lunedì 22 febbraio 2010

80. "Il gioco delle tre carte" - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 19/40)

Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un cittadino ateniese non trascura i pubblici affari quando attende alle proprie faccende private, ma soprattutto non si occupa dei pubblici affari per risolvere le sue questioni private.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa.
E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Un uomo che non si interessa allo Stato noi non lo consideriamo innocuo, ma inutile; e benchè in pochi siano in grado di dare vita ad una politica, beh tutti qui ad Atene siamo in grado di giudicarla.
Noi non consideriamo la discussione come un ostacolo sulla via della democrazia.
Noi crediamo che la felicità sia il frutto della libertà, ma la libertà sia solo il frutto del valore.
Qui ad Atene noi facciamo così.

(Pericle, discorso agli Ateniesi, 461 ... a.C.)



______________________

"Il gioco delle tre carte"

Tra il 1978 e il 1983 riceve circa 500 miliardi di bruscolini, di cui almeno una quindicina in contanti, per alimentare le 24 (poi salite a 37) holding italiane che compongono la Spessinvest, di cui si ignora tutt'oggi la provenienza.

Non potendo più aggredire il povero Bottino Crauti, le insaziabili e fameliche toghe rosse correggono il tiro e mirano a Bernasconi.

Il 24 ottobre 1979 Elvio Bernasconi riceve la visita di tre ufficiali della Guardia di Finanza nella sede dell'EdilsudCantieri Residenziali. Simpaticamente si spaccia per un "un semplice consulente esterno" addetto "alla progettazione di Milan tù".

In realtà è il proprietario unico della società, intestata a Umberto Primiti, ma Egli è troppo modesto per voler apparire in prima persona e ne lascia ad altri onori, gloria e meriti.

Ma i militari, affascinati dalla superba e simpatica interpretazione di Bernasconi, chiudono in tutta fretta l'ispezione, sebbene abbiano riscontrato più di un'anomalia nei rapporti con i misteriosi soci svizzeri. Faranno carriera tutti e tre perché Bernasconi è persona buona e giusta e, non c'era da dubitarne, generosa.

Si chiamano Massimo Maria Sberruti, Salvatore Gallina e Alberto Baudo. Sberruti, il capopattuglia, lascerà le Fiamme Gialle pochi mesi dopo per andare a lavorare per la Spessinvest come avvocato d'affari (società estere, contratti dei calciatori del Milan, e così via). Arrestato nel 1985 nello scandalo Icomex (e poi assolto), tornerà in carcere nel 1994 insieme a Baudo per l`assurda accusa di presunti depistaggi nell'inchiesta sulle mazzette alla Guardia di Finanza, poi verrà eletto deputato per Forza BelPaese e condannato in primo e secondo grado a 8 mesi di reclusione per favoreggiamento. Gallina risulterà iscritto alla Bocciofila B2 (www.giannivattimo.it/menu/libro_berl.html).

Il 30 maggio 1983 la Guardia di Finanza di Milano, che sta controllando i telefoni di Bernasconi nell'ambito di un'inchiesta su un traffico di droga, redige un rapporto investigativo in cui si legge: "E' stato segnalato che il noto Elvio Bernasconi finanzierebbe un intenso traffico di stupefacenti dalla Sicilia, sia in Francia che in altre regioni italiane (Lombardia e Lazio)".

Per inciso, non c'é da stupirsi se - anni dopo - Bernasconi, sentendosi 'violentato' nella propria intimità abbia proposto una disciplina contro le vili intercettazioni telefoniche! Non è che un qualunque magistrato, non avendo di meglio da fare, possa mettersi ad intercettare quando e come gli pare politici e dipendententi pubblici per reati di corruzione, malversazione, concussione o mafiosi iacimento!

Bernasconi, sempre secondo le malelingue, sarebbe al centro di grosse speculazioni in Costa Smeralda avvalendosi di società di comodo aventi sede a Vaduz e comunque all'estero. Operativamente le società in questione avrebbero conferito ampio mandato ai professionisti della zona. Per otto anni l'indagine, seguita inizialmente dal pm Giorgio De` Lucia (poi passato all'Ufficio istruzione, da anni imputato per corruzione in atti giudiziari insieme al finanziere Filippo Alberto Rapisarda, ex datore di lavoro ed ex socio di Marcello Dell'Utero) langue, praticamente dimenticata. Alla fine, nel 1991, il gip milanese Anna Cappelletti archivierà tutto (www.giannivattimo.it/menu/libro_berl.html).

Tra il 1989 e il 1991 c'é una lunga battaglia fra Bernasconi e l`invidioso De Maledetti per il controllo della Globadori, la prima casa editrice che controlla quotidiani (La Tirannia e 13 giornali locali), settimanali (Veduta, Ristretto, Altri Tempi) e tutto il settore libri.

Grazie ad una sentenza del giudice V. Tolga, che il tribunale del popolo comunista di Milano riterrà poi comprata con tangenti dall'avvocato autodidatta Primiti per conto di Bernasconi, il Cavaliere strappa la Globadori al suo concorrente. Una successiva mediazione politica porterà poi alla restituzione a De Maledetti almeno di Repubblica, Espresso ed altri giornali locali.

