ma non seria
Il nostro Governo, legittimamente eletto e` stato rovesciato: ovunque regna il caos!
La coalizione guidata dall`on. Bernasconi a capo del Popolo della Lasagna (di seguito, per brevita`, P.d.L.) aveva ottenuto alle ultime politiche dell`aprile del 2008 il 46,811 % alla Camera dei Deputati (pari a 340 deputati) ed addirittura il 47,320 % al Senato (pari a 168 senatori), ma tutto questo non e` stato sufficiente per restituire al BelPaese unita`, stabilita`, decoro, disciplina, giustizia sociale, ordine pubblico, uguaglianza dei diritti, sicurezza lungo le strade e cassonetti puliti.
Bernasconi e` il nostro Presidente democraticamente eletto, ma non siede a Palazzo Chigi.
Il nostro legittimo Presidente vaga per il Paese senza scopo, senza meta, senza missione in attesa che qualche Paese amico accolga la sua richiesta di asilo politico e gli offra ospitalita` e rifugio.
Esce dalla clandestinita` solo per rincuorare i suoi sostenitori, per spornarli alla resistenza e per rifornirsi di biscotti al cioccolato.
Un tempo i politici avevano il `pudore` di impadronirsi del potere tramite brogli elettorali prima di abbandonarsi al sacco della `cosa pubblica`, mentre adesso degli squatters occupano abusivamente le sedi della democrazia: le aule sorde e grigie di Palazzo Madama, Montecitorio, Chigi, il Quirinale sono ridotti ad un bivacco di manipoli di senza casa, senza fede ... senza Dio!
Un gruppo di sedicenti carbonari cinge d`assedio Villa Graziosa., mentre Al Jazeera ha da poco dato la notizia che in Sardegna Villa Certosino e` capitolata ed uno sparuto gruppo di sedicenti 'combattenti per la liberta`' cerca di trovare rifugio alla volta della Corsica.
Ora ci siamo ridotti alla stregua di una repubblichetta delle banane o, peggio, di un Kolchoz della oramai in atto collettivizzazione dei kulaki.
Tutto sembra, anzi, e` perduto.
Eppure per un attimo, per un attimo soltanto ci sembro` di scorgere un futuro radioso, una nuova frontiera dove i nostri sogni si sarebbero potuti trasformare in realta` sotto la guida e lungo il solco tracciato dalla nostra suprema guida spirituale e morale: Elvio Bernasconi.
Ma, proprio quando sembrava delinearsi un destino profumato d`ambrosia, le forze dell`opposizione, per quanto sparute e rappresentative di un`irrisoria percentuale dell`elettorato, temendo di vedersi sfuggire dalle mani la possibilita` di continuare a razziare, depredare, saccheggiare, derubare, svaligiare, oltraggiare il BelPaese, fecero comunella per trovare un`intesa per un colpo di Stato e per gettare nel caos quell`ordine che, con fatica e col sudore della propria fronte, Elvio Bernasconi stava faticosamente – ma sapientemente – cercando di costruire per il bene supremo della Nazione.
Queste poche pagine di diario hanno la speranza di riassumere quello che fu il sogno e la speranza che ci animo` perche` almeno il ricordo delle geste di Elvio Bernasconi non vadano perdute, perche` possano servire di monito per le generazioni future, "perche` chi non analizza gli errori del proprio passato e` condannato a riviverli".
Si domandava, infatti Eric J. Hobsbawm nella sua opera più famosa “Il secolo breve” (Pantheon Books – Random House, New York, 1994) “come sia possibile pensare di costruire un futuro o semplicemente di comprendere il presente se mancano completamente le basi radicate nel passato? (...) Ma proprio per questo motivo gli storici devono essere più che semplici cronisti e compilatori di memorie, sebbene anche questa sia la loro necessaria funzione”.
