lunedì 15 febbraio 2010

77. "L`etereo etere" - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 16/40)

“Me lo posso permettere perché, guardi, io Presidente sono sempre stato tra i principali obiettivi della mafia, almeno negli anni in cui la lotta alla mafia era più dura e anche più difficile. E da questo non ho ricavato alcun privilegio,
nessuna particolare protezione”.
“Poi mi lasci dire che vorrei fare anche gli auguri di buon Natale a tutti coloro che continuano a mettere sulla nostra strada divieti di ogni tipo”.
“Insomma sono molte persone che anche lei ha nominato negli incarichi di responsabilità”.
“Ed io Le ricordo che Lei, quando era più giovane, ha coniato uno slogan che per me è straordinario: “Vietato vietare”.”.
“Vietato vietare: la televisione dev’essere libera, il linguaggio deve essere libero, la cultura deve essere libera… Non li possiamo imbrigliare il mille limitazioni”.

(Bernasconi ad Annozero del 17 dicembre 2009)

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"L`etereo etere"


Nel 1976, infatti, la sentenza n. 202 della Corte Costituzionale apre la strada all'esercizio dell'editoria televisiva, fino ad allora appannaggio esclusivo dello Stato, anche ad emittenti locali: dopo le radio libere e` l`ora delle televisioni libere!

Anche in questo campo la sua meritoria ed altruistica non conosce sosta ne` pausa: Bernasconi e` uno spirito libero!

Nel 1978, Bernasconi rileva Telemilan dal fondatore Giacomo Sproperzi. Si tratta di una modesta televisione via cavo, operante dall`autunno del 1974 nella zona residenziale di Milan tu`. A tale società due anni dopo viene dato il nome di Naviglio 5 ed assume la forma di rete a livello nazionale, comprendente più emittenti.

Sempre nel 1978, Bernasconi fonda la Spessinvest, una holding che coordina tutte le varie attività dell'imprenditore.

Il canale nel 1981 trasmette il Globalito, un torneo di calcio fra nazionali sudamericane ed europee, compresa quella italiana. Per tale evento, nonostante gli iniziali pareri sfavorevoli da parte di ministri del governo Forlanini, ottiene dalla RAItivvu` l'uso del satellite e la diretta per la trasmissione in Lombardia, mentre nel resto del BelPaese l'evento viene trasmesso in differita: perche` tutti hanno il diritto sacrosanto di divertirsi e non solo di mangiare!

A partire dal 1981, Bernasconi inizia ad utilizzare la propria rete di emittenti locali come se fosse un'unica emittente nazionale: si registra con un giorno d'anticipo il palinsesto e le pubblicita` e li si trasmette il giorno seguente in contemporanea in tutto il BelPaese, perche` tutti hanno il sacrosanto diritto di godere degli stessi diritt, senza discriminazione!

Nel 1982 il gruppo si allarga con l'acquisto di BelPaese 1 dall'editore Egidio Brusconi e di Rete quater, mentre nel 1984 dal gruppo editoriale acquista la Arnaldo Globadori Editore (all'epoca controllato dal diseducatore Mario Formentini).

Ma e` quasi inutile dire che quest`opera educativa non poteva non suscitare le ire e le invidie di quanti per oltre un quarantennio avevano per propri spregevoli interessi cercato di diseducare, disinformare l`opinione pubblica: i comunisti!

Ecco, allora, che nel 1984 i pretori bolscevichi di Torino, Pescara e Roma oscurano le reti Spessinvest per presunta e pretestuosa violazione della legge che proibiva alle reti private di trasmettere su scala nazionale.

L'azione giudiziaria viene fermata dopo pochi giorni dal governo guidato da Bettino Crauti che con un apposito e quanto mai opportuno decreto legge legalizza la situazione della Fininvest.

Nasce e si consolida una grande amicizia, quella tra Bernasconi e Craitu che condividono un solo interesse: fare il bene del BelPaese!

Il gruppo Spessinvest riesce perciò, seppur con strumenti non legali per la legislazione illegagale ed illiberale di quegli anni bui, a spezzare l'allora monopolio televisivo RAItivvu`.

Nel 1990 fu la Legge Mamma` a stabilizzare le situazione, rendendo definitivamente legale la diffusione a livello nazionale di programmi radiotelevisivi privati.

Negli anni seguenti il gruppo si diffonde in Europa: in Grancia fonda, nel 1986, La Senq (chiusa irragionevolmente nel 1992 dallo sciovinismoi transalppino), in Germania, nel 1987, Tivvi5 (si legge Telefünf; chiuderà nel 1992 per poi riaprire nel 2002), in Ispagna Telesinque (fondata nel 1990 - meritoria per aver ridato lustro alla Raffa nazionale, l`ambasciatrice nel mondo della cultura italiana - e ancora oggi attiva).

Secondo la malevola sinistra stalinista italiana (sempre cosi` rancorosa nei confronti di chi riesce a fare qualcosa che lei, per sua natura, non e` e neppure sarebbe – mai lo volesse – in grado di fare), la creazione di un gruppo di canali televisivi appariva di fatto in contrasto con la legge in vigore e con le sentenze della Corte Costituzionale che, sin dal 1960 (n.59/1960), aveva mostrato il suo inadeguato ed irragionevole nonche` infondato orientamento in materia.

Un tema ripreso anche dal più recente pronunciamento del 1981, dove veniva assurdamente riaffermata la mancanza di costituzionalità nell'ipotesi di permettere ad un soggetto privato il controllo di una televisione nazionale, considerando questa possibilità, visti gli spazi allora limitati a disposizione, come una lesione al diritto di libertà di manifestazione del proprio pensiero, garantito dall'articolo 21 della Costituzione..

