giovedì 6 maggio 2010

118. Una botta di allegria!


Eppure qualcosa mi dice che, forse ma forse, questa crisi c'é.

Insomma, mi domando da un paio di anni, cosa può succedere ad una persona, ad una famiglia che si venga a trovare senza lavoro e senza soldi?

Complichiamo il caso: se una coppia ha anche avuto la ciagurata idea di avere figli?

Proviamo a ragionare.

Lui operaio, difficile lei sia una ricca manager che mandi avanti il budget famigliare.

Se sino a prima che si trovassero senza lavoro potevano concedersi il lusso di andare una volta la settimana non dico al ristorante, ma in pizzeria ed una volta al mese al cinema, adesso sono costretti a tirare avanti in casa godendo il lusso della televisione, non necessariamente a schermo piatto. Quanto potranno resistere nell'appartamento due stanze, cucina e bagno (ripostiglio optional), pestandosi i piedi ogni 20 minuti prima di litigare per una sciocchezza qualsiasi tanto per passare il tempo?

Se, poi, hanno un'età che supera i 40 anni la situazione inizia a complicarsi vieppiù perchè le possibilità di trovare lavoro diminuiscono.

Ed, ancora, se non avessero diritto alla cassa integrazione o al sussidio di disoccupazione, destinate comunque a finire nel giro di pochi mesi?

Non basta: se dovessero pagare il mutuo o l'affitto e non potessero più farlo?

Posso immaginare che tra qualche tempo, finiti i risparmi, molte famiglie saranno costrette a vendere, pardon, a s-vendere casa a tutto vantaggio di chi potrà comprare sottoprezzo tali alloggi.

E sì, perchè, come sempre, i poveri diventano più poveri, mentre i più ricchi continuano ad arricchirsi!

Sarà un caso, ma da qualche raro servizio giornalistico apprendo che i casi di depressione, alcolismo, liti famigliari e condominiali (con possibile variante delle lesioni personali sino a fatti di sangue) pare siano in costante, progressivo inesorabile aumento.

Di tutto questo mammaRAI ed i canali Mediaset non danno notizia: la parola d'ordine è "la crisi non c'é" cui si aggiunge "va tutto bene" ed ancora "dobbiamo essere ottimisti".

Sto esagerando?

Mi permetto di suggerire la lettura (ma tenete al vostro fianco degli antidepressivi) di alcune notiziole, uno pubblicata - immagino per sbaglio - da un giornale (Il Giornale, manco farlo a bella posta) vicino a non ricordo quale leader politico.


TREDICI SUICIDI NEL 2010...LA CRISI DEL VENETO UCCIDE UN ALTRO IMPRENDITORE...

di Nicoal Brillo

Ha scelto la baracca dietro casa, si è chiuso dentro e si è impiccato. Domenica pomeriggio Oriano Vidos, imprenditore edile di Camposampiero (Padova), si è tolto la vita. Il Nord Est conta i morti della crisi economica: è il tredicesimo caso di suicidio da inizio anno. L'imprenditore di origine croata, era nato ad Umago nel 1959, da quindici anni abitava con la moglie e i tre figli nel Padovano, titolare di una ditta individuale nel settore edilizio. Arrivato da Trieste per alcuni anni l'attività era andata bene, poi i primi problemi fino al fallimento nel 2008. Pare per un “buco” nel bilancio da 100 mila euro. L'uomo aveva comunque continuato a lavorare per portare avanti la famiglia, fino alla tragica scelta di domenica scorsa. Lo ha trovato la moglie, quando è ritornata a casa dal lavoro verso le 19, preoccupata di non vederlo. Poi la notizia si è diffusa in poco tempo in paese.

EPIDEMIA... Da queste parti è ancora vivo il ricordo di un altro imprenditore morto suicida, Paolo Trivellin, artigiano quarantacinquenne che si è tolto la vita a Vo’ (Padova) pochi giorni fa. Il titolare della Tri-intonaci di Noventa Vicentina era stato travolto anche lui dai debiti. Non era in grado di saldare gli stipendi dei suoi dipendenti, che da sei mesi non ricevevano la busta paga . Per molti imprenditori delle pmi venete, il lavoro è qualcosa di importante, la fabbrica è una sorta di “famiglia allargata”. Paolo Trivellin ha lasciato quattro messaggi, indirizzati ai figli, all’ex convivente e al cugino, socio nell'attività, assumendosi tutte le responsabilità di quanto era accaduto all'azienda. E sempre nel fine settimana un magazziniere pordenonese di 46 anni, padre di tre figlie, si è suicidato nel proprio appartamento. Non sono noti tutti i dettagli ma pare che in questo caso abbia contribuito anche una storia d'amore finita male. La crisi ha comunque avuto il suo peso. Una decina di giorni fa il mobilificio per cui lavorava gli aveva comunicato che non gli avrebbe rinnovato il contratto a termine, in scadenza a fine aprile. Ad inizio anno l'azienda di Azzano Decimo (Pordenone) per cui lavorava, in difficoltà economiche, aveva messo il magazziniere in cassa integrazione. Poi era stato reintegrato con contratto a termine. Sono stati i familiari, lunedì mattina, a scoprire il corpo dell'uomo, preoccupati per non averlo sentito in tutto il fine settimana. Arrivati alla sua abitazione, non ottenendo risposta , hanno forzato la porta. Entrati hanno trovato il corpo disteso a terra, privo di vita. Accanto a lui il biglietto d'addio destinato ai familiari. IMPRESE ADDIO... Il Cerved intanto fa il conto dei fallimenti a NordEst: nel 2009 hanno segnato una crescita del 26 per cento (con una media nazionale del 23 per cento) rispetto al 2008. In questa classifica svetta tra i primi posti il Friuli con + 36 per cento, mentre il Veneto è a +23 per cento. Le statistiche per dimensione di impresa confermano che i fallimenti toccano soprattutto aziende di piccola dimensione, quelle che più faticano ad accedere al credito e che hanno un patrimonio inferiore su cui contare nei momenti difficili: il 75 per cento delle società ha un attivo inferiore a 2 milioni di euro tre anni prima dell'insorgere della crisi. Il settore delle costruzioni è quello colpito maggiormente dalla crisi (+33 per cento), con 505 imprese nel Veneto che hanno chiuso la saracinesca definitivamente. Nei giorni scorsi Veneto Lavoro ha dato i numeri della crisi in Veneto del lavoro dipendente: l'anno scorso sono stati bruciati oltre 52 mila posti. E il Pil regionale è in caduta del 4,8 per cento. Numeri che in Veneto non si erano mai visti e che hanno causato uno shock non soltanto economico ma anche culturale. Si tratta infatti della più profonda crisi dell’occupazione degli ultimi 60 anni. In cassa per coprire i bisogni della cassa integrazione in deroga regionale rimangono circa 120 milioni di euro (la metà della somma stanziata per il biennio 2009-2010). E il 2010 non sarà certo l’anno della svolta. Il recupero degli stessi livelli di attività produttiva pro capite pre-crisi non sono ipotizzabili fino al 2013. E intanto si attende il picco della disoccupazione regionale in Veneto, in arrivo a giugno prossimo, subito dopo le elezioni regionali.


