venerdì 8 ottobre 2010

164. "... magari la prossima volta". (parte 2/6) - Le inchieste del commissario Marmittoni

Insomma, c'è una tensione palpabile nell'aria, sia per le sorti di Gianlu, sia – sicuramente maggiore – perché, quale che sia la sorte del malcapitato, dobbiamo pur arrivare a busca con un'altra auto: ohi, sono in ballo 50+50 euri, mica pizze&fichi!

I miei poveri colleghi si rivelano spauriti e timorosi, fedeli al popolare detto “Meglio 100 giorni da pecora che 1 da leone” ed allora, tanto per cambiare è il Vostro a prendere in mano la situazione.

“Ohi, capo, cos'è questa storia? Come sarebbe che non vieni nobiscumgli domando.

Big sfoggia il suo miglior sguardo interrogativo, preso un piccolopoco in contropiede da questo sfoggio assolutamente non richiesto della mia classica cultura .

E', in verità, l'unica cosa che ricordo dopo 5anni5 di liceo classico ed ogni tanto la spiattello lì, come se nulla fosse, quando prendo il caffè al bar con gli amici o al primo appuntamento con una ragazza: sarà, forse, per questo che sono single da 3anni3?

Ripreso che si è, big Ale ci tranquillizza: “Ah, sentite, … no è che Anna ed io saremmo dovuti andare a sbandierare a Nizza (ndr. non Monferrato, ma quella in riva al mare francofono), ed avevamo già trovato i sostituti. Poi, all'improvviso, ieri sera ci hanno telefonato per darci 'buca' “.

“Fin qui niente da ridire – osserva Gianlù che cerca di riconquistare il boss dopo l'atto di lesa maestà -, il discorso segue il suo logico filo, ma, allora e quindi, perché non dovreste venire: come hanno dato buca voi, perché non dovresti darla tu ai sostituti che hai trovato?”.

Gianlù dice quello che tutti pensiamo ed io per primo mi dolgo per non aver avuto prontezza di riflessi, rapidità d'esecuzione ed essermela lasciata sfuggire

Ma è qui che big Ale, l'imponente Ale rivela tutto il suo splendore ed acquista sul mio personalissimo cartellino 1.000 punti netti d'un colpo.

“Ah senti, anzi ... vedi, testolina rasata (ndr. big Ale è rasato quasi a zero, ma, almeno nell'occasione nessuno osa farglielo notare), non è che perché a noi hanno fatto un torto noi lo si debba fare agli altri: noi siamo per il rispetto della buona educazione, in ogni circostanza ed a qualunque costo!”.



Un vero lord, un signore, un grande, un magnifico; certo, non fosse per la canotta traforata, le catenazze dorate al collo, ed i boxer non esattamente appena usciti dalla lavatrice l'effetto avrebbe potuto essere anche migliore, ma siamo pur sempre a San Salvario, alle 07.00 di un cocente sabato mattino e sono sicuro che nessuno presti attenzione al suo look che, peraltro, potrebbe essere persino nuovo stile metropolitano!

Con bieco cinismo, cercando di perdonare a me stesso la mancata prontezza di riflessi – che ora ringrazio – volgendomi con sguardo di rimprovero e ciondolando la testa, infierisco sullo scalognato Gianlu (ndr. decisamente oggi non gliene va bene una che sia una!): “Si vede proprio che sei un grezzo, senza un filo di classe, anzi, neppure sai cosa sia lo stile e l'educazione!”.

“Ma-ma-mammaio lo dicevo perché big Ale è il nostro capo … come faremo senza di lui?” balbetta lo spaesato (ndr. Gianlù).

Effettivamente codesto è un problemino di non poco conto che non mi ero posto, ma, a proposito di conti … io sono sempre stato scarso in mate e poi matica, ma questa è un'altra storia.

Insomma, preso un poco, ma nemmeno tanto poco, in contropiede dalla giusta osservazione, mi giro e mi volgo verso big Ale con testolina piegata sulle 23 e fare interrogativo, come per dire “Azz, non ci avevo pensato, il piccoletto non ha, poi, tutti i torti: e mo' che gli rispondo?”.

Magnanimo come solo un vero capo sa essere e per questo è onorato e riverito dai suoi sottoposti, big boss Ale allarga le sue possenti e ad un tempo rassicuranti braccia con fare benedicente e con tono di voce ispirato, quasi salmodiando (*) ci dice: “Ah, sentite, io vi ho insegnato (ndr. quasi) tutto quello che so, ora dovete imparare a cavarvela da soli: dovete camminare con le vostre gambe, perché il vostro buon sbandieramento a bordo campo sarà il miglio grazie che mi potrete dire e la mia più grande soddisfazione”.

Oddio, l'affermazione “camminare sulle nostre gambe” mi sembra un tantinello ardita e persino azzardata se solo osservo il Massimo che langue appoggiato al palo della luce: c'è solo da sperare che il palo tenga!

Poi, chiosando questo discorso di altissimo profilo, aggiunge: “... soprattutto, toglietevi dai co^*°'ni e non osate mai più suonare il campanello a quest'ora che se Anna si sveglia ink£$$%ta per me la giornata sarà di me?=da! Adesso andate 'aff con quei 2ragazzi2 che stanno attraversando a strada: sono i sostituti mio e di Anna”.

Effettivamente si avvicinano a noi due tipi senza arte né parte e che si presentano con un non molto originale: “Piacere sono Claudio”, “Piacere, sono Luca”.

(segue)

NON e` una storia di pura invenzione.
Nel racconto SI FA riferimento a fatti e persone REALI.



(*) salmodiare v. intr. e tr. [der. di salmodia] (io salmòdio, ecc.). – 1. intr. (aus. avere) Cantare in coro salmi, inni religiosi; eseguire una salmodia: i canonici salmodiavano nel coro; in Piazza San Pietro una folla oscura e poco numerosa si stringeva come per freddo verso il sagrato della Basilica dove i prelati del Capitolo salmodiavano (Palazzeschi). Con uso fig., non com., cantare, parlare lentamente, con tono monotono: il conferenziere ha salmodiato per quasi un’ora, annoiando tutto l’uditorio; leggeva l’Iliade in greco, nelle ore d’ozio, salmodiando i versi ad alta voce con triste cantilena (N. Ginzburg). 2. tr. Cantare, recitare qualcosa alla maniera dei salmi: s. un inno, s. l’ufficio dei defunti. ◆ Part. pres. salmodiante, anche come agg.: una lunga fila di frati salmodianti.


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