"Mr B. torna a casa"
16 dicembre 2009
Dalla prima pagina del Corriere della Sera: “Il premier torna a casa” (Corriere della sera, 17 dicembre `09).
Il BelPaese tira un sospiro di sollievo e, taluni, un sollievo di sospiro.
Il risveglio al San Raffaele è stato positivo. Bernasconi ha fatto colazione ed ha letto I giornali. Tra due ali di folla plaudente ha ringraziato e lasciato generose mance a medici ed infermieri che lo hanno seguito nella degenza. Ha firmato autografi e scambiato figurine coi piccoli ricoverati nel reparto ustioni.
Poco prima di mezzogiorno ha lasciato l'ospedale, nonostante i barellieri lo volessero trattenere.
Prima di andare a casa, il premier ha fatto tappa dal suo dentista, il dott. Massimo Mazzola per spiegargli come gli avrebbe dovuto ricostruire l'incisivo e sistemare l'altro dente.
Per spiegare al dentista i passaggi più delicati, si è servito di calchi ricavati con lo stucco asportato ancora fresco delle grandi vetrate. Alla fine ha soffiato sui modellini in stucco dei denti e questi si sono trasformati in due bianche, candide colombre che hanno preso il volo.
“La botta – ha spiegato il dentista alle telecamere del Tiggì1, leggendo gli appunti scritti in stampatello che gli aveva lasciato il premier affinchè non si confondesse – è stata devastante, ma Bernasconi si è operato da solo per tre ore … senza anestesia! ... perchè le mani mi tremavano alla vista del sangue”.
L'equipe medica che ha assistito all'auto-intervento di Bernasconi gli ha consigliato qualche giorno di riposo, ma Elvio, sorridendo ha detto loro: “Gli italiani vogliono che mi rimetta a lavorare” (ibidem).
Tra gennaio e febbraio, di fatti, l'agenda del premier è quanto mai intensa: il Parlamento dovrà esaminare le leggi sul processo breve e sul legittimo impedimento, provvedimenti decisivi per Bernasconi da sempre impegnato iin un'eterna sfida con la magistratura comunista e forcajola!
E sono impegni, questi, che Bernasconi non può delegare ad altri: chi fa da sè, fa per tre!
Ed, infatti, pensando già alla grande riforma della giustizia, Bernasconi dichiara: “Non lascerò finchè non avrò cambiato il sistema giudiziario italiano!” (ibidem).
Senza contare che Borsoni, segretario del Partito Demagogico, userebbe di certo quelle che pervicacemente ed irraginevolmente si ostina a chiamare leggi ad personam come munizioni nella campagna elettorale delle regionali di marzo.
Sta per arrivare Natale e Bernasconi indossa lo “spirito del 25 aprile”, quello del discorso di Onna sulla “pacificazione nazionale” nella dichiarazione con cui si è rivolto ai leader dell'opposizione “che ho sentito vicino”.
I toni di Bernasconi sono genuinamente e sinceramente ispirati: “Il dolore non sarà inutile, se i toni diventeranno pacati”, e, considerando quanto ha sofferto “Mi restano l'odio di pochi e l'amore di tanti, tantissimi italiani” (ibidem).
Elvio ribadisce serenamente che “alcuni esponenti dell'opposizione sembrano aver capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo. In ogni caso noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono!” (ibidem).
Tra quanti assistono in tivvù all'attentato a Bernasconi si registrano i primi miracoli e le prime conversioni.
La più famosa è, senza dubbio, quella della peccatrice e sedicente comica, Sabina Sguizzanti che subito, come una novella Maria Maddalena, dichiara sul suo blog di aver provato “moltissima pena” e “stima per la fierezza” dimostrata dal premier (Corriere della Sera, 17 dicembre '09).
Quindi, miracolo nel miracolo, si riavvicina al padre Paolo che per la figliola prodiga fa sgozzare l'agnello grasso, con grande invidia del fratello Corrado (per un confronto si rinvia a Luca, 15, 11-32).
