lunedì 13 settembre 2010

149. La catabasi del commissario Marmittoni (parte 1/2) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Sarei tentato di dirVi che i commissari di Busca sono uomini senza macchia e senza paura, ma – lo sapete – con Voi ho fatto voto di scrivere sempre la verità!

Essi sono pronti ad affrontare spavaldamente, financo con uno sprezzante sorriso sulle labbra ogni sorta d’intemperia e d’avversità, il caldo sole di luglio come la gelida neve di dicembre, pioggia ed uragani, lo sferzante vento d’autunno e la gelida ed insidiosa notte d’inverno, la fame e la sete … non mi viene in mente altro.

Invero, ci sono, tuttavia, quattro cose che gli intrepidi temono sovra ogni altra cosa.

Della quarta Vi ho già scritto: i temutissimi panini che la Lilia rifila a pranzo, quasi sicuramente sopravvissuti durante la settimana e che la padrona di casa preferisce non buttare nella spazzatura … con le milionate di persone che muoiono di fame sarebbe un oltraggio!

Della prima e della seconda Vi narrerò prossimamente: preferisco non svelare subito tutte le mie carte nel timore di restare a corto di argomenti prossimamente.

Vi dirò, invece, qual è la terza cosa che toglie il sonno agli intrepidi commissari: le sfilate di moto storiche!


25 aprile 2010


Domenica mattina, presto, molto presto … Voi mie care Lettrici, miei cari Lettori dormite placidamente sotto un bel piumone, ma gli impavidi sono già pronti ad affrontare una nuova avventura. Non pensiate che essi lo facciano per amore del rombo dei motori o perché a casa s’annoierebbero: essi lo fanno per 50euro50!

A svegliarmi è la roca voce da camionista della Lilia che pretende il Vostro paghi addirittura 1euro1 per un caffè che neppure ricordo di aver bevuto. Ma se c’è una cosa che un bravo commissario impara da subito è non discutere con la Lilia, non solo e non tanto perché con un manrovescio tranquillamente potrebbe appiccicarmi come un manifesto al muro (due commissari che ardirono tanto fanno bella mostra di sé sul muro opposto alla porta d’ingresso), quanto perché l’alternativa sarebbe non vedere a fine giornata i 50euro50 di cui al paragrafo precedente.

Verso, rassegnato, l’obolo preteso dall’ossigenata – è incredibile cosa sono in grado di fare i parrucchieri del saluzzese alle proprietarie dei kartrodomi – e mi sforzo di aprire gli occhi per cercare i miei compagni di (dis)avventura.

Vi giuro su quanto ho di più caro (la mia collezione dell’Intrepido) che non ho la minima idea di come sono arrivato sin qui: molto, ma molto probabilmente ieri sera devo aver caricato il pilota automatico per svegliarmi ed attraversare la città per raggiungere big Ale: non possono esserci altre spiegazioni logiche.

La mia testolina si avvita intorno al collo a mo’ di faro nella nebbia (ndr. lo so, come immagine non è granché riuscita, ma questa Vi dovete accontentare) quando sento la tonante voce di big Ale che ruggisce: “Ehi, senti, ‘azz aspetti: dovremmo essere in pista già da 10minuti10 … se ci fai l’ ‘azz di piacere di muovere il culo te ne saremmo grati!”.

E’ incredibile come i magnifici 7 compagni del Vostro riescano ad essere così svegli e garruli di prima mattina; questo è qualcosa che non insegnano al corso base!

Mesto ed infreddolito mi avvia verso quella che, oramai, è diventata la MIA postazione, la MIA zona, il MIO territorio (ndr. i commissari sono usi delimitare il proprio territorio come i nobili felini ... per riconoscerlo, ma, soprattutto, per tenere lontano gli altri commissari).

La giornata è brumosa o, come direbbe il Lucio, "uggiosa". Il vento è sottile, ma tanto basta a smuovere l’umidità.

Il terreno è letteralmente zuppo d’acqua. Inizio a sospettare che, per non lasciare inutilizzata la pista quando non ci sono gare, la Laila allaghi la zona e la trasformi in risaia.

