giovedì 26 febbraio 2009

3. Un vero ottimista


Questa mattina nuovo colloquio.
Vabbé, si tratta di un call center, ma qui si tratta di prendere quello che arriva
Mi presento puntuale, via Passo Buole: sede della società di interinale che provvederà alla prima 'scrematura'.

Mi fanno accomodare dopo avermi dato un modulo da compilare.
Fin qui niente di difficile
Sulle otto sedie man mano arrivano gli altri candidati. Meglio: un altro candidato le altre sono candidate.
Non c’è molto spazio, ma poco importa.
Con la classica mezz’ora di ritardo ma, alla fine, tutto è pronto per iniziare.

Arriva persino la selezionatrice, Caterina.

Caterina si presenta scusandosi per il poco spazio attorno al tavolo.
"Tavolo? – sto per chiedere – qui non c’è alcun tavolo!".
Evito di fare inutile polemica ed annuisco: "certo, certo..." .

Oramai so un qualcosa di colloqui per call center, dopo l’esperienza con Prontoseat.
Scopro con meraviglia che i convocati alle selezioni per i call center corrispondono ad uno stereotipo: c’è l’isterica che si parla addosso e che afferma di aver fatto tutti i lavoro (in due anni), chi viene da precedenti esperienze di call center (per un periodo totale di tre settimane), quella che ha avuto un’esperienza di call center (ma che afferma che l’esperienza le ha fatto schifo), il calabrese (il calabrese non manca mai: questo ha 38 anni, neo-laureato ed appena trasferitosi a Torino), etc.etc.

La ragazza di fronte a me ha finito la sua auto-presentazione (è quella che in due anni ha fatto di tutto) e quella al suo fianco le chiede sottovoce informazioni su dove mandare un suo civvì.
Pronta Caterina la riprende "è bene, durante un colloquio di gruppo, che tutte le persone intorno al tavolo (eridajé col tavolo) prestino attenzione a quanto dicono gli altri".
Ma dov'é 'sto tavolo? Qualcuno ha preso il tavolo? Chi ha nascosto il tavolo lo tiri fuori: SUBITO!!!
Abbozzo - in certi casi è meglio abbozzare - , mi trattengo. Ma il tavolo continua a non esserci.
Quando arriva il mio turno mi accorgo con imbarazzo che sono l’unico laureato e lo ammetto biascicando.
Caterina non perde occasione per far capire che è lei a gestire la situazione e mi urla nell’orecchio (quello destro) "Puoi parlare più forte?!".
Io, comunque, me la giuoco alla grande: chiedono la disponibilità su turni di 5 giorni continuativi (2, ma più probabilmente 1 di pausa), dalle 7 alle 24, si può scegliere se dare la disponibilità part o full-time.
Io sono disponibile a tutto, purché mi arrivi un bonifico in banca.



Dopo due anni credo che il mio conto corrente neppure mi riconosca.

Cerco di capire dove stia questa volta l’inghippo. Mica sono nato ieri.

Alla fine della seconda ora Caterina spiega il lavoro più in dettaglio.
Si tratta di un in-bound (tutti tirano un sospiro di sollievo, ma io penso "in- o out-bound purché paghino) per conto di Vodafone e/o di Enigas, solo telefonate in entrata, niente commercializzazione, ma non le hanno ancora detto se ai clienti che dovessero telefonare si devono anche offrire le promozioni.

Lo ammetto, un po` resto deluso: con la mia voce calda e sensuale credo che non avrei avuto difficolta` a superare un colloquio per una sexy line.
Mi e` capitato talvolta, in passato, che alcune femmine abbiano elogiato la mia voce diaframmatica al telefono, ma una volta che hanno avuto l`avventura di conoscermi dal vivo, l`incanto e` svanito.
Ma tant`e`: sono in ballo e tanto vale ballare (anche se non ho la benche` minima idea non solo di come si balli, ma - piu` in generale - di cosa sia il ballo).



Ah, quasi se ne stava dimenticando: prima di congedarci dobbiamo affrontare un test.
Il test è abbastanza banale.
Una serie di numeri e di lettere in tante caselle.
Si tratta di rispondere a domande del tipo: quali combinazioni presentano solo numeri in serie crescente o solamente decrescente; in quale serie alfanumerica il 3° numero (o lettera) è uguale al primo, …?
10 minuti di tempo
arrivati al 4° minuto mi sembra di essere a buon punto. Mi vanto (con me stesso) che probabilmente avrò persino il tempo per rivedere le risposte.