Per celebrare il rientro a casa di Bernasconi, don Luigi Virzì, parroco militare del San Raffaele compone una toccante, vibrante ed ispirata ode, dalla punteggiatura e metrica invero esitante ed incerta per l'eccesso di commozione:
Carissimo Elvio/ora te ne vai riaggiustato/dal San Raffaele! E che Dio/sia ringraziato! Te ne vai/più ricco, perché hai versato/un pò del Tuo sangue per/questo nostro Paese./Già avevi lavorato tanto/e sofferto incomprensioni/e umiliazioni. Tutto per/far il bene e distruggere il male!/Così il buon Dio ha /disposto perfino sul suo/figlio Gesù. Ti accompagni/questa fierezza: le tuefatiche,/il Tuo entusiasmo, la Tua/intelligenza, il Tuo sangue/di uomo vero! Ho detto di/uomo, non di santo.
18 dicembre 2009
Durante un'intervista, Malaiuti spiega: “Avevo raggiunto Bernasconi ad Arbore nel pomeriggio di domenica e stava lavorando al suo discorso, ma era stranamente silenzioso ed un pò teso”.
“Poi, ci siamo seduti in auto ed ha alzato gli occhi dagli appunti e mi ha chiesto se non mi pareva che si fosse creato un odio eccessivo intorno a lui e non temessi che potesse sfociare in un atto violento”.
“Io l'ho rassicurato, ma lui, poco prima di arrivare in Duomo, mi ha ripetuto di essere molto preoccupato”.
Nessun avvertimento, semplicemente la constatazione di un escalation di episodi: un libro, un film, un blog che invita ad ucciderlo: un brutto clima, insomma …
Terminato il discorso, Malaiuti si allontana con la sua auto, mentre Bernasconi sta salutando la folla.
Nel giro di pochi istanti riceve una telefonata di uno degli agenti di scorta "Hanno colpito il Presidente con un pungo … è ferito … stiamo andando al San Raffaele!”.
Malaiuti corre in ospedale e trova il Presidente sdraiato su un lettino.
Chiamano da tutta Italia e da tutto il mondo; Malaiuti viene intervistato in lingua originale anche da una tivvù di San Paolo: “Una grande soddisfazione” dichiara.
Altro momento delicato è quello di mercoledì mattina: Bernasconi è convinto di venir dimesso, ma, dopo un'altra brutta notte scossa ed agitata da visioni mistiche, il prof. Zingarelli frena: “Voleva andare a casa … ci abbiamo messo un giorno intero a fargli capire che era più sicuro di rinviare di un giorno le dimissioni”.
“Dimissioni? Dimissioni? Chi ha parlato di dimissioni? Io non mi dimetto!” ha tuonato per ore Bernasconi.
E ci è voluta un'altra mezza giornata per fargli capire che si trattava delle dimissioni … dall'ospedale!
“Ah, … non potevate dirlo prima” ha detto, infine rasserenato ma sfinito Elvio.
Resta un dubbio: ma Bernasconi, in questi giorni, non ha avuto paura? Se ne ha avuta, com'è umano che sia, l'ha tenuta nascosta.
Alcuni infermieri l'avrebbero sentito dire mentre dormiva sotto l'effetto di sedativi e tranquillanti: “Padre mio, perché mi hai abbandonato?”.
Gli italiani si domandano se Bernasconi avrà di nuovo il coraggio di buttarsi in mezzo alla folla, stringere mani, baciare bambini, toccare il sedere alle minorenni, farsi fotografare e fotografare tramonti.
Ma, come ha detto Malaiuti: “Noi proveremo a fermarlo, a tenerlo lontano, ma … come cantava Battisti? Come può uno scoglio fermare il mare?” (Corriere della Sera, 18 dicembre `09).
