"Parola d`ordine: occupare tutti gli spazi!"
Sentitosi chiamato in ballo, Angiolino Califano cerco` di giustificare quanto sinora aveva fatto al Governo, temendo che, altrimenti, qualcuno potesse iniziare a domandarsi cos`avesse fatto sinora: “Io ho fatto tutto quello che potevo fare! Non e` colpa mia se prima che arrivassi io il lodo Schifezza (L.140/2003) [ndr. da cui il simpatico modo di definirlo "quella schifezza di un lodo"] aveva messo in guarda quei comunisti della Consulta che hanno subito bocciato la mia modesta proposta (L. 124/2008) che, col dovuto garbo si proponeva “l'obiettivo di tutelare l'esigenza assoluta della continuità e regolarità dell'esercizio delle più alte funzioni pubbliche”.
“Se Schifezza (ndr. "Schifezza", invero, non e` uno spregiativo, ma il nome dell`attuale e nientepopodimenoche` molto onorevole Presidente della Camera, promosso a tale prestigiosa carica proprio in ragione del suo prezioso contributo alla possibile ed auspicata soluzione dei problemi dell`ingiustizia nel BelPaese) non li avesse messi (ndr. quei giudici comunisti ... nonche` bastardi!) sull`avviso, sicuramente quelle cariatidi della Corte neppure se ne sarebbero accorti: ma la verita` e` che Schifezza e` invidioso di me perche` io ho gli occhi azzurri e, poi, si sa che da che mondo e` mondo i palermitani sono invidiosi degli agrigentini!”.
Curiosa la Balilla domando`: “E perche` sarebbero gelosi?”.
Ma, senza chiarire, perche` e` vero che a volte il non dire vale piu` di un dire, Angiolino disse sogghignando: “Lo so io perche`, lo so io, ma non posso spiegarlo ad una signora ...”.
“Comunque, stavo dicendo – prosegui` - io ho cercato di spiegare che l`idea era venuta a loro, a quel comunista di Nino Meccanico l`idea di mettere al riparo le alte cariche dello Stato dagli attacchi della magistratura”.
“Ma non c`e` stato niente, ma niente da fare: loro hanno iniziato a menare il torrone con stronzate come un presunto con contrasto con gli articoli 3 (principio di eguaglianza) e 24 (diritto di azione in giudizio e di difesa) con gli articoli 111 (principi del cd. "giusto processo"), 112 (obbligatorietà dell'azione penale), 117 (ottemperanza ai vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali) e 138 (procedura di revisione del testo e delle altre leggi costituzionali) della Costituzione”.
“Ora – il tono dell`Angiolino (ndr. Califano) si fece piu` aulico e declamatorio – io vorrei sapere cosa minchia c`entra la mia leggina con questa Costituzione!” (ndr. "minchia" tipica colorita e simpatica locuzione siciliana che, in altri parti del BelPaese viene tradotta in "cavolo", "accidenti" ovvero "cosa mai").
“Se non lo sai tu ... non sei tu il ministro della Giustizia?” gli replico` placido, ironico e beffardo Marroni.
Bernasconi si rabbuio` in viso perche` non amava che in sua presenz avenissero dette delle male parole e, mesto in volto, disse pensoso: “Serve un chiarimento sulla Costituzione. Rifletteremo e vedremo se dovremo arrivare a quella riforme della Carta Costituzionale che sono necessarie, perché è una legge fatta molti anni fa, sotto l'influenza di una fine della dittatura con la presenza al tavolo di forze ideologizzate, che hanno guardato alla Costituzione russa come ad un modello da cui prendere molte indicazioni" (Corriere della Sera, 7 febbraio `09)
Scattando nuovamente sull`attenti, La Capricciosa tuono` una seconda volta: “Ordine e disciplina, ci vogliono ordine e disciplina!”.
