mercoledì 11 agosto 2010

146. Un eroe dei nostri tempi (2/4) - Le inchieste del commissario Marmittoni

La proprietaria, Laila (ndr. altro personaggio che farete bene a memorizzare perché tornerà più volte nelle prossime puntate) credo si arricchisca più con le mescite del bar che con l'affitto della pista.

E' anche verosimile che ai suoi tempi la Laila sia stata una bella donna, ma, appunto, ai suoi tempi, il che vuol dire – ad essere proprio ma proprio generosi – una venticinquina d'anni fa: di un biondo improbabile, abbronzata 12 mesi l'anno (se l'anno avesse 13 mesi sarebbe abbronzata anche il tredicesimo mese), con vestiti che definire aderenti sarebbe eccedere d'eufemismo, visto che sono di almeno tre taglie inferiori alle sue possibilità, ma – quello che più la rappresenta – di una tirchieria esasperata, probabilmente con madre scozzese&padre ligure&ascendenti cuneesi!

Vero è che intorno al kartodromo non ci sono altri locali, quindi la Laila può imporre i prezzi che più le aggradano.

La pista di Busca è in una piana desolata. In lontananza si possono, è pur vero, ammirare le Alpi che la circondano imperioso, ma molto, ma molto in lontananza. Per il resto, essa (ndr. la pista) è circondata da fanghiglia, ma credo che sia per contestualizzarla meglio come pista di moto vera; il cielo non è mai perfettamente azzurro, ma grigio-topo il che non impedisce ai commissari di ustionarsi.

Non c'è tempo di onorare degnamente la colazione – con quello che costa! - che si deve andare in pista e, come ho avuto modo di renderVi edotti (vedi puntate precedenti) i commissari devono essere i primi a scendere in pista e gli ultimi ad andarsene.

“Senti, – mi ammonisce il big – tu vai al posto dell'altra volta e vedi di non fare casini!”.

Pago di tanta schiettezza, armato di bandiera gialla mi dirigo alla mia postazione.

Ora, lasciate che vi spieghi com'è il mio tratto di percorso, il mio regno, di modo che possiate meglio comprendere quanto succederà di qui a poco.

Esso (ndr. il mio regno) sarà lungo sì o no un trecento metri, con un rettilineo alle mie spalle, un curvone alla mia sinistra, un rettilineo di fronte, una nuova curva poco dopo la mia destra e che riprende un nuovo rettilineo che va verso il regno di Gianluca.

Per il suo sviluppo, considerando che neppure un camaleonte riuscirebbe a coprirlo tutto contemporaneamente e che il Vostro è costretto a continui spostamenti del capo da una parte a quell'altra, esso (ndr.. sempre il mio regno) è altresì detto 'il tratto del torcicollo'.

La prima ora scorre via tranquilla e, più ancora del freddo, io sono già devastato dalla noja. Ma sono deciso a rimanere sino all'ultimo minuto del secondo giorno per riscuotere la mia mercede: due giorni, 100euro100!

Non è un caso che i commissari vengano pagati alla fine del lavoro altrimenti non si conterebbero i casi di diserzione.

Passata la prima ora si leva un vento tagliente che mi sferza ora di fronte, ora alle spalle ed inizia a piovigginare insistentemente.

All'inizio spero che la pioggia aumenti d'intensità, vagheggiando stupidamente che la gara possa essere sospesa; ma non si è mai dato il caso di una gara di moto che sia stata sospesa per pioggio/diluvio/acquazzone/acquazzone tropicale/tormenta/bufera … c'è sempre qualche pilota testa di vitello che si vanta di rendere meglio sul bagnato!

Non trascorre un'altra mezz'ora ed ecco il primo pilota sbandare nel tratto di fronte a me ed il Vostro ha modo di far ammirare la sua prima sbandierata! Mi volto verso la postazione di big Ale per coglierne il plauso, ma la sua è la smorfia di riconosce suo malgrado che avete appena fatto il vostro dovere.

Da par mio sono pago e soddisfatto anche perché se continua così avrò qualcosa da fare alla faccia di questa manica di piloti disperati che godono al solo pensiero di cosa racconteranno ai colleghi lunedì mattina.

Dopo un decina di minuti accade quello che nemmeno nella mia fantasia più perfida (e Voi sapete quanto la mia fantasia possa essere perfida) avrei potuto immaginare.

Il tutto inizia col Gianluca che inizia a sbracciarsi nella mia direzione.

Non mi è ben chiaro il senso del suo gesto, ma – penso – sarà un modo per vincere il freddo che, Vi garantisco, aumento di quarto d'ora in quarto d'ora: il lontananza mi sembra di distinguere mute di lupi e branchi di orsi, stambecchi e camosci (forse anche il mitico 'camoscio d'oro' che i miei coetanei dovrebbero ricordare) che scendono dalle vette per cercare tepore nei paesini della zona!

Poco dopo anche Anna si avvicina al Gian ed anche lei inizia a sbracciarsi. La prima cosa che mi viene in mente (considerate che nella mia mente c'è posto per una sola considerazione alla volta) è che i due mi vogliano salutare, il che sarebbe anche un gesto carino e così, a mia volta – anch'io mi sbraccio come a salutarli.

Ma così non è e, di fronte alla mia dabbenaggine, i due iniziano ad indicare qualcosa alla mie spalle.

Mi volto, a questo punto, per vedere cosa ci sia di tanto interessante e chi ti vedo? Un altro pilota scivolato ed uscito, con la sua inseparabile moto, di pista.

Evvai … altra sbandierata degna del Palio di Siena.

Effettivamente non ci vuole molto al Vostro per capire che potrebbero esserci interessanti sviluppi. Il Vostro fa qualche passo indietro per abbracciare col suo sguardo da falchetto meglio la sua zona ed ecco un altro motociclista improvvido scivolare luuuuuuuungo luuuuuuuungo la pista … altra sbandierata!

Il meschino riesce a rialzarsi ed a riprendere la sua corsa che – l'avreste mai detto? - uno, due, persino tre piloti cadono uno dietro l'altro, meglio ancora: uno sull'altro!

Come se non bastasse la moto del secondo s'incastra sotto il casco del primo, mentre il terzo usa il secondo modello trampolino.

(segue)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.


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