Il direttore di gara (ndr. il direttore di gara è la persona più importante sul circuito: egli è il solo ad avere potere di vita e di morte su tutti i presenti nel perimetro … anche sui commissari di pista) è, questa volta, un piccoletto tignoso e compatto, il quale, per far intendere da subito che è lui il solo padrone della pista, ci richiama indietro per il briefing.

Il tignoso – un parallelepipedo alto 1.50 m. x 1 di lato, ciascun lato – ha le idee tanto chiare quanto autoritarie e dispotiche; dà ad ognuno di noi, nell’ordine:

  1. un estintore, come se noi sapessimo usarlo alla bisogna

  2. 4bandiere4, manco fossimo delle majorettes: oltre alla gialla quella rossa (ndr. per interrompere la gara in caso di incidente mortale che coinvolga almeno 2 piloti, uno dei quali sia deceduto per età avanazata); quella blu (ndr. per improbabili doppiaggi, trattandosi di moto da museo); infine, quella giallorossa (per quanto mai inverosimili versamenti di carburante in pista di proporzioni almeno simili al versamento di petrolio al largo del Golfo del Messico), bandiera che Francesco I respinge sdegnosamente essendo di cieca ed assoluta fede interista;

  3. calce viva, da spargere su deleteri versamenti di carburante di cui al punto precedente (ed abbiamo il nostro bel da fare per impedire che Francesco I se la sniffi)

  4. scopa in saggina, per ripulire la calce.

La messinscena ha un tocco di naif ed è degna di una commedia dell’assurdo, considerando che un qualsiasi proprietario di moto storica si guarderebbe bene dal spingere il proprio ‘bolide’ oltre i 30km/h, per paura che il cimelio che stringe tra le gambe possa danneggiarsi (ndr. intendo la moto, che Vi eravate immaginati?).

5. Ma, e qui entriamo nella parodia del teatro di Ionesco, Egli pretende che ci armiamo di block notes e penna per segnalare possibili irregolarità dei piloti!

La giornata che ci accingiamo ad affrontare si prospetta come catabasi [ndr. con catàbasi (dal greco κατάβασις “discesa”, di κατα- “giù” e βαίνω “andare”) si intende la discesa nell’Ade, motivo topico della letteratura], come discesa nell'inferno del "io" del direttore di gara, ossessionato dal suo doppio stato esistenziale: evanescenza e pesantezza, luce e tenebra; l'universo drammatico del tignoso ha come sfondo un paesaggio onirico, espressione spettacolare dei suoi incubi, dei suoi fantasmi.

Al termine della cerimonia liturgica i nostri sguardi sono persi nel vuoto, increduli, ma anche ammirati per quest’uso sprezzante dell’autorità, degno di un Presidente del Consiglio di una Repubblica delle Banane.

Tornando alle nostre postazioni-trincea è praticamente unanime il commento “Mache’azzsièmessoinmente’stoco#&%$£ne?”.

Quando pensiamo che, finalmente, la sfilata di ferri vecchi abbia inizio, ecco il tocco finale del tignoso.

Lentamente ma inesorabilmente un’auto scoperchiata per l’occasione incede lungo il perimetro di gara ed Egli, il tignoso, in piedi nel posto a fianco del guidatore controlla che l’asfalto non presenti irregolarità.

Il che è ancora più assurdo dell’omelia che ci ha appena sciorinato, essendo per definizione l’asfalto della pista di Busca assai prossimo all’acciottolato della Parigi-Roubaix!

Ma tant’è, per quest’oggi ed in quest’angolo sperduto di mondo Egli è il padrone assoluto ed io mi adeguo: quando passa di fronte alla mia garitta, il Vostro prima scatta sull’attenti, impugnando la scopa di saggina a mo’ di moschetto, quindi s'inchina ossequioso e deferente.

In cuor loro tutti i commissari di pista ambiscono, un giorno, di poter esercitare tanto potere maniacale ed ossessivo!

La verità è che molti sono i chiamati, pochi gli eletti (Mt. 22:14).

(segue)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.


Nessun commento:

Posta un commento