secondo piano. Una controllatina ai nomi sui campanelli e ... DLIN DLON!
Mi apre una signora tra i cinquanta ed i sessanta (decisamente più verso i sessanta), trafelata che, senza presentarsi, mi fa strada nello stretto corridoio ed accomodare nella stanza cucina sulla sinistra.
Visto che non lo fa lei, mi presento io.
Messa di fronte al mio fatto compiuto si presenta anche lei ("Ah, sì, piacere, ... sono miss P.") e, non sapendo cosa di meglio fare, mi fa accomodare.
Mi guarda un po’ perplessa lei e, per non essere da meno o, forse, per innata buona educazione, la guardo perplesso anch'io.
Passato che è quel minuto di silenzio (inesorabile come certi minuti che paiono essere quarti d'ora), sgranando gli occhioni col trucco che inizia a sgretolarsi, esordisce: “Certo che non mi sarei aspettato un uomo: ma perché un uomo cerca lavoro come badante?”.
Sarei tentato di risponderLe che, tanto per iniziare, non si dice ‘badante’, ma ‘collaboratore familiare’ ('colf' se si vuol andare per le spiccie), ovvero, più azzardati 'prendente cura' o, ancora 'guardante'; sarei tentato di dirle che ho bisogno di lavorare (ma la cosa mi sembrerebbe tra il semplicistico ed il riduttivo); sarei tentato di dirle che è quello che ho sempre sognato, il lavoro della mia vita (ma, e se si sentisse indignata da tanta … ruffianeria?); sarei tentato di dirle che sono un testimone di Geova (ma se non fosse una persona … spiritosa?); sarei tentato di parlarle della crisi economica (ma se mi dicesse che … non c’è una crisi economica?); sarei tentato di dirle che, pur essendo un altissimo dirigente, non sono soddisfatto del mio lavoro e che cerco di capire cosa voglio fare da grande (ma se non mi … credesse?); sarei tentato di dirle che ha dei begli occhi (ma se … mi scappasse da ridere?); insomma, resto serio, mi schiarisco la voce e le rispondo con una di quelle frasi che si sogliono dire 'interlocutorie' proprio perché permettono di prendere tempo e le rispondo che “MI hanno detto che mi avevano detto che LEI aveva bisogno di un aiuto, ma che non mi avevano dato altri dettagli”.
Una mossa per prendere tempo, un po’ come quando in una partita a scacchi ad una prima mossa 1. e4, l'avversario risponde con e5; quindi 2. Dh5?!, Cc6 (ma Kasparov batte Becker con 17. Te2, D:e2+; 18. Rc2, Af5# ... 0-1).
La signora che, per essere le 21 ha un trucco ancora vistoso e che non ha ancora subito le ingiurie della stanchezza che subentrano col dopocena (in altri termini 'un miracolo del restauro'), parte all’attacco e continua confidandomi (siamo già alle confidenze) che si vuole disfare della ‘stragnera’ (so che si dovrebbe scrivere ‘straniera’, ma la signora lo pronuncia proprio così!) che segue il padre 87enne perché, proprio non se lo sa spiegare come, ha avuto da ridire con lei.
Sono preso un attimo in contropiede da tanta schiettezza e, non sapendo le ragioni dell’una e dell’altra, cerco di restare, per quanto mi è possibile, sulle mie appollaiato come sono su una seggiola tanto dura che sento dolere il coccige (ndr. per approfondimenti sul 'dolore al coccige' si veda http://www.dolore.biz/coccige.htm) e, cercando di non prendere posizione, ribatto – sollecitato dal suo silenzio che cerca approvazione – “Certo, ceeerto: a volte la gente sa essere così ingrata ...!”.
La signora mi tramortisce con un imperioso “Esatto! vedo che lei ha capito! Questi stragneri (Ve l’avevo detto che lo pronuncia proprio così): uno dà loro del lavoro e loro, … come ti ripagano?”.
Miss P. resta un poco contrariata dal fatto che le rispondo solo con uno scrollare della testa; forse si sarebbe aspettata, a questo punto, che la seguissi nella sua indignazione verso il bieco ‘stragnero’, ma è più forte di me: A ME la ‘stragnera’ non MI ha fatto ‘gnente’ e, poi, se ho scosso la testolina è solo perché sento il bisogno di muovere il collo che mi si sta intorpidendo.
“Comunque le dico di cosa ho bisogno ...” prosegue.
O, ecco, bene: sono venuto qui per questo!
“Mio padre ha 87 anni, ma ha bisogno di essere seguito in tutto e per tutto: lavato, stirato vestito, cucito ed imboccato”.
