venerdì 30 luglio 2010

140. Di corsa al corso (parte 1/2) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Venerdì 15 gennaio 2010

La settimana stava finendo senza infamia né lode – il che è già qualcosa, non molto, ma certamente qualcosa – e confesso che mi ero già dimenticato del corso di cui aveva favoleggiato l'Alessandro.

Non mi ci vuole molta fantasia né l'aver fatto un corso da psicoterapeuta per affermare che si tratta di una rimozione psicologica: io e le moto, come l'acqua e l'olio. Non sono mai riuscito a guardare una gara di moto dall'inizio alla fine, solo le partenze e le cadute nei vari telegiornali sportivi.

Ma, come si suol dire, l'uomo propone ma Dio dispone (e considerate che sono pure ateo!).

Me ne andavo allegramente (a dire il vero neppure troppo 'allegramente', ma sentivo come il bisogno di abbellire la frase con un avverbio e 'allegramente' mi suonava meglio di 'beffardamente') camminando quand'ecco che VVVVVRRRR – VVVVRRRR (ndr. il Vostro ha il cellulare col vibra, magari VVVVRRRR-VVVVRRRR non rende l'idea, ma ci si avvicina) …

“Senti, dove ci diamo il gancio per stasera?”

Non ci si può sbagliare, solo l'Ale ha questo tic linguistico che farebbe perdere la pazienza a qualsiasi logopedista degno di questo nome. Quanto al 'gancio', beh i ciofani parlano così, con buona pace del Dante, del Manzoni e di compagnia bella.

“Ah, giusto, stavo proprio pensando che non avevo il tuo numero di telefono e che non avrei saputo come rintracciarti ...” rispondo falso come un Giuda.

“Senti, per te va bene alle 19 in corso Svizzera?” taglia corto l'Ale che intuisco essere persona che non ama perdere tempo e/o che non vuole spendere soldi per la ricarica del cellulare.

“E' incredibile, credo si tratti di telepatia perché io stavo per proporti proprio la stessa ora e lo stesso posto” ribatto sapendo di essere ben poco credibile.

Nelle due ore che mi separano dall'appuntamento cerco di farmi venire in mente tutte le scuse più verosimili per disertare l'appuntamento, giustificazioni del tipo “Sarei proprio voluto venire, ma mi si è rotta l'auto” ma – merda – gli ho già detto che non ho l'auto; oppure “Non so proprio come scusarmi, ma ho impiegato un'ora ad attraversare piazza Chironi dove stanno facendo dei lavori”, già così faccio pure la figura del cretino perché avrei potuto fare qualunque altra strada; “La coda alla posta è stata più lunga del previsto e non mi sono accorto di che ore fossero”, peccato che a quest'ora gli uffici postali siano chiusi.

Insomma, per farla breve, stavo ancora pensando al modo più efficace per sfilarmi dall'impiccio, quando si fanno le 19 e caso vuole che sia proprio sul luogo dell'appuntamento.

Lungo il marciapiede ci sono diverse auto in attesa e delle ragazze che escono dagli uffici; la stessa scena si ripete una decina di volte: la ragazza allunga il collo a destra ed a manca, strombazzata da una delle tante auto a mo' di segnale di riconoscimento, la ragazza saluta ora con la manina ora col braccio, si fionda nell'auto, rapido bacino al tipo al volante e l'auto riparte.

Insomma, la stessa scena che potete vedere dopo le 22 in corso Unità d'Italia, per i pratici di Torino, meglio ancora per i pratici di corso Unità d'Italia dopo le 22.

Per chi non fosse pratico né dell'una né dell'altro, fatevelo spiegare da un amico di Torino (ndr. non è necessario e nemmeno indispensabile che sia un amico, basta che sia di Torino).

Alla fine non resta che un'ultima auto con un tipo alquanto losco dentro. L'aspetto del tipo cui accennavo prima del punto è dei meno rassicuranti: per essere grosso è grosso, dal momento che occupa quasi un sedile e mezzo, occhiali squadrati con le lenti nere, testa rasata alla nazischin (ndr. mi sembra di sentirVi obiettare che non si scrive con la 'ch', ma con la 'k', il fatto gli è che sul MIO blog scrivo come mi pare!), barba squadrata geometricamente.

Per farla breve, non è esattamente lo sconosciuto nella cui auto salireste tanto tranquillamente.

Quindi, non necessariamente nell'ordine, non lo saluto e, sicuramente, se cerca di baciarmi mi metto ad urlare.

Stavo, infatti, per andarmene, quando il tipo descrittoVi due paragrafi sopra mi blocca con un affabile “Senti – è proprio lui l'Ale, non ci si può sbagliare -, sali in fretta che c'ho poco di tempo da perdere: dobbiamo andare a ricuperare altri due che nemmeno li conosco”.

A parte l'italiano precario come un elefante in equilibrio sulla proboscide, mi sfugge il nesso tra il poco tempo che 'c'ha' da perdere ed il fatto che neppure li conosca. Ma soprattutto e forse anche di più … se non ha tempo da perdere, se è in ritardo e se neppure li conosce … perché non si va ognuno a casetta sua ed amici come prima?

Invece no!

