giovedì 27 maggio 2010

133. Pene d'amor perduto


Come ho avuto modo di dire, quando una coppia si separa anche gli amici finiscono col dover stare da una parte o da quell'altra ... è inevitabile.

E' una guerra senza esclusione di colpi, ogni motivo per aggredire l'avversario è buono, senz aregole: tutti contro tutti ... non si fanno prignionieri!


Immigrazione: nuove scintille Lega-Fini
Maroni: cittadinanza? Giusti 10 anni di attesa

04 maggio, 17:05

ROMA - "In Francia hanno ipotizzato di togliere la cittadinanza al marito di una donna sorpresa a guidare col niqab. L'avessi fatto io!". Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, in una intervista al magazine del Corriere della Sera, Sette, in edicola giovedì, torna all'attacco sui temi dell'immigrazione, marcando le distanze dal presidente della Camera Gianfranco Fini.
"Perché quella di Sarkozy è una destra moderna e noi della lega siamo sempre considerati dei buzzurri?", si sfoga Maroni che sulla proposta dei finiani del Pdl di concedere la cittadinanza agli immigrati dopo cinque anni, dice: "Dieci anni di attesa sono giusti. E la cittadinanza deve essere un premio per l'integrazione, non uno strumento per raggiungerla".

Riguardo l'introduzione dello ius soli, ossia la concessione della cittadinanza a chi nasce in Italia, il ministro dice ancora: "Io sono per lo ius sanguinis, soprattutto in questo momento storico" e alle critiche della Chiesa e in particolare di Monsignor Marchetto sull'eccessiva asprezza della lega in materia di immigrazione risponde: "tempo fa gli attacchi di Monsignor Marchetto mi dispiacevano, ora mi lasciano indifferente. Sono ideologici". Sulla rivoluzione federalista, che secondo Fini andrebbe maneggiata con cura, ribatte "il federalismo va realizzato. Punto" e sull'ipotesi che i conflitti tra Berlusconi e Fini rallentino il processo, dice "Bossi è stato chiaro. Se non si fa il federalismo tanti saluti e tutti a casa".

Sulla lotta alla mafia conclude: "Abbiamo appena inaugurato l'Agenzia per i beni confiscati che sequestra i patrimoni ai malavitosi e li mette a disposizione della comunità, e abbiamo predisposto una White list, una lista degli imprenditori virtuosi da mettere in pole position per gli appalti pubblici, che partirà entro l'estate".

Ma sarà proprio vero?

IMMIGRAZIONE: UE, NEL 2009 CROLLATE IN ITALIA DOMANDE ASILO


Nel 2009 sono crollate le richieste di asilo in Italia: con circa 13.000 domande in meno, l'Italia è il Paese Ue che ha registrato il calo maggiore di rifugiati. E' quanto comunica Eurostat, l'ufficio di statistica Ue, precisando che per le autorità italiane il calo è dovuto al minor afflusso di immigrati dal sud del Mediterraneo, a partire da maggio 2009. Mentre nella Ue il numero delle richieste di asilo nel 2009 "é rimasto stabile" (261.000 circa), in Italia c'é stato un calo del 130%, dopo il picco registrato del 2008. Le domande sono state in tutto 17.470, dopo le 30.145 del 2008. A chiedere rifugio sono stati soprattutto cittadini di origine eritrea o nigeriana. Il crollo dei richiedenti asilo in Italia nel 2009 fa seguito al picco di richieste del 2008 (30.145) - spiega Eurostat - e stando alle autorità italiane, una delle ragioni é nel minor numero di immigrati che raggiunge le coste sud dell'Italia a partire da maggio 2009". Inoltre, fa sapere Eurostat, circa tre quarti delle richieste di rifugio politico in Europa nel 2009 sono state rigettate e solo il 12% ha ottenuto lo status di rifugiato.

La verità è che, comunque, un amore finito fa soffire ...

Lieve indisposizione per Berlusconi Non ha partecipato al Cdm ma agenda impegni rimane invariata

13 maggio, 11:47

(ANSA) - ROMA, 13 MAG - Una lieve indisposizione ha impedito al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di partecipare questa mattina alla riunione del Cdm.

Il Consiglio dei ministri è stato presieduto da Altero Matteoli. Il premier è rimasto a Palazzo Grazioli, sua residenza, lasciando tuttavia invariata l'agenda degli impegni di oggi. In giornata Berlusconi dovrebbe occuparsi tra l'altro del 'caso Sicilia' e della composizione della giunta campana.

mercoledì 26 maggio 2010

132. Sangue e arena

Si sa ... quando una coppia si divide, si dividono anche gli amici: tutti sono coinvolti e costretti a schierarsi a prendere le parti di uno dei due.

E, a questo punto, ... è guerra aperta!

Bocchino:premier ha chiesto la mia testa

"Berlusconi non voleva che partecipassi a Ballarò''

29 aprile, 13:55

(ANSA) - ROMA, 29 APR - 'Con una direttiva durante Ballarò Berlusconi ha chiesto la mia testa': così Bocchino, che si e' dimesso da vicepresidente del gruppo Pdl.'Berlusconi -ha aggiunto- commette il grave errore di colpire il dissenso, ma questo non ci porta lontano'. L'esponente finiano ha confermato le dimissioni 'per far comprendere che il problema è politico e non di posti. Non esiste un solo partito democratico dove possa accadere ciò che è accaduto oggi', ma 'non c'è nessuna idea di scissioni nel Pdl'.



Bocchino,premier mi ha detto:'t'infilzo'

Esponente finiano parla di stop Berlusconi a intevento a Ballarò

29 aprile, 17:06

(ANSA) - ROMA, 29 APR -'Allora io ti infilzo'. E' quanto Silvio Berlusconi avrebbe detto a Italo Bocchino a seguito della sua decisione di partecipare a 'Ballaro'.Questo nei giorni che hanno preceduto lo scontro in Direzione Pdl tra il premier e Gianfranco Fini, secondo quanto riferisce lo stesso esponente finiano del Pdl. 'M'ha telefonato chiedendo di non andare in tv - dice Bocchino -, gli ho detto che non esiste partito democratico al mondo dove il leader dica alla minoranza di non andare a spiegare sue posizioni.


E, poi, nonostante tutto e nonostante tutti ...

arriva puntuale ogni anno ... la festa della mamma


Festa mamma,1,6mln madri italiane povere

Save the Children: 1mln con figlio piccolo non arriva a fine mese

04 maggio, 13:46

(ANSA) - ROMA, 4 MAG - Oltre 1,6 milioni di mamme italiane sono povere. L'Afghanistan, invece, è quello dove le madri stanno peggio. Lo rileva Save the Children. Secondo l'11/mo 'Rapporto sullo Stato delle Madri nel mondo', la condizione delle madri nel mondo non gode ancora di ottima salute. Nel nostro paese, ad esempio, oltre 1,6 milioni sono povere e un milione ha un figlio piccolo ed ha serie difficolta' ad arrivare a fine mese. Nel rapporto l'Italia si colloca al 17/mo posto su 160.