Non che la cosa mi faccia fare salti di gioia, ma tant’è: in fondo ho bisogno di guadagnare, sono per la parità dei diritti e sarei quasi tentato di risponderle: “Guardi, la soddisfazione maggiore sarebbe essere io – maschio e ‘itagliano’ (mettete in dubbio il mio essere ‘maschio’, ma non il mio essere ‘itagliano': è scritto pure sulla carta d’identità!) – sarebbe togliere lavoro a quei maledetti ‘stragneri’ “. sarebbe la risposta che mi farebbe guadagnare 100 punti in un colpo solo, di quelli che fanno saltare il banco: il classico jackpot". Ma desisto: benché sia prossimo ad attaccarmi alla canna del gas (confido che , se quando quel momento arriverà, la società del gas mi abbia nel frattempo chiuso l’allacciamento), preferisco salvare la dignità: un giorno mi potrete ricordare come l’ultimo rimasto fedele alla linea!
“Ah, certo, bisognerebbe portare mio padre a fare una passeggiata almeno una volta al giorno”.
Beh, mi sembra più che giusto, certo ci fosse qualcosa di simile ad un ascensore la cosa sarebbe più agevole, mi viene da pensare. Ma, anche in questo caso, desisto, indossando la mia maschera di circostanza, quella per le grandi occasioni: quella dell'idiota che dà sempre ragione! E me la cavo con un "Certo, ceeerto ...".
Fatto sta che diventa sempre più difficile trovare qualcosa che assomigli ad un lavoro, anche solo semplici offerte: si inizia a raschiare il fondo!
Insomma, mala tempora currunt, ma, per fortuna, tramite qualche amico mi arriva qualche opportunità di lavoro.
In fondo, questo blog dovrebbe anche servire a questo: ricordare che sto ancora cercando lavoro, che cerco qualunque lavoro.
Torino, lunedì 14 settembre 2009
Questa volta mi si prospetta un lavoro come badante.
Come alcuni, invero pochi, di Voi sanno, non si tratterebbe per me di un’assoluta novità, per cui vado all’incontro abbastanza di buon umore, speranzoso e curioso di vedere di cosa in concreto si tratta.
Parto col dovuto anticipo. Da buon piemontese (mezzo a dire la verità, e neppure sono convinto si tratti della parte migliore) con molto, molto anticipo: il piemontese arriva sempre in anticipo agli appuntamenti. Se la persona con la quale si ha appuntamento non è puntuale, il piemontese ne è indispettito; dopo un quarto d’ora di ritardo il piemontese è offeso; dopo trenta minuti si preoccupa!
Per farla breve, visto che l’appuntamento è in via Revello per le 21 punto zero-zero e non sapendo quanto tempo mi ci vorrà col 33 o col 42 dalla fermata di via Bardonecchia a piazza Sabotino esco con una quarantina di minuti di anticipo, non si sa mai.
Come in occasione di tutti gli altri colloqui, cerco di prefigurarmi cosa dovrebbe succedere se la cosa dovesse andare in porto: su quali pulman potrei fare affidamento (per scrupolo guardo sulla palina gli orari), in quali bar potrei fare colazione (vabbè, prendere un caffè), se ci sono vetrine da guardare nelle pause pranzo, etc. etc.
In altre parole, per la serie: pippe mentali.
Caso vuole che il bus arrivi quasi subito e che io arrivi in zona piazza Sabotino con molto, ma mooooooooooolto anticipo. Giusto una mezz'ora.
La strategia lascia il posto alla tattica e decido di scendere un paio di fermate dopo quella cui dovrei in realtà scendere.
Nonostante la stagione (l'autunno è appena iniziato), la serata è abbastanza frescolina e minaccia di cadere una fastidiosissima pioggerellina, di quelle insistenti, umide e bagnate. Mi consolo pensando che non è ancora la stagione dei temporali burrascosi, dei temporali che annunciano la fine della bella stagione in modo roboante e ne approfitto per scendere alla fermata successiva. Risalgo con calma corso Peschiera, faccio due passi in via Di Nanni e me la prendo comoda.
I negozi sono oramai chiusi, ma sono di buon umore perché so che in questo quartiere di giorno la vita è abbastanza frenetica e che il mercato nell’isola pedonale non è malaccio, con voci e colori che si rincorrono. Senza contare che la zona mi è abbastanza famigliare.
Mi sento ottimista, molto ma molto ottimista: aver nulla da perdere rendere audaci!
Alle 21 meno 5 sono al citofono e, già che ci sono, lo suono.
Una vocina stridula come sanno esserlo certe voci al citofono mi sibila “Al secondo piano, scala sinistra”, senza neppure darmi il tempo di dire chi sono.