Ma, intanto, si sono fatte le 13 e le colleghe di Caterina se ne sono andate in pausa pranzo.
Anche Caterina deve aver fame, perché al 5° minuto scatta in piedi e con voce tagliente avvisa: "I dieci minuti sono passati; riconsegnate i fogli".

Esatto: proprio come a scuola.

Mi mancano un paio di risposte, ma sfodero il mio miglior sorriso e riconsegno.

Si sta già per infilare il cappotto, quando, ecco, un ultimo dettaglio: di fatto il call-center li ha solo preallarmati, perché – di fatto – non hanno ancora ricevuto la commessa.
Sembra, pare, è quasi sicuro (ma non ancora certo) che nei prossimi giorni l’affaire arrivi in porto.
A quel punto verranno girate le candidature alla società di call-center la quale, fatte le sue valutazioni, chiamerà direttamente i selezionati.
Nuovo colloquio, nuovo test con tanto di un ulteriore colloquio con una psicologa. Colloqio con la psicologa che avranno la fortuna di affrontare solo quelli che supereranno il test.

Massì: se le cose dovessero andare avanti avrò modo di conoscere gente nuova!


Eppoi penso che potrei sempre offrirmi come comparsa per i colloqui di selezione. Potrebbe essere il lavoro del futuro.
A proposito di comparse: tra gli annunci che mi sono capitati sotto gli occhi oggi c’è quello per il casting del prossimo film di Dario Argento che si girerà (non è precisato quando) a Torino.
Io ho risposto, non si sa mai.

Sono o non sono un ottimista!

NON E` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.

martedì 17 febbraio 2009

2. Globalizzazione


Ieri altro colloquio di lavoro.

Lunedì mattina, su indicazione di un’amica, invio via e-mail il mio cv.
Mentre continuo a cercare altre offerte (operatore/-trice telemartketing, purché ragazza e di bella presenza, assaggiatore di formaggi con esperienza nel settore dimostrabile di almeno 6 anni, operatrice – non –ore, madrelingua cinese o polacca, tornitore sistema tradizionale, … tutti annunci veri) mi arriva una telefonata.

Addirittura il titolare, nientepopodimenoche il titolare di una società cui avevo appena inviato il civvì. Ne sono per lo meno lusingato: tanta celerità! Il mio civvì deve, finalmente, aver fatto impressione. Certo rifuggo l’idea che qualcuno abbia esageramene bisogno di collaborazione: non sono uno che si monta la testa tanto facilmente!

L’appuntamento e` per l’indomani, ovvero ieri.

Strada del pascolo, esattamente dall’altra parte della città. Un’ora coi mezzi pubblici, ma sarebbe di più in auto col traffico. E, poi, il cuore va dove ti chiama il lavoro, senza trascurare che si può leggere due ore al giorno.
Il posto è tra svincoli e campi dove sbocciano come mergherite bottiglie di birra - rigorosamente moretti - e siringhe.
Mi dico che poco importa, tra qualche hanno potrebbero esserci ridenti villette.

L’ufficio è un seminterrato.
E cosa vuol dire? In fondo internette connette col mondo e, se si devono avere incontri di lavoro, si può definire un appuntamento in ogni dove.
Le stanze degli uffici sono vuote. Anzi, praticamente vuote, perché una segretaria c’è, part-time, ma c’é.
Il lavoro sembra essere fatto apposta per me: pubbliche relazioni, marketing.

Questa volta è fatta, mi dico.

L’incontro dura 4 ore. Non avendo altri impegni ci possono stare.
Forse alcune cose mi lasciano ancora perplesso.
Si tratta di fare un’operazione di marketing per dare visibilità ai primi 500 marchi in italia. Tutta italia.
Il mio interlocutore ci tiene ad essere chiaro sin dall’inizio: ci tiene a sottolineare che, lui, è per l’etica anche nel mondo del lavoro.
Mi sembra giusto, condivido: etica nel mondo del lavoro!!! Evviva
Affronta lui, che poi è il presidente, il tema della retribuzione.
“1.500 euro”.
1.500, epperbacco, questo mi è chiaro.
Mi è meno chiaro, e non che non abbia chiesto dettagli ne`, tantomeno, delucidazioni, se si tratta di una retribuzione mensile o trimestrale. Poco chiaro perché nel giro di 10 minuti dice prima una cosa e, poi, l’altra.