Inps: Cig aprile -5,7%, +52,9% anno

Il presidente dell'Istituto Mastrapasqua: è il primo calo congiunturale del 2010

04 maggio, 15:37

ROMA - Frenata congiunturale per le richieste di cassa integrazione nel mese di aprile: rispetto a marzo - fa sapere l'Inps - si è registrato un calo del 5,7%, passando dai 122,6 milioni di ore autorizzate a 115,6 milioni del mese scorso. Piu' significativa la diminuzione per le autorizzazioni di cassa integrazione ordinaria (cigo): -22,5% rispetto a marzo. Rispetto ad aprile 2009, invece, le ore autorizzate di cig sono complessivamente aumentate del 52,9% (erano state 75,6 milioni), in gran parte attribuibili alla cassa integrazione in deroga (cigd), che come tutti gli ammortizzatori in deroga fu varata proprio nell'aprile 2009. ''E' la prima volta nel corso del 2010 che le ore autorizzate di cig diminuiscono, mese su mese'', commenta il presidente dell'Inps, Antonio Mastrapasqua.

martedì 25 maggio 2010

131. Divorzio all'italiana





Si sa, qaundo una amore finisce si provano amarezza e rancore.

Inutile ripensare ai bei momenti, resta dentro tanta delusione ...





Fini, presidente Camera non per regalo
Nessuna intenzione di dimettermi, ne' di litigare o divorziare

28 aprile, 18:30

(ANSA) - ROMA, 28 APR - 'Non sono presidente della Camera in ragione di un concorso vinto o di un cadeaux del Presidente del Consiglio'. Cosi' Gianfranco Fini. Il cofondatore del Pdl a 'Porta a Porta, afferma di essere presidente di Montecitorio in virtu' di 'una storia politica, che è quella di una destra senza bava alla bocca. Non ho nessuna intenzione di dimettermi - dice -e fincheèsarò presidente, difenderò le prerogative del Parlamento'. Nessuna intenzione inoltre di 'litigare o divorziare', spiega.

Berlusconi ai senatori: deluso da Fini
Cena a palazzo Grazioli, 'misureremo la lealta' in Parlamento'

29 aprile, 15:05

(ANSA) - ROMA, 29 APR - Deluso umanamente dall'atteggiamento di Fini. E' quanto avrebbe detto Berlusconi ai senatori pdl alla cena di ieri sera a palazzo Grazioli. Quanto alle divisioni interne al partito, il premier avrebbe sottolineato come la lealtà al governo si misurerà all'interno delle Aule parlamentari al momento delle votazioni. Berlusconi avrebbe poi confermato la volontà di varare le riforme su fisco e giustizia nei prossimi tre anni e di ridurre le tasse, ma facendo attenzione ai conti pubblici.


Eppure, a volte, soltanto a volte, si ha la sensazione che tle notizie che accompagnano l'amato Silvio, altro non siano che un polverone per nascondere altre notizie le quali - inutile a dirlo - non trovano spazio in televisione. Per esempio ...

Crisi:2 famiglie su 3 teme per lavoro

Caritas, 70% nuclei fragili taglia spesa e ha paura per la casa

28 aprile, 16:25

(ANSA) - SAN BENEDETTO DEL TRONTO, 28 APR - Due famiglie su tre temono la perdita del posto di lavoro di almeno uno dei componenti. Il 70% ha paura di dover lasciare gli appartamenti non di proprietà, dovendo fare fronte ad affitto e utenze, e tira la cinghia sul cibo. Sono alcuni dei dati più significativi di una ricerca promossa dalle Acli e dalla Caritas italiana sullo stato delle famiglie italiane


Crisi: Isae, in calo la assunzioni

Isae: dal 42,2% del 2008 calo al 28,9%. Meglio in regioni nord

29 aprile, 12:50

(ANSA) - ROMA, 29 APR - Nel 2009 ha assunto meno di un'impresa su 3. E la maggior parte dei contratti fatti è a tempo determinato, sotto l'anno. Lo rileva l'Isae. In un rapporto sul comportamento delle imprese, l'Isae sottolinea come 'la profonda recessione che ha investito il nostro paese e l'intera economia mondiale ha colpito in modo particolarmente severo il settore industriale'. Dal dossier 'emerge un ridimensionamento della propensione ad assumere in tutti i settori e in tutte le ripartizioni territoriali'.

ndr: L'ISAE è un ente pubblico di ricerca che svolge principalmente analisi e studi a supporto delle decisioni di politica economica e sociale del Governo, del Parlamento e delle Pubbliche Amministrazioni. L'ISAE effettua, anche attraverso accordi e convenzioni con soggetti pubblici e privati, indagini presso imprese e famiglie, previsioni macroeconomiche, analisi nazionali ed internazionali e studi di macro e microeconomia della finanza pubblica. Vengono esaminate inoltre le politiche economiche di regolamentazione e le tematiche ambientali.

lunedì 24 maggio 2010

130. Cose da cosare





Ma, mentre la lite tra i due che si sono tanto amati impazza sui gossip, c'é un Paese da guidare fuori da una crisi (che non c'é): ci sono leggi da varare, riforme da riformare, … cose da cosare.

Ed il Parlamento si rimette alacremente all'opera ...



Giustizia: Fini, nessun ddl presentato
Lo dice a Anm in incontro:confronto sara' su testi, non su bozze

27 aprile, 17:51

(ANSA) - ROMA, 27 APR - Per ora non e' stato presentato nessun ddl di riforme costituzionali sulla giustizia: lo afferma il presidente della Camera Fini all'Anm.

In un incontro con una delegazione dei vertici dell'associazione nazionale dei magistrati, Fini aggiunge che il confronto con l'Anm ci potra' essere solo quando ci saranno dei testi. Era stata l'Anm a sollecitare l'incontro, preoccupata dalle 'bozze non meglio precisate' di riforme costituzionali sulla giustizia.

Lodo Alfano: pronto ddl costituzionale
Sara' presentato in Senato, firmato da capigruppo pdl

28 aprile, 10:33

(ANSA) - ROMA, 28 APR - Sara' un ddl costituzionale, ma senza modifiche della Costituzione, il provvedimento messo a punto dal Pdl in sostituzione del Lodo Alfano. Il ddl, secondo quanto apprende l'ANSA, è di tre articoli e prevede lo scudo giudiziario per il Presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio e i ministri. Sara' presentato ad horas e reca le firme del capogruppo Maurizio Gasparri e del vicario Gaetano Quagliariello.



Ma, quando meno te l'aspetti colpo di scena ...
e ... fiato alle trombe, maestro Turchetti!

