lunedì 9 novembre 2009

49. Oggi parliamo di sesso (parte 5/12)


Le donne, abbiamo dunque sostenuto nelle puntate precedenti, sono indecifrabili ed imperscrutabili e, probabilmente, anche questo fa parte del loro fascino (?).

Dal momento che aborro la vivisezione, seppure per dimostrazioni scientifiche di indubbio ed indiscutibile valore, permettete che, almeno questa volta, sia io stesso il caso clinico oggetto di studio: almeno parlerò di qualcosa che conosco!

Ricordo qualche anno fa, anch'io, allora, avevo il vezzo di innamorarmi, innamorarmi come un adolescente.

In verità, in verità Vi dico (carino, questo incipit, nevvero?) quando si parla d'Ammmore, l'uomo resta bambino anche quando cresce: credo si potrebbe trattare di 'regressione infantile'.


E questo le femmine lo sanno... e, spudoratamente ne approfittano.

Permettetemi, visto che con Voi (arrivati alla puntata namber faiv) sono in confidenza, di raccontarVi un episodio capitato al Vostro non più di qualche anno addietro.

Sono un po' in anticipo. Meglio, così mi riordino le idee. E quando arriva lei... le dico tutto. Chissà che faccia fa! Secondo me non se l'aspetta. E sì, perché io con lei mi sono sempre tirato un po' indietro. A dire il vero in amore io mi sono sempre tirato indietro. Non che l'abbia fatto apposta ... mi viene naturale, e di solito funziona. Ha sempre funzionato, una tecnica affidabile.


Ha fatto tutto lei, fin dal primo giorno. C'era anche Massimo. Stava ancora con lui. Me la ricordo benissimo: i suoi sguardi, anche un po' troppo... coraggiosi, sfacciati, allusivi. Ma le donne, quando partono... non le ferma più nessuno. Io mi tiravo un po' indietro... chissà, forse per Massimo, anche se personalmente non lo conoscevo, così, per una sorta di complicità maschile... forse perché era proprio una ragazzina...

Ma lei, carina, molto carina, un po' acerba, selvatica ... il mio genere.

Ma... forse ora... perché ho bisogno di freschezza... oramai sono quasi alla quarantina. Certo... sono appena uscito da una storia di quelle tremende... No, bella all'inizio... ma poi... ecco, si fa a chi soffre di più... Amor proprio, ricatti, bisogni assurdi, litigi estenuanti, tragedie... Mamma mia! Che cosa assurda la cattiva qualità dell'amore! Bisognerebbe scappare, subito, così, senza dare spiegazioni, assumendosi tutte le responsabilità... Che poi forse, dopo un po' di tempo, ci si riesce anche a voler bene. Ma al momento è un disastro... Quelle discussioni che durano giorni e notti... colpa mia... colpa tua... E l'angoscia che s'infila dappertutto... ti penetra, ti distrugge... Bisogna scappare... respirare, rinascere. E allora è chiaro che la ragazzina... sì, insomma... sentire qualcosa, qualcosa di nuovo che sta per nascere.

No, io all'inizio non volevo mica. E anche quando ci s'incontrava da soli ... sì, uno scherzo, una carezza, un sorriso ... Non ho mai voluto andare oltre. Mi bastava la sua presenza, mi bastava anche per quando non c'era. Sì, mi bastava sapere che esistesse. Sublimavo... E forse qui ho sbagliato.

"Perché vedi, Silvia...", le dicevo, "tu per me sei come un caricabatterie. Ogni tre o quattro giorni ti vedo, faccio il pieno, e sono a posto."

Quest'immagine del caricabatterie d'amore mi era piaciuta, perché era la prima volta che mi capitava di gioire così naturalmente della bellezza di una donna. Mi pareva bella anche da lontano, qualsiasi cosa facesse, e dovunque me l'immaginassi: in casa da sola, a ridere in mezzo agli altri... o a letto con Massimo. Insomma, l'amavo... in sé, come se non sentissi nessun bisogno... di averla.

"Un altro caffè, per favore!… Sì, normale, come quello di prima".

Devo dire però che ultimamente il pieno... sì, delle batterie... non mi dura più quattro giorni. Consumo di più: tre giorni, due giorni, un giorno... Maledizione! Mi viene in mente spesso, ho voglia di vederla, anche solo di sentirla. Mi ci vorrebbe un caricabatterie a getto continuo. Lei invece è discontinua. D'altronde glie l'avevo detto io. "Nessun impegno, vediamo come va, intanto c'è Massimo...".

E io ora: SPUMM! Un attacco di quelli tremendi: SPUMM! Un avvampo. È come quando accendi il gas e ce n'è troppo: SPUMM! E il mio cuore libero come un pesciolino che circola e va...

Com'è bella la Silvia! Con quel corpo agile, così snello e dolce nelle sue curve, la pelle sottile, e quei capelli lisci e castani che ondeggiano al suo muoversi. Non cammina, lei. Vola.

