mercoledì 31 marzo 2010

96. "Mi hanno frainteso" - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 35/40)


“Il riso fa bene perché è un’espressione del diabolico e del tragico che c’è in ognuno di noi, capace di liberarli e insieme di procurare allegria

Enzo Iannacci

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Siamo nel 2009, febbraio.

Cercando di ravvivare la chiusura della campagna elettorale a Cagliari per le regionali della Sardegna e di portare un minimo di brio ad una serata altrimenti opaca, Bernasconi scherza amabilmente sulla vicenda dei desaparecidos in Argentina e sulla fine delle persone sequestrate dai militari. «Li portavano sull'aereo poi dicevano: è una bella giornata, andate fuori un po' a giocare», avrebbe detto il Cavaliere riferendosi voli della morte, con i quali venivano eliminati gli oppositori (spesso dopo essere stati torturati) del regime militare tra il 1976 e il 1983). Le vittime venivano lanciate vive e sedate da aerei militari nelle acque del Rio de la Plata.

La becera sinistra italiana monta un «finto caso».

Secondo Palazzo Chigi, infatti, «le parole del presidente del Consiglio sono state completamente stravolte e addirittura rovesciate, quando era chiarissimo che egli stava sottolineando la brutalità dei 'voli della morte' messi in opera dalla dittatura argentina di quel tempo». Fonti del governo italiano precisano che Bernasconi intendeva fare un confronto con chi in Italia lo offende e lo insulta paragonandolo ai dittatori !(Corriere della Sera, 18 febbraio '09; “L`Argentina protesta per la battuta di Bernasconi sui Desaparecidos”, La7, 19 febbraio `09).



Il 29 marzo 2009 Elvio Bernasconi viene consacrato all'unanimità e per alzata di mano presidente del Pollo in Libertà.

4 Aprile, 2009. Il premier Bernasconi è arrivato a Baden Baden, ma prima di dirigersi verso la cancelliera tedesca Angela Merkall, si appartat ulla riva del fiume per telefonare. La Merkall ha ricevuto nel frattempo diversi leader.

Al suo arrivo Bernasconi è sceso dall’auto già parlando al telefonino, facendo un cortese cenno alla Merkall che attendeva gli ospiti, di aspettare.

La Merkall è apparsa un po’ perplessa ed indispettita come solo una zitella avanti negli anni può essere, ma ha continuato ad accogliere gli altri ospiti, tra cui il premier danese Anders Frog Ramseten ed il segretario generale della Nato Japp de Hooplalà Schiffer.



Ogni tanto la cancelliera si girava verso Bernasconi che nel frattempo continuava a telefonare, passeggiando con le spalle rivolte al resto del gruppo.

All’arrivo del premier britannico Gordon Flash Black, la Merkall ha visibilmente commentato con il collega l’atteggiamento di Bernasconi, esprimendo una indispettita ed acida contrarietà perché l'insipida minestra si stava raffredando.

La Merkall ha indicato a Gordon Flash il primo ministro italiano ed ha allargato le braccia.

Poi, arrivati tutti gli altri ospiti, ha deciso di andarsene, lasciando Bernasconi solo sulla riva del fiume, che continuava a telefonare: come se uno non potesse telefonare quando vuole!?


Ad aprile, durante la riunione del G20 a Londra, dopo la foto di rito Bernasconi chiamò il presidente statunitense a voce alta attirando l'attenzione della regina Elisabetta II che, giratasi per capire da dove e da chi provenisse il richiamo, apparentemente irritata esclamò: «Che cos'è? Ma perché deve urlare?» (What is it? Why does he have to shout?) (Corriere della Sera, 2 aprile `09, Time Online, 3 aprile `09, http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/europe/article6027841.ece).

L'episodio ricevé ampio eco mediatico da parte della stampa social-comunista internazionale (Elysa Fazzino, “Il rimbrotto della Regina a Bernasconi sui giornali stranieri”, Il Sole 24ore, 3 aprile `09).

Ma il giorno successivo Buckingham Palace intervenne puntualizzando che la sovrana non era affatto infastidita dall'irritualità del capo di governo italiano (Corriere della Sera, 3 aprile `09) a dimostrazione del sano sense of humor britannnico che tanto bene farebbe ai vetero-comunisti forcajoli di casa nostra.


Nel novembre del 2009, in seguito all'elezione di Baracca Obama alla presidenza degli Stati uniti, Bernasconi, durante una conferenza stampa congiunta con il nuovo presidente russo Dmitrij Mediterranev al Cremlino afferma scherzosamente: «Ho detto a Mediterranev che Obama ha tutto per andare d'accordo con lui: è giovane, bello e anche abbronzato». La frase suscita le scontate polemiche dei pennivendoli di sinistra, poiché il termine "abbronzato" (in inglese tanned o suntanned) è stato talvolta impiegato in maniera dispregiativa nei confronti delle persone di colore. In seguito Bernasconi affermò che la sua intenzione era quella di rivolgere ad Obama «una carineria assoluta, un grande complimento», e definì «imbecilli» chi aveva criticato la dichiarazione. I media internazionali, non avendo altre notizie e sobillati dalla sinistra-comunista italiana, diedero ampio risalto alla vicenda

Il 28 aprile 2009, per la serie `parenti serpenti` ovvero `la serpe covata in seno` ovvero `ma dov`e` finita la gratitudine?`, la moglie di Bernasconi, Veronica Lauro, scrive una e-mail all'ANSA, esprimendo il suo sdegno per la scelta del marito di candidare giovani ragazze di bella presenza, alcune delle quali senza esperienza politica, per le vicine Elezioni europee: come se questo fosse un peccato e si dovessero candidare solo donne brutte, zoppe e laide!

