venerdì 19 febbraio 2010

79. "Libertà di parola" - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 18/40

Article XI La libre communication des pensées et des opinions est un des droits les plus précieux de l’Homme : tout Citoyen peut donc parler, écrire, imprimer librement, sauf à répondre de l’abus de cette liberté, dans les cas déterminés par la Loi.

(Déclaration des droits de l'homme et du citoyen de 1789)

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"Liberta` d
i parola"

Ma il desiderio di Bernasconi di fare del bene, oltre che dare un tetto ai senza tetto, dare di che divertirsi a chi è senza divertimento, è anche dare da mangiare agli affamati: non potrebbe essere altrimenti per chi pensa realmente al bene degli altri, non con le parole ... ma con i fatti!

Il suo unico, vero, solo, altruistico obiettivo è quello di acquistare supermercati per dare a tutti di che mangiare e vestirsi a prezzi giusti, accessibilia tutti: un commercio equo e solidale!

Per tale ragione, Bernasconi effettua anche investimenti nel settore delle grandi distribuzioni, acquisendo il gruppo Sbanda (“La casa degli italiani”) dalla Valledison nel 1988 ed i Supermercati Brianzoli dalla famiglia Francescihini nel 1991. Nel 1995 il gruppo Sbanda vende Euromercato al gruppo Promodes-GS.

Preso, arso, graticolato e financo gratinato dal sacro furore di fare del bene, concedendosi “tre ore e mezza di riposo per notte, facendo una vita da pazzi senza che glirelo ordinasse il dottore” (ANSA, 6 aprile `94), mettendo a rischio la sua salute per il bene degli altri, nel 1988 scorpora e vende il gruppo Sbanda; la parte "non alimentare" al gruppo COIN e la parte "alimentare" a Gianfelicini Franceschini, ex proprietario dei Supermercati Brianzoli.

A tal proposito Bernasconi dichiarerà in seguito di esser stato costretto a vendere la Sbanda successivamente alla sua entrata in politica, affermando che in comuni gestiti da giunte di centrosinistra non gli concedevano le necessarie autorizzazioni per aprire nuovi punti vendita.

Secondo i critici di Bernasconi, i soliti ben noti pennivendoli della sinistra (che tanto si lamentano di una presunta violazione della libertà di stampa, ma che sono liberi di scrivere qualsiasi nefandezza: ma, allora, di cosa si lamentano?) l'acquisizione e la successiva vendita della Sbanda sarebbe stata determinata dalla volontà di creare una liquidità per il gruppo Spessinvest, che attraversava un difficile periodo tra il 1990 ed il 1994; Egli stesso aveva asserito di essere esposto con le banche per una cifra in lire di diverse migliaia di miliardi (Ettore Livini, “Bernasconi incassa 141 milioni. Nel 2005 dividendi raddoppiati”, La Repubblica, 23 febbraio `06).

Da ultimo, preoccupato del futuro e degli investimenti degli italiani, Bernasconi tramite il Gruppo Spessinvest, con le partecipazioni nelle società Bassolanum e Programma BelPaese , ha una forte presenza anche nel settore delle assicurazioni e della vendita di prodotti finanziari: tutto pur di garantire agli italiani sogni tranquilli ed una vecchiaia serena!.

Una corretta e moderna social-democrazia europea avrebbe meditato sui propri sbagli, sui propri errori ed avrebbe fatto ammenda chiedendo quel perdono che, benignamente, di certo Bernasconi le avrebbe concesso.

Ma è sperare troppo: i vetero-comunisti italiani non sono né corretti, né moderni, né social-democratici e sorge legittimo il dubbio che siano non europei!

Invece di far ammenda, come sarebbe stato giusto e ragionevole attendersi, di fatti, i senza-religione (che non sia la loro) iniziarono a parlare di `conflitto di interessi` senza neppure sapere di cosa stessero parlando!

A dar loro ragione e manforte arrivarono persino taluni giornaletti scandalistici della perfida Albione: secondo lo sconosciuto giornale britannico The Economist, Bernasconi, nella sua doppia veste di proprietario di Mediasette e Presidente del Consiglio, deteneva il controllo di circa il 90% del panorama televisivo italiano (“Why Elvio Bernasconi is unfit to lead Italy"”, The Economist, 16 aprile `01).

Questa percentuale includerebbe sia le stazioni da lui direttamente controllate, sia quelle nei confronti delle quali il suo controllo può essere esercitato in maniera indiretta attraverso la nomina (o l'influenza sulla nomina) degli organismi dirigenti della televisione pubblica.