Intanto, in Parlamento viene approvato in prima lettura il processo breve, vengono definite le nuove nomine della RAItivvù e viene definito per legge che SKAI dovrà ridurre in tre anni la pubblicità dal 18% al 12% a favore di Mediasette.
Dalla prima pagina del Corriere della Sera: “Il premier torna a casa” (Corriere della sera, 17 dicembre `09).
Il BelPaese tira un sospiro di sollievo e, taluni, un sollievo di sospiro.
Il risveglio al San Raffaele è stato positivo. Bernasconi ha fatto colazione ed ha letto I giornali. Tra due ali di folla plaudente ha ringraziato e lasciato generose mance a medici ed infermieri che lo hanno seguito nella degenza. Ha firmato autografi e scambiato figurine coi piccoli ricoverati nel reparto ustioni.
Poco prima di mezzogiorno ha lasciato l'ospedale, nonostante i barellieri lo volessero trattenere.
Prima di andare a casa, il premier ha fatto tappa dal suo dentista, il dott. Massimo Mazzola per spiegargli come gli avrebbe dovuto ricostruire l'incisivo e sistemare l'altro dente.
Per spiegare al dentista i passaggi più delicati, si è servito di calchi ricavati con lo stucco asportato ancora fresco delle grandi vetrate. Alla fine ha soffiato sui modellini in stucco dei denti e questi si sono trasformati in due bianche, candide colombre che hanno preso il volo.
“La botta – ha spiegato il dentista alle telecamere del Tiggì1, leggendo gli appunti scritti in stampatello che gli aveva lasciato il premier affinchè non si confondesse – è stata devastante, ma Bernasconi si è operato da solo per tre ore … senza anestesia! ... perchè le mani mi tremavano alla vista del sangue”.
L'equipe medica che ha assistito all'auto-intervento di Bernasconi gli ha consigliato qualche giorno di riposo, ma Elvio, sorridendo ha detto loro: “Gli italiani vogliono che mi rimetta a lavorare” (ibidem).
Tra gennaio e febbraio, di fatti, l'agenda del premier è quanto mai intensa: il Parlamento dovrà esaminare le leggi sul processo breve e sul legittimo impedimento, provvedimenti decisivi per Bernasconi da sempre impegnato iin un'eterna sfida con la magistratura comunista e forcajola!
E sono impegni, questi, che Bernasconi non può delegare ad altri: chi fa da sè, fa per tre!
Ed, infatti, pensando già alla grande riforma della giustizia, Bernasconi dichiara: “Non lascerò finchè non avrò cambiato il sistema giudiziario italiano!” (ibidem).
Senza contare che Borsoni, segretario del Partito Demagogico, userebbe di certo quelle che pervicacemente ed irraginevolmente si ostina a chiamare leggi ad personam come munizioni nella campagna elettorale delle regionali di marzo.
Sta per arrivare Natale e Bernasconi indossa lo “spirito del 25 aprile”, quello del discorso di Onna sulla “pacificazione nazionale” nella dichiarazione con cui si è rivolto ai leader dell'opposizione “che ho sentito vicino”.
Elvio ribadisce serenamente che “alcuni esponenti dell'opposizione sembrano aver capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo. In ogni caso noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono!” (ibidem).
Tra quanti assistono in tivvù all'attentato a Bernasconi si registrano i primi miracoli e le prime conversioni.
La più famosa è, senza dubbio, quella della peccatrice e sedicente comica, Sabina Sguizzanti che subito, come una novella Maria Maddalena, dichiara sul suo blog di aver provato “moltissima pena” e “stima per la fierezza” dimostrata dal premier (Corriere della Sera, 17 dicembre '09).
Quindi, miracolo nel miracolo, si riavvicina al padre Paolo che per la figliola prodiga fa sgozzare l'agnello grasso, con grande invidia del fratello Corrado (per un confronto si rinvia a Luca, 15, 11-32).
