mercoledì 14 aprile 2010

103. Qui, una volta, era tutta campagna ... (parte 3/4)


Da quando in piazza Rivoli hanno messo la rotonda, togliendo il semaforo, arrivare sull'altra sponda è un'impresa che richiede pazienza.

Mentre indugio all'altezza delle strisce pedonali, vengo affiancato da un signore con la borsa del CRAI che, senza che gli chiedessi alcunché si sente in dovere di darmi una lezione di educazione civico-stradale: "Tutti si lamentano del traffico e poi vedi una persona sola per auto!".

"Ceeerto, ceeerto, ... che vuole che le dica? Oggi vanno tutti di fretta ..." ribatto, sperando che il 'machitel'hachiesto?' molli la presa.

Niente da fare, il 'matihochiestoqualcosa' insiste "La patente la danno a tutti! Il fatto è che le donne non sanno guidare ...".

Ora, credetemi Care Lettrici/Cari Lettori, io non voglio dire che il 'nonrichiesto' abbia ragione, ma una cosa è indiscutibile: per ridurre il traffico eccessivo basterebbe togliere la patente alle femmine ed il traffico si ridurrebbe, si dimezzerebbe senza colpo ferire: a volte le soluzioni sono il frutti do scelte dolorose, ma necessarie.

Mi guardo bene dallo sviluppare questo concetto per non offrire nuovi spunti, ma l' 'imperterrito' continua: "Adesso vogliono elevare il limite di velocità in autostrada ... mi sembra una cosa giusta!".
"Buono a sapersi ..." mi dico, ma, prudentemente, non proferirisco parola.

E lui "Mi piace correre in macchina ma lo faccio soltanto quando sono solo; che assurdità: fanno le macchine così veloci e poi ci sono i limiti di velocità!".

"Che strano ... chissà perché?" sono tentato di ribattergli, ma desisto.

"Certo, uno si può andare a schiantare, ...ma le macchine si riparano, l'importante è che lo puoi raccontare...! La verità è che ... (ecco, ci mancava pure la verità) ... gli incidenti capitano anche a chi va troppo piano. Se non vuoi avere incidenti, devi tenere sempre l'auto in garage; e, comunque, le macchine tedesche durano, mentre ... le macchine giapponesi ... è difficile trovare i pezzi!".

Ma sento che le pillole di saggezza non richiesta non sono finite: "La gente non è furba: preso un semaforo verde, li prendi tutti!".

Per fortuna il traffico si rivela clemente con la mia pazienza, ma l' 'indefesso' non molla la presa e mi propone la sua brillante soluzione per evitare il traffico: "Se vai col treno, poi non hai il problema della macchina: il mezzo più sicuro è il treno!".

E continua "I treni italiani hanno un solo, grande difetto: sono sempre in ritardo! Quando c'era Lui i treni arrivavano in orario"; ed ancora "Mussolini era un grande statista ha commesso un solo errore qaundo si è alleato con Hitler ... Certo Hitler era un pazzo criminale, però pure Stalin".

Il ragionamento non fa una grinza.

Sarà colpa del freddo, sarà per la sua enorme borsa della spesa che non smette di spattermi contro la tibia (ndr: la destra), ma colgo il suggerimento per svincolare la presa: "Il treno? Ottima idea, grazie per i consigli, ha ragione, prendo la metropolitana, ...".

"Fa bene, fa bene, - mi rassicura - gli incidenti in metrpolitana capitano, ma sono più rari degli incidenti d'auto"

Sento, improvviso, il bisogno di mettere le mani nelle tasche dei pantaloni.

"Un'ultima domanda ... - osa il 'nontimollo' - ... lei ha un'auto?"

D'istinto sarei tentato di spiegargli che ho un'auto, ma non ho pagato l'assicurazione, quindi, 'ho l'auto, ma non la uso', quando mi avvedo del pericolo di offrirgli nuovi spunti per sbrodolare consigli non utilirichiesti e spero di cavarmela con un "Beh, sì! ...".

"Ah, spero non sia nera: la macchina nera d'estate diventa un forno ..." conclude l' 'indomito'.


Ed io ringrazio chi ha inventato la metropolitana.


Scendo alla fermata pozzo Strada, riemergo dalle viscere della terra maestoso, regale ed austero con l'ausilio degli effeti speciali offertimi dalle scale mobili (ho sempre amato le scale mobili; mi manca solo una colonna sonora di sottofondo adeguata) e mi avvio verso lo SMA di corso Telesio.

Il bravo disoccupato è un grande frequentatore di banche della spesa dei mercati regionali e dei supermarket: gli consente - non necessariamente nell'ordine - di 1. passare il tempo; 2. stare al caldo (se trattasi di supermarket; se è vero che i supermercati hanno ucciso il piccolo commercio è altrettanto vero che sono più caldi); 3. avere un quadro esatto e, nel contempo preciso e, perché no?, aggiornato delle varie offerte che vengono do volta in volta fatte nel vorticoso giro di sconti che si susseguono come una giostra.