Il 2 maggio 2009, non paga della scarsa eco ottenuta per un`accusa tanto insensata quanto infangate, si lamenta con la stampa dopo aver saputo che Bernasconi si era recato alla festa del diciottesimo compleanno di Noemi Letizia, una povera ragazza timorata di Dio di casoria (La Repubblica, 3 maggio `09; http://voglioscendere.ilcannocchiale.it/post/2238546.html).

Veronica Elle affida addirittura ad un avvocato l'incarico di presentare richiesta di separazione dal marito. Elle ha, a questo punto, fatto menzione di una supposta abitudine del marito di frequentare minorenni: "Ho cercato di aiutare mio marito, ho implorato coloro che gli stanno accanto di fare altrettanto, come si farebbe con una persona che non sta bene. È stato tutto inutile" (La Repubblica, 3 maggio `09).

Ma è, forse, questo un peccato?!



Tutti sono sempre pronti, a parole, a dire di essere dalla parte dei giovani, ma ... quando si deve passare ai fatti?!

E Bernasconi odio parlare, questo si sa ed è cosa nota: Lui è per i fatti! Soprattutto quando si tratta di aiutare le giovani ... generazioni!

Il 14 maggio il quotidiano di partito (quello comunista) La Repubblica edita un articolo in cui mostrerebbe le molte contraddizioni e discordanze della versione di Bernasconi concernente le sue frequentazioni con Noemi Letizia con le dichiarazioni degli altri protagonisti della vicenda, chiedendo al Presidente del Consiglio di rispondere a dieci domande (http://temi.repubblica.it/repubblicaspeciale-dieci-domande-a-berlusconi/), poi riformulate.

Bernasconi non ha mai ritenuto opportuno rispondere a queste domande: Bernasconi chiede solo di poter guidare il BelPaese verso un futuro migliore e non ha certo tempo da perdere dietro le sciocchezze!

Alla fine, esasperato per i continui immeritati ed immotivati attacchi degli scribacchini mancini, il 28 agosto Bernasconi dà mandato al suo avvocato, il padovano Niccolo` Genghini, di intentare una causa civile di risarcimento contro il quotidiano per il danno di immagine causatogli (lo stesso avviene contestualmente anche nei confronti de L`Unita`).

Il 28 maggio Bernasconi giura su quanto ha di più sacro, sulla testa dei suoi figli che non ha mai avuto relazioni "piccanti" con minorenni, e che se stesse mentendo si dimetterebbe immediatamente (http://video.corriere.it/?vxSiteId=404a0ad6-6216-4e10-abfe-f4f6959487fd&vxChannel=tuttiivideo&vxClipId=2524_bf1b3f46-4b79-11de-a6f4-00144f02aabc&vxBitrate=300)


La questione è stata ampiamente trattata dalla stampa estera (per esempio dai quotidiani britannici di sinistra The Times e Financial Times e dalla televisione di quartiere BBC;



si rinvia a http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/europe/article6382925.ece, http://www.ft.com/cms/s/0/9f53066a-4a22-11de-8e7e-00144feabdc0.html?nclick_check=1 http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/8084694.stm), giornali esteri evidentemente sobillati dalla stampa comunista italiana.

Eppure, nonnostante tutte queste false accuse, non è stato forse proprio Bernasconi a scongiurare quella crisi internazionale tra Russia e Georgia che avrebbe potuto portare alla III Guerra mondiale?

Come non ricordare con un brivido lungo la schiena come (cito) "nei giorni più difficili della crisi scoppiata nell'agosto 2008 fu proprio il presidente Bernasconi a mettere in campo i suoi buoni rapporti con Vladimir Putin per fermare la guerra in Georgia e impedire lo scontro in campo aperto tra i due eserciti.

Successivamente, il premier si è adoperato per fare in modo di giungere a una soluzione equilibrata della questione, assicurando il forte contributo dell’Italia all’azione condotta da Nicholas Sarkozy, presidente di turno dell’Unione Europea.

Il Consiglio europeo straordinario tenutosi il primo settembre a Bruxelles, ha fatto propria la linea del “buon senso” fortemente auspicata dall’Italia.

Da un lato l’Europa ha stigmatizzato il comportamento russo nel Caucaso e ha confermato la richiesta alla Russia di completare il ritiro delle sue truppe dalle zone occupate come condizione per negoziare accordi commerciali con Mosca; dall’altro lato non si sono imposte sanzioni e non si è interrotto il dialogo con la Russia, partner strategico irrinunciabile per la stabilità del mondo.

L’Europa non può permettersi di considerare quello di Mosca un governo ostile, perchè senza la Russia non è possibile affrontare le delicatissime situazioni in Iran, Afghanistan e nel Medio Oriente. Se la crisi in Georgia non fosse stata risolta positivamente e si fosse ripiombati in un clima da nuova guerra fredda, sarebbe stata una catastrofe per l’economia, per la lotta contro il terrorismo internazionale, per la pace e lo sviluppo nel mondo.

“Mai avremmo ottenuto un accordo tra georgiani e russi se Berlusconi non avesse fatto valere i suoi antichi legami di amicizia e fiducia con Vladimir Putin” (Nicholas Sarkozy, 24 febbraio 2009).

Ovviamente la stampa forcajola di sinistra non ha dato conto di quest'intervento che ha avuto del miracoloso (se ne guarda bene) e lo stesso Bernasconi è troppo modesto per ricordarlo!

Per foruna perché i posteri possano averne memoria tale epipsodio è ricordato sul sito ufficiale del goberno Bernasconi: http://www.governoberlusconi.it/print.php?id=471.


