mercoledì 15 settembre 2010

150. La catabasi del commissario Marmittoni (parte 2/2) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Beh, miei Cari, vorrei descriverVi come altre volte l’andamento dell’inquietante manifestazione, ma gli spunti offerti sono tanto scarsi che la noja presto prende il sopravvento.

Mentre, nelle altre occasioni, la speranza che un pilota potesse cadere offrendo il pretesto di una bella sbandierata (ndr. ricordateVi che il commissario di gara è per sua natura cinico e spietato) oggi si prospettano almeno 8ore8 assolutamente immobili … col freddo che avanza e nere nubi all’orizzonte che, ghignanti, si avvicinano, montando vieppiù il gonfiore tipo majonese impazzita.

C’è chi, non pago di cavalcare dei ferri da stiro tenuti insieme con lo spago, si è pure agghindato a festa, ci sono allegre famigliole che si alternano alla guida dei sidecar, c’è chi, invece e manco a dirlo, perde i pezzi.

Alla fine di ogni sfilata, solerti e spinti dalla cieca volontà di sopravvivere al freddo ed all’umidità, ci prodighiamo per ripulire la pista da viti e bulloni.

Durante la pausa pranzo confrontiamo i trofei raccolti.

Big Ale si esalta per aver trovato un freno, Gianluca fa bella mostra di un pedale, Anna è fiera ed orgogliosa per aver raccolto addirittura una marmitta, Cecco ha raccolto una sciarpa.

Francesco I ha lo sguardo perso nel vuoto, le narici cosparse di polvere bianca ed il sacchetto della calce mezzo vuoto.

Ed il Vostro? Il Vostro, che sino a mezzogiorno è rimasto a mani vuote, proprio all’ultimo momento è riuscito a mettere le mani su una dentiera, suscitando l’ammirazione e l’invidia degli altri commissari. E’, peraltro, ovvio che il Vostro, in segno di assoluta sottomissione al capo-branco, ne ha fatto cadeaux (ndr. vuol dire regalo, omaggi per quanti di Voi non conoscessero lo spagnolo) a big Ale, il quale ha ringraziato con un “Ah, senti … comunque l’avevo vista prima io!”.

Il pranzo offerto dalla casa non delude le aspettative.

Una piadina che ha conosciuto tempi migliori ed una pagnotta stantia che una volta aperta, a fatica, rivela un blocco di mortazza dall’inconfondibile sapore di burro di yak: non ho mai assaggiato il burro di yak, ma sono sicuro che ha lo stesso sapore!

Semmai la nostra attenzione è attirata da un pilota – lo deduciamo dalla tuta che indossa – che gli amici al bancone chiamano ‘il Braciola’ in ragione dell’orecchio destro che sembra essere stato ustionato.

Francesco I, in un attimo di lucida lucidità ipotizza che abbia risposto al telefono mentre stava stirando e nessuno di noi osa contraddirlo considerato il suo evidente stato di agitazione (ndr. il pacchetto di calce è completamente vuoto ed insiste per averne un altro).

Sono quasi le 17 e, come scriverebbe chi sa scrivere, iniziano a calare le prime luci della sera, quando capiamo perché ‘il Braciola’ è chiamato ‘il Braciola’.

Egli è il secondo pilota di un sidecar, quello – tanto per intenderci – che non guida, ma se ne sta al fianco del guidatore ed il cui compito è impedire che il mezzo ribalti. Per fare ciò egli, con giravolte degne della più raffinata arte circense, saltella ora da un parte, ora dall’altra, sino ad allungarsi completamente sull’asfalto ed a raschiare la pista con l’orecchio, il sinistro per la precisione. Piroette che egli esegue rigorosamente senza casco ... "perché il casco è da femmine", sostiene!

E l’odore che si spande per l’aria non è quella del carburante, ma odore di pelle di pollo bruciata: massimo rispetto ed ammirazione per ‘il Braciola’!

La giornata volge lentamente, inesorabilmente ed inevitabilmente al termine.

Alle 19 la pista è completamente avvolta dal buio e solo qualche temerario non diserta l’occasione di fare un ultimo giro di pista; peccato che, per risparmiare sulla bolletta, la Laila si sia arcignamente rifiutata di accendere i riflettori.

Per fortuna, alle 19.30 lo sciò è finito e troviamo rifugio nel bar, dove ritiriamo i nostri 50euro50 cadauno, cadadue, … cadaotto.

Il Gianluca si azzarda a chiedere quanto costa una lattina di ‘oca’ola, ma quando gli viene detto il prezzo (ndr. 3euro3) se la cava con un magnifico “Nonnò, era tanto per sapere se avete delle ‘oca’ole, … magari la prossima volta … così evito di portarmele da casa …” e mesto, raggiunge big Ale, Anna ed il Vostro in auto.

Mentre ci allontaniamo dal circuito, vediamo una coppia di fari che si allungano sulla pista tracciandone il percorso: è il direttore di gara che si concede il lusso di un ultimo giro ... è il suo giorno di gloria, domani tornerà a fare l'impiegato all'ufficio postale dove lo attendono 5 anni alla pensione!

Il rientro è fiacco come è giusto che sia dopo una giornata di lavoro e solo il mio rispetto per Voi lettori m'impedisce di farVi pesare che mentre noi si stava al freddo ed all'umido, Voi ve ne stavate al calduccio, ma tant'è ...

Mentre vedo scorrere via le luci lungo la strada, sento il rancico sapore del burro di yak che ancora mi si scioglie in bocca: a volte è una fortuna non avere una ragazza ... a meno che non sia nepalese o tibetana, ... ovviamente!


NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.


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