Indeciso se prenderlo come un gesto di maleducazione o di fiducia per via della mia voce calda, profonda, diaframmatica, spalanco il pesante portone e mi dirigo nella scala di sinistra, non fosse altro perché non c’è una scala destra.
Niente ascensore.
Salgo le scale che odorano di muffa e mi domando come potrei fare a scarrozzare il vecchietto per quelle strade ripide dai gradini poco profondi di lucida pietra lissia-lissia. Preferisco non pensarci, un po’ perché non è ancora detto che ottenga il lavoro, un po’ perché mi dico che se il vecchietto dovesse essere ... come dire ... non particolarmente simpatico (lo ammetto, è un eufemismo) basterebbe un attimo per … oooplà.
E già, ma, poi, dovesse essere pesante, una XXXL, come farei a tirarlo su? prostata debole e reumatismi iniziano a voler avere voce in capitolo.
Non faccio in tempo a finire coi miei propositi cristiani che arrivo al secondo piano. Una controllatina ai nomi sui campanelli e ... DLIN DLON!
Mi apre una signora tra i cinquanta ed i sessanta (decisamente più verso i sessanta), trafelata che, senza presentarsi, mi fa strada nello stretto corridoio ed accomodare nella stanza cucina sulla sinistra.
Visto che non lo fa lei, mi presento io.
Messa di fronte al mio fatto compiuto si presenta anche lei ("Ah, sì, piacere, ... sono miss P.") e, non sapendo cosa di meglio fare, mi fa accomodare.
Mi guarda un po’ perplessa lei e, per non essere da meno o, forse, per innata buona educazione, la guardo perplesso anch'io.
Passato che è quel minuto di silenzio (inesorabile come certi minuti che paiono essere quarti d'ora), sgranando gli occhioni col trucco che inizia a sgretolarsi, esordisce: “Certo che non mi sarei aspettato un uomo: ma perché un uomo cerca lavoro come badante?”.
Sarei tentato di risponderLe che, tanto per iniziare, non si dice ‘badante’, ma ‘collaboratore familiare’ ('colf' se si vuol andare per le spiccie), ovvero, più azzardati 'prendente cura' o, ancora 'guardante'; sarei tentato di dirle che ho bisogno di lavorare (ma la cosa mi sembrerebbe tra il semplicistico ed il riduttivo); sarei tentato di dirle che è quello che ho sempre sognato, il lavoro della mia vita (ma, e se si sentisse indignata da tanta … ruffianeria?); sarei tentato di dirle che sono un testimone di Geova (ma se non fosse una persona … spiritosa?); sarei tentato di parlarle della crisi economica (ma se mi dicesse che … non c’è una crisi economica?); sarei tentato di dirle che, pur essendo un altissimo dirigente, non sono soddisfatto del mio lavoro e che cerco di capire cosa voglio fare da grande (ma se non mi … credesse?); sarei tentato di dirle che ha dei begli occhi (ma se … mi scappasse da ridere?); insomma, resto serio, mi schiarisco la voce e le rispondo con una di quelle frasi che si sogliono dire 'interlocutorie' proprio perché permettono di prendere tempo e le rispondo che “MI hanno detto che mi avevano detto che LEI aveva bisogno di un aiuto, ma che non mi avevano dato altri dettagli”.
Una mossa per prendere tempo, un po’ come quando in una partita a scacchi ad una prima mossa 1. e4, l'avversario risponde con e5; quindi 2. Dh5?!, Cc6 (ma Kasparov batte Becker con 17. Te2, D:e2+; 18. Rc2, Af5# ... 0-1).
La signora che, per essere le 21 ha un trucco ancora vistoso e che non ha ancora subito le ingiurie della stanchezza che subentrano col dopocena (in altri termini 'un miracolo del restauro'), parte all’attacco e continua confidandomi (siamo già alle confidenze) che si vuole disfare della ‘stragnera’ (so che si dovrebbe scrivere ‘straniera’, ma la signora lo pronuncia proprio così!) che segue il padre 87enne perché, proprio non se lo sa spiegare come, ha avuto da ridire con lei.
Sono preso un attimo in contropiede da tanta schiettezza e, non sapendo le ragioni dell’una e dell’altra, cerco di restare, per quanto mi è possibile, sulle mie appollaiato come sono su una seggiola tanto dura che sento dolere il coccige (ndr. per approfondimenti sul 'dolore al coccige' si veda http://www.dolore.biz/coccige.htm) e, cercando di non prendere posizione, ribatto – sollecitato dal suo silenzio che cerca approvazione – “Certo, ceeerto: a volte la gente sa essere così ingrata ...!”.