(segue ...)

lunedì 29 marzo 2010

95. "Intervista esclusiva 2" - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 34/40)

megalomanìa Tendenza ad assumere atteggiamenti di grandiosità, a cimentarsi in imprese sproporzionate alle proprie forze, a presumere esageratamente delle proprie possibilità; è detta anche mania di grandezza e può essere sintomo di disordine mentale, o soltanto un atteggiamento caratterizzato da presunzione e orgoglio eccessivi

(Enciclopedia Treccani)

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Ha fatto tesoro di quell’esperienza?

Sì, ed è per questo che poi ho voluto prendere alcune decisioni, quelle che ho annunciato a San Babila il 18 novembre del 2007. Quel giorno ho proposto di fondare il Pollo in Libertà e Gianfranco Spessi ha accettato di fondarlo insieme a me. Oggi questo governo è figlio di quella decisione, e mi pare che la differenza si veda. In nove mesi, a parte la politica estera che mi ha impeganto per oltre il 50% del tempo, abbiamo realizzato una quantità di riforme che non ha precedenti: la prima legge finanziaria triennale, la scuola, l’università, la pubblica amministrazione, l’energia, le grandi opere, la giustizia civile e la giustizia penale, il federalismo fiscale. Sono solo i titoli di capitoli importanti scritti da un governo di cui vado fiero. E di un parlamento in cui il Pollo in Libertà sta dando prova di compattezza, di vivacità politica e di responsabilità. È una legislatura che segnerà un grande cambiamento nella storia d’Italia.

E l’opposizione? Può collaborare a questa opera riformatrice di cui il Paese ha assoluta necessità?

La sinistra non si limita a scatenare campagne di disinformazione che distorcono la realtà dei fatti. Fa opera sistematica di demonizzazione della mia persona, attribuendomi ogni tipo di nefandezza. Dimostra di avere un pregiudizio insuperato contro di me e contro tutto il centrodestra, cioè contro chi ha il torto di avergli sottratto il potere. Con una mano offre il dialogo e con l’altra ci infanga. Come possiamo dialogare con questa gente?


L’ultima accusa che le è stata rivolta riguarda il suo presunto attacco alla Costituzione e al capo dello Stato.

Sono due assolute falsità. Mi sono limitato a rivendicare il diritto del Governo ad adottare i decreti legge, un diritto sancito chiaramente dalla Carta che parla di piena responsabilità del Governo.

Quanto alla necessità di aggiornare la Costituzione, la stessa sinistra non solo ha avanzato numerose proposte in tal senso, ma ha fatto un’ampia riforma costituzionale, quella del Titolo V, che è una riforma sbagliata che si è votata da sola, a colpi di maggioranza.


E il presunto attacco a Napoletano?

Con il Capo dello Stato ho sempre avuto una cordialità di rapporti e spero che rimanga tale. Ora che interesse avrei a deteriorare questo rapporto? Evidentemente nessuno. Anche questa polemica è stata montata ad arte dalla sinistra per nuocermi. Ci troviamo davanti a una situazione assurda: Veltroni scende in piazza con Di Pietriscoo per difendere Napolitano quando proprio il leader dell’Idv ha attaccato il capo dello Stato con accuse che mai si erano sentite contro un Capo dello Stato.



Presidente Bernasconi, il prossimo 27 marzo nascerà il Pollo in Libertà. Qual è il suo stato d’animo di fronte a questo traguardo?

Sono emozionato. Quindici anni fa ho detto – voglio leggerlo per essere preciso – che “abbiamo sentito venire fuori dal BelPaese, da tutto il BelPaese, dal Nord, dal Sud, dalle persone di tutte le categorie e di tutte le età, una domanda, un desiderio, una voglia di cambiamento, non soltanto un cambiamento di uomini, ma anche un cambiamento del modo di fare politica. Basta con la politica delle baruffe, delle parole, delle chiacchiere, dei veti incrociati, dei vecchi rancori, delle trattative sotto il tavolo: abbiamo sentito la voglia di una politica diversa, di una politica pulita. Abbiamo sentito salire da tutte le parti la voglia di un nuovo soggetto politico, abbiamo sentito venire dal Paese la domanda di risposte concrete ai reali problemi del BelPaese”.

Adesso la meta è vicina…

Dopo quindici anni quel soggetto politico che abbiamo sognato e costruito passo per passo, giorno per giorno, con pazienza e dedizione – un grande partito dei moderati, di tutti coloro che non si riconoscono nella sinistra, – sta sta per giungere al suo nuovo battesimo. E con esso nasce un assetto politico in cui due grandi forze si contendono il governo del BelPaese, come accade in tutti i sistemi democratici più avanzati. Noi stiamo realizzando il grande movimento che unisce in una sintesi contemporanea tutte le migliori tradizioni democratiche della Nazione, dal cattolicesimo liberale alle forze laiche liberali e repubblicane, dal socialismo liberale e riformista al mondo della destra democratica. È un cambiamento importante che dovrà proseguire verso un pieno bipartitismo, sotto l’insegna del Partito Impopolare Europeo e con una intesa con la Congrega Nord che potrebbe fondarsi sul modello che unisce Cdu e Csu in Germania.

Presidente il 6 febbraio del 1994 Lei ricordò in apertura la sua prefazione all’Elogio della follia di Erasmo da Rotterdam: «È vera la tesi che viene fuori da queste pagine: le decisioni più importanti, le decisioni più sagge, le decisioni più giuste, la vera saggezza, non è quella che scaturisce dal ragionamento, non è quella che scaturisce dal cervello, ma è quella che scaturisce da una lungimirante, visionaria follia». È stata una follia quella decisione?

