14 dicembre 2009
Il Corriere della Sera titola a caratteri cubitali: “Il Cavaliere ha perso molto sangue ed è sotto osservazione al S. Raffaele”.
La Nazione, il BelPaese entra in fibrillazione: senza il suo leader si sente smarrita
Ancora sotto chock, Bernasconi non perde la calma e dice a chi gli è vicino: “Mi aspettavo che succedesse, ma dite a tutti che sto bene (…) troppo odio ...”.
Ed intanto su Feisbuk esultano in 20mila!
15 dicembre 2009
Titolo del Corriere della Sera: “Non starò lontano dalle folle”.
L'aggressore, compresa la follia del gesto nei confronti di chi ha la sola colpa di fare e voler fare del bene, si pente: “Un atto vigliacco!”.
“Come faccio, adesso? Non potete chiedermi di rinunciare a stringere le mani e ad andare in mezzo alla folla! Come faccio?” (Corriere della Sera, 15 dicembre `09) si domanda sconsolato il premier maximo.
E' il pensiero fisso di Bernasconi il giorno dopo la viole aggressione in piazza Duomo: come puo` la gente, la sua gente, stare senza di lui e come puo` lui stare senza la gente, la sua gente?.
Il premier è ricoverato al San raffaele per curare le ferite alla bocca ed al volto.
Al settimo piano del reparto 'solvibilì` del reparto Q sono state blindate tre stanze: nella prima c'è il Presidente, nel'altra le guardie del corpo e, poi, c'è la stanza trasformata in ufficio dove regna la fidata e fedele segretaria Marinella che organizza l'agenda di Elvio tra il via vai incessante dei visitatori che rendono rispettoso omaggio.
I polizziotti e gli uomini della security spuntano ovunque: sulle scale, sul piazzale, davanti alle porte degli ascensori, nei corridori, mescolati ai pazienti che girano tra gli ambulatori per le visite e gli esami di routine, ai familiari che vanno a trovare i degenti, mischiati tra i medici, confusi tra gli infermieri.
Bernasconi resta a letto, non accende la tivvì, chiede la rassegna stampa.
E' dolorante e molto fiacco, fatica a mangiare e continua a chiedersi “Perchè mi hanno fatto questo?” (ibidem).
Il volto è visibilmente segnato: sembra suonato come un pugile!
La guancia è gonfia e la borsa del ghiaccio va tenuta premuta per cercare di ridurre ed attenuare gli effetti del proditorio colpo.
Il labbro ed il taglio sotto lo zigomo sinistro sono protetti da bende e cerotti fatica a parlare, ma vuole incontrare tutti.
“Mi dicono che dovrò stare attento, ... adesso che inizia la campagna elettorale per le regionali, ma tu che mi conosci, o fidato Malaiuti, come, come faccio a stare lontano dalla gente?” (ibidem).
Malaiuti cerca di incoraggiarlo e ripete che “dovremo essere molto prudenti” e confida ai giornalisti che “è come un leone che ha ancora voglia di combattere e ruggire e che continuerà a dare zampate!” (ibidem).
Ma, intanto, il leone è chiuso in gabbia.
Sul tavolino una coppa di gelato per rinfrescare la bocca ed I cioccolatini da offrire generosamente agli ospiti che si avvicendanno al capezzale: anche in questi dolorosi momenti il suo primo pensiero va agli altri!
Non sono ancora le 18 quando al ground zero, al piano terra del settore Q si presenta il Grezzi, insieme al ministro Roberto Caldarrosta ed al plenipotenziario Scoca.
Quando escono dalle stanze del Bernasconi, il Grezzi spiega: “Sta soffrendo molto, ma lui è come me: è uno che combatte! All'inizio era un pò giù, ma quando mi ha visto ed ha visto che sono arrivato con quelle canaglie di Caldarrosta e di Scoca si è subito tirato su di morale perchè sa che stiamo con lui”. (ibidem)
Mentre racconta, Grezzi è raggiunto alle spalle dal ministro Tremonti e con lui decide di risalire al settimo piano: “Così lo facciamo divertire e ci vediamo le infermiere!”.
E salgono in ascensore ridacchiando come due vecchi amici!