Per celebrare il rientro a casa di Bernasconi, don Luigi Virzì, parroco militare del San Raffaele compone una toccante, vibrante ed ispirata ode, dalla punteggiatura e metrica invero esitante ed incerta per l'eccesso di commozione:
Carissimo Elvio/ora te ne vai riaggiustato/dal San Raffaele! E che Dio/sia ringraziato! Te ne vai/più ricco, perché hai versato/un pò del Tuo sangue per/questo nostro Paese./Già avevi lavorato tanto/e sofferto incomprensioni/e umiliazioni. Tutto per/far il bene e distruggere il male!/Così il buon Dio ha /disposto perfino sul suo/figlio Gesù. Ti accompagni/questa fierezza: le tuefatiche,/il Tuo entusiasmo, la Tua/intelligenza, il Tuo sangue/di uomo vero! Ho detto di/uomo, non di santo.
(Corriere della Sera, 17 dicembre '09).
18 dicembre 2009
Durante un'intervista, Malaiuti spiega: “Avevo raggiunto Bernasconi ad Arbore nel pomeriggio di domenica e stava lavorando al suo discorso, ma era stranamente silenzioso ed un pò teso”.
“Poi, ci siamo seduti in auto ed ha alzato gli occhi dagli appunti e mi ha chiesto se non mi pareva che si fosse creato un odio eccessivo intorno a lui e non temessi che potesse sfociare in un atto violento”.
“Io l'ho rassicurato, ma lui, poco prima di arrivare in Duomo, mi ha ripetuto di essere molto preoccupato”.
Nessun avvertimento, semplicemente la constatazione di un escalation di episodi: un libro, un film, un blog che invita ad ucciderlo: un brutto clima, insomma …
Terminato il discorso, Malaiuti si allontana con la sua auto, mentre Bernasconi sta salutando la folla.
Nel giro di pochi istanti riceve una telefonata di uno degli agenti di scorta "Hanno colpito il Presidente con un pungo … è ferito … stiamo andando al San Raffaele!”.
Malaiuti corre in ospedale e trova il Presidente sdraiato su un lettino.
Chiamano da tutta Italia e da tutto il mondo; Malaiuti viene intervistato in lingua originale anche da una tivvù di San Paolo: “Una grande soddisfazione” dichiara.
Altro momento delicato è quello di mercoledì mattina: Bernasconi è convinto di venir dimesso, ma, dopo un'altra brutta notte scossa ed agitata da visioni mistiche, il prof. Zingarelli frena: “Voleva andare a casa … ci abbiamo messo un giorno intero a fargli capire che era più sicuro di rinviare di un giorno le dimissioni”.
“Dimissioni? Dimissioni? Chi ha parlato di dimissioni? Io non mi dimetto!” ha tuonato per ore Bernasconi.
E ci è voluta un'altra mezza giornata per fargli capire che si trattava delle dimissioni … dall'ospedale!
“Ah, … non potevate dirlo prima” ha detto, infine rasserenato ma sfinito Elvio.
Resta un dubbio: ma Bernasconi, in questi giorni, non ha avuto paura? Se ne ha avuta, com'è umano che sia, l'ha tenuta nascosta.
Alcuni infermieri l'avrebbero sentito dire mentre dormiva sotto l'effetto di sedativi e tranquillanti: “Padre mio, perché mi hai abbandonato?”.
Gli italiani si domandano se Bernasconi avrà di nuovo il coraggio di buttarsi in mezzo alla folla, stringere mani, baciare bambini, toccare il sedere alle minorenni, farsi fotografare e fotografare tramonti.
Ma, come ha detto Malaiuti: “Noi proveremo a fermarlo, a tenerlo lontano, ma … come cantava Battisti? Come può uno scoglio fermare il mare?” (Corriere della Sera, 18 dicembre `09).
Intanto, in Parlamento viene approvato in prima lettura il processo breve, vengono definite le nuove nomine della RAItivvù e viene definito per legge che SKAI dovrà ridurre in tre anni la pubblicità dal 18% al 12% a favore di Mediasette.
(segue ...)
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