lunedì 18 gennaio 2010

65. "Io sto con le minoranze" - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 4/40)

"Io sto con le minoranze?"


"Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L'età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri: perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi".

(Ennio Flaiano, La solitudine del satiro, Rizzoli, 1974, p.207)


Quadrati, che si era prepato sull`argomento, prende la parola: “Caro Elvio, ... permetti che ti chiami `caro`?".

"Hai mille volte ragione quando affermi che questa Costituzione e` il frutto di un`ideologia corrotta dai comunisti
(Corriere della Sera, 8 febbraio `09): deve essere rivista ed io ho trovato, credo di aver trovato una soluzione che si risolva anche in un`opportunita' di risparmio per le esauste casse del BelPaese”.

Quadrati: "Ma chi era costui?" qualcuno si potra` domandare.

Quadrati, gia` brillante studente liceale al Pietro Colletta di Avellino, si iscrive nel '75 nella Partitocrazia Cristiana e nel 1979 fonda il movimento Proposta '80, vicino alle posizione di Gerry Bianco e in antitesi alla leadership provinciale e nazionale di Ciriaco Re Mida.

Laureato in giurisprudenza (come Pippo Baudo e Renzo Arbore), giornalista, aderisce alla dissoluzione della Partitocrazia Cristiana e, quindi, allo Spartito Popolare Italiano con il quale viene eletto deputato nel 1994.

Nel 2006 viene eletto senatore, "ospitato" nelle liste di Sforza Italia che ha concesso il diritto di "tribuna parlamentare".

Rilascia un'intervista nella quale, riprendendo uno slogan delle Brigate Rosse, fa un'affermazione che fa discutere: "Colpire un pm per educarne altri cento" (La Stampa, 21 luglio `08).

Cattolico praticante, annuncia un progetto di legge sulle unioni civili che tuteli i diritti dei gay, noto con l'acronimo DiDoRe (Diritti e doveri di reciprocità dei conviventi), entrando in polemica con lo Svenire, organo di stampa della CEI e con il settimanale cattolico Famigliola Cristiana (La Repubblica 17 settembre `08).

Il 29 aprile 2009, prima delle Europee di giugno 2009 dichiara:) "Domani non andrò in Consiglio dei Ministri, per me comincia una lunga vacanza. Sono deluso ma tacerò per non disturbare la campagna elettorale del partito, alla cui fondazione ho contribuito e nel quale non mi è stato permesso di indicare un solo candidato. Naturalmente sosterrò il PdL e darò la preferenza a Elvio Bernasconi, ma solo in quanto mio testimone di nozze" (La repubblica 29 aprile `09).

Sempre nel 2009 la sua sopraffina genialita` ha un`intuizione tanto semplice quanto rivoluzionaria: durante una semplice intervista tocca un tema che suscita le ire dei sindacati, definendo la pausa pranzo "un danno per il lavoro ma anche per l'armonia della giornata" e aggiunge: "A me - dice - non è mai piaciuta questa ritualità che blocca l'Italia". E dopo il fuoco di reazione fatto da sindacati e opposizione (per loro ogni occasione e` buona!) il ministro ha precisato: "Non ho fatto nessuna proposta di abolire questa pausa. Ho solo detto che io l'ho abolita da vent'anni".

"Non possiamo imporre ai lavoratori quando mangiare - aveva detto in precedenza - ma ho scoperto che le ore più produttive sono proprio quelle in cui ci si accinge a pranzare". Secondo Quadrati "chi svolge una attività in modo autonomo, abolirebbe la pausa pranzo" (TGcom, 24 novembre `09).

Ma torniamo all`idea partorita dal Quadrati.

“Da lungo tempo andiamo dicendo che 630 deputati cui vanno sommati 315 senatori – senza considerare tutti i senatori a vita – rappresentano non solo motivo di caos in termini di dibattito parlamentare, ma anche, se non soprattutto, un incredibile fonte di spesa per l`erario!”.

“Ora – disse mentre il suo sguardo si faceva quasi luciferino – la mia soluzione e` tanto semplice quanto, mi si conceda il termine, geniale: riduciamo il numero dei parlamentari!".

“Seeeeeeeee, bella trovata: ha inventato l`acqua calda
– tuonarono un po` tutti – come se non ci avessimo gia` pendsato noi ...”.

