martedì 27 luglio 2010

138. Un emendamento proprio carino


Pensavate, speravate che avessi chiuso col blog? Niente di più sbagliato!

Al solito sto lavorando per Voi ad una nuova saga:

"Le avventure del commissario Marmittoni",

il cui primo post dovrebbe vedere la luce in settimana.

Ma, ne frattempo, ci sono altri uomini che stanno lavorando per Voi, anzi ... per Noi.

Nel caso non lo sappiate, si sono inventati un emendamento proprio carino.

Zitti zitti, nel disegno di legge sulle intercettazioni avevano infilato l'emendamento 1.707, quello che introduceva il termine di "Violenza sessuale di lieve entità" nei confronti di minori.

I firmatari erano alcuni senatori che proponevano l'abolizione dell'obbligo di arresto in flagranza nei casi di violenza sessuale nei confronti di minori, se - appunto - di "minore entità".

Senza peraltro specificare come si svolgesse, in pratica, una violenza sessuale "di lieve entità" nei confronti di un bambino. Scoperto e denunciato l'emendamento, c'è stato il fuggi-fuggi, il "ma non lo sapevo", il "non avevo capito", il "non pensavo che fosse proprio così" uniti all'inevitabile "ci avete frainteso".

Per la cronaca, sono stati scoperti i firmatari dell'emendamento 1707. Annotateli bene:

  • sen. Maurizio Gasparri (Pdl),
  • sen. Federico Bricolo (Lega Nord Padania, colui che proponeva il "carcere per chi rimuove un crocifisso da un edificio pubblico" (ma non per chi palpeggia o mette un dito dentro ad una bambina!);
  • sen. Gaetano Quagliariello (Pdl),
  • sen. Roberto Centaro (Pdl)
  • sen. Filippo Berselli (Pdl, colui che ha dichiarato "di essere stato iniziato al sesso da una prostituta" (e da qui si capisce molto...);
  • sen. Sandro Mazzatorta (Lega Nord Padania, colui che ha cercato di introdurre nel nostro ordinamento vari "emendamenti per impedire i matrimoni misti");
  • sen. Sergio Divina (Lega Nord Padania, divenuto celebre per aver pubblicamente detto che "i trentini sono come cani ringhiosi e che capiscono solo la logica del bastone" (citazione di una frase di Mussolini, tanto in voga, pare, adesso!).


La gabbia che si vuole costruire intorno all’attività di informazione vedrebbe infittirsi le sue maglie se con la "legge bavaglio" si rendesse possibile sanzionare un blogger per non avere tempestivamente pubblicato una rettifica.

Non può certo pretendersi l’immunità dell’informazione via web.

Chi diffonde notizie false e diffamatorie, quale che sia il mezzo usato, deve renderne conto.

Ma la possibilità di una condanna per diffamazione è remora sufficiente ad assicurare la correttezza dell’informazione diffusa via internet.

Aggiungere a questo limite la bardatura della rettifica significa privare l’informazione in rete del suo maggior pregio, che è l’agilità e la possibilità si essere diffusa senza necessità di strutture organizzative onerose, come quelle che sarebbero necessarie al vaglio e alla tempestiva pubblicazione delle rettifiche.

Non c’è ragione di gonfiare ulteriormente il contenzioso che affligge il mondo dell’informazione, gravando sui già inceppati Tribunali ... o, forse, l'obbiettivo è proprio questo?

Da parte mia, riflettendoci, inizio a pensare che questa legge sia cosa buona e giusta: io sono per il ripristino del confino!

Quindi, spero in una denuncia e subitanea condanna al confino ... possibilmente all'isola di Ponza o, in alternativa, a Pantelleria (almeno per il periodo estivo) : avrei risolto i miei - oramai annosi - problemi di vitto ed alloggio!

Al Vostro buon cuore ...


1 commento:

  1. http://www.corriere.it/cronache/10_luglio_22/sospetti-stupratori_0ed318a2-9556-11df-91c3-00144f02aabe.shtml

    La sentenza
    Sospetti stupratori, niente obbligo arresto
    La Carfagna contro la Consulta
    Il ministro: no a una classifica della brutalità

    La sentenza

    Sospetti stupratori, niente obbligo arresto
    La Carfagna contro la Consulta

    Il ministro: no a una classifica della brutalità

    Il ministro Mara Carfagna (Eidon)
    Il ministro Mara Carfagna (Eidon)
    ROMA— Niente più carcere automatico, anche quando sussistono gravi indizi di colpevolezza, per i sospettati di delitti di violenza sessuale, atti sessuali con minorenni e prostituzione minorile. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ha bocciato la norma in questione prevista da un decreto legge approvato lo scorso anno.

    Secondo i giudici della Consulta al magistrato non può essere tolta la possibilità di disporre misure alternative al carcere «nell’ipotesi in cui siano acquisiti elementi specifici, in relazione al caso concreto, dai quali risulti che le esigenze cautelari possono essere soddisfate con altre misure». La Corte Costituzionale ha osservato, nella sentenza n. 265 (relatore Giuseppe Frigo), che «per quanto odiosi e riprovevoli, i fatti che integrano i delitti in questione ben possono essere e in effetti spesso sono meramente individuali e tali, per le loro connotazioni, da non postulare esigenze cautelari affrontabili solo e rigidamente con la misura massima», cioè il carcere. Inoltre, la Corte ha ritenuto ingiustificata l’equiparazione dei delitti sessuali ai delitti di mafia (anche in questo caso è previsto il carcere obbligatorio) e ha osservato che la funzione di rimuovere l’allarme sociale «è una funzione istituzionale della pena», conseguenza di un giudizio definitivo di responsabilità, e non può essere affidata alla fase antecedente a un giudizio di colpevolezza.

    In definitiva— ha concluso la Consulta— la norma che dispone obbligatoriamente la custodia in carcere dell’indagato per delitti sessuali va cancellata perché viola l’articolo 3 della Costituzione (uguaglianza davanti alla legge) «per l’ingiustificata parificazione » dei procedimenti a quelli concernenti i delitti di mafia; l’articolo 13 (libertà personale), che costituisce il fondamento del regime ordinario delle misure cautelari; l’articolo 27 (funzione della pena), in quanto attribuisce alle misure cautelari funzioni tipiche della pena. Duro il commento del ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfagna: «Non esiste e non possiamo accettare una classifica della brutalità. Per noi, cioè coloro che hanno scritto ed approvato questa legge, chi violenta una donna o, peggio, un bambino deve filare dritto in carcere, senza scusanti, da subito». «L’intervento della Corte — ha proseguito — è giustificazionista, lontano dal sentire dei cittadini, e, purtroppo, ci allontana, sebbene di poco, dalla strada verso il rigore e la tolleranza zero contro i crimini sessuali che questa maggioranza ha intrapreso sin dall’inizio della legislatura».


    io sono con Calderoli e la sua idea di castrazione ...chimica ?

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