Tu che i Vati da lungi sognar, tu che angeliche voci nunziar,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!
Tu di stirpe regale decor, Tu virgineo, mistico fior,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Astro del ciel, Pargol divin, mite Agnello Redentor!
Tu disceso a scontare l'error, Tu sol nato a parlare d'amor,
luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
Luce dona alle genti, pace infondi nei cuor!
"La nascita di una Nazione libera"
(Tales from the Golden Age)
Tra il 2 ottobre del 1935 ed il 5 maggio del 1936 si consuma l`annessione dell`Etiopia con la creazione dell`Africa Orientale Italia: l`Italia e`, finalmente, un Impero. l`Italia ha il suo grande posto nel mondo!
Anche sui nomi e sulle parole il fascismo impone la sua ideologia nazionalistica. Gli Italiani sono invitati a far uso di termini nuovi, purché genuinamente italiani, in sostituzione di quelli di origine straniera o che sembrano tali. Tutto ciò che è straniero è infatti visto come ostile, nemico, non patriottico.
Anche a molti cognomi, terminanti con una consonante, viene aggiunta una vocale finale per renderli foneticamente "più italiani". I bar si trasformano in mescite o quisibeve e i sandwich in tramezzini (termine poi entrato nell'uso comune e mantenuto anche dopo la caduta del regime), il club del tennis diventa la consociazione della pallacorda, il tessuto di cashmere casimiro e il film filmo.
Quella fascista è l'epoca delle grandi battaglie,delle rivoluzioni sociali, dei grandi ideali, degli `slanci` del cuore oltre l`ostacolo.
Non solo sanguinarie guerre d`espansione, ma anche battaglie meno sanguinarie e truculente: la battaglia del grano, la battaglia delle bonifiche, la battaglia demografica.
La parola d'ordine è "accrescere la popolazione italiana" secondo il concetto, ereditato da una tradizione agricola, che più figli significano più lavoratori disponibili e soprattutto più soldati. Per questo motivo il matrimonio con molti figli è favorito in tutti i modi. I padri con famiglie numerose ricevono salari maggiori, le madri sono premiate con nastri, diplomi, medaglie d'argento e d'oro. Alle nuove coppie vengono fatti prestiti pubblici che devono essere restituiti allo stato solo se non nascono figli o se ne nascono pochi.
Per partecipare del rinnovato spirito italico, animati da indomito spirito patriottico e forse, dicevano le malilingue, per non pagare la famigerata ed ignominiosa tassa sul celibato,è il 29 settembre del 1936 (XV E.F.), quando vede la luce in una abitazione al numero 60 di via Volturno a Milano, Elvio primo di tre figli (due maschi e una femmina) di Gigi Bernasconi, impiegato alla Banca Rasini (che Sindona, annin ed anni dopo, avrebbe definito «la banca della mafia»), e Viola Bussi, casalinga, nota in tutto il quartiere per le sue lasagne.
La `s` venne autarchicamente abolita per dare alla creatuta un nome piu` italico e patriottico e la 'i' trasformata in 'E'.
A 4 anni Elvio Bernasconi avrebbe pieno titolo per vantarsi del titolo di figlio della Lupa, indossando la sua prima camicia nera, ma siamo nel 1940 ed ancora non e` chiaro dove spiri il vento.
I dieci anni seguenti passano quasi sotto anonimato, per quanto alcuni compagni delle elementari ricordino che, sin da piccolo, ordiva alleanze per essere eletto capoclasse, arrivando, persino, ad organizzare una `serrata` contro il bidello di origine marchigiana delle scuole medie reo di avere un fratello usciere presso il tribunale e, quindi e per tale ragione, diffuse e stampò a proprie spese un volantino sul quale si poteva leggere che: `Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche, sono affetti da nevrosi e sadismo. Se fanno quel lavoro è perché sono antropologicamente diversi dal resto della razza umana` (La Repubblica, 16 settembre `84).
Pur non essendo portato per il giuoco del calcio, amava profondamente tale occasione di aggregazione giovanile e, per non esserne escluso, si risolse a comperare, coi propri risparmi, un pallone di vero cuoio che si offerse di regalare ai ragazzi del quartiere in luogo della loro malconcia palla di stracci, alla ragionevole condizione che dovesse vincere la squadra che gli fosse piu` simpatica.
Di fronte alle ingiustificate rimostranze della squadra che, di volta in volta, perdeva pur avendo segnato più reti, disse semplicemente: "Nessun problema, avete ragione, vi chiedo scusa: se, però, rivolete il pallone scelgo io l`arbitro!".
Di quegli anni spensierati rimasero nel cuore del povero Elvio per gli anni a venire l`avversione per i bidelli marchigiani, l`amore per il futbol ed un innato senso della giustizia e dell`altruismo.