“Ma, vedete, cari amici, la mia idea e`: dimezziamo il numero dei deputati e dei senatori cosi`, con un taglio secco: ZAK!!! Diciamo ... all`incirca 300 deputati e 150 senatori, mi seguite? ...”.

“Bene, applichiamo un correttivo - un correttivo e` sempre necessario per l`opinione pubblica– che io chiamerei ... `chi vince piglia tutto, ... senza essere troppo prepotente': noi, che avevamo la maggioranza ci prendiamo un 290 deputati ed un 280 senatori: se il popolo democraticamente ha scelto a maggioranza noialtri e` ... perche` voleva noi, altrimenti avrebbe votato per gli altri!”.

“Certo, ci saremmo potuti prendere tutto, ... ma noi siamo democratici ed in democrazia bisogna tutelare le minoranze: una pattuglia, irrisoria e, dunque, controllabile di opposizione la lasciamo: intanto perche` non ci accusino di non essere democratici e, poi, perche` almeno un rappresentante dell` Italia delle Vongole (di seguito I.D.V.): qualcuno che ci faccia ridere ci vuole, altrimenti ... sai che palle in aula!”.

Intervenne Cicchetto col suo consueto garbo: “Lo devo ammettere, sinora mi eri sembrato poco piu` di un soprammobile kitsch, fastidioso come una mosca, ma questa volta hai avuto un`idea semplicemente geniale: d`altra parte anche le mosche hanno una loro utilita` e tu lo hai dimostrato”.

Ed ancora “Ottima, poi, l`idea di lasciare una parvenza di minoranza, purche` sia controllabile: non e` forse cosi` che abbiamo fatto anche in televisione, lasciando spazio alla graffiante satira politica di Striscia la notizia ed a programmi comunisti come Ballaro`, Anno zero e Report?”.

“Certo – intervenne la rossa (ma solo di capelli) Balilla – ma non ti dimenticare che lasciare spazio ai comunisti sulla RAItivvi` ci serve anche come pretesto per dire che sono loro a disinformare, a spargere palate di pessimismo, ...”.

“Quello che dite ...” Bernasconi si interruppre subito perche` non amava parlare quando non era ascoltato.

“Quello che dite – riprese – e` doloroso, ma e` doloramente giusto e corretto: per il bene del BelPaese la minoranza puo` essere sacrificata: se la gamba va in cancrena, la gamba va tagliata. La minoranza ... e` la cancrena!”.

Nell`immenso salone ci fu un attimo di silenzio, interrotto da La Capricciosa che, scattato una terza volta in piedi, sbotto`: “Ordine e disciplina, ecco quello che ci vuole!”.

Don Brondi gli diede delle pitte di S. Martino con bucce di arance cotte per circa 20 minuti, colate, tagliuzzate e fatte raffreddare prima di aggiungervi 100 grammi di farina e cotti in forno per 25 minuti a 180^ e La Capricciosa si rimise docile a sedere.

“Certo, certo – convenne Bernasconi – l`idea mi sembra buona, ma andra` spiegata al popolo ...”.

Poi, volgendo lo sguardo attraverso la stanza per decidere chi tra i presenti si sarebbe dovuto far carico di tale gravoso ed importante compito, infine disse: “Te ne occuperai tu, o fido e leale Capezzolone!”.

Per dire e capire ancora una volta quanto sia grande la bonta` d`animo di Bernasconi nei confronti di quanti, dopo una vita di errori, hanno, infine, visto la luce e si sono incamminati sulla via della redenzione, sara` opportuno parlare della giovinezza sregolata di Capezzolone che fu segretario dei Radicali Liberi Italiani (2001-2006) ed deputato della Rosa sul Grugno (2006-2008).

Assolutamente dissennate e frutto dei cattivi maestri (Giacinto Pazzella ne aveva fatto il suo pupillo) furono le sue dichiarazioni durante quegli anni.

Il 29 ottobre 2005 tuonava: “Elvio Bernasconi è entrato in politica con 5 mila miliardi di lire di debiti e con le banche che tentavano di strozzarlo”. Il 1 marzo 2006, ascoltando il discorso del Cavaliere al congresso Usa, lo sfotteva per il pessimo inglese accostandolo a “Totò e Peppino a Milano col colbacco”. Il 19 marzo lo chiamava “lo sciancato di Arbore”.