Cicchetto offri` una fetta di panettone col mascarpone a La Capricciosa che torno` a sedersi e disse: “Ha ragione Marroni, questa e` una partita a scacchi e noi dobbiamo occupare tutte le caselle: disinformare controllando l`informazione, rimettere in riga l`opposizione e far tacere i giudici!”.
“Tenere i mezzi d`informazione sotto il nostro controllo e` il miglior modo per garantire il benessere dei nostri amati governati: perche` dovrebbero preoccuparsi per quello che succede, quando ci siamo noi che pensiamo a loro?” proruppe Bernasconi, che aveva il dono di essere parco di parole, ma le cui parole erano come pietre.
E meglio spiego` la sua premura: “I bravi cittadini devono essere sereni e questa e` la nostra preoccupazione: altrimenti come potrebbero lavorare e produrre serenamente?”.
“Piu` che giusto – convenne Izaia – d`altra parte e` noto che ascoltando Mozart le mucche producono piu` latte!”.
Col suo sorriso eternamente serafico prese la parola Quadrati che osservo`: “Per quanto riguarda la televisione, beh, non mi pare ci siano molti problemi: 3 canali li ha portati in dote Bernasconi, da quando e` premier, poi, controlliamo direttamente anche i canali della RAItivvu`”.
“Per essere piu` sicuri abbiamo messo quel Manzotini a dirigere il tiggi` uan cosi` tra lui alla RAI tivvu` e Fedele a Canal Quader non ci sfugge una massaia ed il voto di una massaia vale quanto quello di chi s`interessa di politica: solo che le massaie sono la maggiornaza silenziosa!”.
Bernasconi interruppe la degustazione del suo sherry preferito, uno Jerez-Xeres-Sherry Y Manzanilla, abborracciato a Sanlucar De Barrameda, retrogusto sapido (da servire ad una temperatura di 18-20^) e, sospirando, disse: “Emilio Fedele? Prima ero critico, ma adesso comincio ad apprezzarlo. E’ un baluardo per la democrazia e per l’informazione” (La Repubblica, 4 gennaio 1995).
Col sorriso beffardo sotto i baffi Marroni rivelo` che un`informativa dei Servizi gli aveva rivelato che, prelevando il DNA dalla saliva di Fedele e Manzotini avevano scoperto che era geneticamente compatibile con DNA di Elvio.
Civettuola e maliziosa Germinale domando` dove mai avessero trovato la saliva dei due giornalisti e Marroni, sogghigando, replico`: “E` stato sufficiente seguire le scie ...”.
Fragorosa quanto inopportuna scoppio` una risata generale che sdrammatizzo` un attimo l`atmosfera tesa.
Tornato serio, Marroni continuo`: “Per quanto riguarda la stampa possiamo sempre contare su Belgiovanni e Velcro ...”.
Germinale, senza alcuna punta di malizia chiese perche` Belgiovanni sorridesse sempre e le fu spiegato che non di particolare ilarita` si trattava, quanto di una paresi, metre altri riferirono alcune vosi che lo volevano vittima di una dolorosissima irritazione maxillo-facciale.
“Ah, si`!” tutti convennero “I mezzi d`informazione sono sotto controllo: la disinformazione e` assicurata!”.
“E, poi – osservo` languida ed avvenente (per alcuni un po` troppo "gatta morta" col suo gigioneggiare) la Germogliona – in fondo non abbiamo fatto le prove generali con quel giornalista chierichetto di Buffo che cercava di alzare la testa? Non abbiamo, forse, mandato in avanscoperta Velcro il quale ha sparato a zero contro Buffo dandogli dell`omosessuale, controllato a vista dalla Digos per mobbing, ...”.
“E cos`e` successo? Nessuno ha protestato, gli altri pennivendoli si sono ritirati in buon ordine con la coda tra le gambe senza che nessuno osasse fiatare ne`, tantomeno, difendere il povero Buffo per paura di perdere il lavoro in questo momento di crisi e chi si e` visto si e` visto”.
