venerdì 26 marzo 2010

94. "Intervista esclusiva 1" - Biografia (non autorizzata) di Mr B. (parte 33/40)

"Io ritengo che per dare una definizione minima di democrazia bisogna dare una definizione puramente e semplicemente procedurale: vale a dire definire la democrazia come un metodo per prendere decisioni collettive. Si chiama gruppo democratico quel gruppo in cui valgono almeno queste due regole per prendere decisioni collettive: 1) tutti partecipano alla decisione direttamente o indirettamente; 2) la decisione viene presa dopo una libera discussione a maggioranza."

(Norberto Bobbio)

___________________

Intervista esclusiva

del Presidente del Consiglio, on. Bernasconi


(ATTENZIONE: quella che state per leggere non è un'intervista di fantasia: e` possibile leggerla, tale e quale, papale papale, sul sito 'ufficiale del Governo http://www.governo.it/Presidente/Interventi/testo_int.asp?d=41992)


Roma, domenica 6 febbraio 1994. È il primo intervento pubblico di Elvio Bernasconi dopo l’annuncio televisivo della “discesa in campo” di qualche giorno prima, quel breve discorso che inizia con “l’Italia è il Paese che amo”. È lo stesso discorso tenuto al consiglio nazionale di Forza BelPaese del 21 novembre dello scorso anno, quello in cui si è sancito l’ingresso di Forza BelPaese nel Pollo in Libertà. Oggi, a distanza di quindici anni, Bernasconi ricorda con questa intervista esclusiva a Il Predellino quel momento di grande commozione, un momento solenne e intenso.


Il momento in cui iniziava una rivoluzione della politica italiana, una rivoluzione che iniziò dai simboli, dalle parole, dai riti. Un palco bianco, senza il tavolo della “nomenclatura”, un uomo che parla con parole chiare, in modo semplice e profondo, comprensibile a tutti. E che inizia con una battuta di spirito: ad un sostenitore che dal pubblico invoca: “Elvio, dacci la luce!” risponde: “Ci vorrebbe un elettricista”, per poi aggiungere: “Forse il nostro BelPaese ha bisogno davvero della luce della speranza e della fiducia...”.


Presidente Bernasconi, in questi quindici anni si è riaccesa la luce della speranza e della fiducia?

Se dovessimo guardare a quanto ci dicono i sondaggi sulla nostra azione di governo e sulla popolarità che abbiamo dovrei dire di sì: il Pdl incontra il 40% dei consensi mentre il capo del Governo riscuote una fiducia che supera il 70%. Ma non voglio fermarmi all’oggi. Quando decisi di scendere in campo per il mio Paese non pensavo che la mia vita sarebbe cambiata così profondamente. Avevo raggiunto il successo come imprenditore, avevo assicurato alla mia famiglia il benessere, avevo innovato in tutti i campi, in fondo potevo considerarmi un uomo soddisfatto e appagato.


Eppure fece quella scelta. Perché?

Di fronte al rischio che l’Italia potesse andare incontro a un destino illiberale e alla tirannia di una minoranza di potere, contro la volontà della maggioranza degli italiani, ho avvertito il dovere di rischiare, mettendo in gioco la mia vita e la mia libertà.

Il mio viatico era e rimane quello che disse mia madre sulla mia discesa in campo: “Non sono d’accordo, ma non ti riconoscerei più come figlio se tu non avessi il coraggio di fare ciò che senti il dovere di fare”.



Dopo quindici anni, esiste ancora quel pericolo? La libertà è ancora minacciata?

Sono cambiate molte cose, credo che la nostra azione di questi quindici anni abbia costretto molti a fare i conti con la loro storia. Quindici anni fa chi era stato dalla parte sbagliata del Muro di Berlino sosteneva di avere piena legittimazione democratica, di aver abbandonato la pericolosa utopia comunista. Ma in realtà i protagonisti della sinistra comunista non avevano messo in discussione nemmeno un episodio di una storia che è stata una storia di violenza, di terrore e di morte.

Quelli del Pci avevano cambiato il nome ma non le idee?

