martedì 3 agosto 2010

141. Di corsa al corso" (parte 2/2) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Insomma, fatte si sono le 20 che mi ritrovo in auto con questi perfetti sconosciuti, all'inseguimento di un'auto con dentro altri tre perfetti sconosciuti alla volta di un paese che – per quanto ne so – potrebbe non esistere.

Ed in testa continua a frullarmi insistente lo stesso interrogativo: “Ma che BIPBIP vado a fare?”, mentre l'autostrada si srotola nella notte (ndr. poetica come immagine, nevvero?). Ai due lati dell'autostrada immensi campi e, lontani lontani quelli che potrebbero essere degli alberi, ma talmente tutti uguali ed allineati che potrebbero benissimo essere stati messi lì dalla pro-loco.

Gianni e Pino(tto) non cercano neppure il dialogo col Vostro, tant'è che, di tanto in tanto, mi pizzico il braccio per dimostrare a me stesso che esisto ancora.

Il loro è – ma avrebbe potuto essere diversamente? - tutto un parlare di moto, moto ed ancora moto, con qualche digressiva concessione per i motori: quella che si potrebbe audacemente definire una brillante conversazione!

Dopo un'orata, con un ritardi che si va accumulando alla faccia delle belle intenzioni e dei propositi edificanti di big Ale, ovvero non arrivare tardi, ecco che squilla il cellulare del Gianni.

Quelli che sentivo sempre più insistenti e preoccupanti latrati che mi avevano fatto pensare ad una muta di puma (ma che BIPBIP ci farebbero dei puma in piena Padania?) altro non erano che i barriti dello stomaco di big Ale che iniziava ad avvertire quello che di lì a poco avrebbe egli stesso un leggero languorino che andava immediatamente placato al fine di scongiurare un più che probabile calo di zuccheri.

Per fortuna sua – ma anche nostra – big Ale ha memorizzato sul suo TomTom una dettagliata cartina di tutte le trattorie ed Autogrill della rete stradale nazionale, europea e – ci giurerei – di tutti i territori civilizzati.

Ecco così che con ardita manovra big Ale inchioda di fronte al primo autogrill mappato con due stelle sulla personalissima guida gastronomica del big e solo una prontezza del Gianni impedisce che la nostra spedizione si esaurisca drammaticamente e, comunque, prima del previsto.

Sinceramente non ho tutta questa voglia di unirmi alla combriccola, indi ragion per cui preferisco defilarmi con la scusa di darmi una pettinatina (ndr. finché i partigiani resistono sulla cucuzzola del Vostro è bene che egli ne abbia cura) e mi porto fuori dal locale per una fumatina.

L'aria è fresca, troppo fresca, decisamente tendente al freddo, motivo più che sufficiente per rientrare.

Al piano superiore si sente un gran vociare e non ci si può sbagliare: basta seguire gli schiamazzi per ritrovare il resto del gruppo.

Big Ale non tradisce le mie attese: mentre gli altri si sono accontentati di un banale hamburger, conto nel suo vassoio 2 maxi hamburger, 3 confezioni di patatine fritte, 2 mega coca cola. Dal suo zaino fa capolino un sacchetto di patatine, perchè ... non si sa mai non venisse colto da soverchi morsi della fame durante il viaggio di ritorno. La sua voracità ha dell'inumano e gli altri devono fare ben attenzione a non lasciare nulla alla portata del big. Lui, peraltro, cerca di distrarre con ogni mezzuccio infame la loro attenzione per arpionare tutto quello che non respira nel vassoio altrui.

Anna, la sua ragazza, dev'essere veramente innamorata di quest'omaccione perché ha ordinato un panino in più per farne dono al suo 'uomo': ah, cosa non è l'amore a 30 anni? Le fregature arrivano dopo, ma, a volte, anche prima!

Non del tutto sazio, ma avendo scongiurato una crisi glicemica, il capo carovana si accorge che stiamo accumulando un ritardo eccessivo e ci impone perentoriamente di riprendere il viaggio.

Bellagio è un paese ordinato ... troppo ordinato, pulito ...troppo pulito: si respira Padania in ogni angolo! L'accento degli indigeni ha tracce, questo sì, di piemontese, ma la cadenza è decisamente lombarda!

In compenso esso è deserto.

Sbagliando 2 o 3 volte strada, alla fine ci indirizziamo verso l'unico locale illuminato che ben potrebbe essere una sacrestia, appoggiata com'è ad un edificio che ha tutta l'aria di essere una chiesa.