Vola tra tutti noi come un angelo... un angelo dolcissimo, ma con lo sguardo ironico, furtivo, quasi perverso. Com'è bella! Sono in trance. In me oscillano valori sentimentali... e anche viziosi. Sì, è vero, vorrei proprio sbatterla su un prato, quella canaglietta! Ma anche accarezzarle i capelli per delle ore con sentimento di eternità.

Quand'è così, è l'amore!

Ma sì, Silvia: ti amo, ti amo. E anche tu, lo so... vuoi lasciare Massimo per me. Mi ami, ne sono sicuro. D'altronde ci si doveva incontrare, è il destino. Non si va contro il destino. Ti amo, ti amo. Ti vorrei sempre. Mi manchi, e soffro, anche. Soffro quando non ti vedo, quando non so dove sei. L'amore è quest'ansia... Sarà l'età che avanza, questo senso di vuoto che si vuole colmare

Perché certamente anche tu quando non mi vedi sei in ansia, lo so. Ma sì, piccolina, è vero. È colpa mia che non te l'ho mai detto, non ti ho mai detto "l'unica" parola che ti dovevo dire. Ma ora è finita. Basta con le attese che dilaniano. Tu cosa potevi fare, poverina... Ora sono io che ho deciso, che ti dico tutto...

"Quel caffè...?!"

Non arriva. È un po' in ritardo. A quest'ora c'è traffico, si sa.

Sì, perché lei non bada a queste cose. Non si sa mai che fa... se viene, se non viene... Non le piacciono gli appuntamenti. Ha ragione, è fatta così. È anche di questo che mi sono innamorato. L'orologio... lei non lo guarda nemmeno... anzi, non ce l'ha. Bisogna che gliene regali uno, di quelle belle patacche che dicono "sei mia!" sì, uno swatch, costa anche poco.

Eccola, sta arrivando. Lo sapevo. Non cammina. Vola. Sono pronto, Silvia. Anche a me non mi ci vuole nulla a volare.

È incredibile come le cose tanto attese, al momento che avvengono, siano un po' meno magiche. Non è facile parlare... degli sconvolgimenti del cuore mentre lei inzuppa la brioche nel cappuccino. Si rischia di recitare delle brutte poesie. Ma non posso certo rimandare ad un altro momento. Ecco, mi concentro, aspetto un attimo di silenzio, e glielo dico semplicemente: "Ti amo".

Lei solleva la testa dal cappuccino e con tutta naturalezza: "Io no. Non ti amo. Credevo di amarti, ma non ti amo. Scusami, mi sono sbagliata".

Ah, però, bel colpo.

Un avvampo, un avvampo, un afflusso di sangue... Il cuore, che prima era così dolce al suo posto giusto, ora si sposta un po' verso l'alto, passa rapido attraverso l'esofago, un mattone, e mi si ferma qui, alla gola.

Devo prendere tempo, ritrovare l'equilibrio, non far capire che vacillo, magari dirle un "Ma che hai capito, scherzavo, volevo metterti alla prova...".

"Un altro caffè, per favore".

Che vigliacca! Fa di tutto per farmi innamorare. Mi cerca dovunque, la spudorata. Dice di voler lasciare Massimo per me... che anche lui, poveretto!... Ma chi se ne frega di Mario. Io ora che faccio? Devo rimontare, lo so... Non è facile rimontare, ma bisogna provarci. Ecco, le dico che non ha capito quanto "lei" sia importante per me. Mi sembra un po' freddina. Rincaro la dose. Le scaravento addosso una tale quantità d'amore da far fondere un frigorifero. Niente, non va mica bene. Non fonde. Allora tiro fuori anche la vecchia storia di mia madre che mi trascurava, quella funziona sempre, della vita vigliacca. Scivolo sempre più nella commiserazione, nel patetico, nel pietismo più spudorato. Non so se questa tirata fa effetto o se è ripugnante. Forse lei è intenerita, forse schifata. Niente, solo un po' distaccata. Siamo all'atto finale: "Silvia, Silvia, non mi dirai mica che non mi vuoi almeno un po' di bene!... Restiamo amici... ecco, sì, due fratelli". Neanche questa so se le è piaciuta o no.

Comunque, Silvia mi gela: "Ti ricordi quando mi avevi chiesto di scegliere tra te e Massimo? Beh lui mi ha detto 'Io ti amerò per sempre', mentre tu, sempre coi tuoi dubbi!".

"Ma Silvia, come fa uno a promettere Ammmore in eterno? Nemmeno so cosa succederà domani! Ammmore eterno: si spera che duri in eterno; si può promettere di fare di tutto perchè Amore duri in eterno, ma come si fa a garantire che durerà in eterno? Non è serio!"

Comunque lei ne approfitta: "Sì, volevo vederti... volevo appunto chiederti... sì, un piccolo prestito..."

"Ma certo..." dico io "ci mancherebbe".
"Ecco, solo due o trecento euro".
"Volentieri... con piacere!"

E lei: "Grazie, lo sapevo che ci potevo contare. Sai... Devo andare qualche giorno al mare ... con Mario".

Quando si firma un assegno siamo già in un'altra dimensione. Più ridicola, ma più vera.