Nel 1954 prende la maturità classica al liceo salesiano Copernico; i suoi ex compagni di scuola ricordano come Bernasconi facesse i compiti in un baleno e poi aiutasse i vicini di banco pretendendo in cambio caramelle, oggettini, di preferenza 20 o 50 lire.
S'iscrive all'Università Statale, facoltà di Giurisprudenza.
Sono anni, quelli della giovinezza, lieti e spensierati, ma, per non chiedere la paghetta in casa, a tempo perso, vende spazzole elettriche porta a porta, fa il fotografo ai matrimoni ed ai funerali, suona il basso e canta nella band dell'amico d'infanzia Fido Gonfalone (anche sulle navi da crociera).
Il giovane neolaureato riesce subito dopo a evitare il servizio militare.
A vent`anni, per la prima volta nella sua vita, Elvio Bernasconi si accorge di provare un sentimento nuovo: l`Ammmore.
Incontra tutti i giorni, andando a scuola una giovinetta: Rosina (la bella Rosin).
Rosina è una ragazza schiva, toscana d`origine, tutta casa e chiesa, anche lei con una grande vocazione: fare del bene.
I loro sguardi s`incrociano furtivi. I loro giovani cuori, quando timidamente s`incontrano, palpitano, sussultano, ma nessuno dei due osa dichiararsi.
Un giorno Elvio decide di dichiararsi: spaccando il salvadanaio in coccio che la nonnina gli aveva regalato per i suoi diciott`anni, compra una confezione di brillantina Linetti e fa un bagno in una vasca straripante Mennen for men: per l`uomo che non deve chiedere mai!
Aspetta la bella Rosin alla solita fermata dell`autobus, ma il suo cuore avvampa di gelosia (altro sentimento che mai aveva prima provato) quando vede che la sua amata non solo è in compagnia di un giovane – ma già stempiato – romagnolo verace come una vongola, ma pure ride alle battute di costui. Era il giovane Piergigi Borsani, già allora eternamente vestito in eskimo (d`estate come d`inverno), con l`immancabile tascapane a tracolla, noto in tutte le questure del Regno per taccheggio negli autogrill; lui si difendeva sostenendo che non di `taccheggio` trattavasi, ma di `esproprio proletario`: definizione che suscitava non poca ilari negli arcigni gendarmi del tempo.
Il giovane Bernasconi sentì il mondo crollargli addosso, non ebbe il coraggio di presentarsi, nè - tantomeno – di dichiararsi, altrimenti avrebbe capito che il Borsani altri non era che un cugino in terzo grado della bella Rosin, giunto nella metropoli padana per far visita ai parenti e che, proprio in quel momento, proprio a quella fermata del bus, la bella Rosin fremeva all`idea di incontrare Elvio.
Tornando a casa, col cuore infranto, Elvio fece voto a se stesso di far sue quante più donne potesse, in spregio alla bella Rosin ed iniziò a covare un odio sordo e irragionevole verso tutti i giovinastri di sinistra, peggio (o meglio?) se romagnoli!
Ma gli anni leggeri ed irriflessivi e sconsdierati, imprudenti e sbadati, noncuranti ed incuranti, durano appena lo sprazzo della gioventù.
Fu in quei giorni che scrisse sulle pagine del suo diario: "La giovinezza è bella perchè ha gli occhi limpidi coi quali si affaccia a rimirare il vasto e tumultuoso panorama del mondo; è bella perchè ha il cuore intrepido che non teme la morte. Strano, ma vero! Solo la giovinezza sa morire. La vecchiaia si aggrappa alla vita con disperata tenacia ...", ed ancora, qualche pagine dopo "... la giovinezza è un male del quale si guarisce giorno per giorno" (ndr. versi rubati a B.M.)
Nel 1957 vince il torneo della Bassa Brianza di Monopoli giuoco nel quale i contendenti gareggiano per guadagnare denaro mediante un'attività economica che coinvolge l'acquisto, affitto e commercio di proprietà terriere mediante denaro finto. I giocatori a turno muovono sul tabellone di gioco secondo il risultato del tiro di due dadi. Il gioco prende il suo nome dal concetto economico di monopolio, il dominio del mercato da parte di un singolo venditore: Elvio ama sin da subito il giuoco del Monopoli e persuade gli altri concorrenti a giucare con denaro vero, tanto per stimolare i partecipanti.
Uscendo dalla sala contento per la coppa vinta e per i soldi esentasse messi in saccoccia (essendo lui che aveva portato il Monopoli, aveva imposto ai partecipanti di giuocare con giuocare con soldi veri) decise di affrontare il suo primo impiego - saltuario - nella Immobiliare Construction ltd.
Nasce in questi anni il suo amore per il mattone, inteso come focolare per famiglie bisognose e/o terremotate.