Ddl Lavoro: governo battuto alla Camera
Esecutivo sotto di un voto su un emendamento del Pd

28 aprile, 16:37

(ANSA) - ROMA, 28 APR - Governo battuto per un voto alla Camera su un emendamento del Pd al ddl lavoro su cui era stato espresso parere contrario dall'Esecutivo. Il relatore Giuliano Cazzola ha chiesto una sospensione dei lavori e la riunione del comitato dei nove. L'emendamento del Pd ha avuto 225 si' e 224 no.

Intercettazioni: slitta voto emendamenti
Commissione Giustizia Senato rimanda alla prossima settimana

28 aprile, 17:29

(ANSA) - ROMA, 28 APR -Il voto sugli emendamenti al ddl intercettazioni slitta alla prossima settimana. Cosi' il presidente della Commissione Giustizia al Senato.'Siamo stati costretti a rinviare - spiega Filippo Berselli - perche' ancora non c'e' arrivato il parere dalla Commissione Bilancio. E per evitare le sorprese che ci sono state gia' anche con altre riforme, abbiamo deciso di attendere il pronunciamento di questo organismo parlamentare prima di cominciare con i voti'.

venerdì 21 maggio 2010

129. Quando un amore finisce ...


E' triste vedere un amore che finisce: è il momento in cui, spesso, si tira fuori tutto il rancore, il dissapore, l'astio che si è tenuto dentro per anni: il rasoio lasciato - usato - sul lavandino, la mancanza di tante piccole attenzioni, gli anniversari dimenticati, le serate passate a giocare a calcetto, l'asse del bagno mai tirata su: è triste!

20 aprile 2010

il giornale

Berlusconi: "Intesa con Fini non dipende da me". La Russa e il fronte di ex An: "Noi col premier".

Il premier ribadisce che ricucire lo strappo con Fini non dipende da lui: "Una scissione è contraria alle ragioni per cui il Pdl è nato".

Finiani divisi. A Milano gli ex An firmano un documento che li impegna a restare nel partito. A Roma media Alemanno. Gianfranco come Gaber? Fatevi uno shampoo.

Libero


21 aprile 2010

Fini battezza la corrente del "dissenso". Pdl-Lega da Berlusconi: "Idee confuse"

Riunione tra i parlamentari fedeli a Fini: nasce una corrente interna.

La terza carica dello Stato cita Pound e attacca: "Non ho intenzione di togliere il disturbo né di stare zitto". Critica il rapporto con la Lega e difende Saviano. In 50 firmano il documento, ma in 76, guidati da Alemanno, La Russa, Meloni e Gasparri, ne siglano uno contrario.

Il Cavaliere non ci sta: "Se Gianfranco resta, si adegua". Ma ormai è in minoranza anche tra gli ex di An

22 aprile 2010

Pdl, in direzione il duello con Fini Berlusconi: "Correnti sono metastasi".

Si riunisce la direzione nazionale del Pdl. Tam tam tra i parlamentari: "Tutti presenti perché c’è la possibilità che si votino dei documenti". Berlusconi ai suoi: "Non ho risposte da dare a Fini, ma lo ascolterò". La Russa: "L'errore più grande è stato non sconsigliare a Fini la guida della Camera". Ma Pisanu apre: "La minoranza si può fare"

23 aprile 2010

Pdl, direzione infuocata: Fini strappa E Berlusconi: "Se fai politica, dimettiti".

All’auditorium della Conciliazione la direzione del Pdl. Berlusconi tende la mano: "Entro l'anno il congresso".

Fini: "Criticare non è tradire". Poi accusa il Pdl di appiattirsi sulla Lega. Immediata replica di Berlusconi: "Rilievi di poca importanza. Se fai politica lascia la Camera". E' bagarre.

In chiusura il documento conclusivo: passa con solo 11 voti contrari. Fini: "Molto minoritari, ma rivendichiamo il diritto di discutere. Non lascerò né il partito né la presidenza". I supporter litigano in rete

Roma - "Berlusconi, te lo dico in faccia, raramente il tradimento è in chi parla apertamente", dice Fini. "Non dire a me cose che non ho mai detto", alza la voce Berlusconi che lo interrompe dal palco. E' la resa dei conti fra il premier e il presidente della camera. Ad aprire la direzione del Pdl è proprio Berlusconi: "Convocheremo il congresso entro l'anno". Senza mettere "in discussione la leadership", Fini chiede di fare chiarezza su più punti: l'identità del partito, l'appiattimento sulle tesi della Lega, la legalità e l'attuazione del federalismo. Immediata la replica di Berlusconi: "Mi sembra di sognare. Se fai politica lascia la Camera".

I ventidue finiani che si erano iscritti a parlare ritirano la richiesta di intervento: "Già costituita la minoranza". E Fini chiarisce: "Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla presidenza della Camera. Né tantomeno di lasciare il partito".




24 aprile 2010

Scontro con Fini, Berlusconi va avanti: "Un nuovo predellino? Buona la prima".

Dopo lo scontro alla direzione di ieri, Berlusconi pronto a azzerare il peso politico di Fini e C. Bocchino verso la sfiducia alla Camera. Via le deleghe a Urso e gli incarichi ai frondisti. Poi assicura: "Un nuovo predellino? Buona la prima". Verdini accusa Fini: "Tradito il patto con gli elettori".

Il presidente della Camera: "Sulle riforme istituzionali è possibile la condivisione. Legge elettorale, uninominale soluzione migliore".

Roma - Il predellino è quello vero, quello della Sollers che gli viene consegnata a Palazzo Chigi. Poi c’è il predellino "virtuale", quello dal quale nacque il Pdl. Bella occasione per una battuta di Silvio Berlusconi che gioca su reale e traslato, sotto il colonnato di Palazzo Chigi, in questi giorni così tesi per il Pdl. "C’è anche un meraviglioso predellino...", dice il presidente del Consiglio riferendosi al fiammante 4x4 punzonato con il numero 001 in suo onore.


E qui il Silvio nazionale ripropone un suo classico ...

25 aprile 2010


Berlusconi su Fini: "Mai litigato con nessuno".

Il premier: "Non sono mai stato protagonista di burrasche e non ho mai litigato anche perché per litigare bisogna essere in due e l’ho detto anche a chi ha cercato di farlo. Sono sempre stato sereno. Sono convinto di quello che sto facendo. Se l'angelo della morte arriva ho la coscienza pulita".

Milano - Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, si dice "sempre sereno" nonostante le divisioni accese all’interno del Pdl. "Non sono mai stato protagonista di burrasche - ha spiegato il premier uscendo dal Teatro alla Scala dove ha partecipato alla cerimonia per il 65esimo anniversario della Liberazione - e non ho mai litigato anche perché per litigare bisogna essere in due e l’ho detto anche a chi ha cercato di farlo". "Io sono sempre stato sereno - ha continuato il premier - e non ho mai dato risposte piccate in tanti mesi e continuo a essere sereno. Sono convinto di quello che sto facendo".