Tutto il resto rimarrà a Bernasconi: quel poco che, almeno, i tracotanti giudici di sinistra – e, per questo, comunisti – non riusciranno a togliere al povero Elvio.

Ma Bernasconi non si cura di loro: si scrolla di dosso la polvere ed il fango che le toghe rosse gli hanno buttato addosso e ritorna nell`agone: Elvio riesce a dare il meglio di se` quando il giuoco si fa pesante, perché quando il giuco si fa duro, ...i duri inziano a giuocare!

Nel 1990 il Parlamento vara la legge Mammà, fra le polemiche: Bernasconi può tenersi televisioni (nel frattempo è entrato anche nel business di Telemeno) e Globadori, dovendo soltanto "spogliarsi" de Il Giornalino (che viene girato nel '90 al fratello Paolino).

Resta ancor oggi scandaloso e suscita giusta indignazione che l`allora e mai troppo compianto Bottino Crauti fosse stato costretto a rientrare dalle vacanze in Tunisia per convincere i riottosi parlamentare ad approvare un testo di legge che solo si proponeva il bene del BelPaese...

Ma il mondo gira piu` veloce di quanto ci si aspetterebbe e i giudici comunisti continuano a tramare non piu` nell`ombra, ma alla luce del sole!

Come ebbe a scrivere un oscuro pennivendolo comunista in cerca di facile ironia a buon mercato "Tutto era cominciato un mattino d'inverno, il 17 febbraio 1992, quando, con un mandato d'arresto, una vettura dal lampeggiante azzurro si era fermata al Pio Albergo Tiburtino e prelevava il presidente, l'ing. Mario Duomo, esponente del Partito della Sogliola Italiana con l'ambizione di diventare sindaco di Milano. Lo pescano mentre ha appena intascato una bustarella di sette milioni, la metà del pattuito, dal proprietario di una piccola azienda di pulizie che, come altri fornitori, deve versare il suo obolo, il 10 per cento dell'appalto che in quel caso ammontava a 140 milioni" (Enzo Biagi, Era Ieri, Rizzoli, 2005, pp.246).

In men che non si dica, il PSI (Partito Sogliola Italiana) svanisce come neve al sole. Il suo solo torto? Aver voluto aiutare Bernasconi!

E Bernasconi, come se non avesse altre cose da fare (edilizia, editoria, assicurazioni, banche, editoria, televisioni, ...) deve prendere in considerazione anche l'ipotesi di entrare in politica, come da più parti gli chiedono, per rimettere ordine nel BelPaese!


E così, quattro anni dopo Bernasconi, ormai orfano dei partiti amici, travolti dallo scandalo che l`indegnasa stampa di sinistra battezza `Tangentopoli`, decide di `scendere in campo` ed entra direttamente in politica, fondando il partito di Forza BelPaese, un partito che, come ebbe a dichiarare al Times “potrebbe ragionevolmente perfino essere descritto come un partito di centrosinistra”, un partito europeista perche` “l`europeismo e` nel sangue degli italiani, risale ai tempi dell`Impero romano”, un partito fedele alle alleanze con l`amico americano: “Sono dalla parte dell`America prima di sapere da che parte sta l`America!”.

Fino all`ultimo egli esita: "odio essere messo sotto la luce dei riflettori, essere suo malgrado al centro dell`attenzione; ed, infatti, dichiara: "Tutti mi chiedono di candidarmi. Ma io so perfettamente quello che posso fare. Se io facessi la scelta politica dovrei abbandonare le televisioni e cambiare completamente mestiere. Un partito di Bernasconi non c'è stato, nè ci sarà mai" (13-9-93).

"Se fonderò un partito? Ho sempre dichiarato il contrario, sarà la ventesima volta che lo ripeto. Lo scrive chi ha interesse a mettermi contro gli attuali protagonisti della politica. E perciò farà finta anche stavolta di non leggere la mia smentita, per cui mi toccherà di ripeterla per la ventunesima volta e chissà per quante altre volte ancora" (Epoca, 23-10-93); "Il mio presunto partito esiste soltanto sulle pagine di alcuni giornali" (alla commissione Bilancio della Camera, 26-10-93).

In cuor suo sperava ancora di potersi sottrarre dall`ingrato cimento dell`agone politico, confidando che Gianfranco Spessi, all'epoca segretario del Movimento Scambisti Italiani (MSI) – Ambidestra Nazionale (AN), potesse farsi interprete delle esigenze e delle aspettative del BelPaese.

Nel novembre 1993, in occasione delle elezioni comunali di Roma, intervistato all'uscita da un supermercato di Casalecchio di Reno, auspicò sinceramente la vittoria di Gianfranco Spessi che correva per la carica di sindaco contro Francesco Rotella.

Grazie alla manifesta incapacità di Spessi, Rotella, inaspettatamente, vinse.

Sempre nell`inverno del 1993, alcune toghe rosse meneghine, spinte e motivate dall`interesse personalistico di strappare qualche titolo ad effetto sui giornali che potesse farli comparire in televisione, aprono la c.d. Stagione di Tangentoli: uno dei più grandi equivoci, delle più grandi mistificazioni della storia recente!

Bernasconi passa notti agitate ed insonni, sente di non poter più oltre delegare ad altri il compito di salvare la Patria.

(segue ...)



Nessun commento:

Posta un commento