venerdì 13 agosto 2010

148. Un eroe dei nostri tempi (4/4) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Domenica 5 aprile 2010


Svegliarsi l'indomani è gesto ancora più eroico delle corbellerie del giorno prima, ché, a mente fredda, nessun uomo sano di mente si parerebbe innanzi a degli esagitati che rombano ad un 250 km/h: ma il Vostro non ha mai preteso di essere sano di mente!

Giurerei che questa mattina è ancora più fredda di ieri, ma sono troppo addormentato per avere la mente lucida.

Il pubblico dei passeggerei (ndr. rigorosamente non paganti) del 101 la domenica mattina – Vi ricordo che sono a stento le 06.00 è desolante: alcuni ciofani strafatti di pillolame da discoteca con le pupille chi a spillo chi dilatate, barboni che sono rimasti chiusi fuori dai ricoveri e si scaldano a bordo dei mezzi pubblici cercando di far passare la notte, le solite coppiette di anziani che vogliono andare a prendere il posto in prima fila per la messa delle 12.

Arrivo puntuale al consueto appuntamento e dopo una decina di minuti ci sono tutti, tutti per modo di dire; ci contiamo una-due-tre volte e, se la matematica non è un'opinione, ne mancano due!

Gianluca, che sicuramente è l'unico già sveglio, ha un'intuizione ed esclama: “Ma dove sono Ale ed Anna?”.

La domanda non è di poco conto ed ha una sua logica, considerando che parrebbe brutta cosa e mancanza di professionale professionalità presentarsi senza il coordinatore dei commissari.

Fortuna vuole che sempre il suddetto Gianluca conosca non solo il cognome di big Ale, ma anche dov'egli abita.

Scampanellata ed in meno di 5minuti5 siamo già alla volta di Busca, con big Ale che mantiene una velocità di crociera che impedice agli autovelox di scattare una foto ricordo che non sia 'mossa' rendendo illeggibili i caratteri della targa: satanasso di un big Ale!

A giudicare dal poco tempo impiegato e da quanto immagino ci voglia per passare sotto la doccia la massa imponente del big, ne deduco ch'egli non solo non abbia fatto colazione, ma neppure si sia lavato.

Entrati in auto, sentendo i ruggiti dello stomaco e l'eau de bouquetins sauvages di big Ale mi tolgono ogni dubbio!

Rispetto alla giornata di ieri questa domenica se ne scorre via in scioltezza, fors'anche perché ha smesso di piovere.

Il pranzo è sempre più desolante: abbiamo (ndr. non è un pluralia majestatis, ma un plurale per riferirsi a NOI commissari) la per nulla vaga impressione che la Laila ci usi per finire le focaccette avanzate nell'arco della settimana impreziosita da una fetta trasparente di quella che potrebbe essere mortazza ovvero salama (ndr. mortadella o salame).

Ecco, arrivato al termine di questo mio secondo appuntamento col mondo delle gare di moto, voglio rivelarVi un segreto. Molti di Voi penseranno che nel paddock, intorno alla pista, nei bar dei circuiti di moto sia un pullulare di belle ragazze smaniose di concedersi – nell'ordine – ai piloti ed ai commissari: niente di più falso!

Forse è l'aria di Busca, forse “non sono più quei tempi”, fatto sta che in tutti questi mesi a Busca mai ho visto belle ragazze, se non quelle che – evidentemente – si erano fermate per chiedere indicazioni stradali e ripartire in tutta velocità.

Fanno, anzi, bella mostra di sé signore stagionate che probabilmente, come Laila, una volta sono state le famose girls del paddock, ma anche per loro il tempo è inesorabilmente ed impietosamente passato.

Insomma, ma forse è meglio così, per piloti e commissari poche sono le distrazioni e, così, possono meglio concentrarsi sulla gara. E, poi, quello che conta e che sto iniziando a capire anch'io - seppure lentamente, assecondando i miei tempi - è che a questi piloti poco o nulla importa che ci siano belle ragazze: per loro la moto è uno stile di vita!

Durante il rientro in auto con big Ale ed Anna s'inizia a famigliarizzare ed io mi lascio andare e domando, vanesio: “Eddai, Ale … ammettilo … per essere la mia seconda volta mi sono comportato bene!”.

Big Ale accoglie la mia narcisa considerazione con un grugnito e, dopo alcune mie insistenze, si lascia andare e mi confida: “Senti, hai fatto il tuo dovere, ma, come non ti ho ripreso per alcune disattenzioni l'altra volta, non ti farò MAI i complimenti!”.

Che Vi devo dire? Big Ale ha ragione, ferpettamente, pardon, perfettamente ragione!

Insomma, un po' alla volta sto scoprendo il big ed Anna – così come gli altri compagni di ventura – e Vi confesso che inizio ad apprezzarli. Sarà che in questo fine settimana ho superato la mia prova del fuoco, il mio rito di iniziazione, ma sento di entrare a far parte della 'grande famiglia' ... quella dei commissari di pista! (ndr. e che Vi credevate?)

Ma per sapere come andranno le cose, Vi aspetto alla prossima puntata: un appuntamento … con la Storia!

(segue)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.


giovedì 12 agosto 2010

147. Un eroe dei nostri tempi (3/4) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Il fatto gli è che un pilota non è degno di tale nome se non cerca di portare a termine la sua gara, per cui il secondo cerca di rimettere in moto … la moto, non curandosi del fatto che il primo sia proprio ben incastrato.

Ed è a quel punto che il Vostro si ricorda dell'unica cosa degna di menzione del suo corso, quando il maestro di cerimonia, suscitando l'entusiasmo generale, ci aveva ammoniti dicendo che, nel proprio tratto di pista, il commissario è padrone assoluto, potendo - come gli antichi imperatori romani - giudicare della vita e della morte di chiunque, ... ed anche celebrare matrimoni!

Ed è così che il Vostro prende in mano la situazione e riporta il secondo pilota a più miti consigli con una sequela d'insulti che neppure credeva di conoscere: sì, perché il bravo commissario deve essere magnanimo, ma anche giusto e talvolta severo!