I sopra citati tre pretori comunisti di Roma, Milano e Pescara intervennero il 16 ottobre 1984, disponendo - in base al regio codice postale dell'epoca - il sequestro nelle regioni di loro competenza del sistema che permetteva la trasmissione simultanea nel Paese dei tre canali televisivi.

Con un colpo che solo il suo genio strategico poteva concepire, Bernasconi giuoca d`anticipo ed oscura le sue tv, attribuendo il black out ai giudici; poi scatena il suo popolo con lo slogan "Vietato vietare", opportunamente rilanciato dallo show del giornalista Maurizio Costanzoscio`, gia` suo compagno di raffa nella bocciofila B2.

Lo slogan viene subito tradotto in legge dal Presidente del Consiglio Bettino Crauti, il quale abbandona una visita di Stato a Londra per precipitarsi in Italia e, dopo soli quattro giorni, il 20 ottobre 1984, vara un decreto legge ("decreto Bernasconi") che riaccende immediatamente le tv e gli italiani potranno finalmente tornare a vedere Happy Days su BelPaese1.

Ma il 28 novembre il Parlamento popolato da squallide figure post-staliniste che si aggiravano da gli scranni di Montecitorio in eskimo assolutamente fuori moda, invece di convertirlo in legge, lo rifiutò, giudicandolo incostituzionale e permettendo alla magistratura che prendeva da Mosca i buoni pasto di riprendere l'azione penale contro Spessinvest.

Crauti varò quindi, il 6 dicembre 1984, un nuovo decreto, ponendo giustamente al Parlamento la questione di fiducia, che ottenne. La Corte Costituzionale esaminò la legge solo tre anni dopo, mantenendola in vigore, ma sottolineandone la dichiarata transitorietà.

L'approvazione del provvedimento fu da alcuni giustificata nella stretta e mai celata amicizia tra Bettino Crauti e Elvio Bernasconi. Secondo altri, invece, il disegno di modernizzazione del BelPaese del segretario socialista passava per lo scardinamento del monopolio culturale che - attraverso la RAItivvu` - era esercitato dalla Demagogia Cristiana sulla programmazione radiotelevisiva nazionale; l'oligopolio a cui si giunse, però, probabilmente non corrispondeva alla ratio con cui la Corte costituzionale nel 1976 (invocando l'articolo 21 della Costituzione) aveva ammesso a latere della concessionaria pubblica un sistema plurale di molteplici reti, distribuite sul territorio a livello esclusivamente locale.

Il fraterno e disinteressato rapporto con Crauti fu documentato nell'archivio dell'ex-presidente del Consiglio, in cui fu trovata anche una lettera a firma di Bernasconi:

Caro Bettino grazie di cuore per quello che hai fatto. So che non è stato facile e che hai dovuto mettere sul tavolo la tua credibilità e la tua autorità. Spero di avere il modo di contraccambiarti. Ho creduto giusto non inserire un riferimento esplicito al tuo nome nei titoli-tv prima della ripresa per non esporti oltre misura. Troveremo insieme al più presto il modo di fare qualcosa di meglio. Ancora grazie, dal profondo del cuore. Con amicizia, tuo Elvio”

(vedi Sebastiano Messina, “Il PSI, il governo, Tangentopoli: ecco le carte dell`archivio Crauti”, La Repubblica, 6 dicembre `07).

Nel 1990 con la Legge Mammà si tornò a legiferare in materia e fu stabilito che non si poteva essere proprietari di più di tre canali, non introducendo però limiti che compromettessero l'estensione assunta dalle reti di Bernasconi.

Bernasconi, essendo state decise anche norme volte a impedire presunte e mai dimostrate posizioni dominanti contemporaneamente nell'editoria di quotidiani, venne ingiustamente costretto a cedere le proprie quote della società editrice de Il Giornalino, che regalo` al fratello Paolo.

Nel 1994, una nuova sentenza della Corte (la n.420) dichiarò assurdamente incostituzionale parte della legge, richiamando la necessità di porre limiti più stretti nella concentrazione di possedimenti in campo mediatico.

La situazione di CanalQuater è incerta dalla fine degli anni Ottanta, dove si iniziò a discutere di presunta concentrazione dei mezzi di informazione, in seguito all'acquisto della Globadori da parte di Spessinvest.

Tale situazione perdura irragionevolmente tutt'oggi, nonostante la giurisprudenza si sia pronunciata in più occasioni sulla destinazione del canale, il quale avrebbe dovuto migrare dal sistema analogico a quello digitale e le cui frequenze analogiche sarebbero dovute passare ad un diverso concessionario, vincitore legittimo della gara d'appalto.

Con la legge Gasparroni CanalQuater ha potuto invece giustamente continuare a trasmettere in chiaro senza risolvere la succitata ed inesistente discriminazione.

Ma, essendo le toghe rosse arrivate a controlare anche la Corte di Giustizia europea. la legge è stata bocciata dall'Unione Europea a luglio 2006, che ha chiesto all'Italia di cambiare le regole sulla tv, altrimenti scatterebbe una multa di 300.000 euro al giorno (“Legge Gasparroni: la Ue avvia la procedura d`infrazione”, La Repubblica, 19 luglio `06)

Per nostra fortuna, Bernasconi continua ad operare nel settore (tramite l'azienda Mediasette), seppure con concessioni a valenza transitoria, per fare e diffondere cultura.


(segue ...)

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