Con lo sguardo basso e la rassegnazione tipica del bovino che si avvia al macello, salgo in auto e non posso fare a meno di ammirare i pantaloni simil-militare e la canotta nera che indossa l'Ale. Aaaaaaaaaaaaaaaaah, proprio un figurino, uno che alla moda ci tiene coi 5 gradi sotto zero che ci sono fuori: che ci volete fare, l'eleganza è l'eleganza ed ha le sue esigenze!

Con un aristocratico ed elegante “Lieto di fare la sua conoscenza …” Vi aspetterete esordisca l'Ale, ed invece no: L'Ale è una di quelle persone che è fedele al suo personaggio, una di quelle persone che crede che l'abito faccia il monaco, che non indulge in fronzoli e salamelecchi.

“Senti, me ne importa poco, ma è molto che aspettavi?” dice cercando di rompere il ghiaccio.

Nonnò ...” , prima ancora che riesca a biascicare qualcosa di simile ad una frase di senso compiuto ecco che l'Ale riprende il filo del discorso che vuole condividere con me: d'altra parte 1. l'Ale è veramente grosso (ndr. per tale ragione di seguito nella saga assumerà il nome di big Ale) e 2. l'auto e sua e devo aver letto non so dove che un tizio è stato scaraventato da un'auto in corsa per essersi azzardato ad interrompere il guidatore che parlava.

Due ottime ragioni – a mio modesto, inappellabile, sommesso e sottomesso avviso – per condividere con la dovuta attenzione sottolineata dall'inarcarsi delle mie sopracciglia quello che frulla nel cervello di big Ale (ultimo avviso: se vi siete distratti, nel paragrafo precedente ho spiegato che d'ora in avanti Ale è diventato big Ale).

“Senti, ti spiego, allora dobbiamo prima ricuperare 'sti due tipi in fondo a corso Giuglio, sai dov'è che c'è il mega-supermercato, dove c'è l'inizio della To-MI, hai presente, no?!” esordisce big Ale tra l'imperioso ed il minaccioso.

In questi casi la cosa migliore, ho letto su un libro di psichiatria, è non contraddire, quindi assevero e rafforzo il concetto sottolineando un perentorio quanto falso ed ipocrita “Ma sì, certo che ho presente dove inizia l'autostrada To-MI, se non sbaglio proprio dove c'è quel mega-supermercato!” ciondolando la testa dall'alto verso il basso.

“Senti, poi, presi 'sti due tipi devo andare a Settimo To.se a prendere la mia ragazza e Francesco” prosegue big Ale.

“Come sarebbe 'devo andare'? Ed io come vado al corso che neppure so dove sia” gli domando cercando di spiazzarlo con un congiuntivo a fondo frase.

“Senti, me l'aveva detto il Luciano che spari un mare di cazzate, ma anche loro vengono al corso” ribatte con una logica della quale non lo ritenevo capace. Ma l'espressione mia basita (ndr. nel senso di impietrito, attonito, privo di forza di razione) non dipende tanto da quello che potrebbe essere stato un colpo di fortuna (ndr. la stringente logica), quanto dal fatto che se big Ale ha una fidanzata ho ancora qualche speranza!


Raccattati che abbiamo i primi due, big Ale, sprezzante della segnaletica stradale e dei semafori si dirige alla volta di Settimo To.se.

Sul marciapiede, di fronte ad un portone delle case pop (ndr. 'pop' sta per 'popolari') sono una ragazza dagli occhi innamorati ed un ragazzo più alto di lei, segaligno, con lo sguardo perso nel vuoto.

Non Vi potete sbagliare, ma, per maggior sicurezza, voglio togliere ogni possibile a quanti di Voi ne dovessero avere: la prima è la ragazza di big Ale, il secondo è quello che mi verrà presentato come Francesco.

Tanto per confonderVi le idee, ma quello che adesso potrebbe sembrarVi un inutile e ridondante dettaglio avrà la sua ragion d'essere nelle prossime puntate, Francesco è il marito della migliore amica di Anna, laddove Anna è la fidanzata di big Ale.

A questo punto big Ale prende in mano la situazione - ed io sono contento che prenda in mano la situazione e non me – e dispone che ci si divida in due auto: in testa alla mini-carovana sarà lui con Anna e Francesco, dietro io con Gianni e Pino(tto).

Stiamo per avviarci quando chiedo a big Ale “Così, solo per curiosità, ma ... dove si tiene il corso?”.

“Senti, andiamo a Galliate ...” mi risponde appena appena spazientito come se fosse la cosa più naturale di questo mondo, come se tutti i corsi si tenessero a Galliate, come se Galliate fosse in centro del mondo!

“Certo, certo … Galliate – dico cercando di mascherare la mia grassa ed obesa ignoranza -, certo, certo, ma, scusa, ... Galliate è più vicino a Rivoli o a Grugliasco?”.

“Senti, ahahah, non mi dire che non sei mai stato a Galliate? E' vicino a Novara” sogghigna beffardo big Ale.

“Ma certo che sapevo che Galliate è vicino a Novara, ma è che non ho con me il passaporto!”.

“Senti, adesso basta cazzate e partiamo ché se no arriviamo tardi e non sta bene!” dice il big scoprendo il suo bon ton.

E, così partiamo mentre io inizio a domandarmi “Ma che BIPBIP ci vado a fare” (ndr. per motivi di auto-censura i 'BIPBIP' coprono parole di dubbio gusto: Voi potete sostituirle con quelle che più Vi garba).

(continua)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.

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