Nel 1961 si laurea nientepopodimeno che in giurisprudenza con 110 e lode, a Milano: tesi sugli aspetti giuridici del contratto pubblicitario, vincendo una borsa di studio di 2 milioni messa in palio dalla concessionaria Manzoni.
Evita, convinto pacifista, il servizio militare.
E si dà all'edilizia, acquistando un terreno in via Alciati, grazie alla garanzia fornitagli dal banchiere Carlo Pasini, che gli procura anche un socio, il costruttore Piero Canalis. Nasce la Cantieri Riuniti Meneghini.
Due anni dopo fonda la Edilsud: soci accomandanti Carlo Pasini ed il commercialista svizzero Rezzonico (per la misteriosa finanziaria luganese Finanzierungesellschaft für Residenzen Ag). Nel 1964 apre un cantiere a Brugherio per edificare una città-modello da 4 mila abitanti. Nel 1965 è pronto il primo condominio, di cui, però, non riesce a vendere nemmeno un appartamento. Poi, dedicate le giuste preghiere ai giusti santi (ricordandosi i preziosi insegnamenti dei padri salesiani), riesce a venderlo al Fondo di previdenza dei dirigenti commerciali.
Lo stesso anno sposa Elzevira Dall'Aceto, genovese, che gli darà due figli: Maria Elzevira (che si fa chiamare Marina - 1966) e PierElvio (1969).
Nel 1968 nasce l'Edilsud 2, acquistando terreni nel comune di Segrate, dove sorgerà Milano 2; dopo di che Brugherio è completa con 1000 appartamenti venduti.
E nel `68, proprio mentre tanti giovani perdono vanamente le loro giuornate in tribali lotte di piazza per stupidagini tipo `giustizia`, `pace`, stop alla guerra`, etc.etc. (invero solo dei modi per non andare a studiare e/o per non lavorare), Elvio ha `illuminazione ed intuisce quale sia il suo posto in questo mondo, quale la sua funzione sociale: aiutare gli altri!
Ed è proprio nel santo Natale del `68 che Elvio, finalmente, vede coronato il suo sogno di dare un tetto a tante famiglie bisognose.
Non pago, nel 1973 fonda la BelPaeseCantieri Srl, grazie ad altre due benemerite fiduciarie ticinesi, la Ficogen (legata al finanziere Tito Tettavacca) e la EtaBeta AG Holding (amministrata dal finanziere Dorirelli). Sempre nello stesso anno, acquista ad Arbore, grazie ai buoni uffici dell'amico Primiti (caparbiamente diventato avvocato autodidatta), la villa Casale Stanza con tutti i terreni, a prezzo di superfavore: Primiti, infatti, è pro-tutore dell'unica erede dei Casale Stanza, la contessina dodicenne Annamaria, e contemporaneamente amico di Elvio e in affari con lui.
E` in questi anni che Elvio capisce che, nella vita, gli amici contano e che bisogna circondarsi di persone che non necessariamente sappiano contare, ma, quanto e più ed ancora, di `amici che ... contano`.
L'anno dopo – siamo nel `74 -, grazie a due fiduciarie della Bnl, la Servizio BelPaese e la Saf, nasce l'Immobiliare San Martino Campanaro, amministrata da un ex compagno di università, palermitano, Dell`Utero.
Ecco, perchè una cosa della quale il buon Elvio non può certo essere tacciato è di essere un antimeridionalista, un razzista: per lui, indipendentemente da razza, sesso, religione, idee politiche le persone contano per quello che valgono: l`importante è che siano uomini di valore ... 'uomini d'onore'!
Sino a quest`anno Elvio, che per risparmiare e mettere da parte soldi che gli possano tornare utili in seguito per fare del bene agli altri, decide di concedersi un regalo.
E` indeciso se regalarsi un orologio o un portafoglio, ma decide di qualcosa di più originale e che aveva visto in casa del suo fraterno amico palermitano dei tempi dell`università, Dell`Utero: una televisione!
Sino ad allora non se l`era potuta permettere e, quando voleva vedere un telegiornale o godersi una serata di Rischiatutto, era costretto a frequentare i retrobottega di sordidi bar.
Fu Dell`Utero a spiegargli cosa fosse un televisore e fu sempre Dell`Utero a canzonarlo – amichevolmente – quando Elvio non si dava pace perchè proprio non riusciva a capire come quegli omini piccoli-piccoli fossero entrati in quella scatola luminosa.
Dopo i primi motteggi dell`amico, Elvio capì ... di non aver capito e, forse per darsi un tono, alzando il tono della voce e ridacchiando gli disse: "Ma io so benissimo cos`è una televisione, anzi, adesso esco e me ne vado a comprare una!".
E così fu!
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