(Il Fatto Quotidiano)





Ma, per una volta, il fenomeno è realmente bipartisan, riguarda tutte le classi sociali in modo indistinto! ... gran cosa e molto democratica ...

la crisi!



Nel 2009 cresciuti i tentati suicidi: uno ogni 37 ore al pronto soccorso

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Da gennaio a maggio un tentato suicidio ogni 37 ore, gesti estremi praticamente raddoppiati rispetto al triennio 2003-2005 (uno ogni 63 ore). Ai tempi della crisi il malessere dilaga nelle grandi città, e a fotografarlo è l’ospedale San Carlo di Milano: 93 casi di tentato suicidio arrivati al Pronto soccorso nei primi cinque mesi 2009, con la previsione di superare «per la prima volta» i 200 casi a fine anno, registrando un +30% rispetto al 2008 (175 casi in tutto). Fra chi ha provato a farla finita da inizio anno a oggi tornano a crescere gli under 25 (14,1% del totale), ma prevalgono su tutti i 25-44enni (54,3%). Nel triste bollettino spicca poi un aumento dei suicidi falliti per poco: i «codici gialli» schizzano dal 33,7% del 2008 al 50,5%, mentre i «codici rossi» passano da 1,7% a 5,5%. I numeri del dramma sono stati diffusi dall’ospedale di via Pio II, che dal 1° giugno aderisce a un progetto approvato nel bando 2006 della Ricerca finalizzata del ministero della Salute, condotto dall’Agenzia di sanità pubblica del Lazio e dall’Istituto farmacologico Mario Negri di Milano.
L’obiettivo è far luce sul fenomeno del tentato suicidio: «Un fenomeno troppo spesso sottovalutato - spiega Barbara D’Avanzo, a capo dell’Unità di epidemiologia e psichiatria sociale del Mario Negri -. Più frequente fra le donne (al contrario del suicidio vero e proprio, più diffuso tra gli uomini), il tentato suicidio è il primo fattore di rischio per il suicidio reale». Eppure, su questo terreno «oggi si procede ancora un po’ a tentoni», dice l’esperta. Ma quanto questo effetto «giovane Werther» è legato al clima internazionale di recessione economica? «È troppo presto per dirlo», avverte con prudenza Giuseppe Biffi, direttore del Dipartimento di salute mentale del San Carlo. Anche se «in questi momenti di difficoltà economica ad aumentare non sono le malattie psichiatriche gravi (le psicosi), bensì quelle più lievi come ansia e depressione. Il tentativo di togliersi la vita è in genere un modo per chiedere aiuto», precisa. Tabelle alla mano, il trend dei tentati suicidi intercettati dal Pronto soccorso dell’ospedale San Carlo di Milano è in chiara crescita: 155 casi nel 2006, 167 nel 2007 e 175 nel 2008. E considerata la cifra già raggiunta nei primi cinque mesi 2009, l’anno potrebbe chiudersi con il tragico record di «220 tentati suicidi», calcolano gli esperti della struttura meneghina. Che sotto la Madonnina è «una delle quattro, oltre al Policlinico e agli ospedali Niguarda e San Paolo - ricorda Biffi - dove al Pronto soccorso lo psichiatra è reperibile 24 ore su 24». Un osservatorio speciale, dunque, per far luce su un disagio in aumento evidente. Zoomando su sesso ed età, si legge nero su bianco la conferma che il tentato suicidio è un disperato epilogo «in rosa»: anche nel 2009 le donne sono in netta prevalenza, soprattutto nella fascia under 25 dove sfiorano l’80%, mentre il bilancio maschi-femmine si pareggia fra gli over 65. Quando ai periodi della vita più a rischio, la consistenza dei casi fra i 25-64enni fa prevedere che, a trend immutati, a fine 2009 potrebbero risultare raddoppiati rispetto al 2006 i tentati suicidi tra i milanesi giovani adulti e di mezza età.

E quest'articolo non me lo sono inventato, né lo recuperato sul solito giornale comunista, ma su … il Giornale

di giovedì 25 marzo 2010


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