"Io poi, ad una età in cui sono in pace con me stesso - ha proseguito - non ho rimpianti, non ho rimorsi, non ho mai fatto male a qualcuno e quando vado a letto la sera e mi guardo allo specchio penso che se stasera l’angelo della morte arriva mi prende con la coscienza pulita".

26 aprile 2010

Pdl, Fini: "Il voto anticipato è da irresponsabili". E Berlusconi: "Costruiamo l'Italia del futuro".

Fini boccia le elezioni anticipate e assicura: "Non mi dimetto per aver espresso opinioni politiche".

Il premier: "Andare oltre il compromesso dei padri costituenti".

Bondi: “Fini torni in carreggiata”.

Insomma, sembrano le classiche incomprensioni tra innamorati quando all'orizzante si profila la paura che un amore sia finito perché - forse - nella loro storia inizia ad insinuarsi un amante ... padano!

E dire che la loro storia era iniziata così bene, con la classica promessa di amore eterno


giovedì 20 maggio 2010

128. La Padania s'è desta


Eppure, mentre nel BelPaese i vincitori sembrano muoversi in ordine sparso ...

Sindaci lombardi restituiscono fascia in segno di protesta contro il taglio dei bilanci

02 aprile, 16:14

(ANSA) - MILANO, 2 APR - Giovedì prossimo 400 sindaci lombardi Lombardia restituiranno la fascia tricolore in segno di protesta contro i continui tagli ai bilanci. Il presidente regionale dell'Anci, Attilio Fontana, sindaco di Varese, parla di trasferimenti ridotti, vincoli del patto di stabilità che portano a scelte 'inaccettabili' e un trattamento non uguale per tutti, come dimostrano gli 80 milioni di stanziamenti per Roma.



non mancano di dar segno del nuovo che avanza:

06 aprile 2010, 19:07

Brianza: leghisti si tassano per taglie

L'idea e' dell'assessore sicurezza di Lesmo, Flavio Tremolada

(ANSA) Brianza: leghisti si tassano per taglie (ANSA) - MILANO, 6 APR - In Brianza, nel comune dove Silvio Berlusconi ha una delle sue residenze, potrebbero arrivare le taglie sui rapinatori.

L'assessore alla Sicurezza di Lesmo, Flavio Tremolada, ha proposto agli altri due leghisti in giunta (il sindaco e parlamentare Marco Desiderati e l'assessore ai Servizi sociali Paola Gregato) di autotassarsi per creare un fondo e istituire le taglie. L'assessore spiega di non tollerare piu' la situazione di terrore per le rapine continue.

mercoledì 19 maggio 2010

127. el caudillo Silvio


PARMA 10 aprile 2010 - Congresso di Confindustria.

Il Silvio è rassicurante, al solito: il declino dell'Italia non esiste, è solo una montatura dei detrattori del governo «il declino dell'Italia davvero non si vede». Tuttavia era stata proprio la padrona di casa, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, a lanciare il monito: «Uniamo le nostre forze, voltiamo pagina. E’ la crisi peggiore degli ultimi 50 anni: tutti, governo, imprese e sindacati dobbiamo lavorare per evitare il peggio. Dati scientifici dimostrano che il Paese sta declinando».

La presidente Marcegaglia ha detto di non volere sentire più «promesse generiche» e di auspicare entro il 2010 «un impegno per tagliare la spesa pubblica corrente e conseguentemente tagliare le tasse sui lavoratori e sulle imprese». Gli imprenditori chiedono «impegni e tempi precisi» e per questo Marcegaglia propone «un taglio di spesa pubblica pari all'1% del pil all'anno per tre anni». In questi mesi, ha aggiunto, «le imprese e i lavoratori hanno tirato la cinghia, non è possibile che lo Stato non lo faccia».

La Marcegaglia ha poi detto che gli imprenditori sono favorevoli al federalismo fiscale: «Vogliamo che si vada avanti». Poi una bacchettata al Pdl: «I neoeletti presidenti di Calabria e Campania, come primo atto, sono andati a Palazzo Chigi a chiedere una dilazione del rientro del deficit in campo sanitario. Così si incomincia male, questo non è federalismo». E ancora: «Il federalismo fiscale va fatto», ma questo vuol anche dire responsabilizzare i presidenti delle regioni, e per questo chi non riesce a tenere i conti «deve andare a casa e non deve essere più rieletto».

Ma, fin qui, siamo alle solite pantomime, alle solite contraddizioni in termini: la crisi non esiste, ma, se anche esistesse, noi l'abbiamo fronteggiata meglio degli altri.

Il bello della riunione di Confindustria è quanto il Silvio nazionale ha detto in seguito e che deve spingere ad una riflessione.

Di fronte alla platea degli industriali Berlusconi non si è limitato a parlare di economia e ha colto l'occasione per rilanciare il tema delle riforme, in particolare nel campo del fisco e della giustizia. E sull'assetto istituzionale ha ricordato, come già aveva fatto durante la conferenza stampa con Nicolas Sarkozy all'Eliseo (col presidente francese che lo guardava attonito, basito, incredulo, incapace di capire dove il nostro volesse andare a parare), che la Costituzione attribuisce tutti i poteri al Parlamento mentre il governo non ne ha nessuno: «I padri costituenti - ha detto - hanno definito un assetto istituzionale che dà tutti i poteri alle assemblee parlamentari: l’esecutivo non ha nessun potere nel nostro sistema costituzionale». La riforma costituzionale, ha aggiunto, andrà affrontata con il contributo di tutti ma l'orientamento della maggioranza è per una riforma semipresidenziale sul modello francese con però l'elezione contemporanea del Parlamento e del presidente del consiglio, per evitare eventuali problemi di colori diversi e coabitazioni forzate come avvenuto in diverse legislature in Francia. In ogni caso, ha puntualizzato, è importante «dare al presidente del consiglio gli stessi poteri di intervento che hanno i suoi colleghi europei». Ha poi citato a titolo di esempio il piano casa del governo, definito una «idea geniale», che ancora non ha trovato attuazione: «E non parliamo delle regioni di segno opposto al nostro dove la legge non è stata presa in considerazione, ma neanche nelle nostre regioni».

Per correttezza, mi sembra quanto meno doveroso riportare parola per parola parte del discorso dell'amato premier:

«Al federalismo …. questo è evidente, è indispensabile, il contrappeso che deve esserci quello del rafforzamento dei poteri del governo sulle materie di sua competenza.

Ecco, questa esigenza preesistente al federalismo: il paese ha bisogno di governabilità.

La maggioranza ha finora governato in una situazione economica mondiale tra le più difficili, difendendo i beni fondamentali della società italiana, il lavoro, la famiglia, la casa, il risparmio, la coesione sociale e la libertà d'impresa.