Il locale si rivela, in effetti, una sacrestia, affollato in modo eccessivo da una trentina di persone che parlano di inverosimili imprese motociclistiche delle quali si sarebbero resi protagonisti. Uno dei presenti, forse uno dei più concitati, indossa un abito talare, ma dalla tunica fanno capolino stivali infangati da motociclista.

E sì, perchè, dovete sapere che i motociclisti sono un po' come i pescatori della domenica quando il lunedì raccontano ai colleghi in ufficio di aver catturato non pesci, ma balene d'acqua dolce.

Così anche i racconti dei motociclisti si arricchiscono, ad ogni nuovo interlocutore, di dettagli tanto sgargianti quanto inverosimili e tra di loro fanno a gara a chi la spara più grossa.

Dopo una decina di minuti ed una serie di paccate sulle spalle tra gente che non necessariamente si conosce, viene riportato l'ordine nella sacrestia.

In buon ordine, pacatamente, mitemente, ognuno trova una sedia sulla quale appoggiare la parte migliore di sé.

I miei compagni d'avventura si accomodano in prima fila, tanto per dare una buona impressione, e tirano fuori block-noteses (ndr. è plurale) e biro ed iniziano a prendere diligentemente appunti.

Io, da parte mia, lo sapete, non ho né smania né ambizione di fare il primo della classe, per cui mi defilo prudentemente in ultima fila, dietro a tale Marco (ndr. ricordate anche questo nome perché si tornerà a parlare del Marco), il più grosso che individuo nella sala con la fissità dello sguardo tipica del bovino e che ben potrà nascondermi, con la sua stazza, agli occhi del gran maestro di cerimonia.

Il mio timore – più che ragionevole se pensate al contesto – è che scoprano che non solo non ho una moto, ma non ne ho neppure mai guidata una; senza contare che non ho mai visto un GP. Credo che per molto meno sul manuale del perfetto motociclista sia prevista la lapidazione con bulloni a passo grosso, testa a vite e da 6.5 mm di diametro!

In verità inizio a sentirmi ancora più inadeguato quando il, gran maestro di cerimonia inizia ad illustrare l'ottava delle dieci bandiere previste e delle quali un buon commissario di pista dovrebbe imparare a memoria quando dovrà sbandierare l'una piuttosto che l'altra.

C'è quella per la partenza, quella per l'incidente con sopravvissuti, quella con feriti, quella con morti (???), quella per pietrisco in pista, quella per sabbia in pista, quella per coriandoli in pista (ndr. che vi credete, che non si gareggi durante il Carnevale?), …

Alla nona bandiera l'emicrania è fortissima, alla decima sento una nausea fortissima ed avrei voglia di vomitare.

Nel corredo del commissario di pista non potrà mancare n.1 block-notes, n.1 biro, n.1 tela cerata, n.1 berrettino per le giornate assolate.

Per me inizia ad essere troppo ed ho voglia di urlare!

L'unica nota positiva alle mie orecchie è che, in quanto regolamente iscritti al fantomatico albo dei commissari, qualora fossimo coinvolti in un incidente godremmo di una non meglio specificata assicurazione. Insomma, io inizio a ragionare qaunto potrei spountare facendomi investire dsa una moto lanciata a 250 km/h.

Ma c'è una frase che il gran maestro sibila alla fine del corso e che suscita un'ovazione generale: “Ricordate che nel suo tratto di percorso il commissario di pista è padrone assoluto ed ha diritto di vita e morte!”.

E' il tripudio, l'apoteosi: se domani ci fossero le elezioni stiate sicuri che verrebbe sicuramente eletto a furor di popolo.

Ma la serata non è ancora finita ed inizia per il Vostro la parte più dolente: per diventare commissario non solo devo allungare un dieci euro per essere iscritto alla FMI..

Non commettete l'errore che il Vostro commise, dicendo da vero sprovveduto “Ma perché mi dovrei iscrivere al Fondo Monetario Internazionale?”. Rare volte prima in vita mia ho colto nello sguardo dei miei interlocutori tanta commiserazione e pena.

Dovete, infatti, sapere che esso è l'acronimo di Federazione Motociclistica Italiana.

Ma, nota ancor più dolente, per essere iscritti al FMI occorre essere iscritti ad un motoclub, iscrizione che si ottiene facilmente sganciando un bel 50euro50!

Insomma, come se niente fosse mi ritrovo 'alleggerito' di un 60euro60!

In compenso, il direttore del mio nuovo motoclub ci omaggia di un simpatico portachiavi che suscita i mugolii e financo gli squitti dei miei colleghi con tanto di logo del FMI.