Quel che ci salva, che ci dà il senso del tempo, è il nostro "esser nani che camminano sulle spalle dei giganti", laddove i giganti sono le nostre storie, i successivi e contraddittori volti che abbiamo avuto in passato, e in quanto tali personificano il vissuto personale e collettivo che ci portiamo dietro come bagagli. Dalle loro alte spalle possiamo vedere un certo numero di cose in più, e un po' più lontano. Pur avendola vista assai debole possiamo, col loro aiuto, andare al di là della memoria e dell'oblio" (Bernardo di Chartres, o Bernardus Carnotensis, filosofo francese del XII secolo).
Ma or voglio raccontare come tutto questo ebbe inizio o, meglio, come ebbe inizio la fine di tutto questo.
13 dicembre 2009. Milano. Sceso dal palco dopo il comizio in Piazza Duomo, il premier Elvio Bernasconi, mentre stava salutando alcuni dei simpatizzanti dando loro la mano, baciando bambini, firmando autografi, miracolando malati e non (tanta era la Sua bonta`), è stato colpito da un oggetto, probabilmente la miniatura del Duomo. Il presidente del consiglio perdeva sangue dal naso e dalla bocca ma non ha avuto segni di cedimento fisico: dopo essere stato disteso in macchina ha voluto uscire dall'auto per salutare la folla: “Sto bene, sto bene: non mi fermeranno” questa la sua reazione.
Per capire come si sia arrivati a tale oltraggio occorre fare un passo indietro.
E` una notte buia e tempestosa dell`autunno del 2009.
Villa San Martino si trova nella brumosa, ma ridente campagna brianzola.
L'ampio edificio prende il nome dalla località San Martino, in cui sorgeva un monastero benedettino, acquisito con le sue terre a metà del `700 dai conti Giulini, che lo ristrutturarono in forme neoclassiche.
Un impianto scenografico imponente, capace di far colloquiare l'edificio, il parco secolare e il verde agricolo molto esteso intorno alla villa. Questo asse prospettico, sebbene ora interrotto visivamente da una macchia verde di alberi e arbusti e dal muro di cinta, è rimasto sostanzialmente integro. Dopo le trasformazioni compiute dal Giulini, la villa passò ai Casati nella prima metà dell'Ottocento.
Elvio Bernasconi, che ne è l'attuale proprietario, ha fatto eseguire un restauro di tipo conservativo della porzione più antica e un ripristino di alcune parti alterate da precedenti interventi di pseudo-architetti di scuola sovietica che apparivano ormai fatiscenti.
Grazie a questi lavori sono anche stati liberati, sistemati e resi disponibili splendidi locali sotterranei. L'attuale proprietario vi ha collocato un mausoleo personale (opera di Pietro Ascella), oggetto di interesse da parte della stampa mondiale, con loculi per i futuri eredi al trono ed una sridente tatua da 100 tonnellate ed un faraonico sarcofago in marmo rosa (http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/politica/200805articoli/32910girata.asp).
Villa San Martino è oggi una delle più affascinanti fra le dimore patrizie della Brianza, capace di competere per sontuosità con le maggiori nobili residenze d'Italia.
Nonostante l`ora avanzata, una lunga teoria ininterrotta di auto rompe il silenzio della notte.
Il cancello pesante si apre e lascia passare le auto blu che scorrono lungo il selciato in pietrisco e lapislazzuli e si fermano di fronte al magnifico portico d`ingresso in autentico marmo di Carrara fatto arrivare con voli della Presidenza del Consiglio dalle cave della Sardegna.
Il Gran Consiglio dei `fedelissimi` era stato fortissimamente voluto da Elvio Bernasconi per far fronte alla drammatica situazione che si stava prefigurando ed aveva come obiettivo evitare che i cosacchi s`impadronissero del potere, facendo precipitare il BelPaese nel caos come molte, troppe note informative dei servizi segreti lasciavano temere.
La riunione era tanto importante che persino i ministri plenipotenziari Garfagnana, Germoglio e Balilla dovettero rinunciare alla loro seduta di lampada UV come previsto dal protocollo della Presidenza del Consiglio da loro firmato al momento della nomina.
Tutto lasciava presagire la drammaticita' del momento.
(segue ...)
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