martedì 10 marzo 2009

8. Tutta questione di organizzazione (parte 2/4)



Arrivo, al solito, puntuale. Oramai ho una certa dimestichezza coi colloqui.
Trovo persino il tempo di ingannare l'attesa per fumare una sigaretta: non mi si può rimproverare che io sia originale.
Finita la sigaretta, chiamo ed il buon Cagnozzi mi dice che scende a prendermi.

Aspetto fiducioso. Mi guardo intorno. Il custode fa il custode, gente che va e gente che viene, negozi con le vetrine tinte di bianco e annunci di vendita, uffici chiusi.
Vedo arrivare un signore minuto con la faccia da Cagnozzi, ed è effettivamente il Cagnozzi.
I soliti convenevoli, si scusa per avermi fatto attendere, ma spiega che è difficile trovare l'ufficio se non si conosce la strada.

Effettivamente mi rendo conto che sarebbe stato difficile: un piccolo corridoio, terza, quarta porta, a sinistra, subito a destra, ascensore, primo piano, corridoio di fronte all'ascensore, a destra dopo le macchinette del caffé, ancora a destra, terza porta a sinistra dopo le ragazze del call-center.
Ammetto che non sarebbe stato facile arrivare da solo: " bravo il Cagnozzi: uno a zero per te!".
Tutto in ordine nella sala riunioni ed un bel tavolo che mi rassicura.

Confesso di non aver ancora capito di che lavoro si tratti.
Per fortuna il buon Cagnozzi prende la situazione in mano.
"Dunque, noi (nel senso di loro) ci occupiamo per conto di telecom della vendita di sevvizi di telefonia mobile e fissa e di veti adsl".
Non ho nemmeno il coraggio di dirgli che tutti si lamentano di Alice e muovo ritmicamente la testolina in segno di assenso.
"Ho visto il suo cuvviculum e mi sembva che almeno le sue due ultime occupazioni (ndr. quelle presso le assicurazioni) siano in linea con quello che stiamo cevcando"
"Noi (sempre loro) ci occupiamo della pvomozione di sevvizi di telefonia (capisco che l'Enrico è uno che ama ribadire i concetti) pvesso le SME....lei sa cosa sono le SME, vevo ?!?!".

Il buio, il vuoto: SME???
La mia inarcata di sopracciaglia deve dirla lunga sul mio bluff, perché l'Enrico soggiunge benigno "Small, Medium Entevprises".
"Ah, certo, certo" gli rimando.

"Quello che noi stiamo cevcando sono 'consulenti' (e ci risiamo coi consulenti) che vadano a pvesentare i nostvi sevvizi pvesso le piccole e medie impvese".
"Per fave questo ci sevviamo di alcune vagazze che lavovano al call-centev e che fissano gli appuntamenti".
Dal che ne deduco - perspicace come sono - che, non essendo una ragazza, mi propongano di fare l'agente, pardon, il consulente.
"In questo savebbevo aiutati dal fatto che Telecom passevebbe loro gli elenchi di colovo che si avvalgono già di sevvizi Telecom e di quanti hanno lasciato Telecom per sevvivsi di altvi gestovi. Insomma, si tvattevebbe di propovve contratti Telecom, Tim ed Alice".
Non voglio scoraggiarlo: l'Enrico ha un più che evidente tic al collo che glielo fa rigirare quanto più la conversazione va avanti e mi sembra eccessivo dirgli che, forse (ma proprio forse) non è che ci si possa proprio arricchire con queste offerte, considerando anche che molti accedono ai servizi Telecom spontaneamente rispondendo alle offerte promosse tramite pubblicità televisiva, volantinaggio in buca, punti vendita presso grande distribuzione, ...

I tic nervosi mi mettono sempre un po' in soggezione. Preferisco lasciarlo parlare.
La sua esposizione va avanti per 5-10 minuti con improbabili battute da buon venditore ed io lo lascio dire, socchiudendo di tanto in tanto gli occhi in segno di apporvazione.
Poi, la classica domanda immancabile nei colloqui "Lei (cioé io) pevché pensa di esseve adatto per questo lavovo?"
Oramai non sono certo questo genere di domande a mettermi in difficoltà: gli dico con malcelata esaltazione che il campo della telefonia risente meno di altri settori della crisi (come la gente si ammala, non può fare a meno del telefono), che semplicemente adoro il marketing - in tutte le sue forme -, che amo il contatto coi clienti, che mi rassicura avere alle spalle una garanzia come Telecom (trascuro, glisso alla grande il fatto che non sono da anni cliente Telecom), che mi sembra ottima l'idea che ci sia un servizio di call-center che prende gli appuntamenti".

"Ecco - Enrico si sente di dover puntualizzare - le vagazze del call-centev una volta entvate a vegime dovrebbevo prendere almeno due appuntamenti al giovno, gli altvi se li deve procuvave il buon consulente".
Mi trattengo dall'obiettare che col Berlusca siamo già sotto un regime, sorvolo sull'uso del 'dovrebbe'.

Insomma, il simpatico incontro va avanti per circa una mezz'oretta.
Alla fine il buon Enrico mi dice che ho fatto una buona impressione (merito della cravatta, penso) e che, certamente, mi fisserà un nuovo appuntamento per conoscere la 'boss' (parola sua) della società.
Qui l'Enrico mi si perde un attimo, perché mi dice che nmon sa ancora se il prossimo appuntamento sarà dove siamo o presso un'altra sede.
Sto per tranquillizzarmi pensando che ci siano almeno due sedi, quando l'Enrico mi dice che la società (sto per dire Ad majora, ma lui mi previene precisando) Advalora non ha ancora una sede sua-sua, hanno fatto una proposta per un locale dalle parti di via Novara, ma per i prossimi due mesi si dovranno appoggiare presso altri indirizzi.

Ho come la vaga, vaghissima sensazione di sentirmi come Alice nel Paese delle meraviglie: ma un dubbio mi punge (ed i dubbi sanno essere molto, molto pungenti) se io sono Alice, il Cagnozzi chi sarebbe...il cappellaio matto ?!?!

"Poco male, - mi/gli dico - ... mi faccia sapere".

NON E` una storia di pura invenzione.
Nel racconto si fa riferimento a fatti e persone REALI.

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