E non si dimentichi che 4. è un'altra incredibile opportunità di tuffarsi in un mare di varia umanità!


Passeggiando in compagnia dei miei pensieri, mi avvedo che nella piazzetta del Monastero si è radunata una piccola folla, mesta senza essere triste: a conti fatti potrebbe essere tanto un matrimonio quanto un funerale.

Non c'é la sposa in bianco, ma neppure il carro funebre: il dubbio resta!

Non sapendo che pesci pigliare, ma volendo dire qualcosa (qualunque cosa) a qualcuno (chiunque), propendo per un paio di frasi di circostanza che possano andare bene qualunque sia la circostanza e, avvicinatomi ad un primo crocchio di persone, con aria seria ma non necessariamente triste, mi sciolgo in un "Sono sempre i migliori che se ne vanno", per poi, raggiunto un secondo crocchio "A tutto c'è rimedio tranne alla morte!".

Prima che abbiano tempo di chiedermi ch'io sia, mi allontano nelle prime ombre della sera (immagine non necessariamente originale, ma che rende l'idea).

Arrivo allo SMA e, famelico, mi aggiro tra le corsie senza trovare nulla di esaltante.

Nella corsia dei detersivi i discorsi sono persino banali: una signora che non trova la data di scadenza sui barattoli della cera, si lamenta che "Il parquet è bello, ma talmente delicato", mentre l'amica, sbuffa "Hai ragione, ma la moquette trattiene tanta di quella polvere!".

Tanto per non andare via a mani vuote decido di comprare qualche leccornia per le tre belve di casa, tanto per spezzare la manotonia dei croccantini.


CVD (ndr: Come Volevasi Dimostrare) il reparto cibo per animali non delude mai ed ecco, infatti, un paio di argute ed arcigne vecchiette modello 'parrocchia' che trattano uno dei grandi dilemmi della vita: 'Meglio il cane o il gatto'?

Tanto per non perdermi un solo momento del confronto dalle sfumature cino/feli-filosofiche, faccio finta di cercare merce che - evidentemente - non trovo tra gli scaffali.

La più bassa e tarchiata, armata da un minaccioso bastone è drastica e perentoria: "Il cane è più fedele del gatto! Il gatto si affeziona alla casa, non al padrone ..."; al che la più minuta che si aggrappa al carrello per non perdere l'equilibrio, temendo che, dandole torto, portebbe venir ripagata da una bastonata di pur tenero noce, compiacente ribatte: "E' vero, il cane è come una persona; lo vorrei, ma ci vuole il giardino: non compro un cane così, poi, non mi dispiacerà vederlo morire ...".

"Ma che dici? - ribatte la corpulenta che non si lascia facilmente ingannare dai sofismi - un cane vive almeno 15 anni: crepi prima tu!".

Ed aggiunge con gli occhi tra il sognante e l'estasiato: "Il cane è il miglior amico dell'uomo - confessando -: vol mio cane io ci parlo!"

"Sarà - s'intromette impertinente un commesso che cerca di riempire gli scaffali - ma una cosa è certa: per camminare sui marciapiedi bisogna fare lo slalom tra le cacche dei cani!".
"Ma che dice? Come osa? - dice la già tarchiata ed ora iraconda, mulinando minacciosa il bastone - ... il mio piccolo Puffy non scagazza per strada ...".

Il 'piccolo' trogolo, un fac-simile di mortadella da 5 chili, per ringraziare la 'fedele' padrona non trova di meglio che emettere una sibilante flatulenza, invero non fragorosa, ma di sicuro effetto olfattivo.

Per evitare l'inaspirsi del confronto (odio la violenza fisica) ed avendo lasciato a casa la maschera anti-gas, mi avvio alle casse.

Una volta, lo ammetto, quando arrivavo alle casse cercavo con occhio clinico di intuire quale potesse essere la fila più breve o, comunque, la più veloce. Da qualche anno mi sono messo il cuore in pace: qualunque coda io scelga, l'altra coda andrà sempre più veloce!

La fila alle cassa dei supermercati ripropone gli immancabili cliche': il tizio che cerca di fare il furbo cercando di inserirsi a metà coda col carrello strapieno, la vecchietta che chiede di passare prima, quello che lascia la moglie o il figlio (credo ne affittino all'occorrenza all'ingresso, di figli) per 'tenere il posto' e trona immancabilmente prima che sia il Vostro turno con un carrello pieno e s'infuria perché era andato a prendere solo un paio di cose che si era dimenticato, ...

Comunque sia, io non ho fretta e aspetto diligente il mio turno mentre gli altri si accapigliano al mio posto.

Anche questa volta la mia attesa non va delusa: la gente ama parlare, di qualsiasi cosa, e neppure pretende di essere ascoltata!

Uno dei temi ever-green è la crisi economica, alternata all'immigrazione: come dire un po' di sociologia a buon mercato con una spruzzata di politica!