Ora, non Vi ci vorrà molto a capire che le condizioni del primo pilota caduto sono abbastanza serie, tant'è che non fa neppure cenno a rialzarsi. Dovrebbero, a questo punto, intervenire i paramedici, ma, proprio perché parono-medici, nessuno di loro si sogna d'intervenire fino a quando i commissari non si saranno messi in mezzo alla pista, facendo loro scudo col proprio corpo.

Viene a codesto punto in mio soccorso big Ale, intuendo che il Vostro non abbia la benché minima idea del da farsi e m'impone “Senti, io mi piazzo qui, tu piazzati lì, al centro della pista, ed inzia a sbandierare a più non posso e prega di non essere investito!”.

Io, tra una preghiera e l'altra, trovo il tempo di domandargli, rispettosamente “Lì? Vuoi dire al centro della pista con quei pazzi che mi vengono incontro senza frenare? Mi stai scherzando, nevvero?”.

“Senti, li vuoi vedere domani sera i tuoi soldi? Se dovessero investirti, non preoccuparti: ce li berremo alla tua salute!” taglia corto l'imponente.

Ecco, il discorso dei soldi è uno di quelli che mi rende sensibile, quindi mi vado a piazzare al centro della pista e, pregando (io ateo) … sbandiero.

Dovete sapere e se non lo sapete sono io qui a spiegarvelo, che nel corso degli anni innumerevole è il numero dei commissari periti nell'adempimento del proprio dovere: chi di freddo, chi di fame, chi di caldo … chi investito!

Da anni il sindacato dei commissari si batte perché venga dedicata ai commissari caduti una via, una piazza, il nome di una pizza; si parla insistentemente dell'erezione di una statua al centro di piazza san Pietro, ma ancora forti sono le resistenze del clero contro l'abbattimento dell'obelisco che, peraltro, potrebbe ben essere rimosso e spostato in altra sede: non si vede perché debba essere abbattuto!

Alla fine della giornata sono 19, avete letto bene, 19 i piloti scivolati nel mio regno ed io debbo a stento trattenere gli spettatori che vorrebbero brandelli della mia camicia dicendo loro che si dovranno accontentare di una foto con dedica ed autografo: è una standing ovation per il Vostro!

Gli stessi altri commissari si stupiscono del mio sprezzo del pericolo: e sì, perché in almeno altre 3 occasioni, noncurante della sua vita, il Vostro si è prodigato in interventi sbandieratori al centro della pista per permettere a quelli che parono essere medici, un più o meno pronto intervento.

Alla fine della giornata il Vostro vorrebbe dormire financo in mezzo alla pista, ma big Ale insiste per riportarlo a Torino, ché il giorno successivo occorre essere ben pronti per la seconda giornata.

Arrivati a Torino big Ale mi lascia esattamente dov'eravamo partiti la mattina ed a me tocca, fradicio, infreddolito ma soddisfatto di tanto mio ardire, lasciarmi inghiottire dalla metropolitana, riattraversare la città e farmi un altro chilometro prima di addormentarmi … con la bandiera gialla sotto braccio … sotto la doccia!

(segue)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.

mercoledì 11 agosto 2010

146. Un eroe dei nostri tempi (2/4) - Le inchieste del commissario Marmittoni

La proprietaria, Laila (ndr. altro personaggio che farete bene a memorizzare perché tornerà più volte nelle prossime puntate) credo si arricchisca più con le mescite del bar che con l'affitto della pista.

E' anche verosimile che ai suoi tempi la Laila sia stata una bella donna, ma, appunto, ai suoi tempi, il che vuol dire – ad essere proprio ma proprio generosi – una venticinquina d'anni fa: di un biondo improbabile, abbronzata 12 mesi l'anno (se l'anno avesse 13 mesi sarebbe abbronzata anche il tredicesimo mese), con vestiti che definire aderenti sarebbe eccedere d'eufemismo, visto che sono di almeno tre taglie inferiori alle sue possibilità, ma – quello che più la rappresenta – di una tirchieria esasperata, probabilmente con madre scozzese&padre ligure&ascendenti cuneesi!

Vero è che intorno al kartodromo non ci sono altri locali, quindi la Laila può imporre i prezzi che più le aggradano.

La pista di Busca è in una piana desolata. In lontananza si possono, è pur vero, ammirare le Alpi che la circondano imperioso, ma molto, ma molto in lontananza. Per il resto, essa (ndr. la pista) è circondata da fanghiglia, ma credo che sia per contestualizzarla meglio come pista di moto vera; il cielo non è mai perfettamente azzurro, ma grigio-topo il che non impedisce ai commissari di ustionarsi.

Non c'è tempo di onorare degnamente la colazione – con quello che costa! - che si deve andare in pista e, come ho avuto modo di renderVi edotti (vedi puntate precedenti) i commissari devono essere i primi a scendere in pista e gli ultimi ad andarsene.

“Senti, – mi ammonisce il big – tu vai al posto dell'altra volta e vedi di non fare casini!”.

Pago di tanta schiettezza, armato di bandiera gialla mi dirigo alla mia postazione.

Ora, lasciate che vi spieghi com'è il mio tratto di percorso, il mio regno, di modo che possiate meglio comprendere quanto succederà di qui a poco.

Esso (ndr. il mio regno) sarà lungo sì o no un trecento metri, con un rettilineo alle mie spalle, un curvone alla mia sinistra, un rettilineo di fronte, una nuova curva poco dopo la mia destra e che riprende un nuovo rettilineo che va verso il regno di Gianluca.

Per il suo sviluppo, considerando che neppure un camaleonte riuscirebbe a coprirlo tutto contemporaneamente e che il Vostro è costretto a continui spostamenti del capo da una parte a quell'altra, esso (ndr.. sempre il mio regno) è altresì detto 'il tratto del torcicollo'.

La prima ora scorre via tranquilla e, più ancora del freddo, io sono già devastato dalla noja. Ma sono deciso a rimanere sino all'ultimo minuto del secondo giorno per riscuotere la mia mercede: due giorni, 100euro100!