Come se non bastasse big Ale ci comunica che ha magnanimamente deciso che il 'contributo spese' per il trasporto (ndr. benza più autostrada) ammonta a 4.50: esattamente quello che mi restava nel portafogli.

Il dubbio che mi frulla per la testolina è che io sarò l'unico a pagare l'iniqua gabella: non certo Pino(tto) amica da sempre del Gianni; non certo Anna, che è fidanzata del suo fidanzato; non certo Francesco, marito della migliore amica di Anna.

Chi resta gabbato se non il Vostro? Ma tant'è: quando sì è fatto 30 è un gioco fare 31 e quasi un peccato non farlo.

Ancora una sigaretta e siamo di ritorno alla volta di Torino avvolti da un freddo vieppiù pungente ed io parecchio più … alleggerito e con la solita domanda che oramai mi rimbomba martellante: “MA che BIPBIP sono andato a fare?”.

Il viaggio di ritorno non è più brillante di quello dell'andata, d'altra parte se uscite con dei motociclisti e non sapete nulla di nulla dei motori ben vi sta! Se non altro almeno loro sono letteralmente entusiasti del corso, hanno preso una marea di appunti e non vedono l'ora di iniziare.

Credo di aver passato serate peggiori solo con assicuratori ed ingegneri …

Arrivati che siamo a Settimo, big Ale si congeda con un “Senti, allora ti faccio sapere quando iniziano le gare ...” e tanto mi deve bastare; Gianni e Pino(tto) mi volto un attimo che sono scomparsi all'orizzonte.

La mezzanotte è passata e non ho la benché minima e pallida idea di dove mi trovi.

Per fortuna il Francesco si offre dio portarmi in una zona civilizzata della periferia, dove almeno possa trovare qualcosa tipo, che ne so?, mezzo pubblico per tornarmene mesto mesto a casetta.

Il Francesco, che sino a quel momento pensavo fosse affetto da mutismo, si rivela esageratamente loquace e per tutto il viaggio mi parla della più grande esperienza della sua vita: quando fece lo stuart al Mugello. Già, il Mugello, luogo di vero e proprio culto messianico per ogni motociclista che voglia definirsi tale. I motoclub organizzano, mi è stato detto, dei veri e propri pellegrinaggi al Mugello dove, si dice, talvolta i più fortunati hanno visioni mistiche con protagonista l'ingegnere Luois-Guillaume Perreaux (ndr. perchè non si dica che in questo blog non si fa cultura, ricordo a quanti di Voi lo ignorino che detto ingegnere depositò il 16 marzo 1869 il brevetto (n.83691) per realizzare un veicolo a due ruote funzionante a vapore).

Quasi quasi rimpiango la non-compagnia di Gianni e Pino(tto), ma, considerando il freddo e la stanchezza mi devo adattare, fare buon viso a cattivo gioco e siete fortunati che non mi vengono in mente altri modi di dire affini.

Considerate meco, d'altra parte, che non avendo più il becco di un quattrino in tasca non avrei neppure la possibilità di prendere, borghesemente, un taxi.

Tanto deve piacere al Francesco condividere la mugelliana esperienza che mi accompagna sino sotto casa e si allontana che continua a parlare da solo.

Conclusione della giornata: mi ritrovo con 64.50euro, dicasi 64.50euro (ndr. mica bruscolini!) in meno, ho passato una delle serate che promette di essere se non la più inutile, quantomeno tra le prime cinque; ho conosciute persone che, verosimilmente, non rivedrò mai più; ho fame, sonno e l'emicrania sta montando come una majonese impazzita.

Senza contare che, per quello che ne so, big Ale si è preso i soldi, ma non ho alcuna garanzia che mai mi chiamerà.

Insomma, il Vostro, da sempre anarcoide di sinitra, scartato (nemmeno rivedibile) durante la visita di leva, da sempre allergico ad ogni forma di autorità, si ritrova coi gradi di commissario: ed ha pure pagato per quest' ... onore: come sa essere beffarda la vita!!!

Ebbene sì, è con la curiosa sensazione (ma forse anche qualcosa di più) di essere un originale incrocio tra un pirla ed un fesso che vado a dormire.



NON e` una storia di pura invenzione.

Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.

(continua)


1 commento:

  1. ciao, faccio la collezione, mi serve un portachiavi della fmi come quello che c'è in foto, qualcuno mi sa dire se lo vende e quanto vuole, grazie, ciao (rispondetemi sulla mia email micelibiagio@hotmail.it)

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