“Gia` - chioso` don Brondi ridacchiando – l`unico ad essersela presa male e` stato il buon Belgiovanni perche` tutto il merito e` andato a Velcro! ... Sai le risate ....”.
“Io, da parte mia – sbotto` la Germinale – quello che potevo fare l`ho fatto: avevo proposto di far indossare agli alunni delle scuole primarie il grembiule, ma non mi avete voluto dare ascolto! E' un fatto di ordine ma anche di uguaglianza sociale tra ragazzi, soprattutto ora che va tanto di moda l'abbigliamento firmato già in giovanissima età" ( Tgcom 2 luglio `08).
Ma Bernasconi, riportando la seduta ad un clima piu` ausetro in considerazione del grave momento, opportunamente aggiunse: “Ricordate che la disinformazione e` solo per il bene di tutti i cittadini, per il bene supremo del BelPaese!”.
“Ma andiamo avanti: per occupare `tutte le caselle` - come giustamente suggeriva Marroni -, cosa e` stato fatto per rimettere al loro posto la minoranza e, badate bene, non dico eliminare perche` questo sarebbe anti-democratico e la democrazia e` il sommo bene, il faro verso cui deve tendere la nostra azione di governo!”.
“Cosi` come, ricordatevelo bene, e` cosa buona e giusta che esistano le minoranze, che esse abbiano una voce, altrimenti saremmo instaureremmo una dittatura, - aggiunse Bernasconi in modo enfatico per sottolieare e ricordare il concetto ai presneti - cosa che noi, certo non vogliamo”.
“Le minoranze devono essere opportunamente educate, occorre far capire loro, con calma e pazienza, che stanno sbagliando e portarli sulla retta via” aggiunse rivolgendosi a Brondi che, nel frattempo, stava mangiando alcune cialde alla crema.
Per capir quale fosse la disponibilita` di Bernasconi nei confronti di coloro che sbagliano e, quindi, delle minoranze corrotte dalla perfidia bolscevico-comunista, puo` essere interessante fare una breve digressione sul don Brondi.
Don Brondi entra giovanissimo nella Federazione Giovanile Comunista Italiana, della quale diventa presto segretario della Lunigiana. Nel 1984 si laurea in Filosofia presso l'Università di Pisa con una tesi su frate Leonardo Valazzana, come Brondi nato a Fivizzano.
Cattolico democratico, svolge presso l'Università di Firenze l'attività di ricercatore, milita nel Partito dei Camionisti Italiani (ndr. di seguito PCI) e intanto lavora come assicuratore per la Unipol.
Nel 1990 viene eletto sindaco di Fivizzano nelle liste del PCI, ma nel 1992 la giunta comunale da lui guidata viene rovesciata dai socialisti locali, in associazione con la Demagogia Cristiana. Già allora gli attivisti lo paragonano scherzosamente a un ravanello: cioè rosso fuori e bianco dentro. In seguito lascia il PCI.
Attraverso lo scultore Pietro Cascella, che sta lavorando ad Arbore per la cappella funeraria di Villa Bernasconi, nel 1994 conosce Elvio Bernasconi, che gli affida dapprima la direzione del Dipartimento beni culturali del Centro studi di Forza BelPaese. Successivamente Bondi viene incaricato di curare la corrispondenza personale di Berlusconi, di cui diviene in breve tempo segretario particolare e collaboratore fidato, tanto da ricevere il compito, in occasione della campagna elettorale del 2001, di coordinare la stesura di Una storia italiana, un libro fotografico sulla vita pubblica e privata di Bernasconi spedito, come mezzo di divulgazione culturale (per la bieco e becera opposizione si sarebbe trattato di "propaganda elettorale") in vista delle successive elezioni, a tutte le famiglie italiane.