Ma, proprio in questi momenti, l'esperienza recente ci ha dimostrato che nell'azione di governo il ruolo del premier resta fondamentale e deve avere maggiori poteri rispetto a quelli attuali che, di fatto sono inesistenti.

I poteri che la Costituzione assegna al presidente sono dei poteri quasi inesistenti.

E' importante chiarire questi punti e portarli alla conoscenza di tutti e direi anche dei giornalisti stranieri che in grande numero hanno chiesto di essere accreditati al nostro congresso e li ringrazio di essere qui.

Non è più rinviabile, quindi, la riforma dei regolamenti parlamentari che sono rimasti praticamente immutati dall'epoca della prima Repubblica e non possono più essere strumento di ritardo e non possono più essere strumento e pretesto di ostruzionismo da parte dell'opposizione.


La riforma, è persino superfluo sottolinearlo, non andrà a ridurre e a mortificare il parlamento, ma, anzi, restituirà al Parlamento il suo giusto ruolo legislativo e la sua piena dignità che è quella di valutare, di discutere, di approvare i provvedimenti di legge nei tempi imposti non dal governo, ma dall'urgenza delle circostanze: anche questo è un modo per restituire agli eletti dal popolo la credibilità e la legittimazione agli occhi del popolo stesso.

Non spetta al governo, naturalmente, né tanto meno al presidente del consiglio riformare i poteri del capo del governo; io, poi, ho espresso queste considerazioni ed indicato le vie logiche più percorribili, ma la materia è di competenza del parlamento, ed è la tipica materia sulla quale è auspicabile e, direi, persino necessario il confronto e se possibile il concorso con l'opposizione.

Se questo concorso ci sarà e sarà serio ed occuperà lo spazio di un mattino prima di un ritorno alla piazza, sarò il primo a rallegrarmene ed a darne atto ai leaders della minoranza, ma è evidente, è assolutamente evidente che nel frattempo la nostra maggioranza ed il popolo della libertà non possono sottrarsi dal fare la loro parte, dal compiere il loro dovere di sciogliere questo nodo nelle forme costituzionalmente previste, ed offrire a voi e a tutti gli italiani la soluzione per un governo che governi ed un parlamento che controlli».

La prima considerazione che si potrebbe sollevare potrebbe essere che, per carità, di riforme istituzionali si può sempre parlare, ma sarebbe interessante riuscire a capire quale sia la reale proposta del governo (e, quindi, di Silvio) sul tema: presidenzialismo, semi-presidenzialismo, alla francese, all'americana, alla tedesca, qualcosa di autoctono, altre varie ed eventuali...

Senza considerare che il Silvio sembra non aver capito che laddove esistono forme di governo presidenziali, il maggior potere (del presidente della Repubblica e/o del governo) sono adeguatamente controbilanciati attribuendo maggior 'peso' proprio a quel parlamento che Lui sembra voler 'ridimensionare' (o 'esautorare'?).

O, forse e più probabilmente, la cosa non gli sfugge ed è proprio quello che vorrebbe.

E già, perché, altrimenti, non si spiegherebbe come mai Egli continui a vagheggiare di ogni volta diverse forme di 'concentrazioni di potere in un'unica persona' (= Lui) a totale discapito degli altri poteri istituzionali (che, poi, sarebbero proprio potere legislativo e giudiziario).

Eppure, viene da domandarsi perché tanto si lamenti di non riuscire a governare e dove e quali siano tutti questi lacci e lacciuoli che l'attività legislativa del suo governo.

Mercoledì 1° ottobre 2009 Silvio ha affermato di voler governare a colpi di decreti legge. Perché? A suo dire le lungaggini parlamentari, la troppa burocrazia, renderebbero inapplicabili provvedimenti urgenti e di cui il paese avrebbe bisogno. La politica del decreto, dunque diventa uno dei punti cardine del governo Berlusconi.

Recita l'art.77 Cost.: Il Governo non può, senza delegazione delle Camere, emanare decreti che abbiano valore di legge ordinaria.
Quando, in
casi straordinari di necessità e d'urgenza, il Governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni.

Certo, ci vuole un po' di fantasia per riconoscere i necessari requisiti di necessità ed urgenza per: 2001 – falso in bilancio, stop alle rogatorie internazionali; 2002 – conflitto d'interessi, legge Cirami (legittimo sospetto), legge Pecorella (niente appello per l'accusa); 2003 -Lodo Schifani (immunità per le alte cariche), intercettazioni, Tremonti bis (detassazione delle plusvalenze); 2004 – legge Gasparri (sistema TV), segreto di Stato imposto sui lavori di ristrutturazione di Villa Certosa, sanatoria sui reati ambientali e sulle coste; 2005 – legge ex-Cirielli (prescrizioni); 2008 – norma 'blocca-processi', intercettazioni, lodo Alfano (immunità per le alte cariche.

Ma più che fantasia si deve parlare di vero e proprio colpo di genio nel 2010 quando viene varato il cd. Decreto 'salva-liste' per cercare di porre riparo al caos delle elezioni regionali nel Lazio: una norma non solo anti-costituzionale (la materia era e doveva essere regolata da normativa regionale), ma 'interpretativa' e, quindi, neppure prevista prima!

Ma, abbiamo detto, il 1° ottobre 2009 il Silvio nazionale aveva giustificato il ricorso alla decretazione d'urgenza di fronte all'impossibilità di sopportare le lungaggini burocratiche che la normale via legislativa (quella parlamentare) imponeva.

A questo punto sembra doveroso e necessario fare un passo indietro e ricordare quale maggioranza sia richiesta per l'approvazione di una legge: qualora la maggioranza dei presenti in aula abbiano votato favorevolmente il disegno di legge si intende approvato e passa all'altra camera, la quale se vota favorevolmente al progetto senza apportarvi modifiche fa si che sia completata la fase deliberativa.

Fin qui tutto chiaro? Andiamo avanti.

Il governo Berlusconi IV dispone all'inizio della legislatura di una larga maggioranza parlamentare di eletti nelle sue file nei due rami del Parlamento: 343 deputati e 174 senatori, frutto di un risultato del 46,8% alla Camera (17.063.874) e del 47,3% al Senato (15.507.549). La consistenza della maggioranza è tale che i media sono soliti definirla "maggioranza bulgara".

Insomma, senza essere dei maghi dell'aritmetica … i numeri li ha tutti!

E, laddove dovesse venirgli qualche minimo sospetto che le leggi proposte dal governo (= da Lui) non passino, no problem: c'è sempre il voto di fiducia!

E, allora, cos'è il voto di fiducia (rectius, la questione di fiducia)?

La questione di fiducia è un istituto parlamentare riservato al governo e disciplinato dai regolamenti interni della Camera (art. 116) e, in modo più succinto, del senato (art. 161).

La domanda che ne consegue è, quindi, quando un governo pone la questione di fiducia?