"Ah, già..." È come se di colpo rientrassi nella misura normale delle cose. Ora il sublime se n'è andato... ma automaticamente anche il dolore. II mattone è tornato al suo posto. L'amore, che invenzione! Possibile che sia solo questa dolce illusione?
Ora Silvia si alza, allegra come sempre. Mi bacia, mi saluta e si allontana.

Ma non vola. Cammina.

"Cameriere, ... un altro caffè!"

Conclusione

Le femmine della nostra specie, come abbiano iniziato ad analizzare 'scientificamente' nelle puntate precedenti, sono esseri complessi, mutevoli e, per noi maschi, assolutamente indecifrabili.

Loro, come noi, hanno il dono della parola, ma siamo sicuri che noi e loro si faccia lo stesso uso di questo dono?

Permettetemi di considerare, almeno ora, che non deve essere di nostro interesse comprendere se abbiano ragione nell'uso della parola - i maschi o le femmine -, ma solo cercare di capire se gli uni e le altre diano alle parole, alle frasi (intese come 'un insieme di parole che abbia senso compiuto') lo stesso significato.


Veniamo agli esempi: mi limiterò a riportare alcune frasi, mettendo tra parentesi quello che le femmine della specie realmente pensano quando parlano: Sei un caro ragazzo (Imbecille); Va tutto bene? (È normale che sia così molle?); Dobbiamo parlare (Sono incinta ovvero ho incontrato un altro e ti lascio, ma voglio vederti soffrire); La dimensione non conta. ... (Se non voglio avere un orgasmo ...); Non c'è nessun altro (Mi sto facendo tuo fratello/il tuo migliore amico/il tuo capo-ufficio/il tuo collega, ma sì che hai capito: quello nella tua stanza, quello che ti sta tanto sulle palle); Esco solo con le mie amiche (Non farla tanto lunga: faremo festa, ci divertiremo e sparleremo di te e dei tuoi amici, di quanto il tuo pipino sia piccolo, sempre che non troviamo qualcuno da farci …); Oh si! Li intorno (È da tutt'altra parte ma voglio solo farla finita); No, non ti preoccupare, sono una donna emancipata e, poi, sono per la parità tra uomo e donna: pago io per me (È solo per essere carina; non ho la minima intenzione di fare alla romana… poveraccio, morto di fame, te lo scordi che te la dia); Sarò pronta in un minuto (Sono pronta da mezz'ora, ma voglio farti aspettare perché so che tu lo farai: fai qualunque cosa io dica, sciocco!); Stiamo andando troppo in fretta (Non ho intenzione di fare coppia fissa con te almeno fino a quando non avrò scoperto se quel tipo in ufficio con me, quello nuovo, ci starà); Non mi ascolti mai (Non mi ascolti mai, idiota!); Mi piaci ma... (Non mi piaci, mi fai veramente schifo: non te la darei neanche tu fossi l'ultimo uomo sulla Terra...); Vieni qui (Eddai, lo fa anche il mio cane); Non so, cosa vuoi fare? ovvero Facciamo quello che vuoi tu (Non posso credere non hai pensato a niente mentre tu eri al lavoro ed io facevo shopping); No, solamente non voglio un ragazzo ora (No, solamente non voglio [te come] ragazzo né ora, né mai, ma ti lascerò credere di avere qualche possibilità, perché non si pensi in giro che sono stronza); No, no, … la pizza va bene (Spilorcio bastardo); Sembro grassa con questo vestito? (È da tanto che non litighiamo); Ho solo bisogno di un po' di spazio (... e tu occupi proprio quello spazio, quindi: levati dai piedi!); Non possiamo essere solo amici? (Non ti lascerò per nulla al mondo toccare alcuna parte del mio corpo e, poi, mi vedo già con un altro e non voglio sensi di colpa, mi si rovinerebbe la pelle).

Insomma, considerate le frasi di cui sopra, frasi di vita quotidiana, mi sembra chiaro che esseri umani senzienti di sesso maschile e femminiale diano alle stesse, identiche, medesime frasi un significato non necessariamente opposto, ma indiscutibilmente differente.

Su questa prima conclusione credo non vi siano dubbi di sorta.

Cerchiamo, allora, di capire; meglio (non siamo presuntuosi) di 'cercare' di capire perché ciò avvenga.

Orbene, se fosse vero l'assunto dal quale siamo partiti (ricordate nella puntata precedente ("La femmina è più intelligente")? Se fosse vero il presupposto, ne conseguirebbe che, beh, restando sul vago e, concedendo le attenuanti generiche ed il beneficio del dubbio, appellandosi alla clemenza della corte, diciamo che le femmine si divertono a farci passare per sciocchi, giuocando proprio sul significato delle parole, delle frasi che, come abbiamo testé visto e dimostrato, non è univoco per il maschio e per la femmina: stessa frase, diversi significati.

La conclusione mi sembra tanto lampante quanto evidente ed inoppugnabile, ed io declino ogni responsabilità: la scienza è scienza!

(segue, ...)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.


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