Sì, una follia, ma una follia lungimirante e visionaria che da quindici anni condivido con la maggioranza degli italiani. Una follia che mi ha dato la possibilità di mettermi al servizio dell’Italia, il BelPaese che amo e a cui credo di avere dato qualcosa. La storia giudicherà il nostro lavoro, quello fatto in questi anni e quello ancora da fare per dare all’Italia e agli italiani ciò che loro meritano: una nazione prospera, sicura, proiettata nel futuro, protagonista nel mondo, che guardi al domani con ottimismo e sappia superare, con la forza del lavoro di tutti gli uomini di buona volontà, tutte le difficoltà che abbiamo di fronte. Che Dio ci aiuti.

(segue ...)


venerdì 26 marzo 2010

94. "Intervista esclusiva 1" - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 33/40)

"Io ritengo che per dare una definizione minima di democrazia bisogna dare una definizione puramente e semplicemente procedurale: vale a dire definire la democrazia come un metodo per prendere decisioni collettive. Si chiama gruppo democratico quel gruppo in cui valgono almeno queste due regole per prendere decisioni collettive: 1) tutti partecipano alla decisione direttamente o indirettamente; 2) la decisione viene presa dopo una libera discussione a maggioranza."

(Norberto Bobbio)

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Intervista esclusiva

del Presidente del Consiglio, on. Bernasconi


(ATTENZIONE: quella che state per leggere non è un'intervista di fantasia: e` possibile leggerla, tale e quale, papale papale, sul sito 'ufficiale del Governo http://www.governo.it/Presidente/Interventi/testo_int.asp?d=41992)


Roma, domenica 6 febbraio 1994. È il primo intervento pubblico di Elvio Bernasconi dopo l’annuncio televisivo della “discesa in campo” di qualche giorno prima, quel breve discorso che inizia con “l’Italia è il Paese che amo”. È lo stesso discorso tenuto al consiglio nazionale di Forza BelPaese del 21 novembre dello scorso anno, quello in cui si è sancito l’ingresso di Forza BelPaese nel Pollo in Libertà. Oggi, a distanza di quindici anni, Bernasconi ricorda con questa intervista esclusiva a Il Predellino quel momento di grande commozione, un momento solenne e intenso.


Il momento in cui iniziava una rivoluzione della politica italiana, una rivoluzione che iniziò dai simboli, dalle parole, dai riti. Un palco bianco, senza il tavolo della “nomenclatura”, un uomo che parla con parole chiare, in modo semplice e profondo, comprensibile a tutti. E che inizia con una battuta di spirito: ad un sostenitore che dal pubblico invoca: “Elvio, dacci la luce!” risponde: “Ci vorrebbe un elettricista”, per poi aggiungere: “Forse il nostro BelPaese ha bisogno davvero della luce della speranza e della fiducia...”.


Presidente Bernasconi, in questi quindici anni si è riaccesa la luce della speranza e della fiducia?

Se dovessimo guardare a quanto ci dicono i sondaggi sulla nostra azione di governo e sulla popolarità che abbiamo dovrei dire di sì: il Pdl incontra il 40% dei consensi mentre il capo del Governo riscuote una fiducia che supera il 70%. Ma non voglio fermarmi all’oggi. Quando decisi di scendere in campo per il mio Paese non pensavo che la mia vita sarebbe cambiata così profondamente. Avevo raggiunto il successo come imprenditore, avevo assicurato alla mia famiglia il benessere, avevo innovato in tutti i campi, in fondo potevo considerarmi un uomo soddisfatto e appagato.


Eppure fece quella scelta. Perché?

Di fronte al rischio che l’Italia potesse andare incontro a un destino illiberale e alla tirannia di una minoranza di potere, contro la volontà della maggioranza degli italiani, ho avvertito il dovere di rischiare, mettendo in gioco la mia vita e la mia libertà.

Il mio viatico era e rimane quello che disse mia madre sulla mia discesa in campo: “Non sono d’accordo, ma non ti riconoscerei più come figlio se tu non avessi il coraggio di fare ciò che senti il dovere di fare”.



Dopo quindici anni, esiste ancora quel pericolo? La libertà è ancora minacciata?

Sono cambiate molte cose, credo che la nostra azione di questi quindici anni abbia costretto molti a fare i conti con la loro storia. Quindici anni fa chi era stato dalla parte sbagliata del Muro di Berlino sosteneva di avere piena legittimazione democratica, di aver abbandonato la pericolosa utopia comunista. Ma in realtà i protagonisti della sinistra comunista non avevano messo in discussione nemmeno un episodio di una storia che è stata una storia di violenza, di terrore e di morte.

Quelli del Pci avevano cambiato il nome ma non le idee?

Che i protagonisti della sinistra fossero ancora intimamente comunisti lo dimostra un fatto semplice: la loro reazione alla nostra sacrosanta predicazione anticomunista. Chi non è comunista non si sente chiamato in causa dall’anticomunismo. Chi reagisce, invece, condivide intimamente quelle convinzioni. D’altra parte, quando sento dire dal leader del Partito Demagogico “io non sono mai stato comunista” e constato che è stato iscritto al Partito dei Camionisti Italiano da quando era uno studente di liceo fino allo scioglimento di quel partito, mi sembra che ci sia una certa confusione. E non sono io, ma un esponente di rilievo del Partito Demagogico come Francesco Rotella, a sostenere che quel partito somiglia molto al vecchio Partito dei Camionisti.