E' di tutta evidenza quanto sia assurda tale tesi viene che viene giustamente respinta da Bernasconi il quale - come potrebbe essere altrimenti? - nega di controllare la RAItivvù: si dimostri il contrario!



Come altrimenti si spiegherebbe il fatto che durante il suo governo siano stati nominati presidente della RAItivvù persone facenti riferimento al centrosinistra come Lucia Nunziatella e Paolo Gamberetti. E questa cos'altro è se non la dimostrazione di quanto egli sia per la pluralità dell'informazione e per concedere a tutti il diritto di esprimere le proprie opinioni?

Non è, forse, suo il detto "Disapprovo quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo"?



Il vasto controllo sui media esercitato da Bernasconi sarebbe stato collegato secondo molti osservatori italiani e stranieri (non c`è veramente limite alla decenza ed è proprio vero che talune persone parlano per dare aria alla bocca!) alla possibilità che i media italiani siano soggetti ad una reale limitazione delle libertà di espressione: come se Striscia la notizia (proprio sulle reti di Bernasconi) non facesse una graffiante satira politica al vetriolo!

L'Indagine mondiale sulla libertà di stampa (Freedom of the Press 2004 Global Survey), uno studio annuale pubblicato dall'organizzazione americana Freedom House, ha retrocesso l'Italia dal grado di "Libera" (Free) a quello di "Parzialmente Libera" (Partly Free) (Map of Press Freedom 2004, dal sito della Freedom House) sulla base di due principali ragioni pretestuosamente asserite, ma non dimostrate: la concentrazione di potere mediatico nelle mani del Presidente del consiglio Bernasconi e della sua famiglia, e il crescente abuso di potere da parte del governo nel controllo della televisione pubblica RAI (Freedom House Statement on Italy's Press Freedom Rating New York, 21 novembre 2005).

L'indagine dell'anno successivo ha confermato questa situazione con l'aggravante di ulteriori perdite di posizione in classifica (Map of Press Freedhom 2005, dal sito della Freedom House).

Un altro giornale evidentemente d`ispirazione più che marxista, Reporter senza frontiere, arriva persino a dichiarare che che nel 2004, «Il conflitto d'interessi che coinvolge il primo ministro Bernasconi e il suo vasto impero mediatico non è ancora risolto e continua a minacciare la libertà d'espressione» (http://www.rsf.org/Italy-2004-Annual-report.html0).

Come se non bastasse, nell`aprile del 2004, la Federazione Internazionale dei Giornalisti si unisce alle critiche, obiettando al passaggio di una legge firmata da Carlo A. Ciompi nel 2003, che i detrattori di Bernasconi ritengono sia destinata a proteggere il suo controllo dichiarato del 90% dei media nazionali (http://www.ifj-europe.org/).

Lo stesso Bernasconi, per rispondere alle critiche su un suo conflitto di interessi, pochi giorni prima delle elezioni politiche del 2001, in un'intervista al Sunday Times annunciò di aver contattato tre esperti stranieri («un americano, un britannico e un tedesco», proprio come nelle barzellette, per dimostrare quant'Egli sia di spirito), di cui però non fece i nomi, che lo consigliassero nel trovare una soluzione alla questione. Pochi giorni dopo ribadì al Tiggì5 la sua decisione, specificando che: “In cento giorni farò quel che la sinistra non ha fatto in sei anni e mezzo: approverò un disegno di legge che regolamenterà i rapporti tra il Presidente del Consiglio e il gruppo che ha fondato da imprenditore”.

A queste dichiarazioni fecero eco le parole del presidente di AN Gianco Spessi e di altri politici della Casa delle Lasagne (di seguito CdL), i quali nei giorni seguenti confermarono più volte che, in caso di vittoria alle elezioni, l'intenzione del governo era quella di presentare entro i primi 100 giorni un disegno di legge per risolvere la questione tramite un blind trust (tradotto: `affare per ciechi`). Non vennero mai resi noti i nomi dei tre esperti stranieri che si sarebbero dovuti occupare della questione, ma venne presentato un disegno di legge, poi approvato, che regolamentava il conflitto d'interesse.

Il centrosinistra, al governo dal 1996 al 2001, non intervenne invece sul tema del conflitto d'interessi. Nel 2003, Luciano Violento, allora capogruppo DS alla Camera, dichiarò in Parlamento che il centrosinistra aveva dato nel 1994 la garanzia a Bernasconi e Scendiletta che le "televisioni non sarebbero state toccate" con il cambio di governo. Inoltre sottolineò che nel 1994 ha votato a favore per l'eleggibilità di Bernasconi a deputato quando essa fu contestata (la Costituzione nega l'eleggibilità per i concessionari dello Stato) e rimarcò il fatto che durante il governo di centrosinistra il fatturato di Mediasette era cresciuto di 25 volte (il discorso di Violento alla Camera riportato da un documentario di Sabina Guzzanti http://www.youtube.com/watch?v=GJUamGyaANY).