Non è un caso che i commissari vengano pagati alla fine del lavoro altrimenti non si conterebbero i casi di diserzione.

Passata la prima ora si leva un vento tagliente che mi sferza ora di fronte, ora alle spalle ed inizia a piovigginare insistentemente.

All'inizio spero che la pioggia aumenti d'intensità, vagheggiando stupidamente che la gara possa essere sospesa; ma non si è mai dato il caso di una gara di moto che sia stata sospesa per pioggio/diluvio/acquazzone/acquazzone tropicale/tormenta/bufera … c'è sempre qualche pilota testa di vitello che si vanta di rendere meglio sul bagnato!

Non trascorre un'altra mezz'ora ed ecco il primo pilota sbandare nel tratto di fronte a me ed il Vostro ha modo di far ammirare la sua prima sbandierata! Mi volto verso la postazione di big Ale per coglierne il plauso, ma la sua è la smorfia di riconosce suo malgrado che avete appena fatto il vostro dovere.

Da par mio sono pago e soddisfatto anche perché se continua così avrò qualcosa da fare alla faccia di questa manica di piloti disperati che godono al solo pensiero di cosa racconteranno ai colleghi lunedì mattina.

Dopo un decina di minuti accade quello che nemmeno nella mia fantasia più perfida (e Voi sapete quanto la mia fantasia possa essere perfida) avrei potuto immaginare.

Il tutto inizia col Gianluca che inizia a sbracciarsi nella mia direzione.

Non mi è ben chiaro il senso del suo gesto, ma – penso – sarà un modo per vincere il freddo che, Vi garantisco, aumento di quarto d'ora in quarto d'ora: il lontananza mi sembra di distinguere mute di lupi e branchi di orsi, stambecchi e camosci (forse anche il mitico 'camoscio d'oro' che i miei coetanei dovrebbero ricordare) che scendono dalle vette per cercare tepore nei paesini della zona!

Poco dopo anche Anna si avvicina al Gian ed anche lei inizia a sbracciarsi. La prima cosa che mi viene in mente (considerate che nella mia mente c'è posto per una sola considerazione alla volta) è che i due mi vogliano salutare, il che sarebbe anche un gesto carino e così, a mia volta – anch'io mi sbraccio come a salutarli.

Ma così non è e, di fronte alla mia dabbenaggine, i due iniziano ad indicare qualcosa alla mie spalle.

Mi volto, a questo punto, per vedere cosa ci sia di tanto interessante e chi ti vedo? Un altro pilota scivolato ed uscito, con la sua inseparabile moto, di pista.

Evvai … altra sbandierata degna del Palio di Siena.

Effettivamente non ci vuole molto al Vostro per capire che potrebbero esserci interessanti sviluppi. Il Vostro fa qualche passo indietro per abbracciare col suo sguardo da falchetto meglio la sua zona ed ecco un altro motociclista improvvido scivolare luuuuuuuungo luuuuuuuungo la pista … altra sbandierata!

Il meschino riesce a rialzarsi ed a riprendere la sua corsa che – l'avreste mai detto? - uno, due, persino tre piloti cadono uno dietro l'altro, meglio ancora: uno sull'altro!

Come se non bastasse la moto del secondo s'incastra sotto il casco del primo, mentre il terzo usa il secondo modello trampolino.

(segue)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.


martedì 10 agosto 2010

145. Un eroe dei nostri tempi (1/4) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Sabato 4 aprile 2010

Se due settimane fa non mi ero riuscito a sottrarre all'appuntamento perché non ero riuscito a trovare una scusa se non plausibile, almeno originale, questa volta mi convinco ad andare per rientrare delle spese di iscrizione ad un motoclub che neppure so se esiste davvero.

La telefonata di big Ale era, al solito, perentoria e non ammetteva repliche: “Senti, ricorda che questo fine settimana sei impegnato tutt'e due i giorni, solito posto, solita ora!”.

Non riesco neppure a rispondere con un generico e banale “Va bene ...” che big Ale chiude la conversazione.

Big Ale non è solo uomo di poche parole, ne vuole sentire ancor meno.

Per essere una mattina d'aprile fa un freddo becco.

Quando esco di casa è ancora buio e per strada c'è nessuno.

Per non fare tardi ho saltato colazione e sono più insonnolito ed infreddolito del solito.

Cammino di buon passo, anche se da perfetto automa; vado avanti col pilota automatico, mosso da riflessi condizionati: un passo via l'altro. Per fortuna la strada è tutta dritta fino alla fermata del bus!

Questa volta manco il 65 di un paio di minuti, il che vuol dire che rispetto a due settimane fa sono già in ritardo. Sono troppo stanco per preoccuparmene e tiro diritto alla volta del 101 che – chi lo direbbe – arriva puntuale come l'agente delle tasse o il padrone di casa a fine mese.

Salgo e m'accascio su uno dei tanti sedili liberi: a quest'ora c' praticamente nessuno.

Ne approfitto per schiacciare un pisolino con un occhio (quello buono) vigile per non perdere la fermata dove dovrò scendere

C'è talmente poco traffico che arrivo persino più puntuale di quanto m'aspettassi.

Ne approfitto, meglio, ne vorrei approfittare per fare qualcosa tipo una colazione, ma in San Salvario dormono ancora tutti.

Non conoscendo il quartiere chiedo alla prima persona che par'essere civilizzata se mi può indicare qualcosa che somigli ad un bar, non necessariamente un bar, anche se sarebbe preferibile un locale che nell'ultimo anno abbia ricevuto una visita dell'ufficio d'igiene.

Me ne indica uno che a suo tempo deve anche aver avuto la licenza premio per la mescita di gassosa.

Il locale sa di muffa e di umidità e l'anziana signora dietro il bancone che potrebbe persino essere se non la proprietaria quanto meno la cameriera non mi fila neppure di striscio.

Lo ammetto, non sono al mio meglio, ma l'insistenza con cui mi raschio la gola dovrebbe attirare l'attenzione.

E, invece, niente.

Vinco la mia naturale timidezza (non sono il tipo che ama attirare l'attenzione delle ultraottuagenarie di prima mattina), ed ordino un caffé, ma la vegliarda fa come se nulla fosse.