Eppure lei aveva apprezzato il discorso di Ventresca al Lingotto…

Ho sperato per un attimo che quelle parole fossero autentiche e comportassero conseguenze serie nell’azione politica di quel partito. Invece è sempre la stessa storia: quando si tratta di scegliere per la libertà, la loro reazione è di stare dall’altra parte. Non parlo solo dell’alleanza con quel Di Pietrisco, che mi fa sempre più orrore e che, nel suo fanatismo giustizialista, è giunto a paragonarmi ad Hitler, ... a Massolini. Parlo dell’atteggiamento della sinistra sul problema delle intercettazioni telefoniche.


Perché l’abuso delle intercettazioni è una questione che investe la libertà delle persone?
Sta emergendo con sempre maggior chiarezza che alcuni milioni di italiani sono stati controllati senza motivo: dai tabulati in cui si registra chi chiama, chi riceve, a che ora si telefona, quanto tempo si parla, fino all’ascolto del contenuto delle telefonate. A differenza di quanto si diceva, il problema non riguarda poche migliaia di indagati, ma tocca milioni di persone perbene. Solo nell’archivio di un consulente di varie procure erano conservati i dati relativi a 5,5 milioni di numeri telefonici; un italiano su dieci, contando anche i neonati.


Eppure nell’articolo 15 della Costituzione c’è scritto: “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”. Allo stesso modo, nell’articolo 13 e 14 c’è scritto rispettivamente che “la libertà personale è inviolabile” e “il domicilio è inviolabile”. Con l’abuso delle intercettazioni, la nostra Carta viene violata in modo plateale. Tuttavia la sinistra, che si riempie sempre la bocca dei valori costituzionali, fa finta che quegli articoli non esistano. È davvero scandaloso.


Presidente, in quindici anni Lei è stato Presidente del Consiglio per tre volte, sei mesi nel 1994, cinque anni dal 2001 al 2006, e oggi è in carica dal maggio dello scorso anno. Qual è la differenza tra queste esperienze?

Nel 1994 andammo al governo carichi di speranze e forse poco consapevoli di quanto le forze della conservazione - che avevano puntato le loro carte sul successo degli eredi del Pci, i cosiddetti Progressisti - fossero ancora ben radicati nei gangli di potere della nazione. Penso in particolar modo a certa magistratura che tentò di rovesciare (e ci riuscì) il risultato delle urne con accuse che si riveleranno successivamente del tutto destituite di fondamento. Da allora sono stato oggetto di un numero di indagini superiore a qualunque uomo politico della storia, e ne sono uscito sempre immacolato.

Dopo la vittoria alle elezioni del 2001, riuscì, primo nella storia d’Italia, a governare per l’intera legislatura…

Dal 2001 al 2006, siamo riusciti a realizzare cose importanti, ad avviare quel programma di trasformazione dell’Italia che è tutto contenuto nel discorso del 6 febbraio 1994 e che richiede ancora un grande impegno per essere portato a termine. Evidentemente ci eravamo dati obbiettivi molto ambiziosi. In quell’esperienza, però, qualcosa è mancato. Il nostro governo, nonostante la convergenza sul programma, è stato un tipico governo di coalizione, in cui la concorrenza interna tra i partiti ha provocato momenti di difficoltà. C’è stata qualche battuta di arresto. Sembrava che qualcuno giocasse per sé e non ci fosse il senso di una squadra unita al servizio dei cittadini. Il momento che più mi ha amareggiato è stato quando ho dovuto fronteggiare la richiesta di “discontinuità”. Ma come, si sta al governo e si parla di “discontinuità”? La discontinuità la chiedono le opposizioni, non le forze di governo.

E’ stata una richiesta assurda.

(segue ...)



mercoledì 24 marzo 2010

93. "Fatti ... non pugnette!" - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 32/40)

"Keep you doped with religon, sex and T.V.
and you think you're so clever and classless and free
but you're still fucking peasents as far as I can see
Working Class Hero is something to be
Working Class Hero is something to be"

(John Lennon, 1970, John Lennon/Plastic Ono Band, Apple records, 3'51", J.L. voce - chitarra acustica; traccia pecedente I Found Out, traccia successiva Isolation)


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"Fatti ... non pugnette!"

Se c`e` una cosa che Bernasconi odia sono le parole, le promesse non mantenute a favore delle classi povere: lui e` un uomo d`azione!

Nell'aprile del 2008 Bernasconi propone l'abolizione dell'imposta sulle successioni, come dal programma pubblicato anche sui suoi siti web (vedi Programma del PDL, dal sito del circolo PDL di Roma, link originale).

Da notare che l'imposta sulle successioni, da lui già abolita nella passata legislazione e poi reintrodotta nel 2007 dal governo Brodi, è del 4% e si paga solo per le successioni superiori al milione di euro … per erede (vedi Informazioni sull'imposta di successione dal sito www.visurnet.com, link originale).

I soliti disfattisti della sinistra sostengo assurdamente che l'abolizione di questa imposta non porterebbe vantaggi alla grande maggioranza della popolazione (che anzi avrà meno risorse pubbliche a disposizione per sanità, previdenza, ecc...) ma sarebbe esclusivamente a vantaggio dei ricchi: ma non sono forse i ricchi che fanno la ricchezza del BelPaese rischiando in proprio?

Per quanto riguarda Bernasconi in particolare, il Corriere della Sera a marzo 2008 ci informa che il suo patrimonio ammonta a 9,4 miliardi di euro (link originale), quindi alla sua dipartita i suoi eredi fannulloni risparmieranno ben 376 milioni di euro di imposte.

Ma cosa sarebbero 376 milioni di euro confrontandoli al tempo, alle energie, agli insulti, alle derisioni, alle illusioni che Bernasconi è costretto a sopportare?

