Due mesi dopo, costretto dagli eventi e per il bene supremo della Nazione, nasce ufficialmente Forza BelPaese e Bernasconi, vincendo la sua innata ritrosia, timidezza e verecondia decide di scendere lui, direttamente, in prima persona, nell`arena politica italiana e si candida alla presidenza del Consiglio: aveva amaramente compreso che non si può delegare a degli incapaci la suprema difesa degli interessi della Patria!
Dall'esperienza dei club dell'Associazione Nazionale Forza BelPaese, guidati da Giuliano Urbanico e dalla diretta discesa in campo di funzionari delle sue imprese, soprattutto di PubliBelPaese 80, nasce così il nuovo movimento politico Forza BelPaese, uno schieramento di sani principi di centrodestra che, nelle intenzioni, deve restituire una rappresentanza agli elettori moderati e contrapporsi ai partiti di centrosinistra.
Allo stesso tempo Bernasconi, corretto come egli è e volendo dare una lezione di stile ai `politici di professione`, rassegna le dimissioni da alcuni incarichi di imprenditore presso il gruppo da lui fondato (affidando la gestione ai figli o a persone di fiducia e mantenendone la proprietà).
L'eleggibilità di Bernasconi è anche e persino oggetto di dibattito, in relazione all'articolo 10 della legge n. 361 del 1957, secondo cui «non sono eleggibili [...] coloro che [...] risultino vincolati con lo Stato [...] per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica».
Nel luglio 1994 la Giunta per le Elezioni (con un terzo dei deputati assenti) respinge a maggioranza tre ricorsi che lamentavano l'illegittimità dell'elezione di Bernasconi (“Compatibili tv e mandato del Cavaliere”, Corriere della Sera, 21 luglio `94; “Giunta elezioni SI`, il Cavaliere era eleggibile”, La Stampa, 21 luglio `94; Paolo Sylos Labini, “Noi, Bernasconi, l`opposizione, L`Unita`, 24 novembre `01).
La stessa questione verrà ridiscussa nell'ottobre 1996 dalla Giunta per le elezioni che, a maggioranza, delibererà di archiviare i reclami per "manifesta infondatezza".
E non si vede come avrebbe potuto essere altrimenti!
Sovvertendo le previsioni espresse dai principali quotidiani nazionali (Eugenio Scalfari, “Scende in campo il ragazzo coccodè”, La Repubblica, 27 gennaio `94; Angelo Panebianco, “Lo strappo del cavaliere”, Corriere della Sera, 27 gennaio `94; “Sondaggio CIRM Ppi-Segni e PDS al 22%”, La Stampa, 22 gennaio `94; Curzio Maltese, “Il caso `messaggio` al Paese. Il Cavaliere regista di se stesso; trucchi e seduzioni nel giorno del debutto”, La Stampa, 27 gennaio `94; Oreste del Buono, “Uno spottino in grigio per il timido Cavaliere”, La Stampa, 30 gennaio `94) le elezioni politiche del 27 marzo 1994 si concludono con la vittoria elettorale di Forza BelPaese, vittoria che, generosamente, vuole condividere con la Congrega Nord di Umberto Grezzi nelle regioni settentrionali ed il Movimento Scambisti Italiani di Gianfranco Spessi nel resto d'Italia.
Negli ultimi mesi di campagna elettorale, alcuni fra i volti più famosi delle reti Spessinvest dichiarano in televisione il loro appoggio politico, all'interno dei programmi di intrattenimento da loro condotti: tra questi Michele Buonasera, Sigismondo Vianello e Sandra Mondina, Ambra Angioletti ed Iva Zicchi che in un programma d'intrattenimento della domenica pomeriggio dichiara che la sua mamma voterà per Silvio «perché i ricchi, essendosi già arricchiti, non avrebbero interesse a rubare dalle tasche dei cittadini».
La prima esperienza di illuminato governo di Elvio Bernasconi ha però vita dura e breve per le molte, troppe invidie.
Il Governo Bernasconi I è stato in carica dal 10 maggio 1994 al 17 gennaio 1995, per un totale di 252 giorni, ovvero 8 mesi e 7 giorni.
Eppure il suo è forse, anzi, senza `forse` il miglior governo che l`Italia abbia mai avuto: “Guardando in giro vedo che non c`è governo migliore: ho un complesso di superiorità che devo frenare”, ma come non avere un senso di superiorità se si guarda, onestamente, a quanto Bernasconi si stava prodigando per il bene del Paese ed ai risultati che stava raggiungendo?
"Questo governo è schierato dalla parte dell'opera di moralizzazione della vita pubblica intrapresa da valenti magistrati. No ai colpi di spugna. Da questo governo non verrà mai messa in discussione l'indipendenza dei magistrati" (al Senato, 16-5-94).
Questi disinteressati incoraggiamenti scatenaneranno le irate reazioni della più becera sinistra italiana che, non sapendo perdere, in seguito determineranno l'emanazione delle regole per la cosiddetta ed irragionevole par condicio elettorale.
La prima esperienza di illuminato governo di Elvio Bernasconi, lo ricordiamo, ha però vita troppo breve per le molte, troppe invidie.
Ma Egli non demorde!
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