Mi guardo riflesso nella vetrina che non da del 'tu' all'acqua se non per la parte che si affaccia sulla strada e solo quando piove: il riflesso c'è, dunque non sono diventato trasparente tutto d'un botto.

Decisamente non devo essere il suo tipo: offeso, colpito nell'orgoglio, considerando che inizia a farsi tardi, esco dal locale senza aver fatto colazione.

Non faccio in tempo a svoltare l'angolo tra via Castefidardo e via Saluzzo che vado a sbattere contro l'imponente che porta 'a pisciare' Pongo.

Big Ale è fresco come una rosa! Per forza: l'appuntamento è sotto casa sua, così lui può ronfare fino all'ultimo minuto … i privilegi dei capi!

Big Ale non è uno che ama i giri di parole, se può gira loro attorno. Senza perdersi in convenevoli m'accoglie con un “Senti, ma sei già qui?! Vieni che andiamo a pisciare la bestia”.

Non pensate a squallidi giochi di parole o a degradanti doppi sensi, la bestia è Pongo, ink§*^$to col mondo perché il padrone lo costringe a levatacce di cui farebbe volentieri a meno, considerando che la sua prostata tiene benissimo.

Per le 07.00 la banda dei commissari è regolarmente riunita e non c'è bisogno di fare l'appello: ci siamo tutti!

Come due settimane fa ripetiamo lo schema 3+3, Francesco I, Fra-ncesco e Gian-luca sulla seconda auto; big Ale, Anna ed io sull'auto di testa.

Anna biascica qualcosa che vorrebbe essere un buon giorno (e, forse, lo è davvero) accompagnato da un sorriso (che potrebbe pure essere l'accenno di una paresi), io mi mimetizzo sul sedile posteriore e big Ale si porta alla guida di un'allegra carovana che sfreccia lungo la città, taglia in due Nizza Millefonti (ndr. per i non torinesi uno dei quartieri sud della città sabauda) ed imbocca la provinciale che punta su Saluzzo e Pinerolo, non senza prima aver trionfalmente incontrato la ridente Busca.

Non passano 5minuti5 che il grosso inizia ad inveire abbandonandosi ad un turpiloquio che non Vi riferisco perché tra di Voi potrebbero esserci animi sensibili: non riesce a sintonizzarsi sulla sua stazione radio preferita, quella che si abbandona a truculente storie di serial killers d'oltreoceano. Ognuno si diverte e/o si rilassa come meglio crede, a lui garbano storie sanguinolente e più cadaveri ci sono meglio è, in fondo c'è chi trova appagante indossare il cilicio, chi mettersi scarpe di due, meglio tre misure più piccole, chi da 15anni vota lo stesso politico per il piacere di farsi sodomizzare politicamente!

Alla fine, per la gioia delle mie orecchie, big Ale riesce a trovare il programma tanto agognato e può rilassarsi alla guida, mentre io non mi rilasso più di tanto pensando che anche big ed Anna potrebbero essere una coppietta come quella di cui parlano alla radio!

“Senti, … forte … pazzesco . Incredibbbile … clamoroso …!” quest'oggi i due conduttori ci deliziano con le avventure tra il boccaccesco ed il sanguinolento di una coppia di giovani fidanzatini che si sono divertiti a dimezzare la popolazione della Florida: per il compleanno di lui lei arriva a fargli trovare una vittima in casa come regalo di compleanno. Per fortuna non ho fatto colazione o credo che la nausea avrebbe il sopravvento e non sono del tutto sicuro che big Ale si fermerebbe per farmi sbottare ai bordi della strada: Dio non voglia che si arrivi in ritardo alla pista!

Dopo la solita orata di guida sportiva con big Ale che credo voglia seminare l'altra auto, finalmente arriviamo all'agognata meta: il kartodromo di Busca!

Big Ale inchioda proprio davanti al bar e le due auto non son ancora del tutto ferme che tutt'e sei siamo davanti al bancone a fare colazione.

Bevande e cibarie non sono malaccio, anche se andrebbero provate con meno fame addosso, ma i prezzi sono esorbitanti: il classico occhio della testa!

(segue)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.

giovedì 5 agosto 2010

144. Finchè vedrai sventolare bandiera gialla ... (parte 3/3) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Ora, dovete sulla parola – ed anche se non mi credete le cose stanno esattamente così – per un non-appassionato di moto starsene a guardare dei ciclomotori (ndr. si è usato un sinonimo per non ripetere due volte 'moto' all'interno della stessa frase) che ti ronzano dietro la schiena, curvano, per poi passarti davanti al naso è un autentico supplizio.

Insomma, dopo la prima ora, ma che dico 'dopo la prima ora': dopo la prima mezz'ora vorreste metterVi ad urlare per la disperazione!

La cosa curiosa della quale con stupore mi avvedo dopo la prima caduta di un pilota – scena che si ripeterà più volte nell'arco della giornata – è che i piloti sono come i bambini: quando cadono, per quanto la caduta possa essere spettacolare, sembra si siano fatti nulla: si rialzano, recuperano la moto (ndr. i piloti, non i bambini) e riprendono la corsa.

Orbene, il solo modo per sconfiggere la noja è sperare che qualcuno cada nel mio tratto di pista, così, tanto per sbandierare.

La consdierazione Vi potrà sembrare ppiù che cinica, ma vorrei vedere Voi piantati un mezzo ad un prato, col freddo, la pioggerellina tanto fitta quanto insistente, il rischio di essere investiti, etc.etc.

Contraddicendo quanto aveva detto big Ale ci viene persino concessa una mezz'orata di pausa per desinare (ndr. in luogo dell'orata) addirittura al coperto ... all'interno del bar!

Faccio per ordinare qualcosa di caldo, anche solo una zuppa di ceci, quando Gianluca mi blocca con un perentorio ed ammonitorio “Ma che fai? Il pranzo ce lo offrono: siamo o non siamo i commissari?”.

La notizia non può che farmi piacere: un pasto gratis non si rifiuta mai!