Verso le 20 esce dal portone dell'ospedale il tribuno Fedele: “Non sta per nulla bene … basta visite: deve riposare!”.
Ma il leone ferito vuole uscire dalla gabbia e ripete: “fatemi tornare in mezzo alla gente!” (ibidem).
Il bollettino medico recita, a sorpresa, che la prognosi è stata elevata a 25 giorni …
16 dicembre 2009
Il Corriere della Sera titola in prima pagine: “L'amarezza di Bernasconi: colpito nella mia Milano!”.
Le ferite di Bernasconi iniziano a rimarginarsi, ma si aprono quelle politiche.
I più fedeli tra I fedeli del Pollo in Libertà iniziano a temere per le condizioni psichiche di Bernasconi: il suo eccessivo buonismo rischia di far fallire i loro piani ed iniziano a tramare nell'ombra!
Alla Camera viene fatta passare la legge Finanziaria con l'ennesimo voto di fiducia, ma Spessi giudica tale scelta “inaccettabile”.
Dichiara Spessi ai giornalisti: “(...) Invece siamo stati noi senza ragione ad accendere senza ragione i toni, ad alzare ulteriormente gli steccati … fosse una strategia … ma non lo è: è un modo di procedere alla cieca!” (Corriere della Sera, 16 dicembre `09).
E, levando gli occhi al cielo come per invocare … Qualcuno: “Solo Bernasconi può evitare che il tentativo di aprire una fase di confronto fallisca. Il nodo, in fondo, è questo!” (ibidem).
“Che senso ha? E che senso aveva mettere la fiducia sulla Finanziaria?” si chiede sconsolato il Presidente della Camera.
Saltava, così, il “patto parlamentare” sul quale aveva fatto affidamento anche il Presidente della repubblica Napoletano, che aveva chiamato Trevalli, il titolare di via XX settembre esortandolo ad evitare il voto di fiducia.
“Non ce n'era bisogno – sostiene Spessi – intanto perchè non c'era il rischio che passasse nemmeno un emendamento delle opposizioni. Poi, perchè nella maggioranza tutti si erano impegnati ad essere compatti, consapevole di non poter sgarrare, di non poter cambiare neppure una virgola della manovra” (ibidem).
“Insomma – prosegue Spessi scoraggiato, deluso – non c'era un problema di tempi, non c'erano problemi politici, non c'era ostruzionismo visto lìesiguo numero di modifiche presentato” (ibidem).
E conclude: “Se così stanno le cose – e le cose stanno così -, non si capisce la necessità di alzare il ponte levatoio!” (ibidem).
Ma coloro che ordiscono e tramano nell'ombra, dietro le quinte, hanno da tempo deciso di isolare Spessi ed ora cercano di mettere in un angolo anche l'incolpevole Bernasconi per prendere loro le leve del potere!
Si levano, quindi, all'unisono le critiche concordi dei gruppi parlamentari di centro-destra, dei ministri e dei dirigenti del Pollo in Libertà: “Spessi si pone al di fuori del proprio ruolo istituzionale”, ed ancora “Spessi non aiuta l'apertura di un clima politico nuovo” (ibidem).
A Spessi, recatosi ad omaggiare Bernasconi ed a chiedere ragione di quanto sta succedendo, il leader supremo spiega: “Non sapevo nulla di quello che si è deciso” (ibidem).
Per dar ragione al detto che vuole che la madre degli scemi sia sempre incinta, sempre il 16 dicembre, fallisce un attentato dinamitardo alla prestigiosa unviersita` meneghina Bocconcino.
Tuona, sacrosantamente Velcro dalle pagine del Giornalino: “Si tacerà sul fatto che gli autori dell'attentato sono fans di Santorre e di Travaso e che quest'ultimo li ha confortati ed incoraggiati sostenendo che è giusto odiare ed augurarsi la morte fisica degli avversari politici?” (Il Giornale, 15 dicembre `09).
Santorre e Travaso sono, finalmente, costretti a restare rintanati nei loro covi dopo che Padellino, direttore del giornale extra-parlamentare 'Il Fattò è stato giustamente e civilmente apostrofato a Palermo da alcuni gentili e cittadini armati di picche e forconi “certo, pure voi, augurarvi la morte di Bernasconi ….”.
(segue ...)