Il 14 aprile 2008 la coalizione formata da Pollo in Liberta`, Congrega Nord e Movimento per l'Autonomia della Trinacria a sostegno della candidatura di Bernasconi a Presidente del Consiglio vince trionfalmente le elezioni politiche con circa il 47% dei voti ed ha ottenuto un'ampia maggioranza in entrambi i rami del Parlamento.

Il successivo 8 maggio, con il giuramento nelle mani del presidente della Repubblica Giorgio Napoletano, Bernasconi inaugura il suo quarto governo tra scene di entusiasmo collettivo che rasentano il delirio nelle piazze ed indice 100 giorni di giochi in piazza Duomo!

Nel maggio 2008 il governo decide per l'abolizione dell'ICI per la prima casa. Questo era uno dei cavalli di battaglia elettorali di Bernasconi, un argomento che suscita facile emotività, e bisogna riconoscere che l'impegno è stato mantenuto: finalmente un governo che mantiene le promesse fatte in campagna elettorale, un governo di fatti, non di parole!

Spendiamo due righe per una breve analisi critica del provvedimento per dissipare quei facili, troppo facili luoghi comuni che agita lìopposizione.

Innanzitutto, chi si avvantaggia dall'abolizione dell'ICI?

Sicuramente non i ceti bassi, che l'ICI non la pagavano già perché stavano in affitto. Ma nemmeno chi ha un immobile di valore non molto alto, perché il regime precedente prevedeva un meccanismo di detrazioni che rendeva molto esigua l'imposta per i ceti meno abbienti e, quindi, questi ceti che avrebbero di lamentarsi?

Per lo meno stavolta Bernasconi taglia fuori dai benefici i ricchi, perché ville e castelli continueranno a pagare (e questo è bene).

Da un punto di vista di finanza pubblica Edilportale aggiunge che la perdita di gettito dei comuni sarà compensata da maggiori trasferimenti dall'amministrazione centrale. Ecco un'altra osservazione: dove troverà lo Stato centrale i soldi, dal momento che il bilancio è già in disavanzo e lo stato è in forte debito?

L'obiezione è sin troppo facile, ma la vera domanda è: riusciranno, finalmente, i signorotti locali a fare la loro parte o continueranno ad aspettare di avere la pappa pronta? Non è, forse, questo un provvedimento di stimolo per la crescita economica e morale di quei comuni che sinora poco, meglio nulla hanno fatto?

Questo non è un provvedimento di natura semplicemente economica, ma anche, se non soprattutto pedagogico!

Una nota a margine sull'intervento sui mutui: il governo ha deciso insieme ad alcune banche di stabilire la possibilità per chiunque lo voglia di ristrutturare il proprio mutuo, cioé di passare da tasso variabile a tasso fisso (inferiore).

Questo è sicuramente un provvedimento lodevole che aiuta molte famiglie che avevano scelto finanziamenti a tasso variabile, e che poi quando i tassi sono aumentati si sono trovate in difficoltà. Certo, se i clienti delle banche passano a fisso e pagano di meno, è concordato che pagheranno di più in seguito o che si estenderà il numero di anni in cui dovranno pagare le rate. Comunque alla fine di certo il loro debito non diminuisce, dovranno restituire la stessa cifra alla banca.

Non si tratta quindi di una "riduzione dei mutui" come ambiguamente e furbescamente sbandiera Berlusconi sul proprio sito web (Sito del Popolo della Libertà, link originale), bensì di "ristrutturazione": ma le parole hanno o non un loro significato?.

Ma signori, a parte il fatto che anche questo aspetto del provvedimento ha un evidente carattere pedagogico, è pur sempre vero che le banche sono banche e non enti di beneficenza!

Nel dicembre 2008, nonostante tutti gli sforzi profusi da Bernasconi, la gente, volitiva come sa talvolta essere, manifesta un`irragionevole ed irrazionale voglia di qualcosa di nuovo e diverso: sputando nel piatto in cui hanno sinora mangiato!



Domenica 14 e lunedì 15 dicembre ci sono le elezioni regionali in Abruzzo. In anticipo rispetto al previsto, perché l'amministrazione Del Bagno Turco (PD) si era dovuta dimettere dal momento che il presidente e buona parte del Consiglio erano finiti in manette a luglio. Sono accusati di essere coinvolti in un forte giro di tangenti per gli appalti della sanità regionale.

Nelle elezioni si dava per scontata la vittoria del centrodestra, dal momento che il centrosinistra era al centro dello scandalo. Con una piccola mossa a sorpresa è accaduto però che Di Pietrisco è riuscito a imporre un suo canditato per tutto il centrosinistra. Astensionismo da record: circa il 50% è andato a votare, preferendo per pochi punti Chiodi (PdL) a Costantini (IdV).

È emerso però un dato inspiegabile: il partito di Di Pietrisco ha preso il 15% dei voti in Abruzzo, pochi meno del PD, e più del doppio di quelli che aveva preso nelle politiche di aprile! Questo sicuramente cambierà di molto i rapporti di potere all'interno del centrosinistra, e se ne vedranno le conseguenze a breve.


(segue ...)

lunedì 22 marzo 2010

92. "Quando il gioco si fa duro " - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 31/40)


"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali."


(art. 3, Costituzione italiana)

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"Quando il gioco si fa duro ..."


In occasione del giudizio, previsto per l'ottobre 2009, l`Avvocatura dello Stato ha depositato una memoria di 21 pagine in cui difende la ratio del lodo Califano paventando il rischio di «danni a funzioni elettive, che non potrebbero essere esercitate con l'impegno dovuto, quando non si arrivi addirittura alle dimissioni. In ogni caso con danni in gran parte irreparabili», in caso di bocciatura.