Dentro una busta di plastica piccola-piccola che devono aver riciclato dal bagno (ndr. quella per gli assorbenti) si trovano, confuse tra loro: un toast (riscaldato, ma, poi, lasciato raffreddare), una piadina (fredda e mai scaldata, il miglior viatico per una gastrite), una bottiglietta da 50 cl d'acqua naturale.

La pausa, in realtà, non è neppure di mezz'ora, ma di 25minuti25, ché i commissari debbono essere sul campo, ovvero in pista, 5minuti5 prima di tutti gli altri.

Il pomeriggio non trascorre diversamente dal mattino ed io arrivo a maledire un pilota che cade nel mio tratto ma fa in tempo a rialzarsi prima che io abbia avuto modo di sbandierare: b%&s$§#do!

Per il resto della giornata è solo freddo e nuvole, pioggerellina ed ancora freddo!

Ma, come avrò modo d'imparare nelle settimane a venire, è per Noi Commissari di percorso che venne coniato il motto "Né la neve, né la pioggia, né il caldo, né il buoi della notte impedisca a questi uomini la conclusione dei giri loro assegnati" (ndr. il motto verrà, poi, ripreso dai Pony Express e dalla US Postal Service "Neither snow, nor rain, nor heat, nor gloom of night stays these men from the completion of their appointed rounds")


Con 'solo' mezz'ora di ritardo si chiude la mia prima giornata da commissario di percorso.

Alla fine mi ritrovo infreddolito, umido: la muffa mi è arrivata al tallone mentre all'altezza del ginocchio iniziano a formarsi dei fiunghi che, seppur affamato, non mangio per il sospetto che essi siano velenosi.

Perché, Vi chiederete Voi, il Vostro affronta tutto questo e situazioni anche peggiori nei mesi a venire? Miei Cari, la risposta è molto semplice: denaro, vile, sporco denaro! E, ricordatelo, sono moneta corrente nel nostro BelPaese, moneta con la quale si pagano le bollette e ci si può comprare da mangiare!

In realtà, con lo scorrere delle settimane ci saranno anche altri motivi, ma li scoprirete solo leggendo.

Finito di scambiare i dovuti convenevoli con gli altri commissari, dandoci appuntamento per la settimana successiva, salgo in auto coio miei due nuovi nipotini, big Ale ed Anna (ndr. se loro hanno aderito alla campagna “Adottate un nonno” ed io sono il nonno, per dare seguito al sillogismo loro sono i miei nipotini.

Accomodati che ci siamo, Anna si volta verso di me ed esclama: “Ma come sei rosso! Devi fare attenzione: la prossima volta portati la crema solare, un nostro amico l'hanno scorso si è letteralmente ustionato e si è preso il fuoco di S. Antonio”.

L'osservazione mi sembra di una stupidità assoluta e mi verrebbe da dire a big Ale “Ma alle gare di moto fanno entrare anche le femmine?”, ovvero, rivolto a lei “Senti, bambina … palla lunga e correre!”.

Ma me ne sto buono ed abbozzo, un po' perché da Busca a Torino ci vuole un'ora d'auto e non ho la benché minima idea di quanto mi ci voglia a piedi senza contare che non saprei neppure in che direzione andare, un po' perché – mica sono così stupido – non dimentico che Anna è la ragazza di big Ale e big Ale è veramente tra il grosso e l'imponente: potrebbe mangiarmi in un sol boccone!

Insomma, mi scaricano in via Saluzzo ed io mi avvio verso la metro (ndr. a quest'ora c'é) attraversando quella kasbah che è il quartiere di San Salvario cercando di mimetizzarmi tra la folla indossando la maschera da magrebino che, prudentemente, avevo nello zainetto.

Un'ora dopo sono a casa, doccia calda ed a letto senza mangiare, non perché sono stato cattivo, ma perché sono troppo stanco.


Lunedì 22 marzo 2010.


Uscito che sono a fare 4passi4, forse anche 8passi8, incontro 3, ma forse anche 4 persone e tutte se ne esordiscono con la stessa battuta: “Ma sei stato al mare? Che bella tintarella!” ed a me sembra di cogliere dei loro sguardi la battuta che si trattengono dal dire “Ma guardalo lì, a piangere miseria e, poi, se ne va a fare i fine settimana al mare ...”.

Per quanto la cosa possa sembrare assurda, ho il sospetto che si siano messi d'accordo tra loro, anzi, tra loro ed Anna.

Entro in un bar a prendere un caffé ed anche il barista se ne esce con la stessa battuta”Ma sei stato al mare?”.

Avrei voglia di dirgli quello che si merita, anche perché da poco ha aumentato il costo della tazzina da 85 a 90 cents, ma mi trattengo e decido di andare in bagno a … pettinarmi.

Entro, faccio quello che devo fare e per cui, in realtà, sono andato al bar e prima di uscire, come dovrebbero fare tutti, mi lavo le mani.

Mentre sono lì che mi lavo le estremità superiori (ndr. non volevo ripetere 'mani', spero apprezziate la nota stilistica) alzo lo sguardo e la mia attenzione viene attratta dalla faccia che vedo riflessa: una faccia completamente viola!

Ora, Voi lo sapete e se non lo sapete dovreste saperlo e comunque io Vi ho avvertiti, nei bar bisogna sempre fare molta attenzione: potrebbe esserci qaulcuno alle Vostre spalle e non necessariamente per rubarVi il portafoglio ...

Eppure questa faccia ha qualcosa di famigliare: provo a fare un paio di smorfie ed a girarmi di scatto e, sopresa delle sorprese: sono io!!!

In conclusione, non solo in una giornata ho guadagnato senza colpo ferire 50euro50, ma mi sono pure abbronzato: insomma, mi pagano per abbronzarmi!


(segue)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.

143. Finchè vedrai sventolare bandiera gialla ... (parte 2/3) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Insomma, eccoci tutti qui, pronti a partire, ma, prima, le doverose presentazioni.

Vabbé, big Ale, Anna (la fidanzata di big Ale) e Francesco (il marito della migliore amica di Anna, la fidanzata di big Ale) già li conosco dal corso quindi evito di presentarmi di nuovo.

