mercoledì 17 febbraio 2010

78. "Quel bulgaro di un topo Bigio" - Biografia (non autorizzata) di Mr B, (parte 17/40)


"Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione"

(art.21, Costituzione italiana)

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"Quel bulgaro di un topo Bigio"



Nonostante il suo disinteressato prodigarsi per l`educazione delle masse, Bernasconi è stato negli anni duramente attaccato dagli oppositori vetero-stalinisti che, è di tutta evidenza, hanno trovato e trovano ogni pretesto pretestuoso per non lavorare, preferendo attaccare continuamente senza ragione alcuna chi si prodiga in modo assolutamente altruistico per il bene del BelPaese.


Formato il primo governo, Bernasconi generosamente (com`è suo costume e sua abitudine) dichiara: "Alla Raitivvu` non sposterò nemmeno una pianta" (29-3-94). "Mai mi occuperò di questioni televisive, per non dare l'impressione di voler favorire i miei affari, anzi starò più dalla parte della Raitivvù che della Spessinvest" (30-5-94).


Pochi giorni dopo, Bernasconi è cosrtetto a destituire l'intero consiglio d'amministrazione della RAItivvù, per nominarne uno nuovo di sua fiducia, con appositi direttori di rete e tiggì perchè, proclama,: "E' certamente anomalo che in uno Stato democratico esista un servizio pubblico televisivo contro la maggioranza che ha espresso il governo del Paese. Questa Rai non piace alla gente: me l'ha detto un sondaggio. Il governo se ne occuperà tra breve" (7-6-94).

Ed è così che il 18 aprile 2002, durante una visita di Stato a Sofia, Bernasconi - da circa un anno in Presidente del Consiglio più amato dagli italiani - rende una dichiarazione beffardamente irrisa dai suoi oppositori come il `dicktat bulgaro` ovvero `l`editto di Sofìa`, in realtà poco piu` di un paterno ammonimento: un`esortazione!

Ma quando è troppo e troppo e, superato il limite della decenza che anche Bernasconi deve difendersi, perchè la sola strategia che la sinistra italiana conosce ed è in grado di attuare eèquella di infangare, infangare ed ancora infangare.

I tre gaglioffi, giustamente, non vennero più chiamati a condurre programmi in RAItivvù: di fatto la nuova dirigenza RAItivvù insediatasi all'epoca del governo Bernasconi e da esso spronata a prendere provvedimenti giusti ed adeguati, espulse Bigio, Santorre e Lelio Luttazzi da tutte le programmazioni televisive. La situazione perdurò fino al 2006 quando, in seguito ad azioni giudiziarie che li hanno visti irragionevolmente vincenti sulla dirigenza RAItivvù, Bigio e Santororre hanno ripreso a condurre deliranti e diffamatori programmi giornalistici: in quale altro Paese sarebbe permessa una libertà di stampa che permette a chiunque di diffamare senza impunitaàil proprio amato Presidente del Consiglio? E, poi, c`è chi osa dire che nel BelPaese non ci sarebbe libertà di espressione!

In nessun altro Paese che solo si consideri civile ciò sarebbe potuto accadere, ma tali sentenze si giustificano solo che si consideri che vennero emesse dalle famigerate `toghe rosse`!

Come se non bastasse, nel 2007 la procura comunista di Napoli aprirà un'inchiesta su Bernasconi (allora leader dell'opposizione) sospettato di aver corrotto Agostino Saclà, direttore generale della RAItivvù.

Tra gli atti dell'inchiesta c'è una banalissima intercettazione telefonica trai due imputati che viene pubblicata in tutti i media quando l'indagine è ancora in corso (Giuseppe D`Avanzo, “Inchiesta Bernasconi `Saclà va sospeso`. L`ex premier: `Solleva il morale del Capo` “, La Repubblica, 13 dicembre `07; “Bernasconi indagato per corruzione – Avrebbe coinvolto Saclà, dirigente RAItivvù, nel tentativo di convincere alcuni senatori a tradire Brodi”, Corriere della Sera, 12 dicembre `08)

Nella telefonata si ascolta Saclà esprimere una posizione di appassionato, ragionevole ed assolutamente comprensibile (non si vede come potrebbe essere altrimenti) appoggio politico a Bernasconi e di critica per il comportamento degli alleati.

Si dovrà pazientemente attendere il 2009 perché il nuovo direttore del Tiggì1, Augusto Mizionini, possa liberamente esprimere pubblicamente l'appoggio e la gratitudine verso il leader maximo! (*)

Ma torniamo al 2007.