Il governo pone la questione di fiducia su una legge (o più comunemente su un emendamento ad una legge), qualificando tale atto come fondamentale della propria azione politica e facendo dipendere dalla sua approvazione la propria permanenza in carica. Nella pratica politica tale strumento viene usato dal Governo per compattare la maggioranza parlamentare che lo sostiene o per evitare l'ostruzionismo dell'opposizione.

Ponendo la fiducia tutti gli emendamenti decadono e la legge deve essere votata così come è stata presentata. Nel caso in cui il Parlamento respinga la questione di fiducia posta dal Governo, quest'ultimo è considerato privo della fiducia della Camera/Senato e pertanto è tenuto a rassegnare il mandato nelle mani del Capo dello Stato. Va inoltre ricordato che tale istituto giuridico, compattando la maggioranza cerca di annullare i franchi tiratori che si nascondono dietro il voto segreto.

Insomma, ovunque la si rigiri la questione di fiducia sembra essere un indicatore della debolezza/insicurezza di un governo che non vanta una salda maggioranza! Eppure mi permetto di ricordarVi che in ciascuno dei due rami del Parlamento il Berlusconi IV (ndr: di seguito B.IV) ha circa il 47%!

La domanda, a questo punto, è: a quanti voti di fiducia ha fatto ricorso il B.IV?

Il 10 marzo 2010 Silvio batte un altro record (manco a farlo apposta era già detentore del precedente record): è legge lo "scudo" che permette al presidente del Consiglio e ai ministri di sottrarsi alle convocazioni in sede giudiziaria, privilegiando gli impegni governativi "autocertificati".

Con la doppia fiducia del Senato, il governo Berlusconi passa in pochi giorni a quota 31 voti di fiducia. Il Berlusconi IV nel suo anno e dieci mesi di vita "stacca" così il Berlusconi II che nella XIV legislatura in quasi quattro anni (per la precisione 3 anni e dieci mesi) aveva fatto ricorso alla questione di fiducia 29 volte.




Ma torniamo alla riunione di Confindustria del 10 aprile 2010.

L'occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire e, se c'è qualcosa cui proprio Silvio non sa resistere – oltre alle tentazioni femminili - è attaccare la giustizia.

Ha, infatti, ribadito l'intenzione di portare a termine la riforma della giustizia («Io sono il più grande imputato a livello europeo, queste cose le so, anche se contro di me sono stati intentati processi ridicoli solo a scopo politico») per un ammodernamento del campo penale, con la separazione delle funzioni tra pm e giudici, e per la riduzione dei tempi della giustizia civile. Il leader del Pdl è poi tornato ad attaccare la Corte costituzionale accusata di avere una maggioranza di giudici di sinistra che assecondano le richieste di «una certa corrente della magistratura che si oppone a tutte le leggi che considera scomode».

Eh sì, perché anche la magistratura (ricordo che il 'giudiziario' è il secondo 'potere' dello Stato) è un altro impedimento alla sua azione di governo (solo di quella?)

Con la proposta di riforma del sistema giudiziario, il potere giudiziario, sin ad oggi autonomo in ossequio al principio della separazione dei poteri verrebbe messo alle dipendenze (sotto il controllo?) del potere esecutivo. Oltre a più ampie possibilità di ricusazione del giudice, alla possibilità praticamente illimitata per la difesa di chiedere testimoni senza il 'filtro' del giudice (coi logici riflessi sulla prescrizione), al divieto di introdurre in un processo sentenze precedenti (caso Mills: vi ricorda nulla?).

Insomma, da una parte il Silvio vuole una riforma per le 'insopportabili' lungaggini dei processi, dall'altra introduce tutta una serie di norme che porterebbero inevitabilmente alla prescrizione migliaia di processi. E, naturalmente, a prescrizione anche … i suoi processi!

Ora, provate a pensare se foste Voi ad affrontare un processo nel quale avreste ragione di un Vostro diritto: magari avreste ragione tra 5-10 anni, ma avreste ragione.

Con la riforma proposta dall'Angiolino, semplicemente niente più processo, con buona pace del Vostro diritto leso!

Non sarebbe stato meglio razionalizzare la giustizia altrimenti, magari dotando i giudici di piccì? Adeguando le sedi giudiziarie? Informatizzando l'informatizzabile?

Ed ancora: cosa succederebbe se il potere esecutivo avesse interesse a che certi processi non si facciano?

Ah, dimenticavo di dire che anche l'azione penale non sarebbe più obbligatoria, ma a discrezione del giudice, giudice che -a sua volta – dipenderebbe dall'esecutivo, ovvero da governo (= Lui).

Ma, d'altra parte, un primo tentativo (riuscito) per limitare il potere della magistratura è già stato fatto: lo scudo fiscale impedisce ai giudici qualsiasi controllo sui capitali rientrati!



La domanda che, alla fine, mi viene da sottoporre alla Vostra garbata attenzione è: quello che il Silvio si propone di fare con la restrizione dei poteri dell'Esecutivo e, già che c'è, del Giudiziario e, con l'accrescere dei poteri presidenziali (non è ancora chiaro se Lui intenda del Consiglio o della Repubblica) ha ancora a che fare con la “democrazia”? Può ancora dirsi “democrazia”?




Allora, cos'è la “democrazia”?

Cominciamo col definire la parola 'democrazia'. È importante definirla, sapere cosa vuol dire per stabilire cosa pretendiamo o ci aspettiamo dalla democrazia.

Definire la democrazia è importante perché stabilisce cosa ci aspettiamo dalla democrazia. Al limite, se andiamo a definire la democrazia «irrealmente» non troveremo mai «realtà democratiche». E quando dichiariamo, di volta in volta, «questa è democrazia», oppure che non lo è, è chiaro che il giudizio dipende dalla definizione, o comunque dalla nostra idea di cosa la democrazia sia, possa essere o debba essere.

Attenzione, però, perché è un discorso insidiato da trabocchetti.

Il primo è terminologico: discutere sulla parola ignorando la cosa. Iniziamo quindi dalla parola, la cosa la vedremo dopo.

Se definire la democrazia è spiegare che cosa vuol dire il vocabolo, il problema è presto risolto: basta sapere un po' di greco. La parola significa, alla lettera, potere (kratos) del popolo (demos).

Perciò, tradotta in italiano, essa significa 'potere del popolo'

Se è così, le democrazie, 'devono essere' quel che la parola dice: sistemi di regime politici nei quali è il popolo che comanda.

Tutto risolto? No.

Innanzitutto, chi è il popolo? E, poi, come attribuire il potere al popolo?

Già dal V-IC sec. a.C. la parola demos ha avuto svariate interpretazioni.

Per i Greci la parola poteva essere ricondotta a quattro significati.

  1. plethos, cioè il plenum, l'intero corpo dei cittadini: qui il popolo sono i tutti

  2. hoi polloi, i molti. L'inconveniente di questa accezione è che rinvia alla domanda: “quanti molti sono sufficienti per fare un demos?” Lo dovremo stabilire ogni volta, e questo non va bene.