Gianluca è piccoletto e paffutello; oserei dire stempiato, ma la verità è che sulla sua cucuzza mi ci potrei specchiare. Per essere le 7.30 di una fredda ed umida domenica mattina è sveglio, anzi sveglissimo, certi più sveglio di tutti noi messi insieme; il Francesco di cui sopra non fa testo: considerando che sembra ancora più addormentato della prima volta che lo conobbi è fuori quota e non fa statistica!

L'altro Francesco che – come scrissi nella puntata precedente - per distinguerlo dal primo, chiamerò di volta in volta Cecco, Pepe, Fra' ovvero Cesco non spiccica una parola, limitandosi a gurdarsi intorno furtivo e schivo.

Tanto per fare il simpa-simpatico decido di presentarmi, di volta in volta, come Romolo (ndr. che è, poi, il vero nome del Vostro), quindi come Marco e, dulcis in fundo, come Maria, gettando confusione a palate.

Senti, - mi interrompe big Ale non iniziare a fare il cazzone ...”.

Mi limito a convenirne.

Faccio le mie scuse e mi ripresento ora come Maria, ora come Marco, quindi come Romolo.

Fatte le dovute e debite presentazione di rito, come in ogni gruppo di appassionati di moto viene il momento della più classica a scontata delle domande: “Ohmatuchemotoc'hai?”.

Ognuno dice la sua, a parte Francesco I che ricomincia a parlare della sua 'mitica' esperienza al Mugello (vedi post 141. “Di corsa alle corse” parte 2/2).

Quando viene il mio turno sento una decina di occhi puntati contro a mo' di fucilazione ed un pesante silenzio scende su tutto il quartiere.

Come fosse la cosa più naturale di questo mondo mi viene da dire: “Beh, io ho un GTT giallo” (ndr. si ricorda ai non torinesi che GTT sta per Gruppo Trasporti Torinesi).

La mia risposta suscita ad un tempo stupore e perplessità. Mi sembra di sentire dentro quelle testoline quel brusio frenetico che facevano i primi piccì nell'elaborare i dati.

Francesco I, con lo sguardo cattivo-cattivo, rompe gli indugi e fissandomi torvo schiocca un: “Scusa,maèunnuovomodellodichemarca?”.

Big Ale, che è 'big' anche nel non mangiare la foglia si sente in dovere di spiegare, senza che, peraltro, io gliel'avessi chiesto: “Senti, Fra', lascialo perdere … andiamo a fare colazione”.

Grazie al bisogno di zuccheri di big sono scampato al linciaggio e sono qui a renderVi conto mi sarei dilettato durante i fine settimana dei mesi successivi: carino da parte mia, vero?

Fatta che abbiamo colazione in un bar di fiducia del big dove ho motivo di ritenere egli abbia anche una percentuale in paste e glasse sugli avventori che porta, ci dividiamo in due auto ed imbocchiamo corso Unità d'Italia (ndr. Italia che è unita solo nei corsi).

Io sono con big Ale ed Anna che, evidentemente, hanno aderito alla campagna 'Adottiamo un nonno', considerando che tutti gli altri compagni d'avventura sono almeno una decina d'anni più 'ciofani', come direbbe Ratzy.

Durante la strada si gioca al gioco del silenzio ed a me sta più che bene: ho bisogno di recuperare un po' di sonno!

Anna dorme (arguto come sono lo deduco argutamente dal suo russare), mentre Ale ascolta la radio.

Egli è letteralmente ipnotizzato da una sordida trasmissione che rievoca truculenti omicidi seriali negli IuEsEi, i cui passaggi più granguignoleschi (*) vengono da lui commentati con dei sonori “Senti, và che roba … che storia ... pazzesco … forte ...” per la gioia di Anna che commmenta biascicando qualcosa di incomprensibile nel suo dormiveglia.

A me non viene richiesto di partecipare con mie considerazioni: per fortuna, perchè, da una parte sto cercando di prender sonno, dall'altra cerco di capire se mi trovo in balia di due serial killer.

La strada prosegue sempre diritta e big Ale la percorre con lieta baldanza ad una media che non scende mai al di sotto dei 150 km/h.

Io m'immaginno già i titoli dei giornali: “Che ci faceva l'anziano (ndr. il Vostro) sulla macchina che si è schianata contro un pioppo in compagnia di due serial killer? Vittima o complice?”.

Le uniche curve che affronta il sagace big sono per le rotonde che i vari comuni hanno messo tanto per spendere un po' di tasse estorte ai probi concittadini e la cui costruzione è stata affidata a ditte di amici, parenti e/o amanti.

Tutto quanto sopra per una buona orata, ovvero fino a quando, senza diminuire di velocità – non sia mai – big Ale non affronta prima una curva a 90°, sulla destra quindi, dopo una cinquina di minuti, un'altra curva che, per non essere da meno della prima, è anch'essa a 90° questa volta a sinistra.

Siamo arrivato al 'mitico' kartodromo di Busca.

Busca è una paesino sconosciuto a generazioni di italioti che, peraltro, vivono benissimo senza neppure sapere che esista. Esso è segnato solo su qualche dettagliata cartina militare, cartina custodita gelosamente in qualche archivio ed ivi dimenticata.

In codesto kartodromo big Ale è di casa e lui si sente a casa.

Tutti i presenti nel recinto erboso ammesso alle stalle dove, prima delle corse, si sellano i cavalli ed i fantini li fanno riscaldare (ndr. paddock) ed all'interno del bar gli si fanno incontro per scambiarsi calorose e virili paccate sulle spalle accompagnate da facete battute.

Ovvio che, entrato nel bar, big Ale sente il bisogno di colmare quel vuoto che ancora sente nello stomaco e per tacitare quel fastidioso languorino che non gli permette di ragionare a mente lucida.

Visto che non ho la minima idea di quello che ci si aspetti da me, alle 8.25, ovvero 5minuti5 prima dell'inizio della gara, mentendo sapendo di mentire spudoratamente anche a me stesso, mi avvicino al big ed ammetto: “Uè, Ale, senti, cioé, ecco, vedi io ho perso gli appunti che avevo preso al corso, cioè, sì, insomma … che devo fare?”.