Il 4 aprile, dopo che Bernasconi, in campagna contro Brodi, aveva definito “coglioni la maggioranza degli italiani”, dichiarava: “Mi sorge il dubbio che si sia fatto una canna. Ma forse una canna normale non avrebbe prodotto effetti simili: e allora che gli ha dato il pusher per fargli dire una cosa del genere?”.

Nel 2006, mentre nel BelPaese dilagava la discussione sui PACS, Capezzolone ha ricordato alla Bignetti che nella coscienza del paese, credenti compresi, il PACS è già accettato “qui nessuno vuole togliere qualcosa alla famiglia tradizionale. Si tratta, semmai, di consentire a nuove famiglie di formarsi, e di vedere riconosciuti alcuni diritti elementari“.

Sempre nel 2006, in tema di eutanasia: Vecchiardi ha citato Capezzolone perchè il segretario dei Radicali Liberi Italiani, intervenendo a Messina a un’assemblea della Rosa sul Grugno, ha detto che le dichiarazioni sull’eutanasia di Vecchiardi sono “ormai un caso governo”. Capezzolone confermava “la richiesta di dimissioni del ministro”.

Capezzolone, allora ancora leader dei Radicali Liberi, sul premier: «Bernasconi si paragona a Napoleone e Churchill. Mi ricorda la barzelletta dei due matti: uno dice “Io sono Mosè (nell’ immagine) e Iddio mi ha dato le tavole della legge” e l’ altro, offeso “Ma guarda che io non ti ho dato niente!”. Ecco, lui potrebbe essere il secondo matto, mentre per il novello Mosè bisogna scegliere tra Brondi e Fedele» (Corriere della Sera 2006)

Poi, nel 2007 , ebbe il coraggio di guardare negli occhi Bernasconi e di capire i suoi errori.

Come San Paolo folgorato sulla via di Damasco lascio` tutto per seguire il Signore dando inizio alla sua opera di evangelizzazione, cosi` Capezzolone lascio` i cattivi compagni e divenne il portavoce di Bernasconi per catechizzare via etere coloro che avevano perso la retta via e ricondurli ai giusti valori: da allora la sua missione fu la liturgia via tubo catodico!

Con vero e sincero amore paterno Bernasconi accolse in seno al suo popolo il ritrovato Capezzolone, cui affidava le opere di divulgazione piu` ardite (cfr. Lc 15, 11-32; Lc 15, 4-7, ed ancora Lc 15, 8-10).

In un clima di compiaciuta, ma meritata, soddisfazione generale Bernasconi ripresa la parola e tutti fecero silenzio.

Ma torniamo alla Sala del Gran Consiglio.

“Bene, miei cari, - riprese Barnasconi - mi sembra che quasi tutto sia sotto controllo per provvedere al bene del BelPaese!”.

“Eppure, abbiamo parlato e visto come rieducare le minoranze, ma che mi dite del proposito dell`ordine pubblico e dei poveri immigrati? Non dobbiamo essere egoisti: dobbiamo pensare pure a loro che sono gli ultimi arrivati, a loro che – piu` di ogni altro – hanno bisogno d`aiuto: cosa facciamo in termini di solidarieta`? Ricordate che la solidarieta` deve essere una delle nostre parole d`ordine!” aggiunse pensoso Bernasconi.

“La solidarieta` verso i poveri emigrati e`, voi lo sapete, sempre stata una delle mie maggiori preoccupazioni ... ".

“Ordunque, cos`e` stato fatto per aiutare i piu` poveri tra i poveri, per aiutare coloro che attraversando mari e monti, arrivando dalla torrida Africa e dalle gelate steppe della Siberia hanno da noi cercato refrigerio, consolazione, amore e pace? Orsu`, ditemi ...”.

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"Sa cosa stavo pensando? Io stavo pensando una cosa molto triste, cioè che io, anche in una società più decente di questa, mi troverò sempre con una minoranza di persone. Ma non nel senso di quei film dove c'è un uomo e una donna che si odiano, si sbranano su un'isola deserta perché il regista non crede nelle persone. Io credo nelle persone, però non credo nella maggioranza delle persone. Mi sà che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza ..."

(Nanni Moretti, Caro Diario, musiche originali: Nicola Piovani; produzione: Angelo Barbagallo e Nanni Moretti per SACHER FILM, BANFILM - LA SEPT/RAI/Canal Plus; distribuzione Lucky Red; durata: 100';)

(segue ...)

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