martedì 27 aprile 2010

111. Si fa a chi la spara più grossa?! (parte 7)


Lo ammetto, sono confuso, dicevo ...

La situazione che si prospetta nelle prossime elezioni regionali pare confusa, ma, forse, c'era da aspettarsi che potesse succedere.

Cercherò di procedere con ordine: vediamo, dapprima, di capire chi ha presentato o, meglio, avrebbe dovuto presentare la lista del PDL.

Le persone incaricate di questo audace compito erano Alfredo Milioni e Giorgio Polesi .

L`on. Milioni aveva conosciuto la ribalta della cronaca.

Occorre far andare la memoria alle elezioni comunali del 2006.

Altre elezioni, altro problema: l`on. Milioni, saputo che non sarebbe stato candidato, sparì per una notte, portandosi a casa le firme fino a quel momento raccolte. Gli ex di Forza Italia rigirano la «palla» su Vincenzo Piso, coordinatore regionale del Pdl, uomo di An: «Dove stava, in quel momento?», si chiedeva qualcuno. Piso ha risposto: «Stavo presentando il listino e gli apparentamenti». E Ignazio La Russa, uno dei coordinatori nazionali, parlò di «una leggerezza, una grande leggerezza – garantendo - su questo poi andremo a fondo ».

Quindi l'uomo giusto al quale affidare il delicato compito in occasione delle nuove, cruciali elezioni regionali 2010!

Peccato che, complice i morsi della fame, i due si allontanino per mangiare un panino ed al loro ritorno l'ufficio al quale presentare le liste sia chiuso!

Poco male, il PDL, invece di chieder loro conto, accusa la sinistra di golpe e già che c`é, presenta un ricorso per la riammissione della lista.

Il ricorso, presentato con data sbagliata (!) viene respinto.

Le motivazioni della Corte non mancano di rilevarlo, senza per altro far trapelare alcuna soddisfazione nel linguaggio formale: «Rilevato che con ricorso depositato in data 28 febbraio 2010 avverso il provvedimento dell’Ufficio centrale circoscrizionale del 27 febbraio 2010, erroneamente indicato in ricorso come 27 febbraio 2009…». Va bene essere nel pallone, ma sbagliare la data del documento contro cui si fa ricorso in tribunale, appare davvero troppo per essere presi sul serio.




Il particolare non ha ovviamente alcun rilievo nella decisione assunta dall’ufficio centrale regionale della Corte di appello che invece ricostruisce minuziosamente i fatti del 27 febbraio. Fatti da cui emerge «agevolmente» che «alle ore 12.00 del 27 febbraio 2010, all’interno dell’area delimitata, ove sostavano coloro che potevano ancora presentare le liste, si trovavano in attesa quattro delegati e fra questi non vi erano quelli della lista del Pdl». Su quale fosse quest’area non potevano esserci dubbi, essendo stata individuata e comunicata dalle forze di polizia fin dalla mattinata.

«Né può assumere rilievo la circostanza – afferma la Corte di appello nella motivazione – che la documentazione fosse stata lasciata incustodita all’interno dell’area delimitata, stante la ovvia necessità della presenza delle persone delegate ad espletare le formalità scandite dalla legge e certificate dal personale deputato alla ricezione».

D’altra parte – questo è davvero l’argomento decisivo – «nessuna attività, neppure prodromica alla presentazione della lista è stata mai posta in essere». Inammissibile quindi anche l’istanza per il completamento della procedura che non ha mai avuto inizio. La Corte fa anche notare che il limite temporale «delimitato dall’articolo 9 della legge 108/68» è perentorio.

Niente di male: non è certo la fantasia che manca al PDL!

Ora, a questo punto il PDL potrebbe cercare di riprendere fiato e chiedere un rinvio delle elezioni, cercando una soluzione politica. Ma questa potrebbe sembrare un'ammissione di debolezza.

Se c`è qualcosa che il PDL sa fare sono i decreti-legge … anzi, lo sa fare talmente bene che questa volta vuole strafare e non propone non un semplice decreto-legge, ma addirittura un decreto-legge “interpretativo”.