Don Bondi ricambia la fiducia accordatagli dal Cavaliere diventandone negli anni uno dei maggiori sostenitori, esternandogli pubblicamente in più occasioni la propria devozione e fedeltà, anche tramite poesie che ha talvolta letto in alcuni programmi televisivi, tanto da essere stato spesso bersaglio di critiche o battute ironiche.
Ma torniamo alla riunione.
Fatto il punto sul controllo dell`informazione, Bernasconi domanda ai presenti: “Bene, cosa, dunque, e` stato fatto per controlare le minoranze?”.
(segue ...)
“Se Schifezza (ndr. "Schifezza", invero, non e` uno spregiativo, ma il nome dell`attuale e nientepopodimenoche` molto onorevole Presidente della Camera, promosso a tale prestigiosa carica proprio in ragione del suo prezioso contributo alla possibile ed auspicata soluzione dei problemi dell`ingiustizia nel BelPaese) non li avesse messi (ndr. quei giudici comunisti ... nonche` bastardi!) sull`avviso, sicuramente quelle cariatidi della Corte neppure se ne sarebbero accorti: ma la verita` e` che Schifezza e` invidioso di me perche` io ho gli occhi azzurri e, poi, si sa che da che mondo e` mondo i palermitani sono invidiosi degli agrigentini!”.
Curiosa la Balilla domando`: “E perche` sarebbero gelosi?”.
Ma, senza chiarire, perche` e` vero che a volte il non dire vale piu` di un dire, Angiolino disse sogghignando: “Lo so io perche`, lo so io, ma non posso spiegarlo ad una signora ...”.
“Comunque, stavo dicendo – prosegui` - io ho cercato di spiegare che l`idea era venuta a loro, a quel comunista di Nino Meccanico l`idea di mettere al riparo le alte cariche dello Stato dagli attacchi della magistratura”.
“Ma non c`e` stato niente, ma niente da fare: loro hanno iniziato a menare il torrone con stronzate come un presunto con contrasto con gli articoli 3 (principio di eguaglianza) e 24 (diritto di azione in giudizio e di difesa) con gli articoli 111 (principi del cd. "giusto processo"), 112 (obbligatorietà dell'azione penale), 117 (ottemperanza ai vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali) e 138 (procedura di revisione del testo e delle altre leggi costituzionali) della Costituzione”.
“Ora – il tono dell`Angiolino (ndr. Califano) si fece piu` aulico e declamatorio – io vorrei sapere cosa minchia c`entra la mia leggina con questa Costituzione!” (ndr. "minchia" tipica colorita e simpatica locuzione siciliana che, in altri parti del BelPaese viene tradotta in "cavolo", "accidenti" ovvero "cosa mai").
“Se non lo sai tu ... non sei tu il ministro della Giustizia?” gli replico` placido, ironico e beffardo Marroni.
Bernasconi si rabbuio` in viso perche` non amava che in sua presenz avenissero dette delle male parole e, mesto in volto, disse pensoso: “Serve un chiarimento sulla Costituzione. Rifletteremo e vedremo se dovremo arrivare a quella riforme della Carta Costituzionale che sono necessarie, perché è una legge fatta molti anni fa, sotto l'influenza di una fine della dittatura con la presenza al tavolo di forze ideologizzate, che hanno guardato alla Costituzione russa come ad un modello da cui prendere molte indicazioni" (Corriere della Sera, 7 febbraio `09)
Scattando nuovamente sull`attenti, La Capricciosa tuono` una seconda volta: “Ordine e disciplina, ci vogliono ordine e disciplina!”.
Cicchetto offri` una fetta di panettone col mascarpone a La Capricciosa che torno` a sedersi e disse: “Ha ragione Marroni, questa e` una partita a scacchi e noi dobbiamo occupare tutte le caselle: disinformare controllando l`informazione, rimettere in riga l`opposizione e far tacere i giudici!”.
“Tenere i mezzi d`informazione sotto il nostro controllo e` il miglior modo per garantire il benessere dei nostri amati governati: perche` dovrebbero preoccuparsi per quello che succede, quando ci siamo noi che pensiamo a loro?” proruppe Bernasconi, che aveva il dono di essere parco di parole, ma le cui parole erano come pietre.