Big Ale rivela in quest'occasione tutta la sua comprensione, anche perché più che probabilmente da gennaio aveva intuito che con le moto io lego come l'acqua con l'olio e mi spiega: “Senti, dimenticati tutto quello che hanno detto al corso: sono cazzate”.

“Mi rincuora saperlo, quindi …?” rilancio con charme assecondandolo.

“Senti, - prosegue didattico e didascalico – l'unica bandiera che ti serve è quella gialla: quando un pilota cade nel tuo tratto di pista tu sbandieri, l'importante è che sbandieri descrivendo un 8”.

Mi verrebbe da domandargli delle altre 9bandiere9, ma la sua risposta è così rassicurante che mi tacito prima ancora di parlare.

Anzi, ad essere proprio completamente sincero come Voi avete imparato a conoscermi, soggiungo un: “Certo, certo … anche a me sembravano un mucchio di caSSate …”.

“Senti – conclude – tu vatti a mettere lì (ed indica un vago punto lungo la pista che io non esito a non individuare) e tieni questa: è la fotocopia delle gare di oggi!”.

Lieto dell'inaspettato regalo, mi sento in dovere di aprire subito il foglio che mi viene offerto, sì come quando viene fatto un regalo esso va aperto di fronte a chi lo porge: lo esige il bon ton!

Il foglio è fitto fitto, con una serie di prove e gare che si succedono ad un ritmo incalzante di 12 minuti, dalle 8.30 alle …...................... 18.00, con una pausa di addirittura un'ora a metà foglio che potrebbe indicare l'ora del pranzo”.

“Ehi, Ale, ci dev'essere un errore: cioé, ecco, … e-sat-ta-men-te quali sono le gare che noi dovremmo seguire?” domando, reso perplesso anche dal fatto che, non essendoci interruzioni tra una gara e l'altra mi domando come uno possa andare in bagno, non essendoci stato fornito alcun catetere.

Ironico e persino un po' beffardo big Ale mi squadra dal basso al basso (ndr. big Ale è una 15ina di cm più alto del Vostro, ma quest'ultimo non gliene vuole) e ridacchiando aggiunge: “Senti, gli unici due errori sono che la pausa pranzo potrebbe saltare e che sicuramente finiremo dopo le 18! ... Qualcosa da obiettare?”.

Pago, completamente pago della risposta e stonato, completamente stonato dall'idea di restarmene piantato come una bandierina in mezzo ad un triste prato per un giorno intero mi avvio mesto ma disciplinato alla mia postazione, anche se non ho ancora ben capito dove sia.

Le prove hanno inizio.


(segue)


NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.




(*) Grand Guignol è il nome di un teatro parigino situato nel 9e arrondissement che, dalla sua apertura nel 1897 fino alla chiusura avvenuta nel 1963, si specializzò in spettacoli decisamente macabri e violenti. Il nome deriva da Guignol, ovvero una marionetta ideata dal burattinaio Laurent Mourguet, raffigurante un operaio dell'industria serica di Lione, noto per la sua irriverenza e tenacia con la quale difendeva i propri diritti scornando inevitabilmente i "potenti".

L'aggettivo granguignolesco è divenuto nel tempo sinonimo di macabro o cruento, anche al di fuori della terminologia dello spettacolo.

142. Finché vedrai sventolare bandiera gialla ... (parte 1/3) - Le inchieste del commissario Marmittoni

I giorni passano, le settimane passano e, per non essere da meno, anche i mesi passano e di big Ale nessuna nuova, il che, in questo caso, non equivale a buona nuova. Ho più di un fondato motivo che sia da qualche parte nel Pacifico a svernare coi soldi vergognosamente sottratti a gonzi par mio.

A conti fatti sinora sono in passivo di 64.50 euro, ho perso una serata e, quello che più brucia, ho la sensazione di essere stato preso per i famosi fondelli, quand'ecco che …


giovedì 18 marzo 2010


VVVVRRRR, VVVVRRRR (ndr. il Vostro continua ad avere il cellulare col vibra e non gli è venuta ancora in mente alcuna altra onomatopea) (*): “Senti, tienti libero per domenica 21, ci vediamo alle 7 da me in via Saluzzo che si va a Busca!” e chiude.

Non mi posso sbagliare, l'incipit della telefonata e la cir-concisione non possono che essere di big Ale.

Insomma, per la serie 'Chi non muore si risente' (ndr. dato il contesto sarebbe stato quanto meno inappropriato il 'si rivede') eccomi in ballo.

A dire il vero, ad essere proprio, ma proprio sinceri non avrei alcuna voglia di presentarmi al dannato (ndr. l'aggettivo che avrei voluto usare sarebbe stato un altro, inizia con 'f' e finisce con 'ottuto', purtroppo so che alcuni di Voi non tollerano le parole volgari né tantomeno le licenze poetiche ed io mi adeguo pur di non perdere lettori), ma devo in qualche modo rientrare del folle anticipo sborsato a gennaio.


Domenica 21 marzo 2010


Il vero problema che si presenta al Vostro per essere puntuale all'appuntamento quella fredda ed uggiosa (ndr. se il Lucio ha abusato di codesto aggettivo, non vedo perchè non posso farlo anch'io) domenica mattina è che Egli non ha la disponibilità di un'autovettura (ndr. spero apprezziate l'uso del termine appropriato 'autovettura' in luogo del generico 'macchina') indi ragion per cui si deve avvalere dei potenti mezzi messi a disposizione dall'inadeguata ed inaffidabile GTT (per i non torinesi – non tutti sono tenuti ad esserlo – GTT è un acronimo per Gruppo Trasporti Torinesi).

Il che, lo spiego a Voi che il fine settimana ronfate come se nulla fosse finché non suonano le campane di mezzogiorno) equivale a dire che per attraversare la città da una parte a quell'altra per arrivare all'orario prefissato nonché imposto dal big il Vostro si deve caricare la sveglia alle 05.00: avete letto bene, ma Ve lo scrivo anche in lettere perché sicuramente qualcuno farà confusione: alle cinque … del mattino.