In verità, sin da subito nascono delle perplessità di ordine costituzionale, perché la materia dovrebbe essere, secondo la Costituzione appunto, di competenza regionale.

Ma poco importa, perché il molto Presidente della Repubblica, on. Napolitano (addirittura ex PCI), lo firma, adducendo la motivazione che “Era l'unica soluzione politica possibile per rimediare al caos liste visti i tempi stretti (…) Non era sostenibile che potessero non parteciparvi nella più grande regione italiana il candidato presidente e la lista del maggior partito politico di governo, per gli errori nella presentazione della lista contestati dall'ufficio competente costituito presso la corte d'appello di Milano (…) Necessario garantire il diritto di voto”.

Per carità, con riferimento ai requisiti di necessità ed urgenza richiesti dall'art.77 della Costituzione … nulla da eccepire.

Peccato che persino uno studente di giurisprudenza del primo anno non sappia che il Presidente della Repubblica italiana è Garante della Costituzione, come – peraltro – affermato dalla Corte Costituzionale (sent.406/89, ma vedi anche art.15, L.400/1988) e che, quindi, il Presidente della Repubblica non solo possa, ma persino debba negare la firma di un decreto-legge che, pur avendo i requisiti di necessità ed urgenza, sia cionondimeno anti-costituzionale!

Fiducioso di sé, l`on avv. Ignazio Abrignani (responsabile nazionale dell'ufficio elettorale del PDL, quindi un co-protagonista della gazzarra), afferma: ”C'è una legge dello Stato che è in vigore e il Tar non può dichiararla incostituzionale." .

Ed, invece cosa ti combina il TAR del Lazio?

Per i giudici il cosiddetto decreto legge "salva liste" non può essere applicato in quanto la Regione Lazio ha dato "proprie disposizioni in tema elettorale esercitando le competenze date dalla Costituzione". La discussione della sentenza è stata fissata al 6 maggio.

Non solo: i giudici hanno sottolineato che non c’è prova che la documentazione per la presentazione della lista Pdl Roma fosse completa. Non solo: i giudici hanno sottolineato che non c’è prova che la documentazione per la presentazione della lista Pdl Roma fosse completa. E sì perché nel fatidico giorno della presentazione delle liste, queste se ne sono andate sottobraccio coi due affamati avanti ed indietro dall'ufficio elettorale ... sono scomparse alla vista di tutti per qualche ora, salvo, poi, fare la loro magica ri-apparizione dopo il tocco di bacchetta magica del decreto salva-liste.

Insomma, a questo punto è il caos più completo ed il PDL va avanti in ordine sparso

Contro la sentenza del TAR presenta appello al Consiglio di Stato, ma nel frattempo, grazie al varco comunque aperto dal decreto “salva liste” presenta una nuova lista (altrimenti che decreto “salva liste” sarebbe stato?).

Insomma, si fa a chi la spara più grossa!

Col risultato che, qualora venisse ammessa la nuova lista (l'ufficio elettorale ha 24 ore di tempo per esprimere la sua valutazione) e questa vincesse, ma, poi, vincesse pure il ricorso al Consiglio di Stato, la prima elezione verrebbe annullata dalla validità della seconda lista.

Le elezioni, naturalmente ed a maggior ragione, verrebbero annullate anche nel caso vincesse una qualunque altra lista.

E, mentre Maroni, ministro degli Interni (prima della sentenza del TAR) dichiarava «Se il Tar decide che la lista è fuori, quella lista resta fuori nonostante il nostro decreto», Rotondi, ministro per l`Attuazione del Programma afferma oggi “Sono sereno perché penso che si andrà verso un ripristino della lista e un conseguente rinvio delle elezioni”.

E Berlusconi che fa?

Secondo il premier il governo «è nel giusto», quindi qualsiasi giudizio sull'inapplicabilità del dl è da respingere.

Intanto aspetta di vedere se la seconda lista del PDL verrà ammessa, ma chi si stupirebbe se in caso contrario dichiarasse ... la guerra santa, la chiamata alle armi?

Lo dicevo: sono confuso!


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