Che i protagonisti della sinistra fossero ancora intimamente comunisti lo dimostra un fatto semplice: la loro reazione alla nostra sacrosanta predicazione anticomunista. Chi non è comunista non si sente chiamato in causa dall’anticomunismo. Chi reagisce, invece, condivide intimamente quelle convinzioni. D’altra parte, quando sento dire dal leader del Partito Demagogico “io non sono mai stato comunista” e constato che è stato iscritto al Partito dei Camionisti Italiano da quando era uno studente di liceo fino allo scioglimento di quel partito, mi sembra che ci sia una certa confusione. E non sono io, ma un esponente di rilievo del Partito Demagogico come Francesco Rotella, a sostenere che quel partito somiglia molto al vecchio Partito dei Camionisti.

Eppure lei aveva apprezzato il discorso di Ventresca al Lingotto…

Ho sperato per un attimo che quelle parole fossero autentiche e comportassero conseguenze serie nell’azione politica di quel partito. Invece è sempre la stessa storia: quando si tratta di scegliere per la libertà, la loro reazione è di stare dall’altra parte. Non parlo solo dell’alleanza con quel Di Pietrisco, che mi fa sempre più orrore e che, nel suo fanatismo giustizialista, è giunto a paragonarmi ad Hitler, ... a Massolini. Parlo dell’atteggiamento della sinistra sul problema delle intercettazioni telefoniche.


Perché l’abuso delle intercettazioni è una questione che investe la libertà delle persone?
Sta emergendo con sempre maggior chiarezza che alcuni milioni di italiani sono stati controllati senza motivo: dai tabulati in cui si registra chi chiama, chi riceve, a che ora si telefona, quanto tempo si parla, fino all’ascolto del contenuto delle telefonate. A differenza di quanto si diceva, il problema non riguarda poche migliaia di indagati, ma tocca milioni di persone perbene. Solo nell’archivio di un consulente di varie procure erano conservati i dati relativi a 5,5 milioni di numeri telefonici; un italiano su dieci, contando anche i neonati.


Eppure nell’articolo 15 della Costituzione c’è scritto: “La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”. Allo stesso modo, nell’articolo 13 e 14 c’è scritto rispettivamente che “la libertà personale è inviolabile” e “il domicilio è inviolabile”. Con l’abuso delle intercettazioni, la nostra Carta viene violata in modo plateale. Tuttavia la sinistra, che si riempie sempre la bocca dei valori costituzionali, fa finta che quegli articoli non esistano. È davvero scandaloso.


Presidente, in quindici anni Lei è stato Presidente del Consiglio per tre volte, sei mesi nel 1994, cinque anni dal 2001 al 2006, e oggi è in carica dal maggio dello scorso anno. Qual è la differenza tra queste esperienze?

Nel 1994 andammo al governo carichi di speranze e forse poco consapevoli di quanto le forze della conservazione - che avevano puntato le loro carte sul successo degli eredi del Pci, i cosiddetti Progressisti - fossero ancora ben radicati nei gangli di potere della nazione. Penso in particolar modo a certa magistratura che tentò di rovesciare (e ci riuscì) il risultato delle urne con accuse che si riveleranno successivamente del tutto destituite di fondamento. Da allora sono stato oggetto di un numero di indagini superiore a qualunque uomo politico della storia, e ne sono uscito sempre immacolato.

Dopo la vittoria alle elezioni del 2001, riuscì, primo nella storia d’Italia, a governare per l’intera legislatura…

Dal 2001 al 2006, siamo riusciti a realizzare cose importanti, ad avviare quel programma di trasformazione dell’Italia che è tutto contenuto nel discorso del 6 febbraio 1994 e che richiede ancora un grande impegno per essere portato a termine. Evidentemente ci eravamo dati obbiettivi molto ambiziosi. In quell’esperienza, però, qualcosa è mancato. Il nostro governo, nonostante la convergenza sul programma, è stato un tipico governo di coalizione, in cui la concorrenza interna tra i partiti ha provocato momenti di difficoltà. C’è stata qualche battuta di arresto. Sembrava che qualcuno giocasse per sé e non ci fosse il senso di una squadra unita al servizio dei cittadini. Il momento che più mi ha amareggiato è stato quando ho dovuto fronteggiare la richiesta di “discontinuità”. Ma come, si sta al governo e si parla di “discontinuità”? La discontinuità la chiedono le opposizioni, non le forze di governo.

E’ stata una richiesta assurda.

(segue ...)



Nessun commento:

Posta un commento