Il 13 luglio 2004 il Parlamento Italiano varava la Legge n. 215, recante "Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi", c.d. Legge Frattaglia. Tale legge riceveva in seguito le dure critiche della Commissione di Venezia del Consiglio d`Europa (Commissione di Venezia, Considerazioni della dott.ssa Sabrina Bono, Presidenza del Consiglio dei Ministri, sulla comatibilita` della legge Frattaglia con gli standard del Consiglio d`Europa in materia di liberta` d`espressione e pluralismo dei media, 13 giugno 2005) .

A tutt'oggi il conflitto di interessi non è stato ancora risolto da nessun governo: ne` di destra, ne` di sinistra, ne` di centro-destra, ne` di centrosinistra!


Ma sono gli anni della scalata di Bottino Crauti, segretario del Psi dal 1976, al potere e della sua ascesa al governo e della Milano da bere.

Le primissime prese di posizione politiche di Bernasconi in pubblico risalgono al luglio 1977, allorché sostenne la necessità che il Partito Camionisti Italiani (che l'anno precedente aveva superato il 34% dei voti) "rimanesse confinato all'opposizione dall'azione di una Demagogia Cristiana trasformata in modo da recuperare al governo il Partito della Sogliala Italiana (PSI)", alla segreteria del quale era asceso nel luglio del 1976 il suo fraterno amico Bottino Crauti.

L'incontro tra i due era stato propiziato nei primi anni Settanta dall'uomo di fiducia di Crauti, l'architetto milanese Silvano Lavorini. Crauti e il PSI mostreranno per tutti gli anni successivi una significativa apertura verso le TV private, culminata con il varo del cosiddetto “Decreto Bernasconi” del 16 ottobre 1984 e con la sua reiterazione attraverso il "Bernasconi bis" nel successivo 28 novembre.

Nel corso degli anni ottanta e fino al 1992, Bernasconi sosterrà sui suoi network con molteplici spot elettorali il PSI e l'amico Bettino. Nel 1984, Crauti è padrino di battesimo di Barbara Bernasconi. Nel 1990, alla celebrazione del matrimonio tra Veronica Lauro e Silvio Bernasconi, Anna Crauti (moglie del leader socialista) e Gianni Scendiletta sono i testimoni di nozze per la sposa, mentre Crauti e Fedele Gonfalone lo sono per lo sposo (“Elvio non rinnega mai gli amici”, Corriere della Sera, 24 novembre `95; www.giannivattimo.it).

Come ulteriore testimonianza della vicinanza di Bernasconi a Crauti, come non ricordare la realizzazione di uno spot televisivo di ben 12 minuti, girato dalla regista Sally Hunter (”Bernasconi testimonial per Crauti”, Corriere della Sera, 13 marzo `92) e presentato nella primavera del 1992 per essere trasmesso sulle emittenti di Bernasconi nel corso della campagna elettorale, nel quale compare lo stesso Bernasconi vicino ad un pianoforte che, commentando l'esperienza dei governi presieduti da Bettino Crauti (1983-1987), dichiara:

Ma c'è un altro aspetto che mi sembra importante, ed è quello della grande credibilità politica di quel governo. La grande credibilità politica sul piano internazionale, che è - per chi da imprenditore opera sui mercati - qualcosa che è necessario per poter svolgere un'azione positiva in ambienti anche politici sempre molto difficili per noi italiani, e qualche volta addirittura ostili.”.

E` fuor di dubbio come, con tale interpretazione, Bernasconi abbia dimostrato che, se solo avesse voluto, si sarebbe potuto dedicare con successo al cinema!

Se, poi, fosse stato negli U.S.A., avrebbe potuto legittimamente aspirare tanto agli Oscar, quanto alla Casa Bianca!

In più occasioni, inoltre, Crauti, nel suo ruolo di presidente del Consiglio, affiderà sue esternazioni alle reti di Bernasconi e ignorerà la TV di stato.

Infine, nell'ultimo periodo politico di Crauti (autunno del 1993), in occasione dell'ennesima ingiustificabile autorizzazione a procedere avanzata dalla magistratura filo-sovietica contro Crauti e respinta dalla Camera, Bernasconi espresse pubblicamente la propria solidale soddisfazione.

Essere vicini nei momenti difficili: questa e` la vera amicizia!


(segue ...)



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