  3. hoi pleiones, i più. Questa, invece, è un'accezione fondamentale perché la democrazia si fonda su una regola maggioritaria che ne deriva.

  4. ochlos, la folla. Un raduno 'occasionale' che, però, può diventare 'caldo'. Ad Atene 'la folla' era importante perché era una democrazia diretta. Ma ridiventa importante man mano che la democrazia dei moderni attiva le folle e se ne avvale.

Lasciando i Greci, il discorso diventa ancora più complesso non appena il demos viene convertito nel latino populus, perché i romani – ed ancor più la cultura medioevale – faranno di populus sia un concetto giuridico, sia un'entità organica.

Infine, si deve ricordare un significato che in parte è aristotelico (il demos sono i poveri) in parte è marxista (il popolo è il proletariato).

In questa ottica il demos è una parte del popolo, quella più povera o quella più numerosa.

Ma così abbiamo solo risolto un problema verbale: si è soltanto spiegato un nome. Il problema di definire la democrazia è assai più complesso.

Come si vede l'intrico non è piccolo, ma viene semplificato oggi da due nozioni 'operative' di democrazia ('operative' nel senso che guardano alla democrazia per come opera). In questo senso troviamo il principio di maggioranza assoluta oppure relativa.

Il primo vuol dire i più hanno tutti i diritti, mentre i meno, la minoranza, non hanno alcun diritto.

Invece, il principio di maggioranza relativa si esplica così: i più hanno il diritto di comandare, ma nel rispetto dei diritti della minoranza.

Quindi, da un punto di vista operativo, il demos è una maggioranza assoluta o moderata e la dottrina è pressoché unanime nel sostenere che la democrazia si deve ispirare al principio della maggioranza limitata o moderata.

Altrimenti vive un giorno e comincia a morire il giorno dopo.

Nel mondo modernizzato chi oggi governa senza democrazia gioca senza legittimità. Ma anche il gioco democratico può essere giocato male. Saprà la democrazia resistere alla democrazia? Sì, ma a patto di giocare con più intelligenza e soprattutto con più responsabilità di quanta io oggi ne veda a giro. Sì perché il pessimismo dell'intelligenza va combattuto da un ottimismo della volontà. Ma se ci culleremo nella illusione (irresponsabile) di un futuro «sicuro», allora è sicuro che tale non sarà.

Nota benissimo Kolakowski: «L'euforia è sempre breve. L'euforia del postcomunismo è già passata e le premonizioni di pericoli imminenti sono crescenti». Tra questi le teste di bambagia piene di aria fritta allevate via etere.

[Giovanni Sartori, Democrazia: cosa è, Rizzoli, Milano, 1993]


martedì 18 maggio 2010

126. Toh, si è svegliato!

31 marzo 2010, 13:30

Lavoro, Napolitano rinvia legge a camere

Presidente rileva, testo eterogeneo su norme delicate

(ANSA) - ROMA, 31 MAR - Il capo dello Stato ha rinviato alle Camere la legge sulla riforma del lavoro che contiene modifiche all'art.18 sul licenziamento. Il presidente Napolitano, spiega il Quirinale, non ha firmato a causa della ''estrema eterogeneitaàdella legge e dalla complessità di alcune disposizioni (art.31 e 20) che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale''.

E' la prima volta che Napolitano rinvia un provvedimento da quanto in carica.



Sin qui la notizia dell'ANSA, ed è l'ANSA a dire che è la prima volta che il Capo dello Stato rinvia un provvedimento del governo … mica io!

NB: per quanto Berlusconi non abbia in passato mancato occasione di 'attaccare' Napolitano, considerandolo suo 'braccio esecutivo' e non mancando occasione di 'bacchettarlo' ...


Ma, in pratica, in soldoni, ripendendo il discorso di cui sopra ... cosa prevede questa “Riforma”?

Al momento dell'assunzione il 'fortunato si vede una piccola clausola (il classico codicillo) nel contratto di lavoro che prevede, in caso di controversia (pe. licenziamento, demansionamento, trasferimento, distacco, altre, varie ed eventuali), che la decisione non sia devoluta ad un giudice, ma ad un fantomatico arbitrato il quale non sarebbe neppure tenuto a seguire, applicare le norme di legge.

Nel caso il 'fortunato' non sottoscrivesse la clausola, è possibile, lecito immaginare che il selezionatore gli dica “Bene, nessun problema, è un suo diritto: … lasci libera la sedia che ci sono altri candidati disponibili”.

Eppure, si badi che le perplessità di Napolitano non sembrano derivare tanto da una norma che priverebbe i lavoratori del diritto ad un processo di fronte al giudice del lavoro con le relative garanzie (NB per quanto lento, il processo del lavoro è pur sempre più rapido di quello civile e/o penale), quanto ...

Infortuni

Napolitano rinvia il Ddl lavoro: "Profili problematici sull'amianto"

31 marzo 2010. Perplessità del Presidente della Repubblica sull'articolo del provvedimento che elimina le sanzioni penali per le morti del personale che si è ammalato sulle imbarcazioni della Marina Militare. Il Colle: "Così diventa impossibile il risarcimento del danno"

ROMA - Anche la formulazione dell'articolo 20 - relativo alla responsabilità per le infezioni da amianto subite dal personale della Marina Militare - è tra i motivi che hanno spinto il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a rinviare alle Camere il disegno di legge sul lavoro. In un messaggio di nove cartelle in cui ha meticolosamente giustificato la propria decisione, il capo della Stato ha sollecitato, così, il riesame della norma che elimina le sanzioni penali per le morti dei militari ammalatisi sulle imbarcazioni del "naviglio di Stato". Napolitano ha osservato, infatti, che con questa disposizione diventa impossibile il risarcimento del danno, possibile per i dipendenti dello Stato solo se c'è un dolo o una colpa accertati: una perplessità, secondo il Colle, che motiva una nuova formulazione in grado di garantire maggiormente i diritti degli uomini della Marina.

Con l'articolo 20 del ddl lavoro "si è inteso evitare che alle morti o alle lesioni subite dal personale imbarcato su navigli militari e cagionate dal contatto con l'amianto possano continuare ad applicarsi - come invece sta accadendo in procedimenti attualmente pendenti davanti ad autorità giudiziarie - le sanzioni penali stabilite dal Dpr 19 marzo 1956, n. 303, che disciplina l'applicazione di tali sanzioni, escludendole unicamente nei casi di morti o lesioni subite da personale imbarcato su navi mercantili", valuta il presidente della Repubblica.

(http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=Prodotti/News/2010/Infortuni/info-1295617141.jsp)


Mi permetto di ricordare che l'accordo che avrebbe introdotto l'arbitrato venne sottoscritto da quasi tutte le parti sociali, salutando la riforma come uno “strumento di libertà!” (Confindustria, CISL e UIL … con la sola astensione della CGIL).