E meglio spiego` la sua premura: “I bravi cittadini devono essere sereni e questa e` la nostra preoccupazione: altrimenti come potrebbero lavorare e produrre serenamente?”.
“Piu` che giusto – convenne Izaia – d`altra parte e` noto che ascoltando Mozart le mucche producono piu` latte!”.
Col suo sorriso eternamente serafico prese la parola Quadrati che osservo`: “Per quanto riguarda la televisione, beh, non mi pare ci siano molti problemi: 3 canali li ha portati in dote Bernasconi, da quando e` premier, poi, controlliamo direttamente anche i canali della RAItivvu`”.
“Per essere piu` sicuri abbiamo messo quel Manzotini a dirigere il tiggi` uan cosi` tra lui alla RAI tivvu` e Fedele a Canal Quader non ci sfugge una massaia ed il voto di una massaia vale quanto quello di chi s`interessa di politica: solo che le massaie sono la maggiornaza silenziosa!”.
Bernasconi interruppe la degustazione del suo sherry preferito, uno Jerez-Xeres-Sherry Y Manzanilla, abborracciato a Sanlucar De Barrameda, retrogusto sapido (da servire ad una temperatura di 18-20^) e, sospirando, disse: “Emilio Fedele? Prima ero critico, ma adesso comincio ad apprezzarlo. E’ un baluardo per la democrazia e per l’informazione” (La Repubblica, 4 gennaio 1995).
Col sorriso beffardo sotto i baffi Marroni rivelo` che un`informativa dei Servizi gli aveva rivelato che, prelevando il DNA dalla saliva di Fedele e Manzotini avevano scoperto che era geneticamente compatibile con DNA di Elvio.
Civettuola e maliziosa Germinale domando` dove mai avessero trovato la saliva dei due giornalisti e Marroni, sogghigando, replico`: “E` stato sufficiente seguire le scie ...”.
Fragorosa quanto inopportuna scoppio` una risata generale che sdrammatizzo` un attimo l`atmosfera tesa.
Tornato serio, Marroni continuo`: “Per quanto riguarda la stampa possiamo sempre contare su Belgiovanni e Velcro ...”.
Germinale, senza alcuna punta di malizia chiese perche` Belgiovanni sorridesse sempre e le fu spiegato che non di particolare ilarita` si trattava, quanto di una paresi, metre altri riferirono alcune vosi che lo volevano vittima di una dolorosissima irritazione maxillo-facciale.
“Ah, si`!” tutti convennero “I mezzi d`informazione sono sotto controllo: la disinformazione e` assicurata!”.
“E, poi – osservo` languida ed avvenente (per alcuni un po` troppo "gatta morta" col suo gigioneggiare) la Germogliona – in fondo non abbiamo fatto le prove generali con quel giornalista chierichetto di Buffo che cercava di alzare la testa? Non abbiamo, forse, mandato in avanscoperta Velcro il quale ha sparato a zero contro Buffo dandogli dell`omosessuale, controllato a vista dalla Digos per mobbing, ...”.
“E cos`e` successo? Nessuno ha protestato, gli altri pennivendoli si sono ritirati in buon ordine con la coda tra le gambe senza che nessuno osasse fiatare ne`, tantomeno, difendere il povero Buffo per paura di perdere il lavoro in questo momento di crisi e chi si e` visto si e` visto”.
“Gia` - chioso` don Brondi ridacchiando – l`unico ad essersela presa male e` stato il buon Belgiovanni perche` tutto il merito e` andato a Velcro! ... Sai le risate ....”.