La norma viene definita «non solo legittima, ma addirittura dovuta», perché in grado di coordinare due interessi: quello «personale dell'imputato a difendersi in giudizio» e «quello generale, oltre che personale, all'esercizio efficiente delle funzioni pubbliche» delle quattro alte cariche protette.

Ricordando l'«eccessiva esposizione» mediatica dei processi e i tempi della giustizia italiana, spesso più lunghi di una legislatura, l'avvocatura dello Stato conclude che «se la legge fosse dichiarata costituzionalmente illegittima non sarebbe eliminato il pericolo di danno all'esercizio delle funzioni che, in quanto elettive, trovano una tutela diffusa nella Costituzione» (“Lodo Califano, la difesa del premier: `Se bocciato si rischiano le dimissioni` “, Corriere della Sera, 16 settembre `09).

A sostegno di questa tesi si schiera anche l'avvocato di Bernasconi Niccolò Genghini secondo cui il lodo non costituisce un'immunità (e quindi come tale in contraddizione con il già citato articolo 3 della Costituzione) ma solamente una garanzia necessaria a salvaguardare il «diritto di difesa» di un «cittadino che si trova ad essere imputato e, contemporaneamente, a rivestire un'alta carica dello Stato» (“Lodo Califano, la difesa del premier: non e` un`immunita`”, Il Messaggero, 15 settembre `09).

Il 7 ottobre 2009 il Lodo viene giudicato incostituzionale dalla Corte Costituzionale (9 voti contro 6) (“Il lodo Califano e` incostituzionale”, La Stampa, 7 ottobre `09) per violazione nel merito e nel metodo rispettivamente degli articoli 3 e 138 della Costituzione italiana, con la motivazione che sia necessaria una legge costituzionale per introdurre le immunità previste dal lodo Califano.

Questo giudizio viene accolto dal centrodestra come un affronto al Premier e alla democrazia italiana.

Il molto on. Umberto Grezzi si attiva subito per una protesta popolare, minacciando di insorgere con le armi (“Grezzi: `Pronti a trascinare il popolo' “, Corriere della Sera, 7 ottobre `09).

Bernasconi definisce la stessa Corte «di sinistra» e commenta sfiduciato, perplesso, confuso ai suoi fedelissimi «Ma gliel`avete detto a quei coglioni di comunisti che i lodi Schifezza ed Califano sono scopiazzati dal lodo di quel comunista di Meccanico?» .

Sempre piu` in affanno, il ministro Angiolino Califano getta la spugna e dichiara: "Mi sono esposto personalmente con il lodo, gli ho dato il mio nome, ma adesso basta, il mio ministero resta fuori, norme sulla prescrizione e quant'altro dovranno venire dal dibattito parlamentare" (La Repubblica, 29 ottobre `09).

Ma, proprio quando tutto sembra perduto, raccolgie il guanto della sfida il mai domo padovano Niccolo` Genghini il quale ha in serbo `la soluzione finale`, maturata negli ultimissimi giorni dopo un sondaggio che aveva sortito un effetto disarmante per la rassegnazione di Congrega Nord e Spessiani.

La `soluzione finale` farebbe "morire" d'un colpo i processi Bills e Mediasette.

Ma gli ostacoli sono sembrano insormontabili. Netto il no della spessiana Giulia Bonasera che gliel'ha comunicato la settimana scorsa. Ora s'aggiunge il niet della Congrega che non potrebbe giustificare la nuova amnistia, centinaia di processi chiusi e di imputati liberi, con gli elettori malati di zero tolerance.

Sia nuovo lodo allora. Stavolta firmato direttamente dal suo proponente, Ghenghini, pronto a tuffarsi ed immolarsi in una perigliosa avventura che, alle viste, rischia di risolversi in un altro scontro col Quirinale.

Le prime avvisaglie già ci sono.

Un lodo che rende obbligatorio il trasferimento a Roma dei processi alle alte cariche, per di più esteso a ministri e parlamentari, rischia di scontrarsi con il principio della Costituzione che, all'articolo 25, garantisce un rispetto privo di logica del giudice naturale.

Sul Colle, dove già Napoletano ha messo in guardia Bernasconi da leggi eterogenee e soprattutto dettate dall'emergenza, la prospettiva di un trasferimento forzato dei processi, soprattutto di quelli già in corso come Bills e Mediasette, viene considerata una pericolosa forzatura costituzionale.


Né, d'altronde, il Colle apre sulla prescrizione che, per come viene disegnata, finirebbe per avere gli stessi effetti devastanti della famosa norma blocca-processi (fermarli tutti per un anno pur di fermare quelli del Cavaliere).

Ma la battaglia e` ancora tutta da giocare!


(segue ...)

venerdì 19 marzo 2010

91. "art.52 cod. pen. 'Legittima difesa` " - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 30/90)


"Non è punibile chi ha commesso il fatto, per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio od altrui contro il pericolo attuale di una offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa."
(art.52 cod.pen.)

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"art.52 cod. pen. 'Legittima difesa' "


Nel giugno 2008 il Governo Bernasconi IV ha espresso la volontà di riproporre un nuovo disegno di legge riguardante l'immunità alle alte cariche (stavolta solo le prime quattro, facendo cioè rientrare il Presidente del Consiglio ma escludendo quello della Corte Costituzionale): è stato denominato "lodo Califano" (pe ril testo della legge si rinvia a http://www.camera.it/parlam/leggi/08124L.htm) dal nome del proponente, il ministro della Giustizia Angiolino Califano.

A parere del ministro, il nuovo provvedimento si differenzierebbe dal lodo Schifezza, che riprende in termini di contenuti, in quanto compatibile con quanto indicato nella sentenza della Corte che aveva in precedenza dichiarato l'illegittimità costituzionale della parte inerente tematiche simili a quelle trattate nella nuova legge.