Intrage - giovedì, 1 aprile 2010 - 13:00

Cisl: arbitrato strumento di libertà per lavoratori e imprese

"La Cisl esprime il massimo rispetto per la decisione assunta oggi dal Presidente del Repubblica, Giorgio Napolitano di rinviare alle Camere il DDL sul lavoro". E' quanto si legge in una nota della Segreteria Confederale della Cisl. "Si tratta di una valutazione certamente legittima nel pieno esercizio del ruolo e delle prerogative istituzionali del Presidente della Repubblica. Per quanto attiene il tema specifico delle procedure di arbitrato e conciliazione, la Cisl ribadisce che l'arbitrato è uno strumento utile a disposizione dei lavoratori e delle imprese per diminuire i costi ed accelerare i tempi di risoluzione delle controversie di lavoro, principi di libertà e sussidiarietà, garantiti dalla Costituzione, che la Cisl intende rafforzare e regolare attraverso la contrattazione collettiva tra le parti sociali. E' questo il senso dell'avviso comune sull'arbitrato sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali e da tutte quelle datoriali, che facendo salve tutte le tutele e le garanzie previste dall'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, rimane la base comune per un successivo accordo interconfederale su questa materia".






Ma per me la domanda resta sempre la stessa,

come un chiodo fisso: … intanto, che succede?



31 marzo 2010, 15:49

Inflazione sale all'1,4% Lavoro, allarme giovani

Istat: disoccupati al 28,2% tra i 15 e i 24 anni. Stabile dato generale all'8,5%. In Ue-16 è al 10%

ROMA - L'inflazione a marzo è salita al +1,4% annuo, da +1,2% di febbraio. Lo comunica l'Istat nella stima preliminare. Su base mensile i prezzi al consumo sono cresciuti dello 0,3%. L'incremento pari all'1,4% dei prezzi al consumo registrato a marzo rispetto allo stesso mese dell'anno precedente rappresenta il valore più alto da febbraio 2009, quando l'inflazione si attestò a +1,6%. E' quanto si evince dalle serie storiche dell'Istat. Sempre in base alla stima provvisoria, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca), che tiene conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo come saldi e promozioni, ha registrato a marzo un incremento dell'1,5% rispetto al mese precedente e dell'1,4% rispetto allo stesso mese del 2009. Per quanto riguarda l'inflazione di fondo, a livello tendenziale ha registrato un +1,4% (dal +1,3% di febbraio), mentre al netto dei prodotti energetici ha segnato un +1,3% (dal +1,2% di febbraio). L'inflazione acquisita per il 2010 è indicata al +0,9%. Per quanto riguarda l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, gli incrementi congiunturali più significativi si sono registrati per i capitoli Trasporti (+1,1%), Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+0,4%) e Servizi ricettivi e di ristorazione (+0,3%). Variazioni negative si sono verificate nei capitoli servizi sanitari e spese per la salute (-0,3%) e comunicazioni (-0,1%); variazioni nulle per i capitoli Bevande alcoliche e tabacchi e Istruzione. Gli incrementi tendenziali più elevati si sono registrati ancora nel capitolo Trasporti (+5,1%) e poi in quello Altri beni e servizi (+2,9%) e Istruzione (+2,5%). Variazioni tendenziali negative, invece, nei capitoli Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (-0,9%) e Comunicazioni (-0,3%); una variazione nulla si è registrata nel capitolo Servizi sanitari e spese per la salute.


... ed ancora, tanto per rincarare la dose:


02 aprile 2010, 12:23

Deficit: 5,2% nel 2009, dato peggiore dal '96

Calano del 2% le entrate totali. Avanzo primario negativo per prima volta da 1991

(ANSA) ROMA - Il rapporto deficit-pil si attesta nel 2009 al 5,2% (contro il 2,7% del 2008). Lo comunica l'Istat, spiegando che rispetto al dato del -5,3 comunicato il primo marzo il dato odierno e' un po' migliore perche' non include l'effetto delle operazioni di swap.

Viceversa il deficit si attesterebbe al -5,3%, in linea con la previsione del governo. Nonostante questa piccola differenza, quello comunicato oggi è il dato peggiore dal 1996. Solo relativamente al quarto trimestre, l'indebitamento si e' attestato al 4,5% (2,4% nel quarto trimestre 2008).

Il dato del deficit 2009 (-5,2%) non include dunque gli effetti delle operazioni 'swap' che, per il terzo anno di seguito, hanno registrato un segno meno. Nel 2009 l'effetto negativo è stato dello 0,07% che, arrotondato allo 0,1%, 'appare' nel dato sul deficit (5,3%) comunicato sempre dall'Istat lo scorso primo marzo. Ma effetti negativi per lo Stato dalle operazioni di swap compaiono anche nel 2007 (-0,02%) e nel 2008 (-0,04%). Nel quarto trimestre - aggiunge l'Istat - il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo e pari a 966 milioni di euro (più 11.036 milioni di euro nel corrispondente trimestre del 2008), con una incidenza positiva sul Pil dello 0,2% (più 2,7% nel corrispondente trimestre del 2008). Complessivamente, però per l'anno 2009 il saldo primario rispetto al Pil risulta negativo e pari allo 0,6% contro un più 2,5% nell'anno precedente. Sempre nel quarto trimestre 2009, il saldo corrente (risparmio) è risultato negativo e pari a 2.012 milioni di euro, contro il valore positivo di 9.531 milioni di euro nel corrispondente trimestre dell'anno precedente, con una incidenza negativa sul Pil pari allo 0,5% (più 2,4% nel corrispondente trimestre del 2008). Nel 2009 il saldo corrente in rapporto al Pil è stato negativo e pari al 2% (più 0,8% nel 2008).

ISTAT, ENTRATE TOTALI 2009 GIU' 2% - Calano del 2% le entrate totali nel 2009. Lo comunica l'Istat, spiegando che le stesse hanno registrato un calo dell'1,2% nel quarto trimestre. Tra gli altri dati comunicati, quello sull'avanzo primario, che nel 2009 e' risultato pari a -0,6% contro il +2,5% dell'anno precedente: si tratta del primo calo dal 1991. Negativo anche il saldo corrente (risparmio): -2% nel 2009 contro il +0,8% del 2008.

E mentre le entrate calano, aumentano le 'spese': nel 2009 le uscite totali hanno infatti registrato un aumento del 3% anche se più contenuto rispetto al 3,5% del 2008. Tornando alle entrate, nel quarto trimestre 2009 quelle 'totali' hanno registrato in termini tendenziali una diminuzione dell'1,2%: la stessa variazione registrata nello stesso periodo dell'anno precedente. Complessivamente, quindi, nel 2009 le entrate totali risultano diminuite del 2%, mentre erano aumentate dello 0,9% nell'anno precedente.