Chiedo nuove precisazioni e lui, per essere più chiaro, mi dice che sino all’anno scorso i pagamenti ai collaboratori avevano cadenza trimestrale, ma che quest’anno pensava meglio – immagino meglio per lui – provvedere ogni 6 mesi.
Già che c’è dice e si contraddice quando parla dei 1.500 euro come retribuzione (ma non è chiaro con riferimento a quale contratto, né se lordi o netti) o, come si è lasciato andare dire un’altra volta, come anticipo sulle provvigioni.
Vabbé, mi dico, non ho altri impegni, sentiamo il resto della proposta.

Allora, le aziende, le 500 di cui sopra, sono sparse – com’è giusto che sia – in tutta italia.
Mi sembra un po’ meno giusto (ma io ho i miei limiti e non tutto mi è chiaro la prima volta che mi viene detto) che le spese telefoniche di trasferta (piedi auto, treno, aereo sono io a doverlo decidere), soggiorno e ristorazione sono a carico dell’account/agente.

Dal mio punto di vista potrebbe non sembrare giusto, ma, immagino che dal suo punto di vista il tutto possa avere un senso. Quindi, annuisco.
Probabilmente capisce che entro in uno stato confusionale e cerca di rassicurarmi: "E’ ovvio che se uno decide di andare a roma ci va se ha almeno 6 appuntamenti a giorno".


Oso azzardare che, per quello che io ricordo, a Roma il traffico è abbastanza intenso e che molte società hanno sedi nelle periferie
Probabilmente parliamo di due Rome diverse o della stessa che nel frattempo è cambiata.
Lui, comunque, ha le idee chiare, lo vedo galvanizzarsi al limite dell’euforico
Mi rende partecipe di un altro progetto: comuni d’Italia.
Una scheda per ogni comune che voglia mettersi in evidenza in un simpatico cartonato.

"L’Italia – mi dice – è un grande paese fatto di comuni".
E su questo non posso dargli torto.

Il progetto potrebbe sembrare un po’ ambizioso, ma, anche un po’ per tranquillizzare me stesso, gli chiedo quanti sono gli accounts/agenti che verrebbero sguinzagliati sul territorio.
"Le persone – ha le idee chiare – devono essere selezionate, essere motivate e condividere un progetto … etico".
E ridargliela con l’etica.

Vabbé, se anch’io entrerò a far parte di questa elite, facendo due conti, dunque … saremmo in tre (4 con la segretaria che non si capisce cosa faccia).
Non ti lasciare andare a facili ironie: trovale tu 4 persone, selezionate, motivate, pronte a condividere un progetto etico di questi tempi.

Lo ammetto, sono un piccolopoco confuso, ma non nel panico: lo so benissimo che le domande nei colloqui di lavoro ti vengono in mente dopo, a colloquio finito. E, poi, lui è disponibile a chiarire tutti i miei dubbi.

Arrivati alla terza ora la prima domanda cruciale, che lui carica di enfasi: "Lei (cioè io) segue qualche partito?".
Mi dichiaro agnostico in materia politica, anche perché su google avevo scovato una sua pagina dove si dichiara simpatizzante dell’udc, presidente di non ricordo quale associazione delle famiglie fondamentaliste cattoliche.
E meno male che non mi sbilancio, perché la pagina scovata su internet non è aggiornata: odia ferocemente casini e quasi scatta in piedi quando parla di forza italia e di lui, il presidente, (non Napolitano, Silvio).
Resto sul vago, ma non vacillo, anche perché oramai non esiste più una sinistra da difendere
Anzi, neppure più esiste una sinistra.
Mi salva una telefonata della moglie (sua) che in anteprima gli comunica le dimissioni di veltroni.
Siamo quasi alla fine.

Seconda domanda, posta con ancora più enfasi della prima: "Di che fede religiosa è (sempre nel senso di io) ?"
Anni di scuola cattolica mi hanno insegnato a svicolare elegantemente da queste trappole.
D’altra parte ci sono voluti quattro anni in una scuola cattolica prima che si accorgessero che non avevo fatto la cresima (ad essere sincero neppure ora sono cresimato).
Ebbene, alla fine mi sembra soddisfatto, tant’è che alla fine gli scappa anche di darmi del ‘tu’.
Rilegge il mio civvì

Resta favorevolmente sorpreso dal fatto che, tra le lingue straniere indicate, abbia anche vantato l’inglese
Si illumina in volto e azzarda: "ecco, tra i progetto che avrei in animo per il 2009, avrei anche quella di allargare l’attività all’estero: canada, stati uniti, australia … lei (sempre io, e chi altri? ci siamo solo noi due) se la sentirebbe?".

Massì, massì: oramai il mercato è globalizzato!!!



NON E` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.