La signora mi tramortisce con un imperioso “Esatto! vedo che lei ha capito! Questi stragneri (Ve l’avevo detto che lo pronuncia proprio così): uno dà loro del lavoro e loro, … come ti ripagano?”.
Miss P. resta un poco contrariata dal fatto che le rispondo solo con uno scrollare della testa; forse si sarebbe aspettata, a questo punto, che la seguissi nella sua indignazione verso il bieco ‘stragnero’, ma è più forte di me: A ME la ‘stragnera’ non MI ha fatto ‘gnente’ e, poi, se ho scosso la testolina è solo perché sento il bisogno di muovere il collo che mi si sta intorpidendo.
“Comunque le dico di cosa ho bisogno ...” prosegue.
O, ecco, bene: sono venuto qui per questo!
“Mio padre ha 87 anni, ma ha bisogno di essere seguito in tutto e per tutto: lavato, stirato vestito, cucito ed imboccato”.
Non che la cosa mi faccia fare salti di gioia, ma tant’è: in fondo ho bisogno di guadagnare, sono per la parità dei diritti e sarei quasi tentato di risponderle: “Guardi, la soddisfazione maggiore sarebbe essere io – maschio e ‘itagliano’ (mettete in dubbio il mio essere ‘maschio’, ma non il mio essere ‘itagliano': è scritto pure sulla carta d’identità!) – sarebbe togliere lavoro a quei maledetti ‘stragneri’ “. sarebbe la risposta che mi farebbe guadagnare 100 punti in un colpo solo, di quelli che fanno saltare il banco: il classico jackpot". Ma desisto: benché sia prossimo ad attaccarmi alla canna del gas (confido che , se quando quel momento arriverà, la società del gas mi abbia nel frattempo chiuso l’allacciamento), preferisco salvare la dignità: un giorno mi potrete ricordare come l’ultimo rimasto fedele alla linea!
“Ah, certo, bisognerebbe portare mio padre a fare una passeggiata almeno una volta al giorno”.
Beh, mi sembra più che giusto, certo ci fosse qualcosa di simile ad un ascensore la cosa sarebbe più agevole, mi viene da pensare. Ma, anche in questo caso, desisto, indossando la mia maschera di circostanza, quella per le grandi occasioni: quella dell'idiota che dà sempre ragione! E me la cavo con un "Certo, ceeerto ...".
“Inoltre – prosegue miss P. oramai perfetta ed assoluta padrona della scena – visto che a fine settimana la casa è un macello, perché IO lavoro tuuuuutto il giorno, bisognerebbe mettere in ordine, pulire, spolverare, fare il bucato, stirare, fare i letti, cucinare, …”.
La cosa inizia a complicarsi, ma … vile bisogno del denaro, mi viene da pensare che, se devo badare al simpatico brigante del vecchietto, pulire casa potrebbe essere un modo per far passare il tempo.
“Veniamo alla parte economica – miss P. è una che bada al sodo -: mettendola in regola, perché io sono per la legalità (credetemi, non mettevo minimamente in dubbio la cosa), le propongo un contratto ... (luuuuungo suo sospiro, in fondo deve ‘cacciarli’ fuori lei i soldi) di 600,00 euro al mese! ... purtroppo il comune non passa di più!".
Certo, avessi commentato sull’avarizia del Comune con un bel “Chiamparino, comunista bastardo!” mi sarei ingraziato miss P., ma il Chiampa mi è sempre sembrata una brava persona (non un fulmine a ciel sereno, ma un buono) e non dimentico che, quando lo ebbi vicino di viaggio in aereo sul Torino-Roma, nulla ebbe a ridire sul fatto che avessi proditoriamente preso possesso del bracciolo!
“Ah, dimenticavo ..." Miss P. è il classico tipo di persona che tralascia nulla.
E ti pareva che non dimenticasse qualcosa: “Mi dicca, mi dicca …” le soggiungo in modo ossequioso e conciliante.
“Mio padre ha bisogno di assistenza 24 ore su 24 dal lunedì al sabato: sa, l’altra notte e caduto mentre andava in bagno ed io dormivo: perché la sera, Io, sono stanca”.
La questione sembra complicarsi un attimo. Se non altro, iniziando ad inquadrare il carattere di miss P. e le sue esigenze, inizio a sospettare il perché la badante ‘stragnera’ possa aver avuto qualcosa da ridire.
Cerco di spiegarle che, assistendo il padre tutto il giorno ‘servizio completo’, 'all inclusive', probabilmente la notte anche il pur bravo badante la notte dorme profondamente. Senza contare che ho ancora una casa dove dormire, almeno al momento.