Allora, tanto per darVi un quadro della situazione, la sveglia trilla alle 05.00 il che mi concede la bellezza di 15minuti15 per fare colazione e qualcosa che dovrebbe somigliare ad una doccia. La doccia essa è gelata tanto per rinforzare la dose della sveglia.

L'ascensore è di una lentezza che rende ragione all'aggettivo esasperante: credo sia, se non il più lento di Torino, sicuramente il più lento d'Italia ... non so se rendo l'idea.

Alle 05.20 il Vostro arranca per strada in stato comatoso, con passo incerto ed occhio gelatinoso per il freddo proiettato (ndr. è un'elegante artificio del discorso volto a creare particolari effetti, altrimenti detto 'immagine retorica' ... tanto per rendere l'idea) alla volta della fermata del bus.

La prima intenzione è quella di raggiungere la fermata del 65, ma, proprio come accade quando la sfiga s'accanisce, ecco che mi taglia la strada con una sonora pernacchia e mi rende impossibile arrivare in tempo alla fermata che, pure, è ad una cinquantina di metri: non Vi aspetterete seriamente che il Vostro, una gelida domenica mattina, alle 05.00, affronti uno scatto imperioso che potrebbe stroncarlo con un infarto?

Poco male, resta da giocare la carta della metro, peraltro assai più rapida!

Già, peccato che il Vostro non abbia mai preso la metro la domenica mattina alle 05.00: arrivato che sono alla fermata, essa è sprangata da un cancello che neppure oserei dire chiuso, ma sprangato e financo sigillato!

Resta un'ultima chance: il 101! E' o non è il Vostro ricco di risorse delle quali, onestamente, non lo ritenevate capace?

Con occhio da falchetto (ndr. o da aquilotto se preferite, la sostanza non cambia) il Vostro scruta l'orizzonte avvolto nel buio (ndr. oggi vado forte con le figure retoriche, nevvero?) nella vana speranza che il grosso bus si materializzi.

Sono quasi sul punto di tornare sui miei passi, quand'ecco che l'ansimante (ndr. il 101) arriva: sono le 06.10 ed il Vostro inizia ad avvertire i primi sintomi dell'ipotermia, ovvero dell'assideramento: brividi (solo nello stato iniziale), pelle secca e fredda, battito cardiaco e respirazione rallentati, forte sonnolenza.

Un paio di passeggeri scendono per aiutarmi a salire e propongono di bruciare sul bus dei giornali già letti per scongelarmi, ma l'odioso autista si oppone ostenendo in modo saccente che il regolamento lo vieta.

Un'anziana coppia che, probabilmente, è uscita presto di casa per prendere un posto in prima fila alla messa delle 12 mi passa accanto e la megera sibila 'barbun d'un drugà!' (ndr. 'barbone d'un drogato!') ... non ho la forza di contraddirla!

Poco male, dopo una ventina di minuti, all'altezza di piazza Statuto, le dita dei piedi riprendono un minimo di sensibilità ed arrivato a Porta Nuova sono in grado di riprendere – seppure con una certa qual difficoltà – quella che vorrebbe essere la posizione eretta tipica degli ominidi.

Ancora due fermate e arrivato che sono all'incrocio tra via Nizza e via Velperga Caluso mi tocca scendere, cosa che faccio – date le condizioni – con inaspettata eleganza nell'incredulità dei passeggeri.

Ancora un isolato ed ecco big Ale che mi accoglie con un caloroso “Senti, abbiamo cambiato programma, gli altri arrivano per le 7.30, accompagnami che devo pisciare il cane”.

Non è un invito: è un ordine tanto perentorio quanto categorico ed io mi adeguo di buon grado.

Tanto per non fargli pesare la mia disavventura mattutina e ripescando in fondo allo zainetto il mio consueto sense of humor, ribatto con mascella e labbra congelate: “Alle 7.30? Poco male … tanto la domenica mattina mi sveglio sempre presto!”.

Il cane che big Ale ha seco (ndr. con sé) è uno strano incrocia tra una decina di razze siberiane sconosciute persino agli esquimesi.

Esso è, ad ogni buon conto, un molossoide, nemmeno tanto piccolo, ma tozzo, con una cassa toracica che nemmeno con una spranga d'acciaio riuscireste a spezzare (ndr. non si vede perché dovreste farlo, ma Ve lo sconsiglio vivamente) che non abbaia né ringhia e, si sa, se è vero che 'can che abbaia non morde' …

Forse per renderlo più simpatico o perché da piccolo avrebbe voluto un dalmata, ha pensato bene di chiamarlo 'Pongo', nome che, peraltro, non lo rende più socievole.

Giriamo per San Salvario quella ventina di minuti (e Vi garantisco che l'avere al mio fianco Pongo e, forse ancor di più, big Ale, mi tranquillizza più che parecchio essendo a San Salvario) quand'ecco che una gaia strombazzata annuncia l'arrivo degli altri commissari: Francesco, Gianluca, ed un altro Francesco che, per distinguerlo dal primo, chiamerò di volta in volta Cecco, Pepe, Fra' ovvero Cesco.

Chi manca all'appello? Anna, la fidanzata di Big Ale che arriva con occhiali da sole (ndr. Vi dico solo che è buio pesto) per nascondere le borse sotto gli occhi che farebbero invidia alle borse della spesa!

(segue)
NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.


(*) L'onomatopea è una figura retorica che riproduce, attraverso i suoni linguistici di una determinata lingua, il rumore o il suono associato ad un oggetto o ad un soggetto cui si vuole riferimento, mediante un procedimento iconico tipico del fonosimbolismo.

Ne sono esempi “gracchiare, strisciare, bisbiglio, rimbombo, ecc” e alccuni versi di animali diventati parole, come il bau bau del cane, il miao del gatto, il pio pio del pulcino.

Come non ricordare, chi non ricorda La Fontana malata dell'Aldo Palazzeschi? “Ciof, clop, cloch,/cloffete,/clocchete,/chchch.../E' giù,/nel cortile,/la povera/fontana/malata”.