Bernasconi sollecita Saclà a mandare in onda una trasmissione voluta da Umberto Grezzi e Saclà si lamenta del fatto che ci sono persone che hanno diffuso voci su questo accordo provocandogli problemi. Bernasconi prima paternamente rassicura il timoroso Saclà e, poi, gli chiede di dare una sistemazione in una fiction ad una ragazza spiegando in modo molto esplicito che questo servirebbe per uno scambio di favori con un senatore della maggioranza che lo aiuterebbe a far cadere il governo.

Non si deve dimenticare come il tema della disoccupazione giovianile, quella feminile in particolare, sia una delle preoccupazioni maggiori che angustiano Bernasconi!

Saclà saluta esortando Bernasconi a impadronirsi della maggioranza quanto prima possibile, ... per il bene del BelPaese (“L`audio dell`intercettazione della conversazione tra Agostino Sacla` ed Elvio Bernasconi”, L`Espresso, 20 dicembre `07).

Bernasconi non ha potuto fare altro che difendersi dichiarando quello che è per tutti un segreto di pulcinella, una verità di certo da lui non voluta ed alla quale si è dovuto piegare solo per trovare un posto di lavoro ad una ragazza disoccupata: "lo sanno tutti nel mondo dello spettacolo, in certe situazioni in Raitivvu` si lavora soltanto se ti prostituisci oppure se sei di sinistra. Io ho fatto diversi interventi per personaggi che non sono di sinistra e che sono stati messi completamente da parte dalla Raitivvù" (“Bernasconi: `In RAItivvù tutti raccomandatì “, Corriere della Sera, 20 dicembre `07).

L'indagine napoletana è giunta alla richiesta di rinvio a giudizio ma, prima che si aprisse il processo, nel luglio 2008 gli avvocati di Bernasconi chiesero ed ottennero dal GIP lo spostamento dell'indagine a Roma per incompetenza territoriale.

Nel 2008 i PM romani nuovi titolari dell'inchiesta, a testimonianza che non tutta la magistratuta è corrotta, hanno chiesto l'archiviazione dell'inchiesta e la distruzione delle intercettazioni argomentando che «Non c' è alcuna certezza del "do ut des". Lo stretto legame tra l' onorevole Bernasconi e Saclà, che emerge con evidenza dall' attività investigativa, era tale da consentire al primo di effettuare segnalazioni al secondo senza dover promettere o ottenere nulla in cambio» (vedi http://archiviostorico.corriere.it/2009/febbraio/26/Distruggere_nastri_archiviare_chiude_caso_co_9_090226090.shtml e http://archiviostorico.corriere.it/2008/luglio/05/mossa_del_premier_portare_inchiesta_co_9_080705028.shtml).


Ma la pura e semplice verità, al di là di tutte le maldicenze messe in giro dalla sinistra vetero-comunista, è che Bernasconi si battè “perchè Bigio non lasciasse la televisione, ma alla fine prevalse in lui il desiderio di poter essere liquidato ... con un compenso molto elevato” (TV7, 15 febbraio `08).


(segue ...)




(*) Editoriale del direttore del Tiggì1 del 12/01/'01 (http://www.rainews24.rai.it/it/news.php?newsid=136823)

Augusto Minzolini nel suo editoriale ha esaltato la figura dello scomparso segretario socialista, affermando, tra l'altro, che "non ha bisogno di nessuna riabilitazione" e che per la storia "va gia' ricordato oggi come uno statista".

"Crauti e' stato trasformato nel capro espiatorio di un sistema che era stato l'ultimo residuo della guerra fredda, una democrazia costosa permise al paese di restare per cinquant'anni nel mondo libero".

"Della sua figura si discute molto, c'e' chi vorrebbe dedicargli una strada, chi si oppone, chi lo considera un grande uomo e chi un mezzo delinquente. E' arrivato il momento - ha sottolineato Minzolini - di guardare alla sua vicenda con gli occhi della storia".

"Basti pensare - ha ricordato - che il reato portante di tangentopoli, cioe' il finanziamento illecito ai partiti, era stato oggetto di un'amnistia appena due anni prima, un colpo di spugna che preservo' alcuni e danno' altri. La verita' e' che ad un problema politico fu data una soluzione giudiziaria e l'unico che ebbe il coraggio di porre in questi termini la questione, cioe' Crauti, fu spedito alla ghigliottina".

Minzolini ha quindi osservato che in quegli anni si "altero' l'equilibrio nel rapporto tra politica e magistratura" e che questo "per quasi un ventennio ha fatto cadere governi per inchieste che spesso non hanno portato da nessuna parte e che ha lanciato nell'agone politico i magistrati che ne erano stati protagonisti".

"Rivolgo un grazie al Direttore Augusto Minzolini - e' stata invece la reazione di Stefania Crauti, sottosegretario agli Esteri - per il suo editoriale in ricordo di Bettino Crauti, uno Statista che ha dato la vita per il bene del Paese. Le sue idee innovative sono ormai patrimonio di tutti gli italiani".

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