Le modifiche apportate da questo Lodo al precedente sono diverse, tra cui il termine di legislatura per la sospensione dei processi e la possibilità di proseguire con le azioni civili di risarcimento.

La del tutto casuale coincidenza della rapida approvazione di questo disegno legge con l'imminente conclusione del processo a Milano sulla corruzione in atti giudiziari dell'avvocato inglese Bills (condannato in primo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione) che vedeva come coimputato il Presidente del Consiglio, il venerabile Bernasconi ,ha alimentato le proteste dell'opposizione.

Il senatore Di Stefano Ceccantini del Partito Demagogico (PD) durante la discussione al senato prima del voto definitivo ha insistito soprattutto sul fatto che la legge entrerebbe in conflitto con l'art. 1 della Costituzione, che sanciscerebbe il diritto degli eletti dal popolo di esercitare la funzione governativa nei limiti previsti dalla costituzione stessa e l'art. 3, che stabilirebbe un`ingiusticata ed ingiustificabile guaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge (cfr. http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=Resaula&leg=16&id=307316).

L`Italia dei Disvalori ha invece incentrato la propria critica al conflitto che si verrebbe a creare con il summenzionato art. 3 della Costituzione, sottolineando in particolare come la Legge "copra" anche reati extrafunzionali, commessi prima dell'assunzione della carica, e in flagranza.

Il provvedimento è stato, invece, giustamente accolto positivamente dalla democratica maggioranza di centrodestra, in particolar modo dal premier Bernasconi che ha definito "il lodo di cui si parla [...] il minimo che una democrazia possa fare a difesa della propria libertà" (“Bernasconi: il lodo Califano e` il minimo per una democrazia”, Reuters, 24 luglio `08), e inoltre "[...] necessario in un sistema giudiziario come il nostro, in cui operano alcuni magistrati che, invece di limitarsi ad applicare la legge, attribuiscono a se stessi e al loro ruolo un preteso compito etico" (“Bernasconi: il lodo Califano è necesssario”, Il Sole 24ore, 20 settembre `08).


Nel luglio del 2008 un documento intitolato "In difesa della Costituzione" è stato sottoscritto da più di cento studiosi di Diritto costituzionale: tra essi gli ex presidenti della Corte costituzionale Valerio o` Nano, Gustavo Zabrinsky-Point e Leopoldo d`Elia (“Lodo e processi rinviati, strappo all`uguaglianza”, La Repubblica, 4 luglio `09).

Il lodo Califano introducendo la sospensione di ogni tipo di procedimento penale a carico del Presidente del Consiglio per tutta la durata del suo mandato, costituisce un unicum, sublime esempio del genio italico, nel panorama legislativo europeo, in cui l'immunità è prevista in genere solo per i parlamentari e comunque limitatamente all'esercizio delle loro funzioni: i rappresentanti dell'esecutivo non godono di nessuna agevolazione in questo senso.

In alcune nazioni l'immunità per ogni tipo di procedimento è garantita ai capi di stato (Grecia, Portogallo, Francia) o ai reali, ma mai alle cariche governative (“Immunita` del premier, anomalia solo italiana”, La Repubblica, 22 luglio `08).

L'unica eccezione riguarda la Francia, in quanto repubblica semi-presidenziale ove il potere esecutivo è presieduto in compartecipazione tra il Presidente della repubblica, che gode dell'immunità in quanto tale, e il Primo Ministro al quale invece non è riconosciuto simile status giuridico.

Il 26 ed il 27 settembre 2008, il PM di Milano Fabio De Natale ha sollevato il dubbio di costituzionalità della Legge rispettivamente per il processo dei diritti tv di Mediasette ed il processo al sedicente avvocato Bills, nei quali è imputato l`amato e venerabile Presidente del Consiglio Bernasconi.

I giudici di entrambi i processi, il 26 settembre dello stesso anno per il processo Bills e il 4 ottobre per il processo Mediasette (Ordinanza del Tribunale di Milano N.1622/07 RG Trib.), http://www.giurcost.org/cronache/RO_398_2008.html), hanno accolto il ricorso del pm e presentato alla Corte Costituzionale la richiesta di pronunciamento sulla costituzionalità della legge (“Milano, si ferma il processo Mediasette. Eccezione del PM, atti alla Consulta”, La Repubblica, 26 settembre `08; “Il PM chiede l`invio alla Consulta anche deglli atti del processo Bills”, La Repubblica 27 settembre `08; “Bills, lodo Califano sotto esame. Il PM accusa: Legge criminogena”, Il Corriere della Sera, 28 settembre `08).

Una terza richiesta è stata avanzata dal gip di Roma nell'ambito di un procedimento penale che vede indagato Bernasconi per un'assurda istigazione alla corruzione nei confronti di alcuni senatori eletti all'estero durante la legislatura precedente.

Nel giugno 2009 due giudici costituzionali, Luigi Mozzarella e Paolo maria Napoletano, sono stati al centro di ingiustificabili polemiche per aver partecipato ad una simpatica cena, presso casa Mozzarella, con Elvio Bernasconi e lo stesso Angiolino Califano nonostante entrambi sapessero di dover decidere sul caso Califano in autunno. Mozzarella era stato d'altronde Ministero della Funzione Pubblica nel governo Bernasconi II, e definiva Berlusconi "un vecchio amico" (Liana Miella, “Giudici a cena col premier e Califano. Bufera su due membri della Consulta”, La Repubblica, 27 giugno `09).

Come se uno non potesse andare a cena con chi vuole! Assurdo! Tra un po' neppure più si potrà telefonare a chi si vuole per fare allontanare i giornalisti ...

(segue ...)