A metà coda sento una voce levarsi: "Sissì, c'è la crisi, c'è la crisi, ... ma i ristoranti sono sempre pieni!".
"Sarà anche vero che i ristoranti sono pieni, - ribatte qualcun'altro -, ma la crisi c'é e la la gente non compra più come una volta ...".

Ed una stridula voce di una signora d'altri tempi : "Per sapere cos'e' la fame dovevi vivere in tempo di guerra ....".
Interviene ancora un altro: "Una volta c'era piu' solidarietà, piu' comunicabilità: oggi tutti pensano solo a se stessi!".

Ed intanto i prezzi aumentano: oramai ti fanno pagare anche l'aria che respiri ..." commenta un altro ancora.

E' la volta di un qualche ex-sessentottino, oggi sessantenne prossimo alla pensione, ma sempre facinoroso: "I negozianti sono tutti evasori!".

Temo che il signore di fronte a me nella fila, che conosco di vista e che so gestire una libreria nel quartiere temo gli salti alla giugolare, ma desiste e ripiega su un generico ed ecumenico "Si stava meglio quando si stava peggio ...".

"Già - ribatte l'ex-sessantottino ignaro del pericolo scampato -, peccato che non ci sia mai fine al peggio!".

Sospirando un'anziana singora, avvicinandosi alla fila, mormora: "Ai miei tempi ci si divertiva con un niente!" e, colgendo il sorriso benevolo di uno degli astanti, miagola "Mi farebbe passare? Ho solo un paio di cose ...".

Sembra brutto non cederle il passo, considerando anche la prossimità del Natale, ma ecco che, arrivata al nastro delle casse, la dolce, piccola, indifesa vecchietta tira fuori dalla borsetta ogni ben di Dio: vatti a fidare dei vecchietti!

Poco male, passati i mugugni generali che in genere preludono ad una sollevazione popolare di piazza, una volta rasserenati gli animi, il talk show riprende.


Il libraio riavvia il discorso interrotto: "Premetto che non sono razzista (ahi, ahi, le cose s'ingarbugliano, prendendo una brutta piega), ... io non sono razzista però restassero a casa loro!".
Non so se la stretta al cuore mi sia stata provocata più dalla violenza al congiuntivo o dalla premessa 'assolutamente NON sono razzista', ma la mia vocina mi dice che stanno per essere sparate una marea di ca£$%&§*te.

"Per carità di Dio - continua - i neri hanno il ritmo nel sangue, corrono più dei bianchi, hanno una gran voce, ... ma ci tolgono il lavoro!".

"E' vero - gli regge il gioco un basso signore dai lineamenti del viso scolpiti come cuoio essicato al sole per troppo tempo - e violentano le nostre donne!".

Eccola lì: la frittata è bell'e che fatta!

La crisi mette tutti nella stessa barca, ci rende uniti, ci fa sentire un popolo come neppure la vittoria della nazionale italiana alla coppa del mondo ci ha fatti sentire.

Nella fila nella quale sono accodato, ma anche nelle file a fianco, è tutto un susseguirsi di "I giapponesi sono tutti deviati", "I Francesi si sentono superiori", "Gli Inglesi sono degli zozzoni", "Gli Spagnoli non hanno voglia di lavorare e mangiano tardi", "Gli Americani sono dei creduloni", "I brasiliani sono tutti ballerini !", ... "Ed anche quel Papa tedesco: toglie lavoro ai Papi italiani!".

Già che ci siamo, tanto per non farsi mancare nulla, qualcuno azzarda "I ballerini e gli stilisti sono tutti omosessuali", mentre un altro dall'inconfondibile accento sassarese azzarda - approfittando della confusione - "Il sardo non è un dialetto è proprio un altra lingua" e, visto che si leva qualche voce a dargli ragione, osa ancora "i sardi sono molto ospitali, ... ma non li fare arrabbiare".

A questo punto tutti si sentono fratelli, l'amor patrio scorre come un fiume in piena "Il mare più bello del mondo è in Italia!", "Firenze è una città d'arte!", "In Sicilia ci sono dei posti meravigliosi, ma non sanno sfruttare il turismo", "Gli Italiani vanno in vacanza all'estero e non conoscono l'Italia: prima di andare all'estero bisognerebbe conoscere l'Italia!", "Alle svedesi piace l'uomo italiano".

... e, poi, c'é chi dice che gli Italiani non sono patriottici!

Arriva il mio turno e riesco a pagare appena prima che tutti, ma proprio tutti si abbraccino e, da autentici stonati come solo i veri ItaGliani sanno essere, inizino a cantare qualcosa che vorrebbe essere l'inno di Mameli.

In verità, mentre sono oramai prossimo all'uscita, sento un paio di persone che dicono con fare confabulatorio: "Certo che il 'Va' pensiero' sarebbe tutta un'altra cosa ...!".

(segue e finisce nella prossima puntata)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.

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