“Io, da parte mia – sbotto` la Germinale – quello che potevo fare l`ho fatto: avevo proposto di far indossare agli alunni delle scuole primarie il grembiule, ma non mi avete voluto dare ascolto! E' un fatto di ordine ma anche di uguaglianza sociale tra ragazzi, soprattutto ora che va tanto di moda l'abbigliamento firmato già in giovanissima età" ( Tgcom 2 luglio `08).
Ma Bernasconi, riportando la seduta ad un clima piu` ausetro in considerazione del grave momento, opportunamente aggiunse: “Ricordate che la disinformazione e` solo per il bene di tutti i cittadini, per il bene supremo del BelPaese!”.
“Ma andiamo avanti: per occupare `tutte le caselle` - come giustamente suggeriva Marroni -, cosa e` stato fatto per rimettere al loro posto la minoranza e, badate bene, non dico eliminare perche` questo sarebbe anti-democratico e la democrazia e` il sommo bene, il faro verso cui deve tendere la nostra azione di governo!”.
“Cosi` come, ricordatevelo bene, e` cosa buona e giusta che esistano le minoranze, che esse abbiano una voce, altrimenti saremmo instaureremmo una dittatura, - aggiunse Bernasconi in modo enfatico per sottolieare e ricordare il concetto ai presneti - cosa che noi, certo non vogliamo”.
“Le minoranze devono essere opportunamente educate, occorre far capire loro, con calma e pazienza, che stanno sbagliando e portarli sulla retta via” aggiunse rivolgendosi a Brondi che, nel frattempo, stava mangiando alcune cialde alla crema.
Per capir quale fosse la disponibilita` di Bernasconi nei confronti di coloro che sbagliano e, quindi, delle minoranze corrotte dalla perfidia bolscevico-comunista, puo` essere interessante fare una breve digressione sul don Brondi.
Don Brondi entra giovanissimo nella Federazione Giovanile Comunista Italiana, della quale diventa presto segretario della Lunigiana. Nel 1984 si laurea in Filosofia presso l'Università di Pisa con una tesi su frate Leonardo Valazzana, come Brondi nato a Fivizzano.
Cattolico democratico, svolge presso l'Università di Firenze l'attività di ricercatore, milita nel Partito dei Camionisti Italiani (ndr. di seguito PCI) e intanto lavora come assicuratore per la Unipol.
Nel 1990 viene eletto sindaco di Fivizzano nelle liste del PCI, ma nel 1992 la giunta comunale da lui guidata viene rovesciata dai socialisti locali, in associazione con la Demagogia Cristiana. Già allora gli attivisti lo paragonano scherzosamente a un ravanello: cioè rosso fuori e bianco dentro. In seguito lascia il PCI.
Attraverso lo scultore Pietro Cascella, che sta lavorando ad Arbore per la cappella funeraria di Villa Bernasconi, nel 1994 conosce Elvio Bernasconi, che gli affida dapprima la direzione del Dipartimento beni culturali del Centro studi di Forza BelPaese. Successivamente Bondi viene incaricato di curare la corrispondenza personale di Berlusconi, di cui diviene in breve tempo segretario particolare e collaboratore fidato, tanto da ricevere il compito, in occasione della campagna elettorale del 2001, di coordinare la stesura di Una storia italiana, un libro fotografico sulla vita pubblica e privata di Bernasconi spedito, come mezzo di divulgazione culturale (per la bieco e becera opposizione si sarebbe trattato di "propaganda elettorale") in vista delle successive elezioni, a tutte le famiglie italiane.
Don Bondi ricambia la fiducia accordatagli dal Cavaliere diventandone negli anni uno dei maggiori sostenitori, esternandogli pubblicamente in più occasioni la propria devozione e fedeltà, anche tramite poesie che ha talvolta letto in alcuni programmi televisivi, tanto da essere stato spesso bersaglio di critiche o battute ironiche.
Ma torniamo alla riunione.
Fatto il punto sul controllo dell`informazione, Bernasconi domanda ai presenti: “Bene, cosa, dunque, e` stato fatto per controlare le minoranze?”.
(segue ...)
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