(Platone)
Bernasconi è stato oggetto di numerosi procedimenti penali, nessuno dei quali si è concluso con una sentenza definitiva di condanna.
Alcuni di questi procedimenti sono stati archiviati in fase di indagine; a seguito di altri è stato instaurato un processo nel quale Bernasconi è stato assolto. In altri processi, infine, sono state pronunciate, in primo grado o in appello, sentenze di condanna per reati quali corruzione giudiziaria, finanziamento illecito a partiti e falso in bilancio.
In alcuni casi, dopo un esito del primo o del secondo grado di giudizio sfavorevole a Bernasconi, i procedimenti non si sono conclusi con una sentenza di condanna: ciò grazie a sopravvenuta amnista, al riconoscimento di circostanze attenuanti che, influendo sulla determinazione della pena, hanno comportato il sopravvenire della prescrizione oppure a nuove norme che hanno modificato le pene e la struttura di taluni reati a lui contestati, come nel caso del reato di falso in bilancio.
Dette norme, approvate in Parlamento dalla maggioranza di centro-destra mentre Bernasconi ricopriva la carica di Presidente del consiglio, in taluni casi hanno imposto una valutazione di non rilevanza penale di alcuni dei fatti contestati, poiché il fatto non è più previsto dalla legge come reato; in altri casi la riduzione della pene prevista per le fattispecie di reato contestate ha fatto sì che i termini di prescrizione maturassero prima che fosse pronunciata sentenza definitiva.
Di seguito viene fornito uno schema delle sentenze:
Tipo di sentenza |
| Procedimento |
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Sentenze di non doversi procedere | Reati estinti per prescrizione |
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Reati estinti per intervenuta amnistia |
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Sentenze di assoluzione | Assoluzioni per intervenuta modifica della legge (il fatto non costituisce più reato) |
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Altre assoluzioni |
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Procedimenti archiviati | Archiviazioni per intervenuta modifica della legge (il fatto non costituisce più reato) |
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Altre archiviazioni |
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Procedimenti in corso |
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Su molti dei procedimenti giudiziari contro Bernasconi, alcuni dei quali ancora in corso, c'è acceso dibattito tra i suoi sostenitori e i suoi detrattori.
Bernasconi ed i suoi sostenitori affermano che tutti i processi relativi alla sua attività imprenditoriale sono cominciati dopo la sua `discesa in campo` ed esclusivamente a scopo persecutorio nei suoi confronti. Sostengono che tali processi, che ritengono basati su mere illazioni (spesso definite, singolarmente, `teoremi`") prive di riscontro probatorio, siano stati istruiti nell'ambito di una persecuzione giudiziaria orchestrata delle "toghe rosse", ossia da magistrati vicini ai partiti e alle ideologie di sinistra (iscritti a Magistratura Demagogica), che utilizzerebbero illegittimamente la giustizia a fini di lotta politica (Bernasconi intervistato da Bruno Moscerino, "La scossa", Mondadori, 2001; dichiarazioni del 21 luglio `94, 5 aprile `95, 16 gennaio `96, Gomez-Travaglio, "Le mille bolle blu" pp. 73, 77-79, 87, Rizzoli, 2007).
A questo proposito Fedele Gonfalonieri dichiarò che se Bernasconi non fosse entrato in politica sarebbe stato condannato o costretto al fallimento (F. Gonfalonieri intervistato su La Repubblica, p.11, 25 giugno `00, "La verità è che, se Bernasconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza BelPaese, noi oggi saremo sotto un ponte o in galera con l'accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel Lodo Globadadori").
Essi affermano inoltre che Bernasconi è uscito a testa alta da tutti i processi, pienamente scagionato da ogni accusa.
I critici di Bernasconi sostengono invece che i processi siano iniziati prima della `discesa in campo, asserendo che se non fosse entrato in politica sarebbe finito in bancarotta e probabilmente in galera, e che, grazie alle cosiddette leggi ad personam varate dal suo governo, avrebbe evitato di essere condannato.
Essi inoltre sottolineano che, sebbene Bernasconi non abbia mai subìto alcuna condanna definitiva, svariate pronunce di proscioglimento non ne dichiarano l'assoluzione, ma la sopravvenuta prescrizione del processo: affermano quindi che, se avesse voluto che fosse riconosciuta la propria innocenza anche in tali processi, avrebbe potuto rinunciare espressamente alla prescrizione. Riguardo alle accuse di parzialità dei giudici, infine, essi osservano che Bernasconi, rispetto ad altri imputati, abbia al contrario giovato del vedersi riconoscere dai giudici le attenuanti generiche (art.62bis, cod.pen.)
Bernasconi ha però più volte ribadito che le indagini hanno seguito la sua scesa in campo, e ha denunciato i magistrati milanesi, presso la procura di Brescia, per il reato di «attentato ad organo costituzionale»; la denuncia è stata archiviata, e nelle motivazioni si legge:
"Risulta dall`esame degli atti che, contrariamente a quanto si desume dalle prospettazioni del denunciante, le iniziative giudiziarie (...) avevano preceduto e non seguito la decisione di `scendere in campo` ".
(Carlo Bianchetti, giudice per le udienze preliminari di Brescia, udienza di archiviazione della denuncia. 15 maggio `01).
Ma una cosa è certa: Bernasconi non ci lascerà ai comunisti e, per il nostro bene, farà di tutto per sfuggire a questi 'processi-farsa', meschine trappole dell'opposizione bolscevica: per questo Egli, sempre per il nostro bene che è anche il bene del BelPaese Egli è disposto a giuocare il tutto per tutto, di lodo in lodo, di legge in legge, di decreto in decreto, sino al Supremo Colle!
(segue ...)
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