Prendo la situazione alla larga, forte del motto ‘Se non puoi risolvere direttamente un problema, prendilo alla larga' e mi sforzo di capire se sono previste delle libere uscite almeno per un paio di ore al giorno, ma sul punto miss P. è irremovibile: per 600 euro il minimo che lei si aspetti sono 24 al giorno per 6 giorni la settimana!
Certo, al fine settimana lei va via anche un paio di giorni, ma è tutt’altra questione: come per miracolo, quando miss P. si assenta il fine settimana, il venerando patriarca, per miracolo, diventa autosufficiente, autonomo, autopulente, automotivato, autocertificato (non chiedetemi il perché né il percome: se volete saperlo chiedetelo a miss P.).
Sono ancora appena appena confuso quando miss P. mi propone di farmi conoscere l'arzillo catafalco ed io, certo, non me la sento di dirle di no.
Andiamo nella stanza buia rischiarata solo dai lampi della tivvì che propone niente meno che l'elezione di Miss Italia, programma che l’arzillo guarda col solo occhio destro, sdraiato di traverso sul lettone.
Miss P. entra nella stanza accendendo tutte le luci e dopo aver cacciato un urlo ("Che fai? Dormi?"), si volge verso di me scusandosi con un sussurro (il vecchietto potrebbe pur sempre dormire) “Sa, … è un po’ sordo!”. Il papino non si fa mancare nulla!
Non riesco a capire se il vegliardo è più contrariato dal fatto che la simpa-simpatica figlioletta l’abbia interrotto mentre vedeva il programma cul-turale o deluso dal fatto che, invece di una simpatica e giovane badante femmina gli si pari innanzi un aitante maschione (che, poi, sarebbe il Vostro, cioè io!).
Certo è che mi accoglie con uno sbuffo misto ad una smorfia di delusa e deludente delusione.
Mi mostra in un angolo della stanza un girello che ha parcheggiato il nipotino e cerca di spiegarmi che il padre si rifiuta di usarlo per aiutarsi nella deambulazione.
Con uno sfarfallio delle pesanti sopracciglia finte coperte di un pesante rimmel color 'ala di corvo nella notte nera' cerca il mio consenso ed io non trovo di meglio da dire che "... eh, certi anziani non ne vogliono sapere di collaborare ...".
Finite le presentazioni, miss P. mi riaccompagna nella cucina. I canali della tivvì che troneggia in un angolo saltano allegramente e miss P. non sa darsene pace: non poter vedere 'Pomeriggio sul 5' presentato dalla procace Barbara D'Urso la turba profondamente.
"Ma come - mi viene da pensare - non aveva detto che lavora tutto il giorno fino a sera tarda?".
Già che ci sono, mentre cerco e trovo le parole per dirle che avrei bisogno di un paio di giorni per poterle confermare la disponibilità, ne approfitto per risintonizzarle i canali del digitale terrestre e cerco di farmi un’idea della planimetria dell’abitazione. Un modo come un altro per sfuggire la provocante scollatura di miss P. (non vi preoccupate, non sono il tipo da indulgere in tentazione).
“Perché sei interessato alla planimetria?”, mi direte Voi se avete avuto la compiacenza di avermi seguito sinora. Molto semplice: perché oltre alla cucina, l’ingresso, la stanza del vecchietto, il bagno in fondo al corridoio, immagino ci sia solo spazio solo per un’altra stanza: quella di miss P!
Ma allora, dove dovrebbe dormire il simpatico badante?
A questo punto so di chiederVi molto, ma dovrete credermi sulla parola: lo ammetto, ho bisogno di lavorare, ma miss P. non è proprio il mio tipo!
Torino, mercoledì 16 settembre 2009
Ci ho pensato, ripensato e pensato ancora e sono quasi arrivato alla conclusione che, forse ma forse, potrei accettare la proposta a patto di dormire sulla poltroncina per puffi della cucina.
Decido di telefonare a miss P., se non altro per vedere se non mi è possibile temporeggiare ancora un altro paio di giorni nella speranza che mi capiti qualche proposta di lavoro
Dopo un paio di squilli riconosco la squillante voce di miss P. che mi accoglie con un “Ah, è lei, … no, guardi, per mio padre ho già trovato una filippina; però, senta, … non si vedono i canali della RAI, … non è che … “.
Non le lascio il tempo per finire la frase che riattacco: eccheccavolo, anche la mia dignità … ha un prezzo!
E, poi, come ve lo devo dire: ... non è il mio tipo!
NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.
Nessun commento:
Posta un commento